Una sinistra europea "pallidamente" anti-capitalista
di Bruno Steri
01/11/2005
Il congresso fondativo della Sinistra Europea, tenutosi ad Atene il 29 e 30
ottobre scorsi e conclusosi con l’insediamento dell’organismo dirigente e
l’elezione a presidente di Fausto Bertinotti, ha nella sostanza confermato il
profilo politico tracciato sin qui nelle riunioni preliminari e la consistenza
numerica dei promotori (con l’aggiunta di Respect).
Restano dunque valide le osservazioni critiche nei confronti di tale impresa
politica, già mosse dall’area del PRC Essere Comunisti e ribadite in un
documento che è stato recepito e distribuito nel congresso.
Queste possono essere schematizzate nell’indicazione di due limiti essenziali.
In primo luogo, tutti quelli che si erano tenuti fuori dal percorso di
costituzione della Sinistra Europea confermano la loro assenza.
E nessuno di quanti erano presenti in veste di osservatori decide, nonostante
le pressanti richieste, di entrare nel gruppo dei promotori.
In effetti, bisogna intendere bene che qui è in gioco non un semplice
coordinamento tra partiti ma nientemeno che la creazione di un nuovo partito:
non a caso si è dovuto mantenere un assetto confederale così da assicurare una
relativa autonomia dei partiti membri.
Tuttavia, era prevedibile che una siffatta stretta organizzativa, perseguita e
realizzata bruciando le tappe, non avrebbe favorito un esito inclusivo e
avrebbe piuttosto sancito, cristallizzato le differenze esistenti.
Si badi che nel novero dei non aderenti non figurano forze residuali, ma al
contrario un nutrito gruppo di forze politiche tra cui alcuni dei più
consistenti e autorevoli partiti comunisti e progressisti europei.
In secondo luogo le posizioni critiche insistono sul merito dell’ispirazione
politica di questa Sinistra Europea: pallidamente anti-capitalista, reticente
sulla prospettiva di un superamento dell’attuale modo di produzione e in vista
di un assetto socialista della società. Anche qui va ricordato che non si sta
parlando di un generico programma che tiene insieme forze di coalizione attorno
ad alcuni punti politici di massima; ma, ancora una volta, vi è in questione
nientemeno che l’impianto fondativo, ideale e politico, di una nuova forza
partitica: dunque qualcosa che attiene alla costituzione di un nuovo profilo
identitario.
È evidente che ciò rende quanto mai determinanti i discrimini e i vincoli
ideologici proposti.
Correttamente, e al pari dei pronunciamenti di altri partiti, la dichiarazione
di voto espressa a nome della delegazione del PRC da Gennaro Migliore ha anche
evidenziato il sussistere delle suddette differenti opinioni, valorizzando
quindi il dato politico che anche all’interno dei partiti promotori la dialettica
resta aperta.