a
110 anni dalla scomparsa di Friedrich Engels
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Friedrich Engels
Prefazione alla prima edizione del 1884
Prefazione alla quarta edizione del 1891
I. Stadi preistorici della civiltà
II. La famiglia
III. La
gens irochese
IV. La
gens greca
V. Genesi dello Stato ateniese
VI. Gens e Stato a Roma
VII. La gens tra i Celti e i Tedeschi
VIII. La formazione dello Stato presso i Tedeschi
IX. Barbarie e civiltà
Appendice
Un esempio di matrimonio di gruppo di recente scoperta
Prefazione alla prima edizione del 1884
I capitoli che seguono rappresentano, in certo qual modo, l'esecuzione di
un lascito. Non altri che Karl Marx si era riservato il compito di esporre i
risultati delle indagini di Morgan, connettendoli con i risultati della sua
(posso dire nostra, entro certi limiti) indagine materialistica della storia,
mettendo così in evidenza tutta la loro importanza. Morgan, infatti, aveva
riscoperto a modo suo in America quella concezione materialistica della storia
che quarant'anni prima era stata scoperta da Marx e che, nel raffronto tra
barbarie e civiltà, l'aveva portato, nei punti principali, agli stessi
risultati di Marx. E come in Germania Il Capitale fu per anni sia
zelantemente plagiato dagli economisti di professione, sia circondato dal più
ostinato silenzio, proprio così fu trattata in Inghilterra dai portavoce della
scienza «preistorica» l'Ancient Society di Morgan (1). Il
mio lavoro può solo offrire un modesto surrogato di ciò che al mio amico
scomparso non fu più concesso di fare. Tuttavia ho davanti a me le annotazioni
critiche ai suoi ampi estratti da Morgan, che riproduco qui nella misura in cui
è possibile (2).
Secondo la concezione materialistica, il momento determinante della storia, in
ultima istanza, è la produzione e la riproduzione della vita immediata. Ma questa
è a sua volta di duplice specie. Da un lato, la produzione di mezzi di
sussistenza, di generi per l'alimentazione, di oggetti di vestiario, di
abitazione e di strumenti necessari per queste cose; dall'altro, la produzione
degli uomini stessi: la riproduzione della specie. Le istituzioni sociali entro
le quali gli uomini di una determinata epoca storica e di un determinato paese
vivono, sono condizionate da entrambe le specie della produzione; dallo stadio
di sviluppo del lavoro, da una parte, e della famiglia, dall'altra. Quanto meno
il lavoro è ancora sviluppato, quanto più è limitata la quantità dei suoi
prodotti e quindi anche la ricchezza della società, tanto più l'ordinamento
sociale appare prevalentemente dominato da vincoli di parentela.
Tuttavia sotto questa articolazione della società fondata su vincoli di
parentela si sviluppa sempre più la produttività del lavoro e con questa si
sviluppano la proprietà privata e lo scambio, le disparità di ricchezze, la
possibilità di utilizzare forza-lavoro estranea e insieme la base di
antagonismi di classi: nuovi elementi sociali che nel corso di generazioni si
sforzano di adattare l'antica costituzione sociale alle nuove condizioni,
finché alla fine la incompatibilità dell'una con le altre provoca un completo
rivolgimento.
L'antica società fondata su unioni gentilizie saltò in aria nell'urto con le
nuove classi sociali sviluppatesi e al suo posto subentrò una nuova società,
che si compendia nello Stato, le cui unità inferiori non sono più unioni
gentilizie, ma associazioni locali, una società in cui l'ordinamento familiare
viene interamente dominato da quello della proprietà e nella quale si
dispiegano liberamente quegli antagonismi e quelle lotte di classi di cui
consta il contenuto di tutta la storia scritta fino ad oggi (3).
Il grande merito di Morgan è quello di avere scoperto e ristabilito, nei loro
tratti principali, queste basi preistoriche della nostra storia scritta e di
avere trovato nelle unioni gentilizie degli Indiani dell'America del Nord la
chiave che ci schiude i più importanti e fin qui insolubili enigmi della più
antica storia greca, romana e tedesca. Ma il suo scritto non è opera di un
giorno. Per circa quarant'anni egli ha lottato col suo materiale, finché lo ha completamente
dominato. Perciò il suo libro è una delle poche opere del nostro tempo che
fanno epoca.
Nella esposizione che segue il lettore distinguerà facilmente nel complesso che
cosa proviene da Morgan e che cosa ho aggiunto io. Nelle sezioni storiche che
riguardano la Grecia e Roma non mi sono limitato ai documenti di Morgan, ma vi
ho aggiunto quelli che avevo a disposizione. Le sezioni riguardanti i Celti e i
Tedeschi sono in sostanza opera mia; Morgan qui disponeva quasi soltanto di
fonti di seconda mano e, per le condizioni tedesche, tranne Tacito, disponeva
soltanto delle cattive falsificazioni liberali del sig. Freeman (4).
Le esposizioni economiche, in Morgan sufficienti al fine che egli si proponeva,
assolutamente insufficienti al mio, sono state tutte rielaborate da me. Ed
infine, dove Morgan non è espressamente citato, si intende che sono
responsabile io di tutte le conclusioni.
Prefazione alla quarta edizione del 1891
Le edizioni precedenti di questo scritto (pur essendo uscite in molte copie)
sono esaurite da circa mezzo anno e l'editore già da qualche tempo mi ha
chiesto di curare un'altra edizione. Lavori più urgenti me lo hanno sin qui
impedito. Dalla pubblicazione della prima edizione sono trascorsi sette anni nei
quali la conoscenza delle forme originarie della famiglia ha fatto importanti
progressi. Si trattava dunque di dare mano a ritoccare e completare
diligentemente il lavoro, tanto più che la progettata edizione stereotipa del
testo presente mi renderà impossibili per qualche tempo ulteriori cambiamenti.
Ho dunque sottoposto ad una revisione accurata tutto il testo ed ho fatto una
serie di aggiunte, in cui, come spero, tengo in dovuto conto lo stato attuale
della scienza. Inoltre nel corso ulteriore di questa prefazione dò un breve
sguardo d'insieme allo sviluppo della storia della famiglia da Bachofen fino a
Morgan e ciò soprattutto perché la scuola preistorica inglese, leggermente
tinta di sciovinismo, continua a fare del suo meglio per seppellire sotto il
più assoluto silenzio il rivolgimento delle concezioni delle origini della
storia umana attuato dalle scoperte di Morgan, senza tuttavia esitare neppure
un minuto ad appropriarsi i risultati di Morgan. Anche altrove,
occasionalmente, si segue fin troppo questo esempio inglese.
Il mio lavoro é stato tradotto in diverse lingue straniere. Dapprima in
italiano: L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato,
versione, riveduta dall'autore, di Pasquale Martignetti. Benevento, 1885. Poi
in rumeno: Origina familei, proprietatei private si a statului, traducere de
Joan Nadejde, nella rivista Contemporanul di Jassi, dal settembre 1885 fino al
maggio 1886. Inoltre in danese: Familjens, Privatejendommens og Statens
Oprindelse, Dansk, af Forfatteren gennemgaaet Udgave, besdrget af Gerson Trier.
Kobenhavn, 1888. Una traduzione francese di Henri Ravé, fondata sulla presente
edizione tedesca, è in corso di stampa.
Fino all'inizio del decennio che va dal '60 al '70 non si può parlare di una
storia della famiglia. La scienza storica in questo campo era ancora
interamente sotto l'influenza dei cinque libri di Mosé. La forma patriarcale
della famiglia, ivi descritta in maniera più circostanziata che altrove, non
soltanto veniva considerata, senz'altro, come la più antica, ma veniva anche
identificata, previa eliminazione della poligamia, con la odierna famiglia
borghese, cosicché propriamente la famiglia non avrebbe in generale percorso
alcun sviluppo storico; tutt'al più si ammetteva che nei tempi primitivi fosse
potuto esistere un periodo di promiscuità sessuale. Certo si conoscevano, oltre
la monogamia, anche la poligamia orientale e la poliandria indo-tibetana, ma
queste tre forme non potevano essere ordinate in una successione storica e
figuravano l'una accanto all'altra prive di un nesso. Che presso singoli popoli
della storia antica come presso alcuni selvaggi ancora esistenti la discendenza
venga calcolata non secondo il padre ma secondo la madre, che quindi si
consideri la linea femminile come la sola valida; che presso molti popoli
d'oggi sia proibito il matrimonio all'interno di determinati gruppi più ampi,
che in quel tempo non erano stati sottoposti a più precisa indagine, e che
questo costume si trovi in tutte le parti del mondo: questi fatti, certo, erano
noti e se ne raccoglievano sempre nuovi esempi. Ma non si seppe utilizzarli e
perfino nelle Researches into the Early History of Mankind (5)
ecc. di E. B. Tylor, 1865, questi esempi figurano come semplici «strane
usanze», accanto alla proibizione, vigente presso alcuni selvaggi, di toccare
con un arnese di ferro legna ardente ed a simili stramberie religiose.
La storia della famiglia risale al 1861, con la pubblicazione del Mutterrecht
(6) di Bachofen. Qui l'autore fa le asserzioni seguenti:
1) che gli uomini all'inizio erano vissuti in un commercio sessuale promiscuo,
che egli, con espressione inesatta, qualifica come eterismo;
2) che tale commercio esclude ogni certezza di paternità, che perciò la
discendenza poteva essere calcolata solo in linea femminile, secondo il diritto
matriarcale, e che ciò originariamente avvenne in tutti i popoli
dell'antichità;
3) che in conseguenza di ciò, le donne, in quanto madri, cioè in quanto
genitrici sicuramente note della giovane generazione, godevano di cosi grande
autorità e rispetto che, secondo l'idea di Bachofen, si giunse fino al completo
dominio della donna (ginecocrazia);
4) che il passaggio alla monogamia, in cui la donna apparteneva esclusivamente
ad un uomo, rappresentò la violazione di un antichissimo comandamento religioso
(cioè, in realtà, una violazione dell'antico tradizionale diritto alla stessa
donna da parte degli altri uomini), violazione che doveva essere espiata o la
cui tolleranza doveva essere acquistata mediante un temporaneo concedersi della
donna.
Bachofen trova le prove di queste asserzioni in innumerevoli passi della
letteratura classica antica, riuniti con un'indagine diligente. Secondo
l'autore, l'evoluzione dall'«eterismo» alla monogamia e dal matriarcato al
patriarcato avviene, in particolare presso i Greci, in seguito ad un'ulteriore
evoluzione delle idee religiose, all'introduzione di nuove divinità,
rappresentanti la nuova maniera di vedere, nel vecchio gruppo tradizionale delle
divinità, che rappresentava il vecchio modo di vedere; cosicché quest'ultimo è
spinto sempre più in secondo piano dal primo. Quindi non già lo sviluppo delle
reali condizioni di vita degli uomini, bensì il riflesso religioso di queste
condizioni di vita nella mente degli uomini stessi, è quello che, secondo
Bachofen, ha causato i mutamenti storici nella reciproca posizione sociale
dell'uomo e della donna.
Conseguentemente Bachofen presenta 1'Orestiade (7) di
Eschilo come la descrizione drammatica della lotta tra il diritto matriarcale
al suo tramonto e il diritto patriarcale nascente e vittorioso nell'età eroica.
Clitennestra, per amore del suo amante Egisto, ha ucciso il marito Agamennone
che tornava in patria reduce dalla guerra di Troia, ma il figlio suo e di
Agamennone, Oreste, vendica l'assassinio del padre uccidendo la madre. Perciò
lo perseguitano le Erinni, custodi demoniache del diritto matriarcale, secondo
il quale il matricidio era il più grave ed inespiabile delitto. Ma Apollo, che
col suo oracolo aveva spinto Oreste a questa azione, ed Atena, chiamata come
giudice, entrambe divinità che qui rappresentano il nuovo ordine, il diritto
patriarcale, lo difendono; Atena ascolta le due parti in causa. Tutta la
controversia si compendia, in breve, nel dibattito che ora si svolge tra Oreste
e le Erinni. Oreste si appella al fatto che Clitennestra ha commesso un doppio
delitto, uccidendo ad un tempo colui che era marito di lei e
padre di lui. Perché allora le Erinni perseguitavano lui, e non lei che
era molto più colpevole? La risposta è convincente:
«Ella non aveva legami di sangue coll'uomo che uccise» (8).
L'uccisione di un uomo non consanguineo, anche se marito dell'assassina, è
espiabile e perciò non riguarda le Erinni, il cui ufficio è solo di punire i
delitti tra consanguinei, e il matricidio, secondo il diritto matriarcale, è il
più grave ed inespiabile dei delitti. Apollo si presenta come difensore di
Oreste. Atena fa votare gli Areopagiti, scabini del tribunale di Atene; i voti
di condanna eguagliano quelli di assoluzione; allora Atena, come presidentessa,
vota a favore di Oreste e lo proscioglie. Il diritto patriarcale ha riportato
la vittoria sul diritto matriarcale. Gli «dei di nuova stirpe (9)», come sono chiamati dalle stesse Erinni, vincono le Erinni
e queste alla fine si lasciano indurre ad assumere un nuovo ufficio a servizio
del nuovo ordine.
Questa interpretazione nuova, ma decisamente giusta, dell'Orestiade è
tra i passi più belli e migliori di tutto il libro, ma mostra al tempo stesso
che Bachofen crede, per lo meno quanto Eschilo, nelle Erinni, in Apollo e
Atena; e crede persino che essi, nell'età eroica della Grecia, abbiano compiuto
il miracolo di rovesciare il diritto matriarcale per mezzo del diritto
patriarcale. Che una tale concezione, dove la religione rappresenta la leva
decisiva della storia universale, debba in conclusione andare a finire nel puro
misticismo, è cosa chiara. Perciò farsi strada attraverso il voluminoso in
quarto di Bachofen è un lavoro aspro e davveronon sempre remunerativo.
Ma tutto ciò non diminuisce i suoi meriti di pioniere; egli per primo ha
sostituito alle frasi vaghe intorno ad un ignoto stato primitivo di commercio
sessuale promiscuo, la dimostrazione che l'antica letteratura classica ci offre
copiose tracce della effettiva esistenza, tra i Greci e gli Asiatici, di uno
stato di cose anteriore alla monogamia, nel quale non soltanto un uomo aveva
commercio sessuale con più donne, ma una donna con più uomini senza offendere
il costume; che tale costume non scomparve senza lasciare le sue tracce nel
senso che le donne dovevano temporaneamente concedersi per comprarsi il diritto
alla monogamia; che perciò originariamente la discendenza si poteva calcolare
solo in linea femminile, di madre in madre; che questa validità esclusiva del
ramo femminile si è mantenuta ancora a lungo nell'età della monogamia con
paternità sicura o almeno riconosciuta, e che questa posizione originaria delle
madri, in quanto genitrici sicure dei loro figli, assicurava loro, e
conseguentemente alle donne in generale, una posizione sociale più elevata di
quella che, dopo di allora, abbiano mai posseduta. Queste proposizioni,
veramente, non furono espresse in maniera cosi chiara da Bachofen: glielo
impediva la sua concezione mistica. Ma egli le ha dimostrate, e ciò per il 1861
significava una rivoluzione radicale.
Il voluminoso in quarto di Bachofen fu scritto in tedesco, cioè nella lingua
del paese che allora meno si interessava della preistoria della famiglia
odierna. Rimase perciò ignorato. Il suo successore più vicino, nello stesso
campo di studi, comparve nel 1865 senza aver mai sentito parlare di Bachofen.
Questo successore fu J. F. McLennan (10), che fu proprio
l'opposto del suo predecessore; invece del mistico geniale abbiamo qui l'arido
giurista, invece della rigogliosa fantasia poetica, le plausibili
argomentazioni dell'avvocato che arringa. McLennan trova presso molti popoli
selvaggi, barbari e anche civili di tempi vicini e remoti, una forma di
matrimonio secondo la quale lo sposo, solo o in compagnia degli amici, deve
rapire la sposa ai suoi parenti, apparentemente con la violenza. Questo costume
deve essere la sopravvivenza di un costume più antico secondo il quale gli
uomini di una tribù si procuravano le loro donne rapendole effettivamente con
la forza, dall'esterno, da altre tribù. Come è sorto dunque questo a
«matrimonio per ratto»? Fino a quando gli uomini poterono trovare nella propria
tribù donne in numero sufficiente, non vi fu assolutamente motivo per questo
fatto. Ma noi troviamo ora altrettanto frequentemente che presso popoli di
scarso sviluppo esistono certi gruppi (che verso il 1865 venivano ancora spesso
identificati con le stesse tribù), all'interno dei quali il matrimonio era
proibito, cosicché gli uomini e le donne sono costretti a prendere i loro
coniugi al di fuori del gruppo; mentre presso altri popoli sussiste il costume
per cui gli uomini di un certo gruppo sono costretti a prendere le loro donne
solo all'interno del loro proprio gruppo. McLennan chiama i primi esogami, i
secondi endogami e costruisce ora senz'altro una rigida antitesi fra «tribù»
esogame ed endogame. E quantunque la sua indagine sull'esogamia gli metta sotto
il naso il fatto che questo contrasto esiste in molti casi, se non nella
maggior parte o addirittura in tutti i casi, solo nella sua idea, egli tuttavia
ne fa la base di tutta la sua teoria. Tribù esogame potrebbero conseguentemente
prendere le loro donne solo in altre tribù e, dato il permanente stato di
guerra tra tribù e tribù, proprio dello stato selvaggio, ciò sarebbe potuto
accadere soltanto attraverso il ratto.
McLennan si chiede inoltre: donde questo costume della esogamia? L'idea della
consanguineità e dell'incesto non potrebbe averci nulla a che fare, perché son
cose che si sviluppano solo molto più tardi. Ma esisteva il costume assai
diffuso fra i selvaggi di uccidere i neonati di sesso femminile. Da ciò
sorgerebbe una eccedenza di maschi in ogni singola tribù, la cui conseguenza
più immediata e inevitabile sarebbe che più uomini possederebbero in comune una
donna (poliandria). La conseguenza di ciò a sua volta sarebbe che si sapeva chi
era la madre di un bambino, ma non chi era il padre, e perciò: parentela
calcolata solo in linea femminile, escludendo la linea maschile (matriarcato).
E una seconda conseguenza della scarsezza di donne nella tribù, scarsezza
attenuata ma non eliminata dalla poliandria, sarebbe stato precisamente il sistematico,
violento ratto di donne di tribù straniere.
Siccome esogamia e poliandria sorgono da una sola e medesima causa — la
sproporzione numerica tra i due sessi — dobbiamo ritenere che tutte le razze
esogame fossero originariamente dedite alla poliandria... E dobbiamo ritenere
perciò inoppugnabile che tra razze esogame il primo sistema di parentela fu
quello che conosce legami di sangue solo per parte di madre. (McLennan, Studies in Ancient History,
1886. Primitive Marriage p. 124).
Il merito di McLennan è quello di avere richiamato l'attenzione sulla
diffusione generale e sulla grande importanza di ciò che egli chiama esogamia.
Egli non ha affatto scoperto e ancora meno ha capito il fatto accertato
dell'esistenza di gruppi esogami. Prescindendo da notizie anteriori e isolate
che ci sono in molti osservatori (precisamente le fonti di McLennan), Latham (Descriptive
Ethnology (11), 1859) aveva descritto con precisione ed
esattezza questa istituzione presso gli Indiani Magari e detto che essa era
generalmente diffusa ed esistente in tutte le parti del mondo; passo questo che
lo stesso McLennan cita.
Ed il nostro Morgan già nel 1847 nelle sue lettere sugli Irochesi (nella American
Review) e nel 1851 in The League of the Iroquois (12)
ne aveva dimostrata l'esistenza presso questa tribù e l'aveva descritta con
esattezza; mentre, come vedremo, l'intelletto avvocatesco di McLennan ha preso
qui un abbaglio molto più grosso di quello preso dalla mistica fantasia di
Bachofen nel campo del diritto matriarcale.
Un ulteriore merito di McLennan é quello di aver riconosciuto come originario
l'ordine di discendenza matriarcale, sebbene qui, come egli ha riconosciuto in
seguito, Bachofen lo abbia preceduto. Ma nemmeno in questo campo ha le idee
chiare: egli parla sempre di «parentela solo in linea
femminile» (kinship through females only) ed applica continuamente questa
espressione, giusta per uno stadio anteriore, anche a stadi di sviluppo
successivi, in cui discendenza ed ereditarietà erano sì, ancora calcolati in
linea femminile esclusivamente, ma era riconosciuta ed espressa una parentela
anche per parte maschile. È questa la limitatezza del giurista che si crea
un'espressione giuridica fissa e continua ad applicarla, senza mutarla, a
condizioni che, frattanto, l'hanno resa inapplicabile.
A quel che sembra, malgrado tutta la sua plausibilità, la teoria di McLennan
non apparve troppo solidamente fondata neppure al suo autore. Per lo meno egli
stesso rimase colpito dal fatto che sarebbe «degno di attenzione che la forma
del ratto [apparente] di donne si trova nella maniera più spiccata e
caratteristica precisamente presso i popoli nei quali domina la parentela
maschile» (intendendo la discendenza in linea maschile) (p. 140). E del pari:
«È un fatto singolare che, per quanto ne sappiamo, l'infanticidio non sia
praticato in maniera sistematica in nessun luogo dove l'esogamia e la più
antica forma di parentela sussistono l'una accanto all'altra» (p. 146). Fatti,
questi due, che fanno direttamente a pugni con la sua maniera di spiegare le
cose e ai quali egli non può opporre che nuove ipotesi ancora più intricate.
Malgrado ciò, la sua teoria incontrò molto successo e molto favore in
Inghilterra. McLennan era ivi comunemente considerato come il fondatore della
storia della famiglia e la prima autorità in questo campo. Per quanto si
potessero constatare singole eccezioni e varianti, la sua sintesi tra «tribù»
esogame ed endogame rimase però la base riconosciuta della maniera di vedere
dominante e divenne il paraocchi che rese impossibile ogni libero sguardo
d'insieme nel campo in esame e conseguentemente ogni progresso decisivo.
Alla sopravvalutazione di McLennan, diventata consueta in Inghilterra e secondo
il modello inglese anche altrove, é doveroso opporre il fatto che egli con la
sua antitesi tra «tribù» esogame ed endogame, dovuta a puro fraintendimento, ha
portato più danno di quanto con le sue indagini abbia giovato.
Tuttavia ben presto vennero sempre più alla luce fatti nuovi che non si
inquadravano bene nella sua leggiadra cornice. McLennan conosceva solo tre
forme di matrimonio: poligamia, poliandria e monogamia. Ma, una volta diretta
l'attenzione su questo punto, si trovarono sempre più prove che presso popoli
non sviluppati sussistevano forme di matrimonio nelle quali una serie di uomini
possedeva in comune una serie di donne e Lubbock (The Origin of Civilization
(13), 1870) riconobbe come un fatto storicamente provato
questo matrimonio di gruppo (communal marriage).
Subito dopo, nel 1871, comparve Morgan con materiale nuovo e per molti aspetti
decisivo. Egli si era convinto che il peculiare sistema di parentela vigente
presso gli Irochesi fosse comune a tutti gli aborigeni degli Stati Uniti e che
fosse quindi diffuso su tutto un continente, sebbene ciò sia in diretto
contrasto con i gradi di parentela, quali risultano realmente dal sistema di
matrimonio colà in vigore. Egli indusse allora il governo federale americano,
in base a questionari e tabelle da lui stesso redatte, ad assumere informazioni
sui sistemi di parentela degli altri popoli, e in base alle risposte scopri:
1) che il sistema di parentela indio-americano é in vigore anche in Asia e, in
forma un po' modificata, presso numerose tribù di popoli dell'Africa e
dell'Australia;
2) che ciò si spiega completamente con una forma di matrimonio di gruppo già in
via d'estinzione nelle Hawai ed in altre isole dell'Australia; e
3) che però, accanto a questa forma di matrimonio, nelle stesse isole é in
vigore un sistema di parentela spiegabile soltanto con una forma ancora più
primitiva di matrimonio di gruppo ora estinta. Egli pubblicò le notizie
raccolte, con le connesse conclusioni, nei suoi Systems of Consanguinity and
Affinity (14), 1871, e cosi portò il dibattito in un
campo infinitamente più vasto. Prendendo le mosse dai sistemi di parentela, e
ricostruendo le forme di famiglia ad essi corrispondenti, schiuse una nuova via
di indagine e permise uno sguardo retrospettivo più ampio nella preistoria
dell'umanità. Se questo metodo avesse acquistato validità, la leggiadra
costruzione di McLennan sarebbe andata in fumo.
McLennan difese la sua teoria nella nuova edizione di Primitive Marriage
(Studies in Ancient History, 1876). Mentre egli stesso combina una storia della
famiglia, servendosi di pure ipotesi, in maniera estremamente artificiosa,
pretende poi da Lubbock e da Morgan, non soltanto prove per ognuna delle loro
osservazioni, ma prove di incontestabile validità, quali soltanto sono ammesse
in un tribunale scozzese. E ciò fa quello stesso uomo che dallo stretto legame
tra fratello della madre e figlio della sorella esistente presso i Tedeschi
(Tacito, Germania, cap. XX), dal resoconto di Cesare (15)
secondo cui tra i Britanni dieci o dodici uomini hanno in comune le loro donne,
e da tutti gli altri resoconti degli antichi scrittori sulla Comunanza delle
donne presso i barbari, trae senza esitare la conclusione che presso tutti
questi popoli abbia dominato la poliandria. Si crederebbe di udire un pubblico
accusatore che per aggiustare la sua tesi può permettersi ogni libertà, ma che
pretende dal difensore, per ogni parola, la più formale prova giuridicamente
valida.
Il matrimonio di gruppo sarebbe una pura immaginazione, egli afferma, e ricade
con ciò molto più indietro di Bachofen. I sistemi di parentela di Morgan non
sarebbero altro che semplici norme di cortesia sociale dimostrate dal fatto che
gli Indiani si rivolgono anche ad uno straniero, ad un bianco, chiamandolo
fratello o padre. E come se si volesse affermare che le denominazioni di padre,
madre, fratello, sorella siano pure forme appellative prive di senso perché ci
si rivolge anche a preti e badesse cattolici con l'appellativo di «padre» e
«madre», e perché monaci e monache, e perfino frammassoni e membri di
associazioni inglesi in seduta solenne si rivolgono la parola chiamandosi
fratello e sorella. In breve la difesa di McLennan era miserevolmente debole.
Rimaneva però ancora un punto dove egli non era stato attaccato. L'antitesi tra
«tribù» esogame ed endogame su cui si fondava tutto il suo sistema, non solo
non era scossa, ma veniva comunemente riconosciuta come il cardine di tutta la
storia della famiglia. Si ammetteva che il tentativo di McLennan di spiegare
questa antitesi fosse insufficiente e contraddicesse ai fatti da lui stesso
enumerati. Ma l'antitesi stessa, l'esistenza di due specie di tribù tra loro
escludentisi, autonome ed indipendenti, di cui l'una prendeva le proprie donne
all'interno della tribù, mentre all'altra questo era assolutamente proibito,
ciò era considerato come incontestabile vangelo. Si confrontino per esempio le Origines
de la famille di Giraud-Teulon (1874) (16) ed anche la
stessa Origin of Civilization di Lubbock (IV edizione, 1882).
A questo punto intervenne l'opera principale di Morgan: Ancient Society
(1877), l'opera su cui si fonda il presente lavoro. Ciò che Morgan nel 1871
presentiva ancora soltanto oscuramente, qui è sviluppato con piena coscienza.
Endogamia ed esogamia non costituiscono un'antitesi; finora l'esistenza di
«tribù» esogame non è stata comprovata in alcun luogo. Ma quando dominava
ancora il matrimonio di gruppo (ed esso, secondo ogni verosimiglianza, una
volta ha dominato dappertutto), la tribù si articolava in un certo numero di
gruppi consanguinei per parte di madre (gentes) all'interno dei quali
dominava un rigoroso divieto di matrimonio, cosicché uomini d'una genspotevano sì prendere le loro donne all'interno della loro tribù, e di
regola le prendevano, ma le dovevano prendere all'esterno della loro gens.
Cosicché se la gens era rigorosamente esogama, la tribú, che abbracciava la
totalità delle gentes, era, altrettanto rigorosamente, endogama. Con ciò
l'ultimo residuo dell'artificiosa costruzione di McLennan era definitivamente
liquidato.
Ma Morgan non si contentò di ciò. La gens degli Indiani d'America gli servì
inoltre per fare un secondo decisivo passo avanti nel campo da lui investigato.
In questa gens organizzata secondo il diritto matriarcale egli scopri la forma
originaria, dalla quale si è sviluppata la gens posteriore, organizzata secondo
il diritto patriarcale, la gens quale noi la troviamo presso gli antichi popoli
civili.
La gens greca e romana, un enigma per tutti gli storici fino ai nostri giorni,
trovò la sua spiegazione nella gens indiana e cosi si trovò un fondamento nuovo
a tutta la storia primitiva.
Questa riscoperta della gens originaria, matriarcale, come stadio anteriore
della gens patriarcale dei popoli civili, ha per la storia delle origini la
stessa importanza che ha la teoria dell'evoluzione di Darwin per la biologia, e
la teoria del plusvalore di Marx per l'economia politica. Essa permise a Morgan
di abbozzare per la prima volta una storia della famiglia in cui per lo meno
sono fissati provvisoriamente i gradi classici di sviluppo nel loro complesso,
nella misura in cui lo consente il materiale oggi conosciuto. Che con ciò
s'inizi una nuova epoca nella trattazione della storia primitiva è chiaro a
tutti. La gens matriarcale è divenuta il perno intorno a cui gira tutta questa
scienza; dopo la sua scoperta si sa in che direzione e in che senso bisogna
condurre le indagini e in che modo debba essere ordinato il risultato delle
indagini. E in conformità di ciò si fanno ora in questo campo progressi ben
diversamente rapidi di quanto non accadesse prima della pubblicazione del libro
di Morgan.
Anche in Inghilterra gli studiosi della preistoria oggi riconoscono
generalmente le scoperte di Morgan o piuttosto se le appropriano. Ma quasi
nessuno riconosce apertamente che proprio a Morgan noi siamo debitori di questa
rivoluzione delle concezioni. In Inghilterra il suo libro è stato nei limiti
del possibile seppellito sotto il silenzio più assoluto, ed egli stesso è stato
liquidato con una lode piena di condiscendenza per i suoi lavori precedenti.
Si argomenta con zelo intorno ai particolari della sua esposizione, ma si tace
ostinatamente delle sue scoperte veramente grandi. L'Ancient Society è
esaurita nell'edizione originale; in America non vi è smercio lucroso per
lavori del genere; in Inghilterra, a quello che sembra, il libro è stato
sistematicamente soppresso e l'unica edizione di questa opera capitale che
ancora circola nel commercio librario è... la traduzione tedesca (17).
Donde questo riserbo, in cui è difficile non vedere una congiura del silenzio,
specialmente di fronte alle numerosissime citazioni di mera cortesia e ad altre
dimostrazioni di cameratismo di cui brulicano gli scritti dei nostri
riconosciuti studiosi della preistoria? Forse perché Morgan è un americano ed è
molto duro per gli studiosi di preistoria inglesi, malgrado tutta la loro
lodevolissima diligenza nella raccolta di materiale, doversi fondare su due
geniali stranieri, Bachofen e Morgan, per i punti di vista generali che servono
all'ordinamento e raggruppamento di questo materiale, in breve per le loro
idee? Per il tedesco ci si poteva anche passar sopra, ma per l'americano? Di
fronte all'americano ogni inglese diventa patriottico e ne ho avuto esempi
divertenti negli Stati Uniti. Ma a ciò si aggiunge inoltre che McLennan era,
per così dire, il fondatore e il capo, ufficialmente investito, della scuola
preistorica inglese; che faceva parte in un certo senso del galateo preistorico
parlare col più alto rispetto della sua artificiosa costruzione storica che
porta dall'infanticidio, attraverso poliandria e matrimonio per ratto, alla
famiglia matriarcale; che il minimo dubbio sull'esistenza di «tribú» esogame ed
endogame assolutamente escludentisi tra loro passava per sacrilega eresia; e
che quindi Morgan, mandando in fumo tutti questi dogmi consacrati, compiva una
specie di sacrilegio. Per giunta, poi, li dissolveva in un modo che il solo
enunciarlo era sufficiente per convincere il lettore; cosicché gli adoratori di
McLennan, incerti e disorientati fino a questo momento tra esogamia ed
endogamia, dovevano quasi darsi un pugno in fronte ed esclamare: come abbiamo
potuto essere cosi sciocchi da non aver trovato tutto ciò da noi stessi già da
tempo?
E come se questo delitto non bastasse per proibire alla scuola ufficiale ogni
altro trattamento che non fosse un freddo silenzio, Morgan fece traboccare il
vaso criticando non soltanto la civiltà, la società della produzione delle
merci, la forma fondamentale della nostra società odierna, in una maniera che
ricorda Fourier (18), ma parlando di una trasformazione
futura di questa società con parole che avrebbero potuto essere pronunciate da Karl
Marx (19).
Egli ben meritava che McLennan gli muovesse l'indignato rimprovero di «nutrire
una assoluta antipatia per il metodo storico» e che il signor professore
Giraud-Teulon a Ginevra glielo sanzionasse ancora nel 1884 (20).
Pure lo stesso signor Giraud-Teulon ancora nel 1874 (Origines de la famille)
brancolava disperatamente nel labirinto della esogamia di McLennan, da cui solo
Morgan doveva tirarlo fuori!
Non occorre che io qui mi soffermi sugli altri progressi di cui la storia
primitiva è debitrice a Morgan; nel corso del mio lavoro si troverà al riguardo
quanto è necessario. I quattordici anni che sono trascorsi dalla pubblicazione
della sua opera principale hanno molto arricchito il materiale in nostro
possesso per una storia delle società umane primitive. Agli antropologi, ai
viaggiatori, agli studiosi di preistoria di professione si sono aggiunti gli
esperti del diritto comparato che hanno apportato in parte nuovo materiale, in
parte nuovi punti di vista. Qualche ipotesi singola di Morgan è divenuta perciò
incerta o perfino caduca. Ma in nessun luogo il materiale recentemente raccolto
ha portato a sostituire con altri i suoi punti di vista fondamentali. L'ordine
introdotto da Morgan nella storia delle origini è ancora oggi valido nei suoi
capisaldi. Si può anzi dire che incontra sempre più il generale riconoscimento,
nella stessa misura in cui rimane celata la paternità di questo grande
progresso (21).
Londra, 16 giugno 1891.
Friedrich Engels
Note:
1) Ancient
Society, or Researches in the Lines of Human Progress from Savagery, through
Barbarism, to Civilisation [La società antica, ossia ricerche sulle linee del
progresso umano dallo stato selvaggio, attraverso la barbarie, alla civiltà]. By Lewis H. Morgan. London,
Macmillan Co., 1877. II libro è stampato in America ed è estremamente
difficile averlo a Londra. L'autore è morto da qualche anno [Nota di Engels].
2) Gli estratti commentati di Marx, formanti un manoscritto di
98 pagine, sono stati pubblicati in traduzione russa, in Arkiv Marksa-Engelsa,
t. XX, 1941.
3) Nel sottolineare che le lotte delle classi formano il
contenuto della storia scritta Engels vuole avvertire subito che la divisione
in classi è un fenomeno storico secondario e relativamente recente (mentre il
periodo chiamato «stato selvaggio» dal Morgan durò centinaia di migliaia di
anni, nel Vecchio Mondo gli uomini cominciarono a praticare l'agricoltura e
l'allevamento non prima di 10.000 anni fa, e la scrittura esiste soltanto da
5000 anni circa). Si ricordi che all'inizio del primo capitolo del Manifesto
del partito comunista Marx ed Engels affermavano: «La storia di ogni
società sinora esistita è storia di lotte di classi», e che in una nota
all'edizione inglese del 1888 Engels precisò quell'affermazione con questo
commento: «O, a dir meglio, la storia scritta. Nel 1847 la preistoria
sociale, l'organizzazione sociale precedente a tutte le storie scritte era come
sconosciuta. Dopo d'allora Haxthausen scopri la proprietà comune del suolo in
Russia, Maurer dimostrò essere essa la base sociale da cui mossero storicamente
tutte le stirpi tedesche, e a poco a poco si trovò che le comunità agricole col
possesso del suolo in comune erano la forma primitiva della società, dall'India
fino all'Irlanda. Infine l'intima organizzazione di questa primitiva società
comunista fu messa a nudo nella sua forma tipica dalla scoperta di Morgan della
vera natura della gens e della posizione di questa nella tribù.
Con lo sciogliersi di queste comunità primitive ha principio la divisione della
società in classi distinte che diventano poi antagonistiche. Io ho cercato di
indagare questo processo nella Origine della famiglia ecc.»
4) Edward Augustus Freeman (1823-1892), storico inglese,
professore a Oxford, scrisse tra l'altro una History of the Norman Conquest of
England (Storia della conquista normanna dell'Inghilterra), 1867-79 e una
History of Federal Government in Greece (Storia del governo federale in
Grecia), 1863. Le sue opere erano ispirate da un interesse quasi esclusivo per
le istituzioni politiche, da una pronunciata ideologia liberale e da una
simpatia unilaterale per i popoli germanici.
5) Researches into the Early History of Mankind and the
Development of Civilisation (Ricerche sulla storia primitiva dell'umanità e
sullo sviluppo della civiltà). London 1865, di Edward Burnett Tylor
(1832-1917), eminente antropologo ed etnologo inglese, professore a Oxford.
6) Das Mutterrecht eine Untersuchung iiber die Gynaikokratie
der alten Welt nach ihrer religiösen und rechtlichen Natur (Il Matriarcato.
Ricerca sulla ginecocrazia del mondo antico secondo la sua natura
religiosa e giuridica), Stuttgart 1891. Johann Jakob Bachofen (1815-1887),
giurista svizzero, professore di diritto romano a Basilea, dava in quest'opera
un'interpretazione in gran parte fantastica delle società antiche, sostenendo
che in una certa fase dello sviluppo di ogni popolo domina una concezione
«femminile» della vita, che nella sfera religiosa si manifesta come culto della
Madre divina, nelle istituzioni giuridico-sociali come matriarcato.
7) La trilogia formata dalle tragedie: Agamennone, Le
Coefore, Le Eumenidi, rappresentata nell'anno 458 ad Atene da
Eschilo (525/24-456 a.C.).
8) Eschilo, Le Eumenidi, v. 605, e cfr. v. 212.
9) Ivi, v. 778.
10) Johnn Ferguson McLennan (1827-1881); storico e giurista
scozzese. Di lui Engels consultò le seguenti opere: Primitive Marriage. An Inquiry into the Origin of the
Form of Capture in Marriage Ceremonies (Il matrimonio primitivo. Ricerca sulle
origini della forma del ratto nelle cerimonie nuziali), Edinburgh 1865; Studies
in Ancient History Comprising a Reprint of «Primitive Marriage» ecc. (Studi
di storia antica comprendenti una ristampa del Matrimonio primitivo» ecc.),
London 1876, nuova ediz. 1886.
11) Etnologia descrittiva. Di Robert Gordon Latham
(1821-1888), studioso inglese di etnologia e linguistica comparata, professore
all'University College di Londra.
12) The League of the Ho-de-no-sau-nee or Iroquois, Rockester,
1851, che componeva con altro materiale, le quattordici Lettere sugli
irochesi, già pubblicate dal Morgan sull'American Review, 1847-1848.
13) The Origin of Civilisation and the Primitive Condition
of Man (L'origine della civiltà e la condizione primitiva dell'uomo),
London 1870. John Lubbock (1834-1913), notevole figura di studioso, finanziere
e letterato inglese; nel campo della preistoria fu tra i primi a tentare su
larga scala una ricostruzione sistematica delle età remote, valendosi anche del
confronto con le sopravviventi società primitive; si deve a lui, tra l'altro,
la distinzione fra e «paleolitico» e «neolitico» nell'Età della pietra.
14) Systems of Consanguinity and Affinity of the Human
Family (Sistemi di consanguineità e affinità della famiglia umana),
Washington 1871.
15) Questi due passi di Tacito e di Cesare sono discussi da
Engels più avanti.
16) Les origines
de la famille. Questions sur les antécédents des sociétés patriarcales (Le
origini della famiglia. Questioni sugli antecedenti delle società
patriarcali), Genève-Paris 1874, di Alexis Giraud-Teulon, professore di storia
a Ginevra.
17) Ancient Society uscì in tedesco a Stoccarda, nel
1891, nella traduzione fatta da W. Eichhoff con la collaborazione di K.
Kautsky.
18) Sui punti di contatto fra Morgan e Charles Fourier
(1772-1537), come critici della società civile, vedi anche la nota di Engels
alla fine del volume, dove egli dice che anzi era stata sua intenzione di
sviluppare il confronto. Si può ricordare il ritratto del Fourier tracciato da
Engels in altra occasione: «Ma dove Fourier appare più grande è nella sua
concezione della storia della civiltà. Egli divide tutto il suo corso, quale
sinora si è svolto, in quattro fasi di sviluppo: stato selvaggio, barbarie,
stato patriarcale, civiltà, la quale ultima coincide con quella che oggi si
chiama società borghese, e dimostra che l'"ordinamento civile eleva ognuno
di quei vizi, che la barbarie pratica in maniera semplice, ad un modo di essere
complesso, a doppio senso, ambiguo e ipocrita", che la civiltà si muove in
un "circolo vizioso", in contraddizioni che continuamente riproduce
senza poterle superare, cosicché essa raggiunge sempre il contrario di ciò che
vuol raggiungere. Cosicché, p. es., "nella civiltà la povertà sorge dalla
stessa abbondanza". Fourier, come si vede, maneggia la dialettica con la
stessa maestria del suo contemporaneo Hegel. Con pari dialettica egli, di
fronte alle chiacchiere sull'infinita perfettibilità umana, mette in rilievo il
fatto che ogni fase storica ha il suo ramo ascendente, ma ha anche il suo ramo
discendente ed applica questo modo di vedere anche al futuro di tutta
l'umanità. Come Kant introdusse nella scienza naturale la futura distruzione
della terra, così Fourier introduce nel pensiero storiografico la futura
distruzione dell'umanità» F. Engels, Antidühring, Roma 1950, p. 284.
19) In verità Engels, che disponeva di scarse notizie sulla
persona del Morgan, come appare dalla nota che chiude questa prefazione,
attribuisce convinzioni troppo progressiste all'etnologo americano; del quale
Bernhard J. Stern, da noi citato nella prefazione, dà questo giudizio: Placido,
soddisfatto e padrone di sé, egli non fu mai agitato da idee politiche o
economiche rivoluzionarie. Per lui il capitalismo era il sistema migliore, il
governo degli Stati Uniti la migliore democrazia, il cristianesimo la sola vera
religione in questo mondo migliore di tutti i mondi precedenti».
20) Nel volume Les origines du mariage et de la famille (Le
origini del matrimonio e della famiglia), Genève-Paris 1884.
21) Nel viaggio di ritorno da New York, nel settembre del 1888,
incontrai un ex deputato al Congresso della circoscrizione elettorale di
Rockester, che aveva conosciuto Lewis Morgan. Purtroppo non mi seppe dire molto
di lui. Morgan sarebbe vissuto a Rockester come privato cittadino, dedito
soltanto ai suoi studi. Suo fratello, colonnello, sarebbe stato addetto al
Ministero della Guerra a Washington e, per sua intercessione, Morgan sarebbe
riuscito ad interessare il governo alle sue ricerche e a stampare a pubbliche
spese parecchie delle sue opere. Egli stesso, il mio informatore, si sarebbe
più volte adoperato in tal senso al tempo in cui faceva parte del Congresso.
[Nota di Engels].