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da Secchia, I comunisti e l'insurrezione, 1943 - 1945, Editori Riuniti, Roma, 1973, pp. 71 - 75
trascrizione e conversione in html a cura del CCDP



Secchia

Il partito e i C.L.N.

 

Da La Nostra Lotta, dicembre 1943, n. 5



Sul fronte della lotta per la liberazione nazionale è schierata oggi la grande maggioranza del popolo italiano. Ma, essendo diverso il modo di condurre e concepire tale lotta da parte delle diverse classi, si pone il problema di quali classi e forze sociali avranno funzione direttiva o ausiliaria. Ciò determina un duplice schieramento; da una parte tutte le forze tradizionali antifasciste, aventi per base le grandi masse popolari; dall'altra i gruppi della grande borghesia, del capitale finanziario, dei ceti reazionari. I primi sono rappresentati dal C.L.N., i secondi dal connubio reazionario Badoglio-monarchia.

Alle spalle della guerra comune contro tedeschi e fascisti si svolge una vera e propria lotta politica, dal cui esito dipenderà se saranno le classi popolari oppure le classi reazionarie ad assumere la direzione della lotta per la liberazione del paese e la sua ricostruzione. La ragion d'essere di questa lotta politica sta nel fatto che solo una direzione popolare dà le maggiori garanzie di successo per la liberazione nazionale, la radicale distruzione del fascismo e la conquista dell'indipendenza nazionale; mentre sotto la direzione delle classi reazionarie ed imperialistiche l'esito stesso della lotta sarebbe compromesso per l'influenza dei loro interessi particolaristici, come si è visto nel periodo dal 25 luglio al 6 settembre. È quindi nell'interesse della lotta nella quale oggi tutto il paese è impegnato, che noi rivendichiamo la direzione delle forze proletarie e popolari. È nell'interesse nazionale, col quale si identifica oggi l'interesse della classe operaia, che noi rivendichiamo un governo del popolo, libero da influenze reazionarie e conservatrici.

In tali forme si manifesta oggi la lotta di classe. Alla luce di tali criteri si devono comprendere gli avvenimenti attuali, come ad esempio le manovre di Badoglio e della monarchia tendenti a creare le condizioni per una soluzione monarchico-conservatrice. Operano, pare, nella situazione influenze internazionali, ma alla fine la parola decisiva potrà essere detta dal popolo italiano per fare si che sia proprio esso a determinare la soluzione della questione.

Ecco perché noi riteniamo che oggi l'unità di tutti gli italiani può realizzarsi soltanto attorno ai C.L.N., il che non solo è possibile, ma è una realtà che già esiste nei fatti.
L'unità intorno al re e a Badoglio, invece, non solo è inesistente, ma è di impossibile realizzazione. Porre in questi termini la questione, vorrebbe dire porre un problema insolubile, ostacolare la realizzazione dell'unità e provocare la scissione del popolo italiano.

Non per preconcetti di partito o di classe, ma per rimanere aderenti alla realtà, non per indebolire, ma per potenziare al massimo lo sforzo al quale oggi sono chiamati tutti gli italiani, noi non possiamo aderire ad una soluzione diversa da quella da noi prospettata, che è la sola che possa trarci a salvezza. Chi si illude del contrario, si espone ad un amaro disinganno. Il che non significa che noi respingiamo delle forze disposte a lottare contro i tedeschi. Badoglio ed il re vogliono combattere contro i tedeschi? Nessuno negherà loro un posto nella lotta per la liberazione nazionale; nessuno si rifiuterà di combattere assieme alle forze che essi recheranno con sé; ma la direzione della lotta non può essere posta nelle loro mani.

Gli obiettivi fondamentali del momento sono dunque: la liberazione dal dominio tedesco e la distruzione del fascismo. Dalla realizzazione di questi obiettivi dipende la soluzione di tutti gli altri problemi della vita nazionale in generale e della classe operaia in particolare. Ad essi deve perciò essere subordinata ogni altra esigenza, alla realizzazione di tali obiettivi bisogna far convergere le maggiori forze possibili. Ma è necessario altresì che queste abbiano la maggiore efficienza e capacità d'azione, e questo dipende dalla loro direzione politica.

Compito e funzione della classe operaia nel momento attuale è di porsi all'avanguardia della lotta per la liberazione-nazionale, ed attraverso questa lotta conquistare tale influenza sul popolo italiano da divenire la forza direttiva per una effettiva democrazia popolare. Questa deve essere la politica del partito comunista. Noi comunisti partecipiamo al C.L.N., e nel suo seno portiamo la voce del proletariato con piena autonomia ed indipendenza, ma pur con piena consapevolezza dei limiti imposti dalla situazione obiettiva. Al C.L.N. tendiamo ad assicurare la più larga base e la maggiore influenza politica.

Non rifiutiamo il concorso nella lotta di forze ad esso estranee, siano pure di Badoglio e del re, ma nell'interesse nazionale e dell'esito della lotta rivendichiamo per il C.L.N. la funzione dirigente contro la direzione monarchico-conservatrice di Badoglio e del re. In seno al C.L.N., il centro di gravità può spostarsi in un senso o nell'altro, e noi comunisti tendiamo naturalmente a far si che esso si sposti sempre più verso sinistra, entro il limite posto dal mantenimento della sua unità. Ma il C.L.N., rimane sempre la base della soluzione politica che noi comunisti dobbiamo oggi sostenere ed appoggiare.

Ecco quali sono i limiti ed il senso della nostra azione politica, al di là dei quali si cadrebbe in gravi errori. Gli errori possono essere di estremismo o di opportunismo.
Sarebbe errore di infantile estremismo, e segno di immaturità ed incomprensione politica, auspicare o volere oggi la scissione del C.L.N. riducendolo ai soli partiti di sinistra, oppure volere addirittura l'uscita dà esso del partito comunista e la identificazione delle sue parole d'ordine con le rivendicazioni della rivoluzione proletaria, il che significherebbe stroncare ogni sua azione politica, negargli ogni possibilità di influire sullo sviluppo della situazione, limitare l'attività alla pura propaganda, ed immobilizzarlo nella passività politica.

Ma sarebbe pure grave errore in senso opportunistico quello di sottovalutare l'importanza del problema della direzione politica nel complesso delle forze fra cui opera la classe operaia, e per malinteso senso di unità accedere e consentire alle esigenze di quelle forze reazionarie di cui Badoglio e la monarchia sono l'espressione, ed alle quali può si riconoscersi funzione ausiliaria, ma non direttiva, nella lotta contro il fascismo e per la liberazione nazionale.
Una tale deviazione porterebbe di fatto ad una politica di capitolazione di fronte alle forze conservatrici e reazionarie.

Altro errore da evitare è quello di far tacere la voce del partito per parlare solo a nome del C.L.N. Noi comunisti dobbiamo sempre far conoscere la nostra politica, la posizione del nostro partito su tutti i problemi alle larghe masse proletarie e popolari. Il nostro partito non deve nascondersi, né confondersi e far tutt'uno con il fronte di liberazione nazionale.

Noi comunisti dobbiamo, è vero, sforzarci di realizzare il più vasto fronte di lotta, dobbiamo far di tutto per rendere attivo il C.L.N., per far si che esso venga riconosciuto da una parte sempre più larga del popolo italiano come il centro dirigente ed unificatore di tutte le forze nella guerra di liberazione nazionale, ma non dobbiamo per questo tralasciare di parlare anche come comunisti, non dobbiamo mai dimenticare di far conoscere alle larghe masse qual è la politica, quali sono gli obiettivi del nostro partito. Gli obiettivi della politica del C.L.N. si identificano oggi con l'interesse predominante della classe operaia, ed è per questo che il nostro partito) il partito comunista, porta il contributo di tutte le sue forze per la loro realizzazione. Questo il nostro partito fa con piena consapevolezza degli interessi oggi predominanti della classe operaia e dei limiti posti alle nostre rivendicazioni, ai nostri obiettivi, dalla situazione oggettiva.

Ma ciò facendo, il nostro partito non rinuncia, e non ha mai rinunciato, alla sua autonomia, alla sua indipendenza, non ha mai rinunciato al suo programma, che noi non solo non dobbiamo nascondere, ma dobbiamo propagandare, dobbiamo far conoscere. Gli obiettivi immediati per i quali noi oggi lottiamo, e per i quali chiamiamo alla lotta tutti gli italiani, sono una cosa; gli obiettivi programmatici generali del nostro partito sono un'altra cosa, e noi dobbiamo poter essere in grado in ogni occasione di spiegare al popolo qual è il programma dei comunisti, chi sono e che cosa vogliono i comunisti. Dobbiamo essere in grado di spiegare come, lottando per gli obiettivi immediati di oggi, non solo non siamo in contraddizione col nostro programma, ma svolgiamo quell'azione che sola ci permetterà domani gli ulteriori sviluppi sulla via degli obiettivi più avanzati, sulla via del progresso e di una più alta civiltà.

Infine sarebbe errore in senso opportunistico, se ogni qualvolta in seno allo stesso C.L.N. si manifestano tendenze alla passività, all'attesismo o comunque influenze di correnti reazionarie e nocive agli interessi del popolo italiano, noi comunisti, per amore dell'unità, ce ne stessimo zitti e accettassimo e subissimo, senza opporci con tutte le nostre forze alle posizioni politiche capitolarde, opportunistiche, contrarie agli interessi del popolo italiano; ogni qualvolta il C.L.N. od alcuni movimenti ad esso aderenti respingono queste posizioni, noi comunisti dobbiamo far conoscere apertamente alle masse qual è la posizione del nostro partito, di fronte al problema in questione, non tralasciando di criticare le posizioni di quei partiti che riteniamo dannose agli interessi del popolo italiano.

Non dobbiamo cioè mancare di stimolare, ogni qualvolta è necessario, l'azione del C.L.N. o dei movimenti ad esso aderenti, criticandone gli errori, le incertezze, le passività, l'attesismo. Solo così adempiremo alla funzione di avanguardia nella lotta per la cacciata dei tedeschi e l'annientamento del fascismo.