Michelino -
Trollio: Operai carne da macello
16. Provocazioni e solidarietà
La notizia del rinvio a giudizio di due dirigenti della Breda, apparsa sui maggiori quotidiani nazionali, data nei telegiornali, aveva contribuito a rompere il muro di silenzio e di omertà. Ricevevamo ora messaggi e attestazioni di solidarietà da tutta Italia, i giornali chiedevano di intervistare i lavoratori, volevano notizie sull’amianto e i rischi connessi.
Anche qualcun altro ci rivolgeva ora le sue sgradite attenzioni. Dopo il periodo delle telefonate notturne minatorie, o mute, contro gli operai più attivi del Comitato, cominciarono le provocazioni contro i simboli. Volantini fascisti con la svastica o con la croce celtica, venivano affissi di notte sulla cancellata della nostra sede, il Centro di Iniziativa Proletaria “G. Tagarelli”.
La domenica di Pasqua del 2001, alcuni lavoratori recatisi, come avveniva spesso, alla lapide di via Carducci a Sesto San Giovanni per depositare dei fiori, trovarono un’amara sorpresa. La lapide di marmo che ricordava i nostri morti per amianto era stata spezzata con un arnese pesante (il marmo era spesso), da “ignoti” vandali. Dopo averla ricomposta provvisoriamente, facemmo denuncia al Commissariato di Sesto. Inutile dire che a tutt’oggi i vandali sono ancora “ignoti”.
Alcuni giorni prima, al Parco Nord, era stata danneggiata una targa dedicata alle vittime del nazifascismo. Anche qui gli autori rimasero “ignoti”.
Stessa mano, stessi nemici: padroni e fascisti.
Questa vile azione, avvenuta in concomitanza con la ricorrenza del 25 aprile che ricorda la liberazione ad opera dei partigiani dai nazi-fascisti e a ridosso della manifestazione che tutti gli anni il nostro Comitato organizzava in ricordo dei suoi morti ci fece andare su tutte le furie. Nel comunicato di denuncia politica dell’accaduto, il Comitato ribadiva che: ”Ai provocatori (o vandali che siano) vogliamo far sapere che le loro azioni non fermeranno la ricerca della verità che i familiari dei morti, i malati e tutti gli ex lavoratori della Breda stanno compiendo. Dopo anni di silenzio colpevole di tutte le istituzioni (padroni, partiti, sindacati, magistratura,ecc,), ora che si avvicina la data del processo, grazie a due giudici coraggiosi… arrivano puntuali le provocazioni”.
Le provocazioni, sia pur di minore entità, proseguirono. Nel mese di aprile del 2003, organizziamo un’assemblea,molto partecipata, per ricordare - a 60 anni di distanza - la Resistenza nelle fabbriche di Sesto, in cui parlano i protagonisti. Carlo Talamucci, partigiano, ex lavoratore della Breda, organizzatore degli scioperi del marzo ’43; Ettore Zilli, partigiano, deportato politico a Dachau, ex lavoratore della Pirelli; Luigi Bossi, partigiano che, giovanissimo, aveva vissuto la resistenza in città; Luigi Borgomaneri, storico della resistenza e altri protagonisti di quelle giornate di lotta a Sesto San Giovanni.
Subito scatta un’altra provocazione.
Il 25 Aprile un gruppetto di fascisti infanga nuovamente la nostra sede e la giornata di lotta che ricorda la resistenza contro il nazifascismo. Intorno alle 23.30 alcuni di loro erano stati visti strappare lo striscione contro la guerra di aggressione all’Iraq fissato sulla cancellata del Centro di Iniziativa Proletaria e rubare come trofeo la bandiera rossa, esposta in ricordo dei partigiani morti nella guerra di liberazione e di tutti i lavoratori morti a causa dello sfruttamento capitalista.
Disturbati da alcuni inquilini del palazzo se la daranno a gambe appena in tempo, per evitare la collera di un gruppo di operai Breda accorsi sul posto.
La battaglia per ottenere giustizia per i nostri compagni di lavoro, non ci ha mai fatto perdere di vista il fatto che la nostra era parte di una lotta più generale.
Il 15 marzo del 2001, mentre presentavamo nella nostra sede il libro di Alessandro Morena “Polvere”, che raccoglie la storia e le conseguenze dell’amianto ai Cantieri Navali di Monfalcone, apprendevamo che il dott. Claudio Bianchi, primario di Anatomia Patologica dell’Ospedale di Monfalcone, da sempre impegnato nella lotta contro l’amianto, era stato punito con la “retrocessione”.
Il nostro Comitato aveva avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo quando muovevamo i primi passi. Il dott. Bianchi aveva accettato di venire a Cascina Novella a spiegarci i pericoli e le conseguenze dell’amianto. Con un linguaggio chiaro ed accessibile aveva fatto capire a tutti cos’era il mesotelioma della pleura, il tipico tumore dell’amianto.
E ancora nel 1999 a Roma, quando alla 1° Conferenza Nazionale sull’amianto ci eravamo trovati insieme a lui - nella stessa commissione - a difendere i lavoratori contro il Direttore generale dell’INAIL.
Ora lo “retrocedevano”. Saputa la notizia, il Comitato inviò due telegrammi, uno di solidarietà al prof. Bianchi, l’altro di protesta all’Ospedale.
Ma le brutte notizie non vengono mai da sole...
Il 3 novembre 2001, il Tribunale di Venezia emette la sentenza contro i vertici della Montedison e dell’Enichem di Porto Marghera, imputati della morte di 159 operai per tumore. Tutti assolti!
Per tutti coloro che in Italia hanno cercato di ottenere verità e giustizia per i lavoratori (al Petrolchimico di Brindisi, a Ravenna, a Mantova, a Priolo, a Taranto, a Sesto S.Giovanni) questa sentenza è un macigno che piomba sulle loro speranze.
È anche un precedente e un monito rivolto a chi osa sfidare i “potenti”, portando sul banco degli imputati i “benefattori” del potere economico e politico, e dimostra – una volta di più - che le istituzioni, prima fra tutte la magistratura, non sono né neutrali né al di sopra delle parti.
Il 24 novembre, insieme a Medicina Democratica, organizziamo una fiaccolata sotto la sede milanese della Montedison. Al comizio tanti sono i lavoratori che – intervenendo - senza mezzi termini denunciano il carattere “di classe” della sentenza di Porto Marghera.
E se lo sfruttamento non ha confini… neanche la solidarietà ne ha!
Nel corso del 2002 il Comitato sostiene attivamente la campagna internazionale contro le multinazionali delle banane che – in Nicaragua e in tutto il Centroamerica - hanno avvelenato i lavoratori, la popolazione e l’ambiente con i pesticidi, primo fra tutti il Nemagon.
Il 6 luglio 2002 inviamo un saluto fraterno e solidale ai lavoratori delle bananiere nicaraguesi organizzati nell’ASOTRAEXDAN (Associazione dei lavoratori ed ex lavoratori colpiti dal Nemagòn), con questo messaggio “La lotta che state conducendo in Nicaragua contro le multinazionali americane, che usano in modo indiscriminato e criminale il Nemagon avvelenando i lavoratori e la popolazione, distruggendo gli uomini e la natura, ha molte similitudini con le lotte che in Italia stiamo conducendo sugli stessi temi.
In nome del profitto i padroni di tutto il mondo calpestano la salute e la vita umana, lo sfruttamento capitalista non ha confini: per questo vi inviamo questo saluto… per affermare che siamo al vostro fianco e che la vostra lotta è la nostra”.
Il 4 ottobre del 2003, aderendo alla campagna promossa dall’Associazione SOS Yugoslavia per il diritto alla scuola dei bambini yugoslavi, inviamo loro un messaggio con un modesto contributo economico:
“Il nostro Comitato – formato da ex operai della Breda e di altre fabbriche di Sesto S.Giovanni, dai loro familiari e da altri lavoratori e cittadini – impegnato da anni nella battaglia per ottenere verità e giustizia per gli oltre 70 morti di amianto uccisi dalla logica capitalista del profitto, vuole esprimere la sua solidarietà agli operai della Zastava ed ai loro familiari e sostenere, con un piccolo gesto concreto, la campagna di SOS Yugoslavia.
Il proletariato non ha frontiere. La vostra lotta è la nostra".
SOS Yugoslavia ci rispose così:
“… L’associazione SOS Yugoslavia ringrazia il Comitato per la Difesa della salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio per la sensibilità dimostrata ed il cospicuo contributo economico. L’attenzione da voi condivisa è un atto di concreta solidarietà proletaria, che unisce all’eleganza del gesto la forza che viene dalla coscienza internazionalista. Vi siamo grati per la fiducia conferitaci L’infamia delle vicende susseguitesi nel corso dell’aggressione al popolo yugoslavo investe tutti gli italiani di responsabilità dirette ed indirette, la Vostra disponibilità a comprendere quanto è accaduto ed ancora accade Vi accredita fra coloro che detengono le potenzialità di riscatto che il nostro paese richiede per la costruzione di un’autentica coscienza popolare di pace e collaborazione fra i popoli. La nostra attività trova serenità e rinnovata forza nella Vostra solidarietà. Vi giunga, unito al nostro, il riconoscimento della famiglie operaie di Kragujevac”.
E ancora:
A Rita Nardi
34170 Monfalcone
Sesto S. Giovanni, 12 maggio 2004
Cara Rita,
come ben sai il 15 aprile scorso è andato in scena a Sesto lo spettacolo di Massimo Carlotto “Polvere”, organizzato dal centro culturale Rondòttanta, con il contributo del nostro Comitato.
Lo spettacolo, a entrata libera, è stato un vero successo, non solo perché il teatro Rondinella (dove è stato rappresentato) era esaurito, ma anche per la massiccia, attenta e commossa presenza di giovani e lavoratori.
Noi sappiamo bene qual è il costo, non solo morale ma anche materiale, della battaglia per ottenere giustizia per le vittime della logica del profitto: abbiamo quindi pensato di inviarvi questo modesto contributo (risultato delle sottoscrizioni tolte le spese organizzative) come segno concreto della nostra solidarietà, perché la vostra lotta è la nostra.
Un abbraccio affettuoso da Sesto San Giovanni.
Comitato per la Difesa della Salute rondòttanta
nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio centro culturale