www.resistenze.org - osservatorio - europa - politica e società - 08-11-07 - n. 202

da Voltairenet
http://www.voltairenet.org/article150356.html
  
ONG: dall’aiuto alla collaborazione
  
Come il partito della guerra arruola le organizzazioni non governative
 
German Foreign Policy
 
Il governo di Berlino ha utilizzato la sua presidenza del Consiglio d’Europa, che è scaduta il 30 giugno, per integrare le ONG nella politica militare europea. Ciò emerge dai documenti di lavoro del ministero degli Affari Esteri e della Fondazione Bertelsmann. Le ONG (organizzazioni non governative) sono associate ai servizi dello Stato da sovvenzioni; l’obiettivo è quello di far accompagnare le operazioni militari all’estero dall’aiuto civile e umanitario. Il risultato è che la distinzione tra le forze militari di occupazione e i membri delle organizzazioni di soccorso viene cancellata. Ciò si giustificherebbe con gli attacchi crescenti contro i collaboratori delle ONG umanitarie nei territori occupati, che si concludono sempre più spesso con dei morti: 83 volte l’anno scorso. Berlino e Bruxelles utilizzano il pericolo crescente corso dalle ONG, per farle partecipare a un “sistema mondiale di informazione sulla sicurezza”. Esso servirebbe a mettere a disposizione dell’esercito, in modo sistematico, le informazioni captate tra i civili. I rappresentanti di grandi ONG hanno criticato aspramente questa strumentalizzazione da parte dei governi.
 
La priorità
 
L’integrazione delle ONG nella politica europea di sicurezza e di difesa (PESD) è di primaria importanza per Berlino, come apprendiamo da un documento del ministero degli Affari Esteri che informa sulle conferenze, sulla cooperazione tra le istituzioni dell’UE e le organizzazioni non governative. Durante la presidenza tedesca, hanno avuto luogo a Bruxelles cinque incontri, nel corso dei quali alcuni servizi dell’UE hanno discusso con collaboratori superiori delle ONG (“field experts”) su come le loro organizzazioni potrebbero essere integrate nel più breve tempo possibile nella pianificazione e nella realizzazione di missioni PESD. Da tempo, Bruxelles dispone di un comitato speciale per il ricongiungimento alle istituzioni delle ONG (“Committee for the Civilian Aspects of Crisis Management – Civ-Com”). Esso ha il compito di analizzare gli “aspetti civili” della “gestione delle crisi” militari [1].
 
Gli strumenti
 
Un ruolo decisivo è affidato alle ONG europee nella creazione e trasformazione della polizia e della giustizia nei territori attuali e futuri oggetto di intervento dell’UE. In quanto “Global player” Bruxelles disporrebbe di una molteplicità di strumenti in materia di politica, di sviluppo e di sicurezza (“political, developmental and security tools”) per “riformare i settori della sicurezza” in seno agli stati coinvolti, come si è potuto apprendere durante un congresso organizzato dal ministero degli Affari esteri e dalla Fondazione Bertelsmann (“Partners in Conflict Prevention and Crisis Management: EU and NGO Cooperation”). Le ONG devono cooperare alle misure per la formazione del personale (“training”) e la formazione della coscienza pubblica (“awareness-raising”); perché è unicamente in questo modo che possono essere create autorità giudiziarie e di polizia “affidabili” (“Transitional Justice”) [2].
 
L’esperienza
 
Tra le questioni principali trattate nel corso di questo congresso di Berlino, troviamo anche le missioni di polizia e dell’UE in Afghanistan, in Kosovo, nella Repubblica Democratica del Congo, in Palestina e in Bosnia-Erzegovina. Le ONG partecipanti, tra cui Swisspeace e Amnesty International sono state per prima cosa “informate” in merito all’ “utilità” degli interventi dell’UE da rappresentanti del ministero degli Affari Esteri e del European Peacebuilding Liaison Office (EPLO), una piattaforma europea di ONG. In seguito, i rappresentanti delle ONG hanno avuto la possibilità di trasmettere agli organizzatori del congresso la loro conoscenza degli stati oggetto della discussione e delle situazioni specifiche dei conflitti che vi si svolgono (“conflict settings”). Secondo gli organizzatori - ai fini della selezione mirata e della preparazione dei rappresentanti delle ONG – viene attribuita la massima importanza alle informazioni trasmesse [3]. L’utilizzo delle conoscenze delle ONG, che possono contare sulla confidenza delle popolazione dei territori occupati, è uno degli elementi più importanti di questa collaborazione. Ecco perché i rappresentanti delle ONG sono stati invitati ad un’altra conferenza internazionale (dal titolo “Pace e Giustizia”) che il ministero degli Affari Esteri ha organizzato nei primi giorni di luglio, per discutere in particolare della “riforma del settore della sicurezza”. Il criterio per la selezione delle ONG è stato “l’importanza delle loro conoscenze”.
 
Gli informatori
 
Già oggi, numerose ONG sono informatori diretti per le operazioni militari. Trasmettono dati sulla situazione attuale della sicurezza, raccolti nelle regioni straniere in cui si interviene, al sistema elettronico “Safety Information Reporting Service” (SIRS). La banca dati è stata elaborata dai gruppi leader dell’informatica (Microsoft, Yahoo) su richiesta della “Crisis Management Iniziative” (CMI) dell’emissario speciale dell’ONU per il Kosovo., Martti Ahtisaari. A questa banca dati hanno accesso dal 2005 le ONG e i militari [4].
 
Utilizzo a lungo termine
 
Il ministero degli Affari Esteri e la Fondazione Bertelsmann esigono che l’UE predisponga strumenti utilizzabili nel lungo periodo presso quelle ONG che godono dei suoi finanziamenti più importanti. Occorrerebbe allora nominare degli “ufficiali di collegamento per le ONG” in seno alla Commissione Europea, per essere in grado – durante le operazioni militari – di approfittare in ogni momento delle conoscenze degli informatori non governativi. Inoltre, le ONG dovrebbero essere censite e giudicate in base a criteri di utilità per il governo (“mapping and ranking”), per garantire in ogni possibile scenario di intervento, la scelta del “partner migliore” [5].
 
Complementari all’esercito
 
A parere di Pierre Micheletti, direttore dell’organizzazione umanitaria internazionale “Médecins du Monde”, la dipendenza dai mezzi finanziari dell’UE spinge già attualmente molte ONG a “partecipare a programmi che le trasformano in autentici prestatori di servizi per così dire strategicamente complementari all’esercito”. Di conseguenza, le ONG vengono identificate con le truppe di intervento dei loro paesi di origine e dichiarate obiettivo militare legittimo da parte degli oppositori dell’occupazione. Nel 2006 ciò è costato la vita a 83 umanitari e, secondo Micheletti, tale cifra corrisponde “al triplo del numero dei soldati uccisi nel corso di missioni di pace dell’ONU”. Il direttore di “Médecins du Monde” mette in guardia contro la “costante apparizione insieme di soldati e umanitari” che trasforma in modo definitivo e irreversibile l’immagine delle ONG. “Se l’accostamento […] tra interessi e apparenze si radicasse nel senso comune, tutta la logica dell’aiuto “senza frontiere” sarebbe messa in discussione” [6]: gli umanitari diverrebbero dei collaborazionisti.
 
German Foreign Policy
 
[1] European Peacebuilding Liaison Office/Crisis Management Iniziative/Bertelsmann Stiftung: Partners in Conflict Prevention and Crisis Management. EU and NGO Cooperation, Federal Foreign Office, Berlin 20 – 21/6/07. Conference Backround Papers
[2] Ibid.
[3] International Conference “Building a Future on Peace and Justice”, Nuremberg 25 – 27/6/07; www.peace-justice-conference.info
[4] Crisis Management Initiative ; Launching SIRS : The Safety Information Reporting Service.

[5] European Peacebuilding Liaison Office/Crisis Management Initiative/Bertelsmann Stiftung, loc. cit.

[6] Pierre Micheletti : Schutzlose Helfer ; Le Monde diplomatique du 8/6/07
 
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare