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- materiali resistenti in linea - formazione - 06-01-13 - n. 435
Pubblichiamo, su gentile concessione dell'autore, il seguente libro che ricostruendo la contrapposizione tra Jugoslavia e Cominform, oggetto di molti interrogativi, può favorire il dibattito e punti di vista sull'argomento.
1948 - Il Cominform l'URSS e la Jugoslavia
I Partiti Comunisti nel secondo dopoguerra fra nazionalismo ed internazionalismo proletario
Vincenzo De Robertis
Un ringraziamento a quanti hanno aiutato questo mio lavoro, fornendomi materiali e indicazioni bibliografiche.
Indice
Prefazione alla terza edizione
La terza edizione di questo mio lavoro nasce dall'esigenza di aggiornare le ricerche da me avviate sul Cominform.
Perché il Cominform?
Perché quell'organismo rappresentò, a mio avviso, l'ultimo tentativo, prima del XX Congresso del PCUS, di attrezzare il movimento comunista internazionale nel secondo dopoguerra con uno strumento atto ad elaborare una comune strategia di lotta all'imperialismo, per la pace ed il socialismo.
In particolare, la vicenda della Risoluzione del Cominform di condanna del Partito Comunista Jugoslavo ed il carteggio fra questi ed il PCUS che la precedette, mi sono sembrati temi interessanti, non solo sotto il profilo storico - essendo questi eventi caduti ormai nel dimenticatoio - ma anche di estrema attualità, in relazione ai tentativi, che da più parti si stanno mettendo in atto, di ricostruire oggi un nuovo consesso internazionale dei Partiti Comunisti.
La mia convinzione è quella che la storia, la riflessione e la discussione su avvenimenti del passato possono fornire quegli elementi essenziali per ricostruire le regole di un nuovo internazionalismo proletario, oggi reso più problematico dalla frantumazione che il movimento dei comunisti nel mondo ha conosciuto negli ultimi sessant'anni.
Da queste convinzioni è nata la mia ricerca e le prime due edizioni del mio volume. La terza edizione si è resa necessaria per le ulteriori informazioni che mi sono state fornite e che sono riuscito a raccogliere, in particolare sulla Conferenza costitutiva del Cominform.
Il termine "edizione" è il termine tecnico che usa il linguaggio dell'editoria. In realtà potrebbe sembrare/essere pretenzioso nel mio caso, se solo si considera che questo mio lavoro ha conosciuto la sua esistenza sulla carta stampata grazie alle innovazioni tecnologiche della cd. "stampa digitale". Oggi è consentito, infatti, a chiunque stampare un proprio lavoro, senza dover ‘pagar dazio' ad una Casa Editrice, la quale, per rientrare nei costi iniziali di stampa, impone all'Autore l'acquisto di un quantitativo predeterminato di copie.
Ovviamente la sola stampa non risolve il problema della circolazione/discussione delle idee contenute in un libro, che solo una distribuzione e promozione editoriale efficaci possono garantire.
Tuttavia, mi sembra innegabile che un passo avanti sulla strada della democrazia la tecnologia in questo caso lo abbia garantito!
Vincenzo De Robertis
Bari ottobre 2012
1948 - Il Cominform l'URSS e la Jugoslavia
Capitolo I
Il concetto di "internazionalismo proletario" è strettamente connesso all'idea stessa di comunismo. "Proletari di tutto il mondo unitevi !" è l'esortazione con cui si chiude il Manifesto del Partito Comunista, scritto da Marx ed Engels nel 1948, ed è un'esortazione che poggia sulla convinzione che gli interessi del proletariato di un paese non possono in alcun modo essere in contraddizione con quelli di un altro Paese o del mondo intero.
Questa semplice verità, razionalmente argomentata dall'analisi marxista del rapporto di produzione capitalistico e confermata dall'arricchimento leninista dell'analisi sull'imperialismo, paradossalmente non sembra trovare riscontri, continui e duraturi, nella storia del movimento operaio e comunista. In particolare, essa sembra essere stata smentita dagli avvenimenti degli ultimi sessant'anni, cioè dagli avvenimenti succedutisi dopo il XX Congresso del PCUS.
A differenza di quanti postulano una sorta di continuità storica degli avvenimenti prima e dopo il 1956, il XX Congresso del PCUS, invece, rappresenta, a mio avviso, uno spartiacque incontrovertibile nella storia, non solo dell'URSS, ma anche del Movimento Comunista internazionale.
A partire dal 1956, sia in politica interna, che in politica internazionale, tutto non fu più come prima.
"Il 20° Congresso del PCUS (1956) si distingue come un punto di svolta, dato che in quel congresso fu adottata una serie di posizioni opportuniste su questioni concernenti l'economia, la strategia del movimento comunista e relazioni internazionali. I rapporti di forza nella lotta ingaggiata durante tutto il periodo precedente furono modificati a favore delle posizioni revisioniste-opportuniste, con il risultato che il Partito cominciò gradualmente a perdere le sue caratteristiche rivoluzionarie." [1]
Giudizio analogo venne precedentemente espresso da Enver Hoxha in più occasioni:
"Questo congresso [il XX] del Partito Comunista dell'Unione Sovietica è entrato nella storia come il congresso che legalizzò ufficialmente le tesi profondamente antimarxiste, antisocialiste di Nikita Krusciov e dei suoi collaboratori, come il congresso che spalancò le porte alla penetrazione dell'ideologia straniera borghese e revisionista in una serie di partiti comunisti e operai dei paesi un tempo socialisti e dei paesi capitalisti. Tutte le deformazioni riguardanti i grandi problemi di principio, fra l'altro i problemi sul carattere della nostra epoca, sulle vie di passaggio al socialismo, sulla coesistenza pacifica, sulla guerra e la pace, sull'atteggiamento da tenere nei confronti del revisionismo moderno e dell'imperialismo ecc., che più tardi sarebbero stati posti alla base della grande ed aperta polemica con il revisionismo moderno, hanno la loro radice ufficiale nel rapporto presentato da Krusciov al XX Congresso". [2]
Le conseguenze di quel Congresso non mancarono, infatti, di farsi sentire anche sul Movimento Comunista Internazionale e furono disastrose, perché accelerarono un processo di divisione, frantumazione, fino alla contrapposizione armata (vedi ad es. il conflitto russo-cinese).
Questo processo ha visto i Partiti Comunisti di tutto il mondo cercarsi un percorso verso il socialismo attraverso vie "autonome" e nazionali, che sempre meno tenevano nel dovuto conto la valutazione del rapporto di forze in campo internazionale e, mentre si prestava sempre meno attenzione e cura al mantenimento dell'unità di tutto il movimento, si favoriva nei fatti quel "policentrismo", che finì per affermarsi come l'esatto contrario della ferrea unità, basata sui "principi", che la III Internazionale propugnò ed attuò.
Oggi, faticosamente si sta cercando di "risalire la china" e le iniziative intraprese dal Partito Comunista Greco (KKE) nel campo di una ricomposizione dei rapporti internazionali fra Partiti Comunisti sono, a mio modesto avviso, encomiabili. Tuttavia, mentre si prendono iniziative tese all'unità d'azione fra Partiti, al fine di pervenire ad un'unità più profonda, è pure utile che la storia del Movimento Comunista degli ultimi sessant'anni venga vagliata e discussa.
Prima della Rivoluzione di Ottobre gli ideali dell'internazionalismo proletario si erano concretizzati nella II Internazionale, organismo che raccoglieva tutti i Partiti Socialdemocratici di orientamento marxista. Questi partiti, di fronte alla I Guerra mondiate, invece di sabotare la guerra imperialista e trasformarla in Rivoluzione, come imponeva la fedeltà all'imperativo internazionalista, contenuto nell'opera citata di Marx ed Engels, votarono nei rispettivi Parlamenti - tranne poche eccezioni - i crediti di guerra voluti dalle borghesie dei propri Paesi, avallando così la carneficina dei proletari in tutto il mondo.
E' un fatto storico acquisito che il fallimento politico della II Internazionale spinse a creare un nuovo organismo che, sotto la spinta del Partito Socialdemocratico (bolscevico) Russo, poi diventato P.C. (b) dell'URSS, desse corpo agli ideali internazionalisti dei comunisti.
"L'Internazionale Comunista venne fondata a Mosca nel marzo del 1919 (I congresso) con lo scopo di dare un'organizzazione centralizzata e una direzione politica unificata ai movimenti e partiti comunisti che, dopo la rivoluzione russa, stavano nascendo e sviluppandosi in tutto il mondo.
Con il II congresso (16 luglio-6 agosto 1920) venne definita la struttura organizzativa dell'Internazionale Comunista che prevedeva, quale organo direttivo centrale, il Comitato Esecutivo con sede a Mosca. Alla gestione e alla direzione dell' Internazionale Comunista contribuivano, in misura diversa, i rappresentanti dei partiti comunisti esistenti a livello mondiale.
Ai congressi già citati seguirono: III (22 giugno-12 luglio 1921); IV (5 novembre-5 dicembre 1922); V (17 giugno-8 luglio 1924); VI (17 lugIio-1 settembre 1928); VII (25 luglio-20 agosto 1935)." [3]
La costruzione e la difesa del "socialismo in un paese solo", l'URSS, dove aveva vinto la Rivoluzione Socialista nel 1917, fu la strategia unitaria e vincente dell'Internazionale Comunista nel periodo dagli anni '20 alla fine della guerra e identificò i successi e gli insuccessi in URSS con quelli dei comunisti nel mondo intero.
La III Internazionale venne sciolta il 15 maggio 1943, di comune accordo fra tutti i Partiti Comunisti che ne erano i componenti.[4]
Finita la II Guerra Mondiale con i bagliori delle due bombe atomiche scagliate sul Giappone, la speranza di perpetuare l'alleanza antifascista che aveva piegato il nazi-fascismo naufragò ben presto sugli scogli di quella Guerra Fredda che i paesi capitalistici, con gli USA in testa, immediatamente avviarono contro l'URSS e contro i paesi del neo-nato campo socialista.
"Nel 1947-49 il movimento comunista fu posto di fronte a nuovi fenomeni e a nuovi problemi. Lo slancio della lotta democratica nelle diverse regioni del pianeta, in tutti i continenti, pose il problema della necessità dell'elaborazione di una nuova strategia che fosse adattata alle condizioni della situazione e cioè alla notevole crescita dell'internazionalizzazione della lotta di classe, alla interdipendenza e alla reciprocità di influenza dei diversi reparti del movimento rivoluzionario. Sul corso degli avvenimenti in tutte le regioni del mondo esercitava una influenza crescente la contrapposizione tra i due sistemi. Tutto questo trovò espressione nella politica del movimento comunista.
Ebbe una importanza grandissima anche il fatto che i comunisti si scontravano non solo con le forze unite del nemico di classe, che operavano contro il processo sociale, ma anche con il rafforzamento formale di questa unione che si esprimeva in una serie di blocchi e di alleanze a cominciare dalla NATO per finire alla Organizzazione degli Stati americani…."[5]
Peraltro, con la conclusione vittoriosa della II Guerra mondiale e la conseguente creazione di un "campo socialista" con la costituzione di due blocchi politici, economici e militari contrapposti, si imponeva ai Partiti Comunisti la necessità, a mio avviso, di una riflessione e di un confronto che definisse una nuova strategia, adeguata alle nuove condizioni internazionali.
"Lo scioglimento dell'Internazionale Comunista, rispondente alle esigenze di sviluppo del movimento operaio nella nuova situazione storica, ha avuto una funzione positiva. …
L'Internazionale Comunista era stata fondata dopo la prima guerra mondiale, quando i partiti comunisti erano ancora deboli, quando il legame tra la classe operaia dei diversi paesi mancava quasi completamente e i partiti comunisti non avevano ancora dei dirigenti del movimento operaio universalmente riconosciuti. I meriti dell'Internazionale Comunista consistono nell'aver stabilito e consolidato i legami tra i lavoratori dei diversi paesi, nell'aver elaborato le questioni teoriche del movimento operaio nelle nuove condizioni del suo sviluppo nel dopoguerra, nell'aver fissato le norme comuni di agitazione e di propaganda del comunismo, e nell'aver facilitata la formazione dei dirigenti del movimento operaio. Così, sono state create le condizioni per la trasformazione dei giovani partiti comunisti in partiti operai di massa. Tuttavia con la trasformazione dei giovani partiti comunisti in partiti operai di massa, la direzione di questi partiti, da parte di un unico centro, diveniva impossibile e inadeguata. In conseguenza, l'Internazionale Comunista, da fattore che aveva reso possibile lo sviluppo dei partiti comunisti, si cominciava a trasformare in fattore che frenava questo sviluppo. La nuova fase nello sviluppo dei partiti comunisti esigeva nuove forme di legame tra i partiti. Queste circostanze hanno determinato la necessità di sciogliere l'Internazionale Comunista e di organizzare nuove forme di collegamento tra i partiti.
Nei quattro anni successivi allo scioglimento dell'Internazionale Comunista si è prodotto un rafforzamento considerevole dei partiti comunisti, un aumento della loro influenza in quasi tutti i paesi dell'Europa e dell'Asia. L'influenza dei partiti comunisti è aumentata non solo nell'Europa orientale, ma anche in quasi tutti i paesi dell'Europa in cui dominava il fascismo, e anche in quelli in cui ha avuto luogo l'occupazione fascista tedesca, come in Francia, in Belgio, in Olanda, in Norvegia, in Danimarca, in Finlandia, ecc. L'influenza dei comunisti si è rafforzata particolarmente nei paesi di nuova democrazia, dove i partiti comunisti sono diventati i partiti più influenti nei rispettivi stati.
Tuttavia, nella situazione attuale dei partiti comunisti vi sono anche delle deficienze. Alcuni compagni avevano interpretato che lo scioglimento dell'Internazionale Comunista significasse la liquidazione di qualsiasi collegamento, di qualsiasi contatto tra i partiti comunisti fratelli. Nel tempo stesso, l'esperienza ha dimostrato che una simile mancanza di collegamento tra i partiti comunisti non è giusta, è nociva ed è sostanzialmente non naturale. Il movimento comunista si sviluppa nel quadro della nazione, ma nel tempo stesso vi sono compiti e interessi comuni ai partiti dei diversi paesi. Si è in presenza di un quadro abbastanza strano: i socialisti, i quali si sono fatti in quattro per dimostrare che l'Internazionale Comunista avrebbe imposto le direttive di Mosca ai comunisti di tutti i paesi, hanno ricostituito la loro Internazionale, mentre i comunisti si astengono perfino dall'incontrarsi tra loro e, ancor più, dal consultarsi sulle questioni che li interessano reciprocamente, per timore della calunnia dei nemici circa la «mano di Mosca». I rappresentanti dei più diversi rami d'attività, gli scienziati, i cooperatori, i sindacalisti, i giovani, gli studenti, ritengono possibile mantenere un contatto internazionale, scambiarsi le loro esperienze e consultarsi sulle questioni del loro lavoro, organizzare conferenze e unioni internazionali, mentre i comunisti, perfino in quei paesi che hanno rapporti di alleanza, si fanno scrupolo di stabilire tra loro rapporti di amicizia. Non v'è dubbio che se una simile situazione dovesse protrarsi, sarebbe gravida di conseguenze estremamente dannose allo sviluppo del lavoro dei partiti fratelli. Questa esigenza di consultarsi e di coordinare volontariamente l'azione dei diversi partiti è maturata soprattutto adesso, che un prolungato isolamento potrebbe diminuire la comprensione reciproca e, col tempo, indurre in seri errori." [6]
"Ai primi di marzo del 1947, per iniziativa del Partito comunista britannico, si svolse a Londra una conferenza dei partiti comunisti dei paesi dell'Impero Britannico. Vi parteciparono rappresentanti dei partiti comunisti di Gran Bretagna, Australia, Canada, Unione Sudafricana, Irlanda, Birmania, Malaisia, Cipro, Ceylon. Erano presenti alla conferenza osservatori dei partiti comunisti degli USA, della Francia, del Belgio, dell'Olanda, della Siria, del Libano, di Cuba e del Pakistan. La discussione toccò iproblemi all'ordine del giorno nella lotta di liberazione nazionale e le azioni da intraprendere per contrastare le manovre della destra e delle forze reazionarie.
Nell'aprile dell'anno seguente a Bruxelles fu organizzato un incontro regionale di comunisti, una consultazione tra i rappresentanti dei partiti comunisti francese, britannico, belga, olandese e lussemburghese. Si trattava di organizzare la resistenza alla politica di fondazione dei blocchi militari, una politica che cominciava appunto ad assumere contorni reali. La Conferenza di Londra e la consultazione di Bruxelles ebbero indubbiamente un ruolo importante ai fini del coordinamento degli sforzi dei partiti fratelli e dimostrarono che questo tipo di incontri potevano avere un valore notevolissimo per la soluzione dei problemi comuni a tutto il movimento comunista.
Tuttavia, questi incontri non risolvevano il problema del coordinamento internazionale delle azioni dei partiti fratelli.
Nella seconda metà del 1947, tenendo conto della situazione e dell'offensiva scatenata dalla reazione, il Partito operaio polacco lanciò una iniziativa molto importante, la proposta di creare un organo internazionale di coordinamento dei partiti comunisti. Questa iniziativa trovò larghi consensi. Nel settembre del 1947 ebbe luogo a Varsavia[7] una conferenza dei rappresentanti dei partiti comunisti e operai di Bulgaria, Ungheria, Italia, Polonia, Romania, URSS, Francia, Cecoslovacchia e Jugoslavia.
I partecipanti alla conferenza ascoltarono i rapporti informativi sull'attività dei Comitati centrali dei partiti rappresentati, si scambiarono informazioni sui problemi di attualità relativi alla situazione internazionale. I risultati della discussione trovarono sistemazione in una dichiarazione, approvata all'unanimità. Un'importante conclusione contenuta nella dichiarazione riguardava il riconoscimento che la guerra aveva portato nei primi anni di sviluppo del dopoguerra a un nuovo rapporto di forze su scala mondiale. Si erano formati due campi contrapposti, il campo imperialista e antidemocratico e il campo antimperialista e democratico. La lotta tra questi due schieramenti era divenuto l'elemento risolutivo di tutta la vita internazionale. L'attività del campo imperialista aggressivo costituiva una seria minaccia per le conquiste delle masse lavoratrici, per l'indipendenza e la libertà dei popoli.
«Ne consegue - era detto nella Dichiarazione - che i partiti comunisti si trovano a dover affrontare un nuovo problema. Essi devono prendere nelle loro mani la bandiera dell'indipendenza e della sovranità nazionale dei rispettivi paesi […] mettersi alla testa delle forze che si dichiarano pronte a difendere l'onore e l'indipendenza nazionale».
Nella dichiarazione era anche detto che la minaccia più pericolosa era quella di una nuova guerra. Tuttavia «tra il desiderio degli imperialisti di scatenare una nuova guerra mondiale e la possibilità di organizzare questa nuova guerra, c'è una grandissima distanza. I popoli di tutto il mondo non vogliono la guerra. Le forze che vogliono la pace sono grandi e possenti; se queste forze mostreranno fermezza e coraggio nella difesa della pace, se manifesteranno questa fermezza e questo coraggio, i piani degli aggressori falliranno» .
Consci delle responsabilità internazionali dei partiti comunisti e della necessità di rendere più intensi i loro contatti, i partecipanti alla conferenza di Varsavia decisero di istituire un Ufficio di informazioni (Cominform). Gli scopi dell'Ufficio furono definiti con chiarezza: «Favorire l'organizzazione dello scambio di esperienze tra i partiti e, in caso di necessità, il coordinamento dell'attività dei partiti comunisti sulla base del reciproco consenso». I partiti comunisti che avevano partecipato alla conferenza, così come quelli che non vi avevano preso parte, approvarono con calore la creazione dell'Ufficio informazioni sottolineando la tempestività della nascita di un organo che assicurasse lo scambio di informazioni tra i partiti fratelli e aiutasse a migliorare il lavoro politico e organizzativo.
Le forze reazionarie del mondo occidentale accolsero la nascita dell'Ufficio di informazioni dei partiti comunisti con una nuova campagna di calunnie. Il motivo ricorrente di questa campagna definiva questo nuovo organo una copia del Comintern, un mezzo per dare concretezza alla direzione unitaria del movimento comunista. Nel rispondere a questa campagna, nell'articolo di fondo della «Pravda» del 10 ottobre 1947 era detto: «L'istituzione dell'Ufficio di informazioni. composto da rappresentanti di alcuni partiti comunisti, non significa il ristabilimento di una organizzazione comunista mondiale unitaria, quale fu a suo tempo l'Internazionale comunista […] Il Comintern […] è una fase superata nella storia dello sviluppo del movimento operaio internazionale. Ritornare al Comintern sarebbe oggi un passo indietro e non in avanti.»"[8]
Quindi, per dare soddisfazione all'esigenza di confronto permanente fra Partiti Comunisti, era stato costituito nel 1947 il Cominform, composto dai sette Partiti comunisti al potere, con l'esclusione, però. del Partito Comunista Albanese e con l'aggiunta dei Partiti Comunisti Italiano e Francese. La sua sede fu posta a Belgrado.
Non è del tutto casuale, a mio avviso, e merita una riflessione specifica ed approfondita la circostanza che una delle prime iniziative del PCUS, post-XX Congresso, sia stata quella di sciogliere, il 17 aprile del 1956, nove anni dopo la sua costituzione, il Cominform con il consenso degli altri Partiti Comunisti che l'avevano fondato !
Ma nel 1947, se l'esigenza di confronto ed unità era sicuramente preminente e comune a tutti i partiti, non altrettanto comune era, però, la concezione di quali tipi di rapporti interni dovessero essere instaurati fra soggetti collettivi, come erano i Partiti Comunisti, ormai cresciuti e divenuti "adulti".
Nel corso dell'esistenza del Comintern il P.C.(b) dell'URSS aveva svolto, come era inevitabile e giusto che fosse, un ruolo dirigente, finalizzato alla costruzione di autentici Partiti Comunisti, radicati fra i lavoratori, e non di semplici schiere di propagandisti. Ora che il processo sembrava concluso ed i Partiti Comunisti, o avevano conquistato il potere (con o senza l'aiuto determinante dell'Esercito Sovietico), o svolgevano nei propri Paesi un ruolo non più marginale, non si poteva più riproporre negli stessi termini l'organizzazione del Comintern.
E d'altro canto, l'enorme esperienza accumulata dal P.C.(b) dell'URSS, sia nella fase precedente alla presa del potere politico, che nella risoluzione dei problemi connessi alla costruzione del socialismo, non poteva essere annullata di colpo, "rifondando" dall'anno zero la storia del Movimento Comunista e, soprattutto, di quello al potere.
In più vi era, a mio avviso, la necessità di elaborare una nuova strategia complessiva del Movimento Comunista, che superasse la visione della "costruzione del socialismo in un Paese solo" e che tenesse, invece, in debito conto l'esistenza ora di un campo socialista, con grossi problemi di sviluppo dell'apparato industriale, in molti paesi inesistente prima della guerra o dalla stessa parzialmente o totalmente distrutto. Il tutto mentre la contrapposizione con il campo avverso si sviluppava, non solo con minacce di guerra (non sempre solo fredda, come dimostra la guerra in Corea), ma anche con offerte di investimenti a lungo respiro, come quelli del Piano Marshall, secondo i collaudati canoni della politica "del bastone e della carota"
In questo contesto occorre collocare la breve storia del Cominform.
[2] Enver Hoxha "I Kruscioviani. Memorie”. Tirana 1980
[3] Dal sito http://www.teamsviluppo.com/GuidaGramsci/index.php?option=com_content&view=article&id=56&Itemid=64
[4] Ci ragiona su un articolo, a mio avviso interessante, apparso sulla rivista Teoria & Prassi, n.19 - ottobre 2008, che contiene, anche, in appendice l’intervista di Stalin sull’argomento, rilasciata ad un giornale americano (vedi Appendice).
[5] Da Storia Universale. Teti Editore Vol.11°, pag.563
[6]Andrei Zhdanov: Per il socialismo contro l’imperialismo e la guerra. Rapporto tenuto alla Conferenza costitutiva del Cominform, pubblicato nel n. 20 del Bolscevik, 30 ottobre 1947. Da Andrei Zdanov, Politica e ideologia, Edizioni Rinascita, Roma, 1949, pp. 25-54.
[7] La riunione, in verità, non si tenne a Varsavia, ma in un’altra località polacca, Szklarska Poreba, come attesta E. Reale, che vi partecipò con L.Longo per il P.C.I., a pag.18 del suo libro "Nascita del Cominform”, Milano , Mondatori 1958:
"Fu lo stesso Komar [generale, capo dei servizi di sicurezza dell’esercito polacco NdA] ad annunziarci che la riunione si sarebbe tenuta a Szklarska Poreba, una cittadina nota in Polonia per le sue fabbriche di vetro, a qualche decina di chilometri da Wroklaw, l’antica Breslavia. Fu detto poi che la Conferenza ebbe luogo a Varsavia, altri sostennero che fu tenuta a Byalistock ed è con questo nome, anzi, che essa è comunemente designata. Nulla di vero. La conferenza, come ho detto, per la località dove fu tenuta, dovrebbe chiamarsi la Conferenza di Szklarska Poreba o, al più, di Wroklaw. Essa si svolse in una grande villa adibita a casa di riposo per i funzionari di polizia e momentaneamente sgombrata per ospitare i rappresentanti dei più importanti partiti comunisti di Europa. "
[8] Da Storia Universale. Teti Editore Vol.11° , pagg. 563-65. E. Reale conferma a pag. 50 dell’Op. cit.:" Nella seduta finale che ebbe luogo il giorno 27 la decisione di dar vita all’Ufficio di Informazione fu presa, naturalmente, all’unanimità e una commissione composta dai rappresentanti dei partiti sovietico, polacco, iugoslavo e francese fu incaricata di preparare la risoluzione finale nonché un comunicato sui lavori della Conferenza da pubblicare tra due settimane. …Prima di sciogliersi, la Conferenza prese ancora alcune decisioni pratiche sulla sede dell’Ufficio di Informazione per la quale furono i sovietici a proporre Belgrado, sulla nomina dei rappresentanti dei partiti nell’Ufficio stesso e sulla creazione di un organo di stampa che avrebbe dovuto esser pubblicato a Belgrado nelle principali lingue. La discussione su questo argomento provocò un breve incidente tra me e Zdanov, avendo io protestato contro il titolo Per una pace stabile, per una democrazia popolare da lui proposto e che io trovavo troppo lungo e complicato."
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