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Michelino - Trollio: Operai carne da macello

3. All’interno di Cascina Novella occupata dai cassaintegrati nel 1994 nasce il  “Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel territorio”

 

Con la legge 223 del 1991, che legittimava i licenziamenti attraverso la cassa integrazione a zero ore e la mobilità, alla fine del 1994 i disoccupati in Italia raggiunsero il numero di tre milioni e seicentomila; i lavoratori in cassa integrazione arrivarono a seicentomila.

La forte ondata di cassa integrazione, preludio della chiusura di tutte le grandi fabbriche di Sesto San Giovanni che sarebbe avvenuta nell’arco di una decina d’anni, colpì massicciamente la classe operaia sestese. Espulsi dalle fabbriche, abbandonati da tutti - a cominciare dal sindacato - gli operai della Breda e quelli della Magneti Marelli, con una forte presenza di donne operaie (la Magneti era sempre stata caratterizzata dalla presenza di mano d’opera prevalentemente femminile) si organizzarono facendosi promotori del “Coordinamento Cassintegrati Milanese”, unendo a sé  nella lotta altri lavoratori che vivevano la stessa condizione economico-sociale.

Dopo aver chiesto – inutilmente – prima al sindacato e poi a varie istituzioni un luogo dove riunirsi, il 23 aprile del 1994 il gruppo di cassintegrati delle fabbriche “storiche” di Sesto San Giovanni (Breda, Magneti Marelli, Ansaldo, Oerlikon) occupa una vecchia cascina abbandonata, situata in viale Marelli 225, nel cuore del Quartiere 3 Isola del Bosco, territorio su cui sorgevano anche gli stabilimenti Breda.

Con questa azione noi operai, sfruttati per anni in nome del profitto e poi espulsi dal ciclo produttivo in quanto “esuberi”, riacquistavamo una dimensione collettiva, vivendo il nostro problema non più a livello individuale ma come problema sociale.

Ripulimmo e sistemammo, a nostre spese, Cascina Novella (così si chiamava questa struttura lasciata per anni al degrado,  trasformata in discarica  oltre che luogo di spaccio di droga) con l’appoggio attivo della popolazione del quartiere (fra l’altro, molti dei lavoratori Breda, occupanti, abitavano nel quartiere). Gli abitanti - a differenza delle forze politiche che ci osteggiavano - vedevano positivamente l’iniziativa di recupero di uno spazio a disposizione del quartiere, agibile per le più svariate attività. Da subito gli operai espulsi dalle fabbriche organizzarono la vigilanza e la gestione di questo spazio occupato, ma aperto a tutti ogni giorno dell’anno, feste e ferie comprese. La presenza degli operai nel quartiere, rassicurava gli abitanti, particolarmente gli anziani che venivano spesso al mattino a leggere gratuitamente i giornali messi a disposizione e la sera ne approfittavano per venirsi a sedere al fresco nel cortile  della Cascina, partecipando ai dibattiti, alle feste, agli  spettacoli teatrali.

Con questa occupazione il movimento organizzato dei cassintegrati dava alla sua lotta per il diritto al lavoro e a una vita decente un significato più ampio, coinvolgendo giovani, disoccupati, studenti e pensionati nel processo di progettare assieme uno spazio di ricomposizione di classe e di iniziativa proletaria.

Ma la nostra lotta non restò chiusa dentro le mura di  Cascina Novella Occupata.

Nel dicembre del 1994 decidiamo di partecipare alle elezioni delle RSU (Rappresentanze Sindacali Unitarie, che nel frattempo avevano sostituto i Consigli di Fabbrica ), nelle varie fabbriche. In Nuova Breda Fucine, nella circostanza, chiediamo alla Fiom-Cgil, di presentare una lista unitaria che comprendesse anche cassintegrati, lavoratori senza tessera, iscritti o non iscritti ad altri sindacati: proposta respinta. A questo punto il Comitato di Lotta decide di presentarsi da solo con una sua lista, chiedendo in prestito la sigla dello Slai-Cobas. Il risultato stupisce tutti, noi compresi. La nostra lista non solo prende i voti dei cassintegrati, ma prende la maggioranza dei voti della fabbrica: il 67% dei voti operai che, sommati anche a quelli degli impiegati, fa il 54% di tutti i voti.

La nuova situazione venutasi a creare in fabbrica non è però senza conseguenze. La Fiom-Cgil, già criticata per il ruolo omertoso, di copertura delle responsabilità aziendali sul problema dell’amianto, prende a pretesto il contrasto con il Comitato di Lotta, e invece di farsi l’autocritica deferisce Michele Michelino ai probiviri. Nell’ottobre 1995 il comitato regionale di garanzia dopo aver accertato che”… Michelino si presentò nella lista Cobas- Slai per le elezioni delle RSU dell’azienda, venendo poi eletto con il più alto numero dei voti tra tutti i candidati presentatisi nelle diverse liste e da quel momento rappresentando nei confronti della direzione aziendale il Cobas-Slai… che… Il Comitato di Garanzia ha potuto accertare quindi che con la sua decisione Michelino ha operato una chiara scelta a favore del Cobas-Slai, portando così nocumento alla Fiom… delibera l’espulsione dell’organizzazione di Michelino”.

La nuova veste “istituzionale” di rappresentanti della maggioranza dei lavoratori la useremo e la “spenderemo” per legittimare lotte sempre più radicali senza cadere nel pantano delle mediazioni inconcludenti. Non fu un caso se gli operai della Nuova Breda Fucine, ormai in liquidazione coatta amministrativa, dopo battaglie sindacali condotte con forme di lotta fuori dalle regole del gioco riusciranno, dopo tre giorni e due notti di occupazione del Comune di Sesto San Giovanni, ad imporre alla Breda, Regione, Comuni, Provincia e fabbriche della zona un accordo che salvaguarda tutti i posti di lavoro, prima di tutto quelli dei  lavoratori malati di tumore.

 


Assemblea del Comitato in Cascina Novella Occupata:
da sin. Giuseppe Gobbo, Michele Michelino, l’avv. Sandro Clementi, Giambattista Tagarelli

 

È all’interno di Cascina Novella Occupata, e in questo contesto, che nasce nel 1996 il Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio.

La presenza di un gran numero di operai e persone che partecipavano, o giravano intorno all’esperienza di Cascina Novella  agevolò il lavoro di costruzione del nostro Comitato. Finalmente, dopo amarezze, frustrazioni, umiliazioni, momenti  in cui sembrava che le cose non sarebbero mai cambiate, altri operai e familiari di lavoratori deceduti  si unirono a  noi nella lotta. Fra i primi Giuseppe Gobbo, Giuseppe Mastrandrea, Silvestro Capelli, tutti operai che ormai portavano sulla loro pelle i segni lasciati dall’amianto, ai quali seguirono molti altri. Nei tre anni e mezzo in cui si abbiamo vissuto questa esperienza, siamo cresciuti e insieme ad altri abbiamo promosso centinaia di iniziative, di concreto sostegno alle lotte dei lavoratori sia a livello nazionale che internazionale.

Abbiamo costruito iniziative di solidarietà con i popoli oppressi, promosso dibattiti sulla salute e la prevenzione, organizzato assemblee con le casalinghe del quartiere contro gli infortuni domestici, fornito l’assistenza legale gratuita a lavoratori e pensionati, licenziati o sfrattati (grazie alla collaborazione di alcuni giovani avvocati, primo fra tutti Sandro Clementi che resterà al nostro fianco per tutti gli anni a venire), compilato i modelli 740 perché i lavoratori potessero avere i rimborsi che spettavano loro per spese sanitarie, organizzato feste per bambini, cene popolari, spettacoli musicali o teatrali.   

Momenti tutti importanti per riaffermare una pratica di partecipazione diretta, di critica dell’esistente, di messa in discussione della società del profitto che tutto mercifica, dalla musica alla socialità alla vita umana stessa.

Non è un caso che - quando il governo e la Regione cercarono di chiudere il Pronto Soccorso e l’Ospedale di Sesto - gli occupanti di Cascina Novella, gli operai cassintegrati, con in prima fila gli operai della Breda,  organizzarono una lotta vittoriosa, perché ritenevano che la salute non dovesse essere una merce, e che fosse inaccettabile che qualcuno si arricchisse a spese di chi si ammala.

Ospedale e Pronto Soccorso rimasero aperti.

Fu questo luogo - vissuto come momento di lotta, di socialità, di partecipazione, interno al quartiere  - che fece di Cascina Novella un punto di riferimento di massa.

 

Su consiglio del nostro avvocato, il 4 giugno1997 costituimmo l’associazione denominata ”COMITATO PER LA DIFESA DELLA SALUTE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEL TERRITORIO” con sede a Sesto San Giovanni,  viale Marelli 225, in Cascina Novella Occupata.  Come Presidente il  Consiglio Direttivo scelse uno dei soci fondatori, Michele Michelino, operaio della Breda.

Insieme all’atto costitutivo, venne approvato lo statuto sociale. L’Associazione assunse quale manifesto ideologico la seguente dichiarazione di principio, elaborata ed approvata nel corso di assemblee pubbliche:

 

IN UNA SOCIETÀ CIVILE, LA SALUTE E LA VITA UMANA

NON POSSONO ESSERE CONSIDERATE UNA MERCE!

 

I padroni da sempre risparmiano sulla sicurezza e la salute dei lavoratori per superare in competitività i propri concorrenti. In tal modo i padroni risparmiano sulle spese di produzione con la conseguenza di causare un aumento vertiginoso di infortuni mortali e di malattie tra i lavoratori.

Il principio fatto proprio dai padroni è noto: la vita degli operai non vale nulla, quando ne muore uno se ne assume un altro pescandolo nella lunga lista dei disoccupati!

Una società che si basa sull’unico parametro della logica del profitto è una società che tende a distruggere l’uomo e la natura, riducendo la vita umana a merce.

Tutto questo è inaccettabile!!!

Sostenere la logica che l’economia e i bilanci aziendali (o statali) valgano più della salute e della vita degli uomini, significa legittimare il “diritto dei potenti” a fare soldi sulla “pelle della povera gente”.

L’esperienza ci ha dimostrato che i sacrifici, in attesa di un futuro migliore, sono serviti solo ad ingrassare gli speculatori e gli sfruttatori senza per questo evitare lo smembramento e la chiusura delle fabbriche e la riduzione in miseria di masse di operai.

Come lavoratori riteniamo priva di qualsiasi giustificazione la prospettiva governativa di ridurre le spese per la sanità pubblica. La tutela della salute e i servizi sociali vanno migliorati e ampliati, non tagliati. È necessario imporre ai padroni il rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro e nel territorio.

1) La vita umana non deve essere considerata una merce.

2) Sono diritti inalienabili di ciascun essere umano la salvaguardia della propria salute e la garanzia di una vita dignitosa.

3) Non vi è dignità umana senza eliminazione dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo. L’associazione, pertanto, pone alla base della propria attività sociale i seguenti principi ispiratori fondamentali:

a) L’Associazione è autonoma e indipendente da qualsiasi partito e/o gruppo politico organizzato ed istituzionale nonché da organismi sindacali, religiosi e istituzionali.

b) L’Associazione assume come valore fondamentale il metodo democratico quale criterio di regolamentazione della vita associativa richiamandosi ai principi di uguaglianza fra tutti gli esseri umani rifuggendo da ogni discriminazione fra essi.

c) L’Associazione privilegia l’autorganizzazione e l’azione di lotta diretta quali metodi per il conseguimento degli obiettivi e degli scopi sociali.

d) L’Associazione si finanzia attraverso le quote sociali versate annualmente dai membri del Comitato nonché mediante pubbliche sottoscrizioni ed iniziative sociali.

 

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