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da Pietro Secchia, Rinascita, n.10, 1950
su www.comunisti-italiani-messina.it:80/interventi/terzo-tempo-dell-anticomunismo.html
 
Pietro Secchia
 
Terzo tempo dell’anticomunismo
 
La dichiarazione della direzione del PCI del 15 settembre scorso diceva tra l’altro: “In particolare la Direzione del partito mette in guardia tutti i compagni e tutti i lavoratori contro la volontà che appare evidente dagli scritti dei giornali governativi di organizzare ad arte atti provocatori i quali dovrebbero poi essere utilizzati come pretesto per l’adozione di misure di misure di forza contro i partiti democratici, i sindacati, ecc.”
 
Con queste parole il compagno Togliatti, alcune settimane ora sono, richiamava l’attenzione dei comunisti, dei lavoratori e di tutti gli italiani sul pericolo sempre più minaccioso di un ritorno ad un regime di reazione aperta che matura rapidamente assieme al pericolo di guerra.
 
Due mesi non sono ancora trascorsi ed altri fatti, gravi nella loro cruda realtà, sono venuti a giustificare quelle affermazioni. Dopo gli esorcismi di De Gasperi e i discorsi di Scelba si è avuta la decisone della costituzione della “milizia civile”, la adunata sotto false bandiere partigiane dei crociati bianchi, il giuramento sui dieci comandamenti dell’on. Mattei ed infine il provocatorio attacco contro il Partito comunista ed il suo capo.
 
Il 14 luglio il nemico aveva voluto colpire nel modo più duro il Partito comunista italiano e le forze democratiche del nostro Paese, tentando di assassinare Palmiro Togliatti.
 
Ora si è tentato di ottenere lo stesso risultato con l’arme della menzogna e della più bassa provocazione. Nei due casi il nemico non è riuscito a nascondere la mano. Si tratta della stessa banda, della stessa tecnica, degli stessi metodi. I mandanti di Pallante appartengono a quegli stessi circoli che hanno ordinato la fabbricazione dei documenti falsi, incaricando della bisogna un disgraziato che non è neppure in grado di comprendere tutta l’infamia e la portata della sua azione. La malafede e l’intento provocatorio sono evidenti.
 
Nessuno ignora che cosa rappresenti Togliatti per il Partito comunista, per ognuno di noi, per il nostro popolo e non solo per i lavoratori italiani, ma per i comunisti di tutti i paesi.
 
A questo partito fondato trent’anni or sono da Gramsci e da lui, Togliatti ha consacrato tutte le sue energie, ogni giorno, ogni ora della sua vita, attraverso tutte le bufere, lottando nelle condizioni le più difficili, educandone i quadri dirigenti, facendone il partito che fu per vent’anni alla testa della lotta contro il fascismo e poi alla testa del movimento partigiano e della guerra di liberazione nazionale (nessuna speculazione può cancellare questa realtà), il partito grande e forte che oggi, sotto la guida e la direzione di Togliatti, è il maggior baluardo della pace, della libertà e dell’indipendenza dell’Italia.
 
Nessuno ignora quanto sia salda l’unità e la compattezza del nostro partito e della sua Direzione, quanto siano forti e profondi l’affetto e la devozione di tutti i comunisti e di tutti i dirigenti del partito per Togliatti. E’ un legame che si è creato nella lotta e nella sofferenza e che nessuna forza può spezzare. Gli avventurieri e gli eroi del doppio giuoco, pronti sempre a tutte le bassezze e a tutti i tradimenti, non possono certo valutare rapporti umani e politici di questo tipo. Non ci meraviglieremmo dunque di un episodio di malcostume giornalistico, della mancanza di sentimenti umani e così via.
 
Lo scandalo che noi denunciamo e l’odiosa provocazione tentata contro Togliatti, contro il suo partito e contro la politica di unità nazionale e di pace che il partito sviluppa con successo sotto la guida di Togliatti.
 
Ricordiamo i fatti. Togliatti, che sembrava completamente ristabilito dopo il grave incidente automobilistico di Ivrea, comincia ad accusare forti dolori di testa. I medici gli consigliano riposo e lo tengono in osservazione per riuscire a individuare le cause del male. La sua assenza dalle sedute della Camera, dalla sede del partito, le visite dei medici alla sua abitazione vengono notate. I servizi spionistici credono di sapere che egli è seriamente malato, ma ignorano che la malattia potrebbe esigere un intervento chirurgico. Il nemico crede sia venuto il momento di tentare il colpo. SI fabbrica la montatura tendente a fare credere che la malattia di Togliatti è una malattia politica “imposta da Mosca”. I provocatori annunciano mutamenti nella direzione e nella linea politica del PCI, loschi intrighi, colpi di mano di misteriosi agenti segreti e così via. Si tirano nuovamente fuori i frusti piani K, le diverse ore X, la militarizzazione dell’apparato, la mobilitazione ordinata da Mosca ed altre idiozie del genere.
 
Si vuol fare credere che il Partito comunista italiano, caduto in chissà quali mani irresponsabili, sta per abbandonare la politica di unità e di solidarietà nazionale per dedicarsi ad azioni clandestine, a piani tenebrosi e pericolosi per la sicurezza dello Stato, rendendo necessario il pronto intervento delle autorità.
 
La provocazione è chiara, aperta, evidente a tutti. Basta leggere le conclusioni del romanzaccio pubblicato dal Momento e da tutta la catena di giornali governativi: “L’opinione pubblica ha il sacrosanto diritto di conoscere che ciò che i dirigenti rossi dietro la facciata di Botteghe Oscure vanno segretamente preparando per il problematico avvento di una dittatura bolscevica”.
 
I provocatori erano sicuri di farla franca. Ma l’operazione chirurgica manda all’aria in poche ore il traballante castello costruito sul falso e sulla menzogna.
 
Resta la provocazione. Dove si voleva arrivare? Quali obiettivi volevano realizzare gli agenti di Truman in Italia?
 
Questo episodio di banditismo e di malavita politica è un sintomo della gravità della situazione italiana e internazionale. Innanzi tutto sta ad indicare che il campo dei guerrafondai continua ad indebolirsi in seguito all’accrescersi delle forze della pace e che gli imperialisti anglo-americani sono costretti ad accentuare la loro aggressività, a bruciare le tappe, a giocare tutte le loro carte e che essi sono disposti a tutte le infamie, a tutti i delitti.
 
In secondo luogo dimostra quanto sia grande l’influenza del Partito comunista e quanto siano vani gli sforzi e i mezzi impiegati dai dirigenti della democrazia cristiana e del governo per indebolirlo, screditarlo e isolarlo.
 
Dimostra nello stesso tempo la giustezza e la popolarità della politica di pace, di unità e di effettiva, concreta solidarietà nazionale tracciata dal compagno Togliatti e la larga eco avuta nel Paese delle decisioni del recente Comitato centrale del partito. Due milioni e mezzo di disoccupati, un milione di giovani senza mestiere e senza lavoro, centinaia di migliaia di vecchi, di pensionati, di vedove, di mutilati, di invalidi condannati dalla politica democristiana a morire d’inedia e di fame, decine di migliaia di artigiani, di piccoli industriali, di coltivatori diretti sull’orlo del fallimento vedono nel Piano del lavoro e di solidarietà nazionale la sola via d’uscita e di salvezza. A questi milioni di italiani, De Gasperi ha detto chiaramente che le necessità di guerra impongono l’accantonamento di tutti i progetti di riforme sociali e di rinnovamento. La campagna di solidarietà nazionale, che la democrazia cristiana con grande clamore ha cercato di opporre a quella lanciata dal Partito Comunista, si presenta apertamente come una campagna di solidarietà con i fautori di guerra e con i grandi capitalisti.
 
In terzo luogo ciò che è stato tramato in questi giorni dimostra l’intervento sempre più aperto dello straniero nel nostro Paese, anche per mezzo dei servizi di spionaggio e di provocazione. Dimostra infine che anche in Italia il partito dominante, di fronte all’indebolimento progressivo delle sue posizioni e all’avversione di strati sempre più larghi del popolo per la politica di guerra che esso conduce, si è messo sulla strada del gangsterismo americano e della più bassa provocazione poliziesca.
 
Non è un mistero per nessuno che questi servizi esistevano all’epoca del fascismo. I loro delitti sono largamente noti. Antonio Gramsci, Giacomo Matteotti, Piero Gobetti, Giovanni Amendola, Gastone Sozzi, il generale Capello, i fratelli Rosselli e cento e cento altri.
 
Non è un mistero per nessuno che i circoli imperialisti hanno scelto da qualche tempo come mezzo per realizzare i loro piani di guerra il metodo della provocazione, del terrore e dell’assassinio. Nel luglio 1948 attentato a Palmiro Togliatti e a Tokuda segretario del Partito comunista giapponese. Negli ultimi tre mesi si attenta alla vita di Jacques Duclos e cadono assassinati il segretario del Partito comunista belga Lahaut e il compagno Jorge Calvo dirigente del Partito comunista argentino.
 
Sin dal 1948 è stato pubblicato negli Stati Uniti un cosiddetto piano X, la cui elaborazione viene attribuita a Brigdes, presidente della Commissione del Senato per l’attribuzione dei crediti, nel quale è detto chiaramente che l’assassinio di personalità democratiche in primo luogo dei dirigenti comunisti fa parte integrante della politica americana in Europa. A proposito di questo piano il settimanale United States New and World Report scriveva apertamente che esso prevede l’organizzazione dello spionaggio, del sabotaggio, l’impiego delle armi e l’assassinio. Il 25 maggio 1948 la Commissione per gli Affari Esteri della Camera americana, pubblicava la lista dei 500 dirigenti dei Partiti comunisti che dovrebbero essere l’obiettivo dei banditi assoldati dagli imperialisti. In questa lista figuravano naturalmente i nomi di Togliatti, di Duclos, di Tokuda e di Lahaut.
 
Non è un mistero per nessuno che questi servizi, si chiamino essi O.S.S., Intelligence Service, ecc. tessono oggi la loro tela in tutti i paesi e che in Italia gran parte dei vecchi funzionari dell’Ovra, del Sim e di altre organizzazioni consimili sono stati riassunti in servizio. Questi uffici si servono degli elementi deteriori della società, della schiuma dei bassifondi e della malavita, di spie, di ladri, di degenerati, di delinquenti come Pallante, di “ignoti” come gli assassini di Lahaut, di giornalisti senza scrupoli e senza dignità come quelli venuti alla ribalta in questi giorni. Così col più spudorato cinismo, senza riguardo alcuno per l’onore dei cittadini, si orchestrano nei paesi legati al Patti atlantico le più infami campagne di calunnie (in Francia in questi giorni si è condotta contro il Partito comunista francese e contro il compagno Thorez, la stessa speculazione condotta in Italia contro il nostro partito e il compagno Togliatti) che devono servire a preparare la persecuzione e l’assassinio dei dirigenti dei partiti democratici, l’attacco aperto alle organizzazioni dei lavoratori .
 
Il complotto contro la Costituzione repubblicana, contro le libertà democratiche, contro la pace e l’indipendenza del nostro Paese, iniziatosi con la rottura tra i partiti che avevano fatto parte del C.L.N.e con l’esclusione dal governo dei rappresentanti dei lavoratori, con la scissione sindacale, entrò nella sua seconda fase dopo il 18 aprile: vennero le persecuzioni dei partigiani, la diffamazione della Resistenza, la riabilitazione dei Graziani e dei Borghese e l’assoluzione dei criminali fascisti. Si arrivò alla catena sanguinosa degli eccidi proletari da Mediglia a Portella della Ginestra su su fino a Modena, a Melissa, a Celano. Manganello e mitra si dimostrarono però più adatti a suscitare l’ira e lo sdegno dei lavoratori che non a scindere e a disgregare le loro organizzazioni. Fallite le varie crociate della “verità”, si ricorre oggi al metodo della provocazione di pretta marca fascista e hitleriana.
 
Siamo al terzo tempo del complotto clericale contro la Repubblica, caratterizzato dalla creazione della nuova milizia cosiddetta “civile”, dalla proposta di introduzione nel codice penale di ricostituzione dell’Ovra, dall’eccitamento allo spionaggio e al delitto.
 
Anche questo piano fallirà, come in definitiva sono sempre falliti tutti i piani reazionari contro i lavoratori e le forze progressive.
 
L’indignazione suscitata nel Paese tra tutti gli uomini onesti per l’infame attacco cui è stato oggetto il compagno Togliatti ha dimostrato una volta di più l’immenso affetto che circonda il capo del nostro partito, dei lavoratori italiani e dell’Italia democratica.
 
La coscienza nazionale e l’intelligenza degli italiani onesti non si lasceranno ingannare né dai discorsi apocalittici di De Gasperi, né dalle abiette americanate provocatorie, ordite dai rappresentanti di una società in decomposizione.
 
 

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