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Convegno su Pietro Secchia - Torino 16/04/05


Intervento di :
Fildo Ferro,

al convegno
LA RESISTENZA ACCUSA- Pietro Secchia antifascista, partigiano, comunista, Torino, 16 aprile 05

Saluto del compagno Fildo Ferro combattente partigiano e fondatore del Movimento dei Nuovi Partigiani della Pace.


Io compagni, io mi ricordo ancora dopo tanti anni: io vorrei parlare anche del referendum del 2 giugno del 1946. Gli italiani votarono a maggioranza per la Repubblica.
Quel voto sembrò dividere quasi a metà il paese: c'era una nuova Italia, animata dalle speranze, dai propositi di rinnovamento di chi come me aveva lottato contro la dittatura; e c'era una vecchia Italia, che rappresentava non solo chi in quella lotta era stato dall'altra parte ma i nostalgici di un vecchio mondo retrivo e conservatore. Non era facile allora prevedere che la nuova istituzione sarebbe presto diventata la Repubblica di tutti gli italiani. Anzi dirò che tanti temevano che difficilmente essa avrebbe potuto reggere alla lacerazione in blocchi contrapposti - come sappiamo da una parte l'America dall'altra la Russia - che già si andava delineando nel mondo riflettendosi ampiamente nella realtà italiana.

Fu grande merito della capacità comunista ed del senso di responsabilità delle maggiori forze democratiche con i loro principi e diritti se nel vero volto della Repubblica ben presto si riconobbe la grande maggioranza del popolo italiano, quella Repubblica oggi calpestata. Oggi viviamo giornate aspre, dure. C'è stato, come in altre parti del mondo, un contrattacco conservatore che ha messo in pericolo molte conquiste della Repubblica democratica: sul piano economico, sul piano sociale, su quello delle istituzioni, della libertà e anche dei diritti.

Ma ciò che più  allarma è che l'Italia è stata trascinata in un contrasto con gli impegni solenni sanciti nei principi costituzionali, in una guerra devastante, dalle prospettive sempre più oscure. Si annunciano perciò momenti per noi difficili. Un clima pesante è minacciato e alimentato da altri, che sembran augurarci chissà quale sconquasso. Sono le ragioni della democrazia, della pace che anche in questa contingenza devono essere affermate e difese con fermezza e serenità. A nessuno può essere negato di dire chiaramente il proprio NO a questa guerra, a chi l'ha voluta e a chi la conduce. Ma occorre anche talvolta grande senso di responsabilità per non cadere poi nelle trappole di chi vorrebbe nello scontro e nella violenza offuscare o rovesciare le ragioni ed il torto.

Allora: repubblica, pace, democrazia, solidarietà, sono questi i valori che ci ispirano e che occorre affermare nel rifiuto di ogni ricorso della violenza. I fondamenti indispensabili del nuovo mondo che noi Partigiani della Pace vogliamo. E' questo l'impegno che crediamo di dover assumere nel ricordo del voto per la Repubblica di quasi sessantenni fa, volendo onorare le lotte, i sacrifici di cui essa fu il frutto non effimero.

E' l'occasione giusta per ricordare, è un dovere di pace della nostra generazione di far vivere la memoria di quel tragico evento, di quel conflitto mostruoso, un conflitto durato sei anni, che ha visto morire 50 milioni di persone, di cui 11 milioni sterminati nei campi di concentramento. In un momento di crisi internazionale come quello attuale, mi chiedo che cosa il passato ci può insegnare. Innanzitutto il grande amore per la pace, l'inutilità delle guerre che portano indicibili sofferenze, che producono dittature e tragedie incolmabili. Proprio per questo bisogna far vivere la memoria, perché i popoli che non conoscono la propria storia tendono a cadere negli stessi errori. Quindi va respinta la tesi di coloro che definiscono la resistenza una guerra civile.

Si tende a sminuire il valore morale e patriottico e portare il fascismo di Salò sullo stesso piano della lotta partigiana. Dopo la seconda guerra mondiale si era detto MAI PIU'. Oggi invece si ricorre alle guerre in maniera preventiva. E' un motivo di grande angoscia anche perché le ragioni che hanno mosso questo conflitto, e la stessa teoria della guerra preventiva, non sono la cacciata ai terroristi (come si vuole far credere). Il conflitto in Iraq è stato indotto da ragioni geo-politiche che hanno come obiettivo di ridisegnare tutta l'area meridionale orientale. Per la partecipazione dell'Italia si è tirata in ballo la questione del debito di riconoscenza. Ma quale conseguenza Europa e Italia devono pagare per essere amici degli Stati Uniti! [Europa e Italia come alleati dovrebbero] intervenire e negare le posizioni estreme conservatrici e reazionarie del Presidente Bush.

Dall'esperienza della resistenza è nata la Costituzione repubblicana che spesso resta lettera morta, come dimostra la violazione dell'articolo 11. Eppure Berlusconi sostiene che la Costituzione italiana sia di "stampo sovietico". E' un'affermazione questa vergognosa.