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I tassi di interesse e l'uso del contante.

Prabhat Patnaik | peoplesdemocracy.in
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

05/03/2017

Il capitale finanziario è sempre contrario all'uso di misure fiscali per stimolare l'economia. Questo perché ogni incentivo fiscale mina la legittimazione sociale del capitalismo, e specialmente di quel segmento del capitalismo costituito dal mondo della finanza che è affollato da functionless investors, investitori privi di funzione, nelle parole di Keynes(1) o di persone che vivono del "ritaglio di cedole", nelle parole di Lenin (2), cioè di soggetti che non giocano alcun ruolo nel processo di produzione. Se l'intervento dello Stato viene visto come necessario per l'incentivazione dell'economia, allora una domanda sorge nell'opinione pubblica: a che servono questi tipi di soggetti economici? Perché non li sostituisce lo Stato stesso e non gestisce l'economia attraverso l'istituzione della proprietà pubblica?

Il timore che sorga questa domanda porta il capitale finanziario ad opporsi all'intervento fiscale ed a supportare solo quell'intervento dello Stato che non distrugge la mistica del capitale, di quello finanziario in particolare. Vuole soltanto quell'intervento statale stimolatore dell'economia che sprona la propensione all'investimento dei capitalisti oppure opera attraverso la riduzione del costo del credito per i capitalisti.

E' per questa ragione che l'uso della politica monetaria per rianimare un'economia capitalista viene preferita dal capitale finanziario sull'uso della politica fiscale. E dal momento che nell'era odierna della globalizzazione noi abbiamo un capitale finanziario che è internazionale e si confronta con gli Stati che sono Stati-Nazione, questi ultimi, volente o nolente, devono sottostare alle richieste della finanza, questo è il motivo per cui molti paesi hanno anche legislazioni di "responsabilità fiscale" che escludono le agevolazioni di un incentivo fiscale, mentre ovunque la politica monetaria guadagna centralità.

Nell'attuale crisi capitalista si è comunque verificata una situazione peculiare. Sebbene i tassi di interesse in molti paesi avanzati vengono tenuti bassi verso lo zero, le previsioni dei capitalisti sulla crescita della domanda sono state così tetre che ben pochi investimenti si sono resi disponibili, e pertanto la crisi ha continuato a persistere. Ed ancora invece di riconoscere il bisogno di un incentivo fiscale nell'odierna congiuntura, i portavoce della finanza hanno affermato che si dovesse insistere con la politica monetaria, ma quei tassi di interesse avrebbero dovuto essere portati sotto lo zero per rianimare il sistema.

Tassi di interesse negativi comunque richiedono due cose, una delle quali è facile da realizzare, ma l'altra no. Le banche hanno accesso ai fondi in due modi, dai depositi di denaro della clientela e dai prestiti avuti dalle banche centrali. Se ci devono essere tassi di interesse negativi per i prestiti che concedono, esse devono avere accesso a liquidità a tassi di interesse ancora più negativi (altrimenti non realizzerebbero profitti).

Ora, le banche centrali possono concedere tassi di interesse negativi alle banche sui prestiti che concedono loro; è una questione di volontà politica. E nei paesi in cui le banche centrali sono possedute dallo Stato (come in India, per il momento) e i profitti della banca centrale maturano semplicemente grazie ai conferimenti del governo, ogni perdita in cui incorre la banca centrale concedendo tassi di interesse negativi, perlomeno su certi tipi di prestiti concessi alle banche, vien fuori dal bilancio come conseguenza. (Questo illustra solo incidentalmente che l'opposizione del capitale finanziario è ai mezzi fiscali che stimolano direttamente l'economia, non a porre il bilancio statale al servizio del capitale).

La Banca Centrale Europea ha concesso tassi di interesse negativo per un certo tempo alle banche sui prestiti che queste ultime utilizzano per determinati tipi di erogazione del credito. Sebbene questo abbia avuto scarso impatto nel rianimare l'economia, il fatto stesso che siano stati istituiti mostra che i tassi di interesse negativi in questo senso non sono difficili da ottenere.

Ma se i tassi di interesse negativi devono essere concessi più largamente sul credito bancario, allora devono esserci tassi di interesse negativi anche sui depositi bancari. Sorge allora qui un ostacolo: perché qualcuno dovrebbe depositare denaro su un conto bancario se questo dà interessi negativi? Sarebbe meglio tenersi il denaro in contante che metterlo in banca a tassi di interesse negativi.

E' vero che tenersi il contante comporta qualche rischio, di furto o di perdita in qualche altro modo, che il deposito in banca evita (eccetto in quelle situazioni in cui le stesse banche corrono il rischio di fallire); ma  questo può al massimo far accettare alla gente un piccolo interesse negativo quale compensazione per tali rischi. Nel complesso, quindi il contante può dirsi avere un interesse quasi pari a zero, di modo che se i depositi bancari rendessero interessi negativi allora nessuno terrebbe conti bancari. Messa differentemente, l'uso del contante mette un fondo al tasso di depositi bancari pari a zero; e questo esclude tassi di credito negativi da parte delle banche, cosa che gli economisti conservatori, facendo eco all'opposizione del capitale finanziario per l'incentivo fiscale, sono giunti ad accettare come necessario per rianimare il capitalismo.

La difficoltà di avere tassi di interesse negativi sui depositi bancari è illustrato dal caso della Svezia. Mentre le banche svedesi hanno introdotto tassi di deposito negativi, il governo svedese consente anticipi fiscali sui quali concede un piccolo interesse positivo (circa mezzo punto percentuale). Per questo motivo si genera un improvviso aumento del gettito fiscale per il governo svedese, del quale non si sa bene che cosa farne. Le persone sono semplicemente passate dal detenere depositi bancari al detenere diritti di credito sul governo nella forma di anticipi fiscali. E poiché l'intero obiettivo di avere tassi di interesse negativi è quello di consentire alle banche, a cui arrivano tali depositi, di prestare a tassi di interesse negativi al fine di stimolare gli investimenti in economia, se gli stessi depositi bancari si inaridiscono, questo obiettivo è chiaramente fallito.

Il caso svedese illustra solo la questione più generale, cioè che tassi di interesse negativi, e quindi tassi di prestito negativi da parte delle banche su scala diffusa sono impossibili fintanto che siano disponibili vie alternative di potere d'acquisto che consentono un tasso non negativo. Anche se gli anticipi fiscali al governo, che fruttano qualche interesse positivo, non esistessero, il mero possesso di contanti che frutta un tasso pari a zero escluderebbe qualsiasi ripresa dell'economia attraverso un regime di tassi di interesse negativo sui depositi.

Alcuni economisti conservatori hanno quindi iniziato a sostenere la necessità di abolire del tutto il contante. Spicca tra loro un economista di Harvard, Kenneth Rogoff, che è stato un tempo capo economista del FMI e che ha scritto un libro dal titolo The Curse of Cash, sostenendo precisamente questo. Egli naturalmente non sta chiedendo l'abolizione del contante da un giorno all'altro;  ma vede ciò come qualcosa che si verificherà in un periodo di tempo abbastanza lungo. Ma la ragione per cui dovrebbe avvenire, secondo lui, non è la solita che viene sostenuta, persino dal governo indiano, e cioè che l'abolizione del contante elimina le transazioni non registrate e quindi riduce le possibilità di "fondi neri"; una ragione importante, a parte questa, è il fatto che rende possibili i tassi di interesse negativi. Se il contante è semplicemente eliminato dal sistema e ognuno è costretto a detenere e commerciare con depositi bancari, allora gli interessi negativi sui depositi possono essere imposti alla gente senza che possano farci nulla.

Tre punti devono essere evidenziati in merito a questo argomento. Il primo è il suo puro e semplice autoritarismo. Vorrebbe significare che per la rinascita dell'economia capitalista deve essere posto in essere un massiccio trasferimento di ricchezza dal popolo ai capitalisti affinché questi ultimi siano "indotti" a fare investimenti. Non solo dovremmo avere i capitalisti e gli investimenti dei capitalisti come il solo mezzo per stimolare l'economia (e non la spesa pubblica), ma per portare i capitalisti a fare questi investimenti, il popolo deve sottoporsi a qualsiasi sofferenza sottoforma di necessaria perdita di reddito e ricchezza.

Si tratta di una vendicativa reificazione. L'abolizione del contante è richiesto nell' "interesse sociale", per esempio per il miglioramento della collettività. Per il suo "miglioramento", quindi, il popolo, secondo questa argomentazione, dovrebbe fare qualsiasi sacrificio fosse necessario perché il regno dei capitalisti rimanga indiscusso ed indistrurbato.

Il secondo punto è che anche con tassi di interesse negativi ogni rinascita dell'economia capitalista mondiale è oggi improbabile. Poiché il capitalismo moderno è dominato dagli oligopoli che investono solamente in conformità con la prevista crescita del mercato ed il cui investimento è insensibile ai tassi di interesse, fintantoché il mercato rimane stagnante (precisamente per effetto della crisi), vi sarà una quota di investimenti molto piccola, anche se vi è un abbassamento dei tassi di interesse fino alla cifra negativa; e questo è il principale fatto che perpetuerebbe la crisi.

Il terzo punto da evidenziare è che anche l'abolizione del contante non spingerebbe i tassi di interesse alla cifra negativa. Ciò è perché ci sarebbero altri mezzi di circolazione che verrebbero usati se il contante non fosse disponibile, che dividono con il contante la proprietà di avere "costi di possesso" molto bassi, ad esempio il cui valore è enorme rispetto al volume, (per cui i costi di stoccaggio sono minimi) e che non soffrono molti danni da usura o deperimento nella loro conservazione. Un mezzo ovvio tra questi è l'oro; e se si prevedesse di abolire il contante, la gente passerebbe semplicemente all'oro, il quale, come il contante, non possiede virtualmente un tasso di interesse pari a zero se il potere d'acquisto è detenuto in questa forma, che che quindi pone un limite minimo pari a zero per i depositi bancari.

L'umanità aveva iniziato il suo viaggio nel regno della moneta prima utilizzando l'oro come mezzo di pagamento. E' ironico che le richieste che vengono fatte nella più avanzata forma di capitalismo oggi ci spingano nell'era della moneta d'oro.

Note: 

1) n.d.t. Nella sua Teoria Generale, J.M. Keynes, definisce i rentiers come functionless investors, soggetti che generano il proprio reddito attraverso il mero possesso del capitale, sfruttando il valore aggiunto dato dalla sua scarsità. (G.A.Epstein, Financialization and the World Economy, p. 48, Definition of Rentier Economy)

2) n.d.t. Ne L'imperialismo, fase suprema del capitalismo, VIII, Parassitismo e putrefazione del capitalismo, V.I. Lenin osserva: "L'imperialismo è l'immensa accumulazione in pochi paesi di capitale liquido, che, come vedemmo, raggiunge da 100 a 150 miliardi di franchi di titoli. Da ciò segue, inevitabilmente, l'aumentare della classe o meglio del ceto dei rentiers, cioè di persone che vivono del "taglio di cedole", non partecipano ad alcuna impresa ed hanno per professione l'ozio."


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