www.resistenze.org - osservatorio - della guerra - 25-11-15 - n. 566

Chi supporta lo Stato Islamico (Isis)?

L'Arabia Saudita, la Turchia, il Qatar, Israele, il Regno Unito, la Francia e gli Usa.

Prof. Tim Anderson | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/11/2015

Lo schema grafico qui rappresentato è fornito dal Prof. Tim Anderson. Riassume dettagliatamente le informazioni che riguardano l'ISIS contenute in un libro di prossima pubblicazione dal titolo "La sporca guerra alla Siria"

Chi supporta l'Isis e come?

Arabia Saudita
2006: sotto la direzione di Washington, crea lo Stato Islamico dell'Iraq (Al Qaeda) al fine di prevenire il riavvicinamento dell'Iraq all'Iran.
2011: armato l'insurrezione islamista a Daraa, in Siria. Finanzia e arma tutti i gruppi armati islamisti in Siria, mantenendone la frammentazione al fine di limitare il potere e l'indipendenza di ciascuno.

Turchia
Apre un passaggio sicuro per far entrare gli islamisti nel nord della Siria. Con l'Arabia Saudita crea e dirige l' "Esercito di conquista" Jabhat al Nusra (Al Qaeda) per invadere la Siria nel 2015. Da ospitalità ai loro leader islamisti. Coordina la vendita del petrolio siriano rubato dall'Isis. Fornisce supporto medico all'Isis.

Qatar
2011-2013: sponsorizza con miliardi di dollari i Fratelli Musulmani perché si aggreghino a gruppi islamisti come Farouq (Fsa). Dopo il 2013 il Qatar supporta la coalizione dell' "Esercito di conquista" e l'asse turco-saudita.

Israele
Fornisce armi e supporto medico a tutti i combattenti islamisti in Siria, inclusi Nusra e l'Isis. Coordina i loro punti al confine del Golan.

Regno Unito e Francia
Forniscono armi ai ribelli islamisti che agiscono in stretto contatto con i gruppi di Al Qaeda, inviando sistematicamente armi e supporto.

Usa
Dirigono e coordinano tutti i paesi suddetti, facendo uso delle proprie basi militari in Turchia, Giordania, Qatar, Iraq e Arabia Saudita. Armano i "ribelli siriani" che poi fanno ingresso nell'Isis. Spinge l'Isis fuori dalle zone di influenza curda ma poi lascia che attacchi la Siria. Fonti ufficiali irachene affermano che gli Stati Uniti provvedono a rifornire direttamente l'Isis tramite lanci paracadutati.

Per la documentazione dei fatti qui indicati consultare il libro di prossima pubblicazione: "La guerra sporca in Siria, di Tim Anderson"


 
La sporca guerra alla Siria: "barrel bombs", risorse degli insorti e propaganda di guerra

Prof. Tim Anderson | globalresearch.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/10/2015

La propaganda di guerra richiede spesso l'abbandono dei principi e della ragione ordinari, la guerra sporca contro la Siria lo dimostra in abbondanza. Un flusso costante di storie atroci - "barrel bombs" [1], armi chimiche, uccisioni su scala industriale, bambini morti - permeano le notizie occidentali sulla Siria. Tutte hanno due cose in comune: dipingere il presidente siriano e l'esercito siriano come mostri dediti al massacro dei civili, bambini compresi; tuttavia, se si fa un minimo approfondimento circa la loro provenienza, tutte le storie arrivano da fonti assolutamente di parte. Ci stanno ingannando.

Le normali regole deontologiche che indicano di evitare i conflitti di interesse, di cercare sempre prove di fonte indipendente e di non dare attendibilità ai reclami delle parti belligeranti tesi a legittimare solo il proprio punto di vista, sono state ignorate in gran parte del dibattito occidentale. Questa atmosfera tossica attira altre falsificazioni, ripetute ad un pubblico credulone, anche quando le menzogne usate per giustificare le precedenti invasioni (dell'Iraq nel 2003) e le guerre sporche (alla Libia nel 2011) sono ancora relativamente un fresco ricordo nella nostra mente. Come nelle guerre precedenti, l'obiettivo è quello di demonizzare il nemico, affermando la commissione di ripetute atrocità, quindi di mobilitare il sostegno popolare in favore della guerra (Knightley 2001).

Eppure, in circostanze di guerra, l'aderenza ad alcuni principi chiave è necessaria quando si valutano le prove introdotte nella contesa bellica; almeno se vogliamo comprendere la verità nella questione. Una parte belligerante ha sempre un interesse vitale a screditare e delegittimare l'avversario. Per questo motivo, una "prova" introdotta da una delle due parti belligeranti va sempre valutata con grande sospetto. Non che una parte in guerra sia incapace di comprendere e descrivere ciò che fa il suo avversario, piuttosto, ciò che questa afferma sarà sempre condizionato dal suo particolare interesse. Dobbiamo quindi utilizzare un filtro come criterio di valutazione. Se non vi è alcun modo per verificare l'origine di tali elementi di prova, se sono di parte, meramente assertivi in favore della parte che li presenta, essi devono essere respinti in quanto inutilizzabili, alla stregua di una valutazione forense. Questa esclusione delle prove assertive segue i principi generali in tema di valutazione delle prove applicati nel diritto civile e penale. La prova ha valore solo quando va contro l'interesse della parte in conflitto, così avviene nelle confessioni o nelle ammissioni, ovvero quando si asserisce qualcosa in ordine alle intenzioni proprie della parte, premettendolo alle asserzioni.

Questi principi trovano applicazione ogniqualvolta si discuta in tema di violenze in tempo di guerra, di pubblica opinione od appartenenza politica. Così, per esempio, quando i gruppi armati islamisti e i loro associati sostengono che l'esercito siriano - loro nemico mortale - stia massacrando civili arabi (ad esempio Ap 2015), tale asserzione è di per sé quasi senza senso. Ci aspettiamo che i belligeranti armati attacchino il nemico tanto bene con le parole quanto con le armi. False storie di atrocità del governo siriano sono state messe in gioco sin dall'inizio del conflitto. Il capo di un monastero a Homs, Madre Agnes-Mariam, ha denunciato crimini commessi sotto falsa bandiera da parte di gruppi del "Esercito Siriano Libero" già nel 2011, laddove le immagini dei cadaveri sono state riciclate in montaggi mediatici da islamisti settari (Sana 2011). Allo stesso modo, il giornalista statunitense Nir Rosen ha scritto di "combattenti dell'opposizione morti ... descritti come civili innocenti uccisi dalle forze di sicurezza" (Rosen 2012). Qual è dunque l'insegnamento? Attenzione alle storie di atrocità di parte. Possono servire tutt'al più come base di partenza, per mettere in moto una ricerca di prove realmente indipendenti.

Per lo stesso motivo, quando la monarchia del Qatar (che ha investito miliardi di dollari negli attacchi armati contro Siria) presenta un anonimo e pagato testimone chiamato "Cesare", con le foto di numerosi corpi morti e torturati, accusando l'esercito siriano di "uccidere su scala industriale"(O'Toole 2014; Jalabi 2015), dovrebbe essere chiaro che questo elemento di prova è di parte e inaffidabile (Smith-Spark 2014; Mmm 2014). Il fatto che questa storia sia stata presentata da una parte belligerante poco prima di una conferenza di pace a Ginevra dovrebbe dare ulteriore motivo di sospetto. Ma senza prove genuine e indipendenti che possano corroborare la testimonianza, non si ha possibilità di verificare in quale anno, circostanza o addirittura in quale paese siano state scattate le foto. Coloro che finanziano e armano i gruppi settari hanno massacrato centinaia di migliaia di persone negli ultimi anni, nelle guerre in Afghanistan, Iraq e Siria. Non c'è carenza di foto di cadaveri. Il fatto che le fonti dei media occidentali cavalchino queste accuse, usando avvocati (anche pagati dal Qatar) per far da tramite alle loro rivendicazioni (Cartalucci 2014; Murphy 2014), semplicemente dimostra la loro limitata concezione dell'imparzialità degli elementi di prova.

Principi similari si applicano alle rivendicazioni di legittimità. Asserzioni di funzionari del governo Usa, (apertamente in cerca di un "cambio di regime" in Siria) circa il fatto che il presidente Assad avesse "perso ogni legittimità" (ad esempio, Hillary Clinton in Al Jazeera 2011) dovrebbero essere semplicemente viste come propaganda assertiva di parte. Nel caso delle accuse di Washington circa l'attacco dell'agosto 2013 con armi chimiche a Ghouta orientale [periferia est di Damasco], il governo degli Stati Uniti e alcune delle sue agenzie "incorporate" hanno tentato di utilizzare la telemetria ed altre prove indiziarie per cercare di coinvolgere l'esercito siriano (Gladstone e Chivers 2013; Hrw 2013). Tuttavia, quando tali accuse sono state demolite da una serie di prove indipendenti (Lloyd e Postol 2014; Hersh 2014; Anderson 2015), Washington ed il suo circo mediatico continuavano semplicemente a ripetere le medesime false accuse già oggettivamente screditate. In clima di guerra erano pochi quelli che avevano il coraggio di dire che l'imperatore "era nudo".

Al contrario, va invece prestata miglior attenzione allorché le prove provenienti dalle parti belligeranti vadano contro i loro stessi interessi. Ad esempio, nel 2012, i media occidentali hanno intervistato tre comandanti dell'Esercito Siriano Libero (Fsa) ad Aleppo. Tutti e tre hanno ammesso di essere odiati dalla popolazione locale e che il presidente siriano aveva invece la fiducia della maggioranza. Uno di essi ha affermato che il presidente Assad aveva supporto del "70 per cento" del popolo (Bayoumy 2013) in quella città musulmana a maggioranza sunnita. Un secondo ha detto che la gente del posto, "tutti, sono fedeli al criminale Bashar e gli forniscono informazioni su di noi" (Abouzeid 2012). Un terzo ha detto che sono "tutti delatori... ci odiano. Ci incolpano della distruzione" (Abdul-Ahad 2012). Sebbene si tratti di semplici prove aneddotiche, poiché vanno contro gli interessi delle fonti da cui provengono, finiscono col rivestire importanza maggiore delle rivendicazioni auto-assertive. Allo stesso modo, mentre i capi di governo della Nato hanno sempre sostenuto che il presidente Assad avesse "perso ogni legittimità", un rapporto interno della Nato ha stimato che il 70% dei siriani sosteneva il presidente, il 20% era neutrale e il 10% si dichiarava a favore dei "ribelli '(World Tribune 2013; Bin 2013). Sebbene non vengano forniti dettagli in merito al metodo adottato per questa stima, essa ha comunque un certo significato dal momento che opera anche contro l'interesse dei dichiaranti. Il dato corrisponde inoltre in modo grossolano con il risultato delle elezioni presidenziali del giugno 2014, dove Bashar al Assad ha ottenuto il sostegno del 65% di tutti gli aventi diritto al voto, cioè l'88,7% dei voti con un tasso di partecipazione del 73,4% (Idea International 2015).

Forse l'errore più grave e comune compiuto dai media occidentali quando parlano della crisi siriana, è stato lo straordinario affidamento conferito ad una sola persona, un uomo con residenza in Gran Bretagna, che si fa chiamare "l'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo" (Sohr). Molti degli aneddoti e dei dati sul numero dei morti siriani, sulle atrocità del regime e sugli enormi danni collaterali provengono da quest'uomo. Eppure Rami Abdul Rahman ha sempre lasciato sul suo sito sventolare la bandiera dei Fratelli Musulmani a guida dell'"Esercito Siriano Libero" (Sohr 2015). Egli sostiene di raccogliere informazioni da una rete di collaboratori intorno e all'interno della Siria. E' logico supporre che siano costituiti da soggetti per lo più anti-governativi. Canali mediatici che scelgono di avvalersi di una tale fonte apertamente parziale minano la loro stessa credibilità. Forse che non è importante? Il fatto che i governi occidentali in genere sostengano la linea dei Fratelli Musulmani in Siria (una prospettiva di settarismo religioso contro uno stato laico) può renderli meno preoccupati. Essi presentano regolarmente le informazioni del Sohr, spesso con con numeri di vittime altisonanti, come se fossero realtà (ad esempio Ap 2015; Pollard 2015). Una smentita del "regime" può essere poi aggiunta al paragrafo 7 o 8, così a dare l'impressione del giornalismo equilibrato. L'occasionale atteggiamento critico di Abdul Rahman nei confronti di gruppi salafiti rivali (come Daesh-Isil) forse aggiunge una parvenza di credibilità. In ogni caso, l'adozione sconsiderata di queste informazioni parziali ha svolto un importante ruolo nel mantenere in vita la leggenda occidentale che l'esercito siriano uccide civili come se fossero bersagli di tiro a segno.

Più o meno gli stessi problemi affiorano nella campagna del 2014-2015 contro le "barrel bombs", in cui si è detto che un modello particolare di bomba utilizzata dall'areonautica siriana (che ha all'interno carburante e schegge metalliche secondo lo schema shrapnel) è stato responsabile di massicce perdite civili. Robert Parry (2015) ci dice però una cosa importante a proposito, che cioè qualsiasi tipo di bomba improvvisata "rilasciata da elicotteri" sarebbe molto meno devastante ed indiscriminata della maggior parte degli attacchi missilistici, per non parlare delle munizioni all'uranio impoverito, al napalm, al fosforo bianco e a grappolo utilizzate da Washington. Tuttavia, qui il punto a cui si da importanza non ha a che fare con la tecnologia, ma è semplicemente un nuovo modo per generare orrore e stimolare il sostegno per la guerra, affermando che solo l'esercito siriano uccide i civili. La natura apparentemente "indiscriminata" di questa "nuova" arma è semplicemente suggestionata per mezzo della ripetizione degli slogan.

Eppure, la maggior parte dei siti oggetto dei presunti attacchi con le "barrel bombs" nel 2014-2015, sono luoghi occupati da anni da parte di bande di islamici settari: a nord-est di Aleppo, Douma nel nord-est di Damasco e Raqqa nel deserto orientale. La sede a Washington di Human Rights Watch (strettamente legata ad uno dei corpi della politica estera Usa, il Council on Foreign Relations) ha pubblicato una mappa che mostra centinaia di siti di attacchi con barrel bombs nelle aree controllate dall'opposizione a nord-est di Aleppo (Hrw 2014). L'''opposizione" in queste aree è costituita nient'altro che dal rappresentante ufficiale di Al Quaeda in Siria, Jabhat al Nusra, alleato con il Fronte Islamico supportato dall'Arabia Saudita (una fusione di gruppi provvedimenti dall'ex "Esercito Siriano Libero, Harakat Ahrar as-Sham, Suqur as-Sham, Liwa at-Tawhid, Jaysh al-Islam, Jabhat al-Kurdiyya, Liwa al-Haqq e Ahrar as-Sham), e poi in seguito dallo "Stato islamico dell'Iraq e del Levante" (Isil), dal Partito Islamico del Turkestan e dall'"Esercito di conquista". In pratica, tutti questi gruppi sono costituiti da organizzazioni terroristiche proscritte a livello internazionale e responsabili di molte atrocità in Siria. Non c'è dunque da stupirsi che l'esercito siriano bombardi regolarmente i gruppi armati presenti in queste aree.

Contrariamente al mito della "ribellione moderata", i gruppi terroristici il più delle volte lavorano insieme. Ad esempio, un comandante di vertice dell'Esercito Siriano Libero (Fsa) appoggiato dagli Usa, Abdel Jabbar el-Okaidi, ammette abbastanza apertamente di lavorare a stretto contatto con Isil-Daesh (vedi Eretz Zen 2014). L'Fsa ha lavorato a stretto contatto con l'altro gruppo principale di al Qaeda, Jabhat al Nusra, fin dall'inizio.

Le fonti dei reclami per i morti "civili" provengono quasi esclusivamente dagli stessi gruppi islamisti o da "attivisti" incorporati ed integrati a loro. Tali indicazioni sono poi amplificate dai media occidentali e da alcune organizzazioni non governative per i diritti umani, le quali sono a loro volta nei fatti integrate, incorporate ed allineate alle politiche estere dei governi occidentali. I numeri delle vittime sono in genere forniti dalla sede in Gran Bretagna dell"Osservatorio siriano per i diritti umani" (Sohr 2015), dalla Rete siriana per i diritti umani (Sn4hr 2015), con sede a sua volta in Gran Bretagna, o dal Centro di documentazione per le violazioni in Siria, con sede a Istanbul, (Vdc 2015; Masi 2015). Tutti questi centri sono alleati alle bande islamiste, ma di solito mantengono in pubblico una certa distanza dall'Isil. Il Vdc ha elencato alcune vittime appartenenti all'Isil in Siria come "martiri" della rivoluzione (vedi Sterling 2015b); ma il punto chiave è che sono tutte voci di parte, settari islamisti impegnati a rovesciare lo Stato siriano, quindi altamente motivati a mentire per diffamare l'esercito siriano.

Comandante in capo della guerra di propaganda, il presidente americano Obama, ha aperto la strada asserendo che il suo omologo siriano "sgancia barrel bombs per massacrare bambini innocenti" (Obama Mosendz 2015). Poiché non vi è mai stata alcuna prova che il presidente Assad abbia avuto un tale intento, Parry (2015) ritiene adeguato etichettare come "grezza" questa affermazione e la propaganda "ingannevole". La Casa Bianca è sostenuta dal suo incorporato e allineato cane da guardia rappresentato da Human Rights Watch, il cui capo Kenneth Roth ripete ossessivamente le parole "barrel bombs", ed ha anche pubblicato foto di Gaza e Kobane devastate, sostenendo falsamente che entrambe le foto raffiguravano Aleppo dopo "il bombardamento di Assad con barrel bombs" (Moa 2015; Interventions Watch 2015). Al contrario, quelle foto hanno mostrato i risultati dei bombardamenti di Israele, degli Stati Uniti e dell'Isil. Il riciclaggio di foto e morti di guerra sembra essere diventato routine. Eppure, le basi della propaganda di guerra occidentale dipendono costantemente dalle fonti di parte. La campagna barrel bombs è chiaramente progettata per delegittimare il governo siriano e l'esercito siriano, e forse anche per scoraggiare o rallentare gli attacchi contro gruppi islamisti. Tuttavia, l'esercito siriano non dovrebbe scusarsi con nessuno se bombarda le zone occupate dai terroristi.

Nelle zone che si asserisce essere oggetto di attacchi con barrel bombs, la maggior parte dei civili è evacuata da molto tempo. Nel gennaio 2015 la Reuters (2015A) ha mostrato il video di alcune delle ultime grandi evacuazioni di Douma da parte dell'esercito siriano. Alcuni mesi più tardi la stessa agenzia ha denunciato un "massacro di civili'' a Douma, utilizzando gli "attivisti" del Sohr come fonte (Reuters 2015b). La ripetizione di queste affermazioni false da parte degli islamisti, dai loro "attivisti" associati e dai loro sostenitori occidentali (per informazioni su Avaaz, i caschi bianchi e la Campagna siriana, vedere 2015A Sterling e Zecca Press 2015) ha portato a titoli come: "Il regime siriano delle barrel bombs uccide più civili che l'Isis e Al Qaeda messi assieme"(Masi 2015). Queste storie cercano di sostenere la necessità di un maggior impegno bellico contro la Siria. Le foto di donne e bambini morti e feriti nelle città fantasma abitate dai gruppi armati sono semplicemente presi in prestito da altri contesti. Amnesty International (Usa) in gran parte ha avallato le fandonie delle barrel bombs, insieme ai numeri inventati delle vittime "civili". Anche Amnesty soffre della medesima debolezza di metodo: fare affidamento su fonti di parte, come il Vdc, il Sn4hr e la Sohr. La prevenuta posizione filo-occidentale di Amnesty l'ha portata a ripetere le falsità inventate dalla Nato anche in altri conflitti, come quelli in Kuwait e Libia (vedi 2015b Sterling).

Nessuno di loro giunge ad ammettere che l'esercito siriano non ha ucciso civili. Eppure molti siriani le cui famiglie sono state direttamente colpite dagli attacchi terroristici si domandano perché mai il governo non abbia bombardato a tappeto aree come Douma, a nord-est di Aleppo e Raqqa. Essi dicono che gli unici civili lì rimasti sono quelli che sostengono le bande di tagliagole. Gli Stati Uniti non hanno certamente esitato a bombardare a tappeto la resistenza irachena a Fallujah (Iraq), nel 2004 (Democracy Now 2005). Ancora in Siria, come ha detto un ex membro russo-siriano della milizia governativa, le cose sono andate ben diversamente: "Gli Islamisti si nascondono dietro i civili. Ma se davvero avessimo ucciso tutti coloro che hanno sostenuto il nemico, il distretto di Douma sarebbe stato distrutto da tempo - semplicemente spianato con i carri armati in un solo giorno, come alcune teste calde [siriane] sono sempre andate [chiedendo] già da lungo tempo. Ma Assad non vuole tutto ciò ... il nostro compito è quello di riunificare il paese. Pertanto, prima di ogni missione, ci è sempre stato detto che non avremmo mai dovuto sparare sui civili in qualsiasi circostanza. Se un civile muore, c'è sempre un'indagine e, se necessario, una corte marziale" (Mizah 2015).

Tali preoccupazioni sono semplicemente ignorate nello spregiudicato e sovralimentato dibattito occidentale.

E' necessaria una grande attenzione anche verso le affermazioni degli outsider che gestiscono i sondaggi di opinione sulla guerra in Siria. Ad esempio, anche se l'organizzazione internazionale Orb con sede in Gran Bretagna non sia un ente governativo, esso riceve finanziamenti all'interno di uno stato ostile e si confronta con i dibattiti che hanno interesse per le parti belligeranti. Per esempio: il suo sondaggio di metà del 2014 ha suggerito che "tre siriani su cinque sostengono la necessità di un coinvolgimento militare internazionale" (Orb 2014: Tabella 1). Questo sondaggio affronta una questione che preoccupa veramente solo i governi occidentali ed il risultato non appare plausibile. Prima di tutto, i siriani che sostengono il governo (in fin dei conti una forte maggioranza della popolazione) hanno sempre avversato l'intervento straniero.

In secondo luogo, anche la maggior parte dell'opposizione siriana è contro l'intervento straniero. Il documento più completo dell'opposizione siriana, la Dichiarazione di Damasco (2005), si è opposta sia agli attacchi armati contro il governo che all'intervento straniero. Solo i Fratelli Musulmani, alcune figure in esilio ed alcuni dei gruppi curdi si sono in seguito dissociati da questa posizione. La suggestione che, dopo tre anni di guerra ed enorme sofferenza che ha già coinvolto alti livelli di intervento della Nato e delle monarchie del Golfo, il 60% dei siriani vorrebbe un aumento di tale intervento straniero non si attaglia ai fatti noti. Piuttosto esso si adatta ad un sondaggio non rappresentativo che privilegia le voci di coloro che sostengono i gruppi armati. E' quindi necessario investigare sul modo in cui Orb raccoglie le sue informazioni.

I loro metodi sono piuttosto opachi. Il gruppo britannico effettua sondaggi in Siria impiegando un piccolo numero di siriani con i quali comunicano per telefono e internet. Questi agenti locali sono poi addestrati per selezionare ed intervistare piccoli gruppi di persone in tutta la Siria. Orb fornisce poche informazioni su come vengono selezionati i loro agenti o su come queste persone, a loro volta, selezionano i loro intervistati.

Hanno semplicemente affermato che il loro sondaggio era rappresentativo. Il sondaggio della metà del 2014 rivendicava di aver rilevato che il 4% dei siriani pensava che Isis/Daesh [il gruppo islamista supportato dall'Arabia Saudita] "rappresentava al meglio gli interessi e le aspirazioni del popolo siriano" (Orb 2014). L'Isil era già da allora, il gruppo antigovernativo armato più prominente. Questo risultato (il 4% di supporto) poteva sembrare plausibile e non in contrasto con altre informazioni. Ma la sua affidabilità era inficiata dall'implausibilmente elevato livello di sostegno per l'intervento militare straniero. Una ulteriore anomalia era che il sondaggio Orb di luglio 2015 mostrava che l'Isil veniva vista positivamente dal 21% dei siriani (Orb 2015: Tabella 3). Sebbene questa non fosse esattamente la stessa domanda, la differenza tra queste cifre (4% e 21%) è enorme e difficilmente spiegabile con tutto ciò che era accaduto tra il 2014 e il 2015. Nessun altro ha sostenuto che i fanatici di Isil-Daesh fossero così popolari. Il 35% di "visione positiva" del gruppo terrorista Jabhat al Nusra (Orb 2015), noto per i suoi attentati suicidi con i camion e per le decapitazioni è altrettanto implausibile. In effetti, come potrebbe addirittura il terzo di un intero corpo sociale vedere "positivamente" queste organizzazioni terroristiche, più conosciute per le loro atrocità? C'è qui qualcosa di molto sbagliato.

L'unica spiegazione ragionevole è che una grave parzialità colpisca la "rappresentatività" delle indagini dell'Orb. L'Orb è stato precedentemente criticato da un documento accademico per la sua "opacità e scarsa trasparenza di metodo", nonché per "rilevanti irregolarità" nelle loro stime di morti per la guerra in Iraq (Spagat e Dougherty 2010). Tale inaffidabilità è presente anche nei loro dati siriani. Nonostante ciò che sembra dal sostegno grandemente gonfiato ai gruppi di Al Quaeda, il sondaggio del 2015 mostra ancora il presidente Assad come la forza meglio vista nel paese, anche se da solo il 47% (Orb 2015: Tabella 3), una cifra di molto inferiore a quella di qualsiasi altro sondaggio (siriano o non-siriano) durante la crisi. È interessante notare che il sondaggio dell'Orb del 2015 riferisce come l'82% dei siriani creda l'Isil creato dagli Stati Uniti (Orb 2015: Tabella 20). Tuttavia, attese le altre anomalie dell'indagine, non è possibile fare affidamento alcuno su queste cifre. Sembra chiaro che i sondaggi dell'Orb, attraverso i loro processi di selezione per lo più riservati, hanno amplificato la sola voce dei soggetti contro il governo. Questo forse non è così sorprendente, per una società britannica, e potrebbe contribuire a rafforzare la discussione pubblica nei paesi occidentali. Tuttavia, non aiuta la comprensione degli affari esteri siriani.

Sebbene sia importante riconoscere le fonti di pregiudizio, la ripetizione di aneddoti anti-siriani sulla base di fonti parziali non può essere solo una questione di pregiudizio. Sappiamo da prove indipendenti che le precedenti rivendicazioni sulle stragi sono state "fabbricate" da gruppi settari sostenuti da Washington. Questo è stato documentato con riferimento alle pretese stragi di Hula, Aqrab, Daraya e Ghouta Est (vedi Anderson 2015A e 2015b). Dopo queste scoperte, non ci sono state scuse o ammissioni né dalla Casa Bianca né dai mezzi di comunicazione di massa occidentale che divulgavano le predette falsificazioni. Siffatto modo di operare ci porta a pensare che altre falsificazioni siano e saranno possibili. Così, mentre i seri studiosi della crisi devono ritornare ai principi sopra esposti nell'analisi delle rivendicazioni e delle contro-rivendicazioni, noi dovremmo almeno riconoscere l'operatività di questa macchina propagandistica su scala industriale, la quale aspira a mantenere la sua produttività anche nel prossimo futuro.

Ndt
Barrel bombs, letteralmente: bombe-barile, bombe artigianalmente imballate in fusti di grandi dimensioni e successivamente azionate tutte insieme per mezzo di una miccia collegata ad un detonatore in grado di farle esplodere insieme.


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