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da Karl Marx - Friedrich Engels, Opere Complete, vol. 12, pag 50-57, Editori Riuniti, Roma, 1982
Trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Karl Marx
 
Operazioni del governo
 
New-York Daily Tribune, n. 3753, 27 aprile 1853
 
Londra, martedì, 12 aprile 1853
 
Forse la cosa migliore che si può dire del governo di coalizione è che esso rappresenta l'impotenza del potere in un momento di transizione, nel momento in cui è possibile non la realtà ma solo la parvenza di governo, con vecchi partiti evanescenti e partiti nuovi non ancora consolidati.
 
Che cosa ha fatto il «governo di tutti i talenti» durante il primo trimestre di prova? Due letture in parlamento del progetto di legge sulla eleggibilità degli ebrei e tre del disegno di legge sul patrimonio ecclesiastico in Canada. Questa seconda legge permette al parlamento canadese di disporre di una determinata parte dei proventi della vendita delle terre finora riservati all'esclusivo vantaggio delle Chiese privilegiate d'Inghilterra e di Scozia. Quando fu presentato per la prima volta al parlamento da Lord John Russell, il progetto consisteva di tre articoli, il terzo dei quali abrogava il decreto in base al quale il fondo consolidato avrebbe dovuto colmare il disavanzo qualora la vendita delle terre canadesi non rendesse 9.285 sterline all'anno. Questo progetto di legge fu approvato in seconda lettura, ma allorché la Camera lo inviò in commissione (18 marzo), Lord John Russell improvvisamente propose il ritiro del terzo articolo, che egli stesso aveva presentato. Ora, se il corpo legislativo canadese avesse secolarizzato le riserve ecclesiastiche, ogni anno sarebbero state tolte dalle tasche del popolo inglese 10.000 sterline circa per mantenere una setta lontana migliaia di miglia. Oggi persino il ministro radicale, Sir W. Molesworth, che si rifiuta di riconoscere qualsiasi appannaggio ecclesiatico, sembra essersi convertito alla dottrina di Lord John che «le colonie inglesi non devono essere liberate dall'incubo della Chiesa ufficiale se non a costo e rischio del popolo inglese nella madre patria».
 
Tre risoluzioni radicali furono proposte nel corso del primo trimestre di prova. Collier chiese l'abolizione dei tribunali ecclesiastici, Williams l'estensione dell'imposta di successione e dell'imposta sui lasciti alla proprietà immobiliare e Hume la soppressione di tutti i «dazi strettamente protettivi». Il ministero naturalmente si oppose a tutte queste riforme «radicali». Ma l'opposizione del governo di coalizione è del tutto diversa da quella dei tories. Questi ultimi annunciarono la loro ferma decisione di opporsì agli «abusi della democrazia». I primi fanno in realtà la stessa cosa, ma con la pretesa di voler applicare le riforme con maggior cura. Essi vivono di riforme come gli altri vivevano di abusi. Apparentemente impegnati a fondo nelle riforme, essi hanno architettato un sistema perfetto per posporle. Un giorno è «consigliabile attendere i risultati di un'inchiesta in corso». Poi «è stata appena nominata una commissione e nulla si potrà fare finché non verranno rese note le sue conclusioni». E ancora «la questione viene esaminata dal governo» le cui elucubrazioni non possono essere interrotte. E subito dopo «il caso deve essere sottoposto all'attenzione della Camera, non appena si presenterà l'occasione opportuna». «II momento adatto non è ancora arrivato.» «Si avvicina il momento in cui si deve fare qualcosa.» Browedimenti particolari devono essere rimandati affinchè vi si possano adattare interi sistemi, o interi sistemi devono essere conservati affinchè si possano prendere provvedimenti particolari. La «politica dell'astensione» proclamata per la questione orientale è anche la politica interna del governo.
 
Quando Lord John Russell annunciò per la prima volta il programma del governo di coalizione e quando questo fu accolto dalla costernazione generale, i suoi seguaci esclamarono: «Dobbiamo avere qualcosa che susciti entusiasmo. L'istruzione pubblica è quel che più conta. Il nostro Russell ha in gestazione un meraviglioso piano per l'istruzione. Ne sentirete parlare».
 
Ed ora ne abbiamo sentito parlare. Era il 4 aprile quando Russell diede una descrizione generale del suo piano di riforma scolastica, il cui connotato principale consiste nel concedere ai consigli comunali di imporre localmente un balzello per sovvenzionare le scuole esistenti in cui si devono insegnare le dottrine della Chiesa anglicana. In quanto alle università, queste figlie predilette della Chiesa di Stato, queste fiere oppositrìci di qualsiasi riforma, Lord John spera che le università riformino se stesse». Le malversazioni sui lasciti destinati agli istituti d'istruzione sono note. II loro ammontare può essere dedotto da quanto segue:
«Ogni anno ve ne sono 24 di Lst. 2,000 e inferiori a Lst. 3.000, 10 tra le Lst. 3.000 e 4.000, 4 tra le 4 e le 5.000 Lst., 2 tra le 5 e le 6.000 Lst., 3 tra le 8 e 9.000 Lst,, e donazioni singole di Lst. 10.000, Lst. 15.000, Lst. 20.000, Lst. 25.000, Lst. 30.000 e Lst. 35.000 all'anno».
 
Non occorre una grande sagacia per comprendere come mai gli oligarchi che vivono sulla malversazione dì questi fondi sono molto cauti nel maneggiarli. Russell propone:
«I lasciti devono essere esaminati nel modo seguente: quelli inferiori alle Lst. 30 annue dai tribunali di contea, quelli superiori dal magistrato preposto all'avvocatura di Stato. Ma nessuno di questi tribunali può promuovere un'azione legale senza il permesso della Commissione del consiglio designata a questo scopo».
 
È necessario il permesso di una commissione per intentare una causa nei tribunali imperiali al fine di risarcire le ruberie sui lasciti destinati originariamente all'istruzione del popolo! Un permesso! Ma persino con questa riserva Russell non si sente al sicuro ed aggiunge:
«Se si scopre che l'amministrazione di una scuola è corrotta, solo la Commissione del consiglio potrà intervenire».
 
Questa è una vera riforma secondo il vecchio significato inglese della parola. Non crea alcunché di nuovo e neanche abolisce alcunché di vecchio. Mira a conservare il vecchio sistema dandogli una forma più razionale e insegnandogli, per cosi dire, nuove maniere. Questo è il mistero della «saggezza ereditaria»della legislazione oligarchica inglese. Consiste semplicemente nel rendere ereditari gli abusi, rinfrescandoli dì tanto in tanto con una trasfusione di sangue nuovo.
 
Se tutti devono ammettere che il disegno di legge sulla eleggibilità degli ebrei è stato un piccolo tentativo di instaurare la tolleranza religiosa, il disegno di legge sul patrimonio ecclesiastico canadese un piccolo tentativo di concedere l'autonomia alle colonie, il disegno dì legge sull'istruzione un piccolo tentativo di evitare l'istruzione pubblica, il piano finanziario di Gladstone rappresenta, indubbiamente, un tentativo infinitamente piccolo di affrontare quel mostro gigantesco che è il debito nazionale della Gran Bretagna.
 
Il 6 aprile, prima della pubblicazione del bilancio preventivo, Gladstone presentò alla Camera dei comuni un documento che conteneva vari provvedimenti concernenti il debito pubblico, e prima ancora che il documento fosse presentato il «Morning Chronicle» annunciò che sarebbero state proposte misure della massima importanza, «che a quanto si dice sono di grande interesse e di vasta portata». In seguito a queste voci i titoli salirono; si ebbe l'impressione che Gladstone avrebbe liquidato il debito nazionale, ma l'8 aprile, nel momento in cui la commissione si riunì per deliberare sulle proposte, improvvisamente Gladstone le cambiò in modo tale da togliere loro «vasta portata» ed «interesse». E ora chiediamoci con Disraeli: «Che cosa voleva dire tutto questo chiasso?».
 
L'obiettivo ultimo delle proposte di Gladstone, come egli stesso ha dichiarato, era di ridurre l'interesse sui vari titoli dì Stato al 2 e mezzo per cento. Negli anni 1822-23-24-25, 1830-31, l844-45 c'erano state di volta in volta riduzioni dal 5 per cento al 4 e mezzo per cento, dal 4 e mezzo percento al 4 per cento, dal 4 al 3 e mezzo per cento, dal 3 e mezzo al 3 per cento. Perché non ci dovrebbe essere una riduzione dal 3 al 2 e mezzo per cento? Gladstone fa le seguenti proposte:
 
Primo. Alcune azioni per l'ammontare dì Lst. 9.500.000, connesse principalmente con il vecchio scandalo del Mare del Sud, devono essere portate a un'unica denominazione e ridotte obbligatoriamente dal 3 al 2 e mezzo per cento. Ciò permetterebbe un risparmio annuo permanente di quasi Lst. 25.000. La trovata di un nuovo nome generale per diversi titoli con un risparmio di Lst. 25.000 su una spesa annua di 30 milioni di sterline non merita un'ammirazione particolare.
 
Secondo. Gladstone propone di emettere un nuovo titolo finanziario, chiamato buono del Tesoro, per un ammontare non superiore ai 30 milioni dì sterline, trasferibile a vista senza spesa alcuna, all'interesse del 2 e tre quarti per cento fino al 1° settembre 1864 e poi del 2 e mezzo per cento fino al 1° settembre 1894. Si tratta nient'altro che di un nuovo strumento finanziario, creato a beneficio del mondo della finanza e del commercio. Ma come pensa Gladstone di tenere in circolazione 18 milioni di sterline di titoli del Tesoro all'interesse dell'1 e mezzo per cento? e non costituisce forse una perdita per il paese pagare l'uno per cento di più sui buoni del Tesoro rispetto ai titoli del Tesoro? Comunque sìa, questa seconda proposta non ha nulla a che fare con la riduzione del debito pubblico.
 
Terzo e ultimo. Veniamo all'obiettivo principale, all'unico punto importante delle proposte di Gladstone, al consolidato al 3 per cento e al 3 per cento ridotto, che insieme rappresentano un capitale di circa 500 milioni di sterline. Hic Rhodus, hic salta! Poiché esiste una disposizione parlamentare che vieta la riduzione obbligatoria dì questi titoli senza un preavviso di dodici mesi, Gladstone sceglie il sistema della conversione volontaria, offrendo varie alternative ai detentori di titoli al 3 per cento, affinchè li cambino a scelta con altri tìtoli che egli ha l'intenzione di creare. Si offre ai detentori di titoli l'opzione di cambiare ogni Lst. 100 al 3 per cento in una delle forme seguenti;
 
1. 100 sterline al 3 per cento possono essere scambiate c'on un buono del Tesoro dello stesso valore, avente un interesse di 2 sterline e 15 scellini fino al 1864 e successivamente di 2 sterline 10 scellini fino al 1894, Se tutti i 30 milioni di buoni del Tesoro al 2 e mezzo per cento sostituissero i 30 milioni di sterline al 3 per cento, si avrebbe nei primi dieci anni un risparmio di Lst. 75.000 e dopo i primi dieci anni di Lst. 150.000, cioè complessivamente di Lst. 225.000. Ma il governo sarebbe obbligato a restituire l'intero ammontare di 30 milioni. In ogni modo, un simile provvedimento non potrà risolvere stabilmente il debito nazionale,
 
2. La seconda proposta è che i detentori dì titoli al 3 per cento ricevano per ogni 100 sterline 82 sterline 10 scellini in nuovi titoli al 3 e mezzo per cento, con un interesse del 3 e mezzo per cento fino al 5 gennaio 1894. Il risultato di ciò sarebbe di dare un reddito attuale alle persone che accettano i titoli al 3 e mezzo per cento di 2 sterline 17 scellini 9 pence invece di 3 sterline e cioè una perdita annua di 2 scellini 3 pence ogni 100 sterline. Se i 500 milioni di sterline venissero convertiti secondo questa proposta, il risultato sarebbe che il paese pagherebbe ogni anno soltanto Lst. 14.437.500 anziché 15 milioni; ci sarebbe dunque un guadagno di Lst. 562.500 all'anno.
Ma per questo risparmio di Lst. 562.500 all'anno il parlamento si legherebbe le mani per mezzo secolo, e accorderebbe un interesse superiore a 2 e 4/5 per cento in un'epoca di transizione e di grande instabilità per qualsiasi tasso d'interesse. D'altra parte Gladstone avrebbe guadagnato almeno una cosa: allo scadere dei quarant'anni, invece dei titoli al 3 per cento, oggi garantiti da un preavviso di dodici mesi, si avrebbero dei titoli al 3 e mezzo per cento redimibili alla pari dal parlamento. Per i titoli al 3 e mezzo per cemto Gladstone propone di non fissare lìmite alcuno.
 
3. La terza proposta è che i detentori di valori al 3 per cento ricevano per ogni 100 sterline 110 sterline dei nuovi titoli al 2 e mezzo per cento fino al 1894. Quando, il 6 aprile, presentò per la prima volta il suo progetto alla Camera dei comuni, Gladstone non aveva ancora posto un limite all'entità dell'emissione dei nuovi titoli al 2 e mezzo per cento. Ma avendogli Dìsraeli fatto notare che chiunque dotato di raziocinio, confrontando questa proposta con le due precedenti, avrebbe optato per la conversione di 100 sterline al 3 per cento in 110 sterline al 2 e mezzo per cento, che inoltre, con la conversione di 500 milioni di sterline al 3 per cento dei nuovi tìtoli, la nazione avrebbe guadagnato da una parte Lst. 1.250.000 all'anno, ma si sarebbe addossata, d'altra parte, un aumento del debito pubblico di 50 milioni di sterline, Gladstone, l'indomani, modificò il suo progetto, proponendo di limitare la nuova emissione del 2 e mezzo per cento a 30 milioni di sterline. Con questa limitazione la sua proposta perde praticamente ogni effetto sulla gran massa del debito pubblico e aumenta il capitale di soltanto 3 milioni di sterline.
 
Ed ora conoscete «uno dei più importanti e giganteschi progetti finanziari che siano mai stati presentati». Non esiste forse in generale più grande impostura della cosiddetta finanza. Le operazioni più semplici relative al bilancio e al debito pubblico sono ammantate dagli adepti a questa «scienza occulta» in una terminologia astrusa, che nasconde le basse manovre per cui si creano titoli di varie denominazioni, la conversione di vecchi titoli in nuovi, la diminuzione degli interessi e l'aumento del capitale nominale, l'aumento dell'interesse e la diminuzione del capitale, rateizzazione di premi, dividendi straordinari, azioni privilegiate, distinzione tra vitalizi convertibili e non convertibili, artificiosa graduazione delle possibilità di trasferire i diversi titoli in modo tale che il pubblico rimane sconcertato da questa odiosa scolastica borsistica e dalla spaventosa complessità dei particolari, mentre con ognuna di siffatte nuove operazioni finanziarie si offre agli usurai la possibilità, che essi afferrano prontamente, di allargare la loro sinistra e predatoria attività. In tutta questa confusione di conversioni, permute, combinazioni l'economista non vede tanto un'operazione di politica finanziaria quanto una semplice questione di aritmetica o della vuota fraseologia.
 
Gladstone è indubbiamente un maestro in questa sorta di alchimia finanziaria, e nulla meglio delle parole di Disraeli può caratterizzare il suo progetto:
«Mai la sottigliezza e il genio del più accorto dei casisti hanno saputo divisare un marchingegno più complesso e abile per ottenere un risultato così insignificante. Vi è in san Tommaso d'Aquìno un capitolo in cui si disquisisce sul problema di quanti angeli potrebbero danzare sulla punta di un ago. È stato uno dea più raffinati prodotti del genio umano. Riconosco nelle proposte di Gladetone qualcosa di simile a quella mente eccelsa».
 
Ricorderete che abbiamo affermato che il fine ultimo del progetto di Gladstone era di costituire un fondo «normale» al 2 e mezzo per cento. Ora, per raggiungere questo scopo, egli crea un fondo molto limitato al 2 e mezzo per cento e titoli in numero illimitato al 3 e mezzo per cento. Al fine di creare questi titoli limitati al 2 e mezzo per cento riduce l'interesse dello 0,5 per cento ed aumenta il capitale con una gratifica del 10 per cento. Per sbarazzarsi dell'ostacolo di leggi che esigono per i titoli al 3 per cento un preavviso di dodici mesi, preferisce una legge che impegna i 40 anni a venire. In conclusione, se riuscisse nella sua impresa, toglierebbe a due generazioni qualsiasì possibilità favorevole dal punto di vista finanziario.
 
La posizione del governo di coalizione alla Camera è illustrata chiaramente dai risultati delle votazioni. Sulla questione Maynooth, in una Camera quasi al completo, il governo ha ottenuto solo una stretta maggioranza di 30 voti. Sul progetto di legge per abrogare la non eleggibilità degli ebrei (che ancora non ha superato la terza lettura) su 439 presenti non ha ottenuto neanche una maggioranza di 30 voti. Sulla proposta di legge sul patrimonio ecclesiastico canadese, quando Russell ritirò la sua terza clausola, i ministri furono salvati dai tories contro i loro stessi fautori. La maggioranza fu assicurata quasi esclusivamente dai banchi dei conservatori.
 
Non indugerò sui dissensi interni del gabinetto venuti a galla nei dibattiti sulla proposta di legge sul Canada, durante l'aspra controversia sui documenti ministeriali concernenti l'imposta sul reddito e soprattutto nella politica estera. Non esiste una sola questione alla quale il governo di coalizione non potrebbe rispondere come Géza, il re magiaro, che dopo essersi convertito al cristianesimo continuava tuttavia a osservare i riti della sua vecchia fede. Quando gli fu chiesto a quale delle due religioni appartenesse realmente, rispose: «Sono ricco abbastanza da appartenere a due fedi diverse».
 
Karl Marx
 

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