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- osservatorio - europa - politica e società - 24-10-11 - n. 382
da Resistir.info - http://www.resistir.info/europa/17_golpes_de_estado.html#asterisco
Traduzione dal portoghese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
MES, un colpo di stato in 17 paesi
di Rudo de Ruijter (*)
09/10/2011
Nota preliminare: Non confondere il MES con l’attuale fondo di salvataggio europeo (MESF e FESF).
Come accennato nel precedente articolo su quest’argomento, “MES, il nuovo dittatore europeo” (**), i ministri delle Finanze dei 17 paesi dell’euro hanno firmato un trattato per l’istituzione del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Il suo scopo è quello di far pagare ai cittadini europei le centinaia di miliardi di euro spesi in “azioni di soccorso” per salvare l’euro e soffocare qualsiasi possibilità d’intervento da parte dei parlamenti.
Bruxelles, a quanto pare non vuole che i cittadini esaminino il contenuto di questo trattato. Ad ora, nel momento della stesura di quest’articolo, non se ne trova che una sola versione in inglese su internet (ma il 96,5% della popolazione della zona euro parla altre lingue!).
Inoltre è interessante notare che la firma di questo nuovo trattato europeo non è stata rimarcata dai media internazionali - nonostante le decine di giornalisti presenti alla conferenza stampa (vedi foto). Forse perché Juncker lo ha annunciato brevemente in francese, prima di continuare la conferenza in inglese?
Inoltre, molti giornalisti ancora confondono questo nuovo trattato MES con i suoi predecessori (illegali), il Meccanismo europeo di stabilità finanziaria (MESF) e il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF). Essi sono più noti i loro nomi inglesi: European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM) e European Financial Stability Facility (EFSF). Il EFSM / EFSF ha una capacità di prestito di 440 miliardi di euro (1.320 euro per ogni cittadino!). Il MES non ha limiti.
Alcuni parlamentari che hanno sentito parlare del MES credono erroneamente di poterne mantenere il controllo tramite i loro ministri delle Finanze. Tuttavia, poiché questi ultimi saranno promossi a governatori del MES, non sarà più necessario rendere conto al parlamento nazionale (né a nessun altro) circa le decisioni da prendere nell’ambito del MES. Se il Parlamento ratifica il trattato internazionale, sarà esso ad avere la priorità sulle leggi nazionali.
Al momento di scrivere, il trattato deve ancora essere ratificato dai parlamenti nazionali in tutti i 17 paesi, a meno che non sia già stato fatto qua e là in silenzio.
MES, un colpo di stato in 17 paesi
Se per colpo di stato intendiamo la presa del potere reale e la limitazione di quello del parlamento nazionale democraticamente eletto, allora il trattato del MES è un colpo di stato simultaneo in 17 paesi.
Ciò è del tutto in linea con la filosofia della Commissione europea che, secondo il suo presidente Barroso, dovrebbe essere il governo economico dell’Unione europea, la quale deve definire le azioni che i governi dovrebbero attuare. (28/09/11) [1]
Il Meccanismo europeo di stabilità (MES) non è tanto un meccanismo, ma una nuova amministrazione dell’Unione europea. L’obiettivo dichiarato è di fornire prestiti (a condizioni rigorose) ai paesi dell’euro che non possono più far fronte ai loro obblighi finanziari. Assumerà i compiti del FESF e del MESF di cui sopra e sarà gestito da un Consiglio dei governatori composto dai 17 ministri delle Finanze dei paesi dell’euro all’interno dell’Unione europea.
All’articolo 8, il trattato del MES afferma che questo organismo avrà un capitale sociale di 700 miliardi di euro. Poi, all’articolo 10, specifica che il Consiglio dei governatori può decidere di modificare tale importo e adeguare l’articolo 8 di conseguenza. Nell’articolo 9, è specificato che il Consiglio dei governatori può in qualsiasi momento esigere il versamento del capitale non ancora pagato (e questo in meno di 7 giorni). In realtà, si dice che il MES può reclamare, senza restrizioni, i soldi dei paesi. Il trattato non prevede un diritto di veto per i parlamenti nazionali.
Unanimità
Ai sensi dell’articolo 5.6, il Consiglio dei governatori dovrebbe prendere le decisioni all’unanimità. L’intero Consiglio deve quindi votare “a favore”.
A prima vista è molto strano che il funzionamento del trattato dipenda interamente dall’unanimità dei 17 ministri delle Finanze della zona euro. Quando si pensa alla fatica occorsa per giungere ad un accordo sull’erogazione dei prestiti già promessi alla Grecia, non ci si aspetterebbe che l’Unione europea prospetti un trattato che parte esattamente dal principio che tale unanimità esista o che possa essere raggiunta.
La zona euro è un riflesso della molteplice diversità dell’Europa: Olanda, Belgio, Lussemburgo, Germania e Francia e poi Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia, Malta, Grecia, Slovacchia, Slovenia, Estonia e Finlandia. Infatti, i 17 ministri costituiscono anch’essi una compagine variegata. Ognuno di loro rappresenta un paese con interessi diversi ma da essi ci si attende l’unanimità. Come è possibile?
Per capirlo dobbiamo guardare più lontano. Nel MES ci sono ben 17 ministri delle Finanze che votano tutte le decisioni importanti, ma ci sono anche altre figure presenti ad ogni riunione, ufficialmente in veste di “osservatori”. Perché questi ministri necessitano di osservatori? Per verificare che facciano le cose che si aspetta da loro?
Gli osservatori sono tre:
il commissario europeo incaricato degli affari economici e monetari;
il presidente del Gruppo dell’Euro (circolo informale dei 17 ministri delle Finanze);
e il presidente della Banca centrale europea! [2]
Quindi, se non possiamo attenderci una spontanea unanimità dei 17 ministri delle Finanze, sarà l’influenza esercitata da questi osservatori che li metterà d’accordo. Per comprendere quale influenza la Commissione europea e la Banca centrale europea abbiano sui nostri ministri, guardiamo le cose da un po’ più da vicino.
Chi sono i ministri delle Finanze?
In genere sono persone che vanno e vengono. Più spesso sono nominati dopo le elezioni politiche, che culminano prima con le trattative per formare una coalizione di maggioranza a scapito delle promesse elettorali e che sono seguite dalla pressione per accaparrarsi i dicasteri importanti, come il ministero degli Interni, dell’Economia e delle Finanze.
Sovente sono persone che ambiscono a una carriera politica e che sono state spinte avanti dai partiti politici. In circostanze favorevoli, hanno le capacità per guidare un ministero. Una tale persona può avere la direzione della Difesa e poi in un’altra occasione, può essere nominata ministro degli Affari Sociali o dell’Istruzione. La conoscenza della materia è generalmente considerata meno importante della capacità di leadership.
L’economia non è lo stesso che le Finanze
Così abbiamo un ministro delle Finanze, l’olandese Jan Kees de Jager, che è coperto da diplomi in economia ma che inizialmente non ha dato l’impressione di capire qualcosa di finanza. Una delle sue prime idee è stata la proposta di legge che scoraggi le persone a ritirare i propri soldi dalle banche. Jan Kees, le banche non hanno soldi! Per ogni euro che i clienti di una banca come ING (la più grande banca olandese) hanno sul loro conto, la banca non dispone che di 3 centesimi. Nessuno farebbe la fila per questo, giusto? E poi, se la banca centrale non vuole far cadere una banca, può facilmente difendersi dalla “corsa agli sportelli” prestandole denaro.
Il ministri delle finanze di nuova nomina sono di solito pazzi di gioia per essere arrivati fino a questo punto della loro carriera. Tuttavia, essi giungono in un mondo che conoscono poco o nulla. E’ il piccolo e influente mondo delle istituzioni finanziarie internazionali, con numeri da infiniti zeri. Un momento di disattenzione è sufficiente per sbagliarsi di decine di miliardi di euro (il primo ministro olandese Rutte e Jan Kees de Jager si sono sbagliati di 50 miliardi di euro sui fondi di soccorso europei) [3]. Questi nuovi ministri sono facili prede dei membri della BCE e del FMI, che vengono a spiegare come funzionano le cose e cosa ci si aspetta da un buon ministro delle Finanze.
Nella misura in cui questi ministri delle Finanze hanno una conoscenza elementare dell’economia, sanno che l’esperienza dell’euro è destinata a fallire. Questo era già noto dall’inizio del progetto nel 1970, ma banchieri e politici testardi hanno spinto per la moneta unica, nonostante tutto. Il problema è che una moneta unica può funzionare solamente in un territorio economico omogeneo. [4] [5] [6] Ecco perché:
La gabbia dei tassi di cambio fissi
Quando i consumatori dei paesi in condizioni di produttività più bassa preferiscono acquistare prodotti d’importazione meno costosi e migliori, aumenta il debito estero. Allo stesso tempo, la produttività interna diminuisce. Se il paese dispone di una propria valuta, questa si può svalutare. Ciò rende più costosi i prodotti importati per la sua popolazione e le esportazioni meno costose per gli acquirenti stranieri. Il debito diminuirà e aumenterà la produttività. Prima dell’euro, le svalutazioni erano comuni. Ora, con l’euro, si opera su un tasso di cambio bloccato. I paesi meno produttivi sono stretti come topi in trappola. Essi non potranno mai uscire del debito. Ecco perché la strada che porta questi paesi verso debiti ancora più elevati è rovinosa e sospetta.
Viva il mercato unico dei capitali
Non dobbiamo dimenticare che questi paesi non avevano grossi problemi quando sono entrati nella zona euro, altrimenti non sarebbero stati ammessi. In realtà, i problemi sono iniziati con la loro adesione all’euro, in quanto simultaneamente la libera circolazione dei capitali diventava realtà. Le banche dei paesi dell’euro accorrevano in massa per fornire prestiti a tasso agevolato ai nuovi cittadini dell’euro. Poiché, con lo stesso capitale, le banche sono autorizzate a fornire mutui ipotecari in ragione doppia dei prestiti destinati ad altri usi, sono state in particolare le abitazioni ad essere finanziate. I banchieri hanno dimenticato, tuttavia, che persone non hanno bisogno solo di uno spazio abitativo, ma anche di reddito per ripagare i prestiti. Dovrebbero quindi finanziare sufficientemente anche le attività economiche. Ma non è quello che è successo. Quindi, una prima ondata di nuovi cittadini dell’euro ha contratto debiti da cui non potrà mai uscire. Il mercato immobiliare sta affondando. Gli imprenditori e i loro fornitori falliscono, lasciando dietro di sé un paesaggio desolato di alloggi vuoti e non terminati.
Il problema delle regole dell’euro
In aggiunta, va detto che i “paesi in difficoltà”, sono chiamati così perché non soddisfacevano più le richieste della zona euro, cioè un deficit massimo del 3% del PIL e un debito nazionale fino al 60% del PIL. [7] Di solito non è un problema per un paese avere il debito al doppio di questa cifra, quando, ad esempio, esso è controbilanciato dai beni pubblici come nel caso della Grecia e tanto meno dovrebbe esserlo un deficit di bilancio superiore al 3%. Infatti, l’unico problema è che i limiti imposti dalla zona euro non erano realistici. Quasi nessuno dei paesi membri è riuscito ad ottemperare a tale richiesta. Si potrebbe sostenere che chi ha imposto queste restrizioni era molto stupido e i ministri che hanno promesso di rispettarle, anche. In ogni caso, questo è un modo semplice per provocare una crisi.
Pecora nera
Poiché quasi tutti i paesi avevano superato i limiti, era utile distogliere l’attenzione e puntare il dito sugli scolari più disobbedienti. Sulla Grecia è stata impostata tutta una campagna diffamatoria, cui hanno partecipato anche politici olandesi bugiardi: la Grecia ha nascosto il suo debito [8], i greci sono dei fannulloni e vanno presto in pensione, ecc. [9]. Rapidamente la Grecia è stata attaccata da più parti e ha dovuto pagare interessi sempre più alti per i suoi prestiti. Fortunatamente i suoi compagni di classe dell’euro volevano aiutarla. Jan Kees ha promesso che ci avremmo anche guadagnato.
Il denaro è potere
Quando si è finito di manipolare i problemi della vittima designata - ancora una volta, la Grecia non aveva problemi insormontabili quando è entrata nella zona euro nel 2001 - allora si può applicare la politica del bastone e la carota: si forniranno i prestiti ma a certe condizioni... Il FMI ha mezzo secolo d’esperienza con questo tipo di abuso di potere. Ha applicato deliberatamente questa politica in molti paesi in via di sviluppo. In primo luogo il paese è sovraccaricato di prestiti, in modo che non possa pagare neanche gli interessi. Questi prestiti sono accordati per progetti precisi che sono di solito gestiti da società estere. Sono loro che ricevono il denaro del prestito. Il paese resta col debito. Poi si vende tutto ciò che c’è di valore nel paese agli investitori stranieri. E, beninteso, il governo deve tagliare le spese all’osso e la popolazione deve versare sangue affinché si comprenda che il FMI è il padrone.
La presa di potere della Commissione europea
Sebbene l’articolo 122.2 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) [10] consenta al Consiglio europeo di fornire aiuti finanziari ai membri in difficoltà (su proposta della Commissione europea), i lupi della Commissione europea non hanno saputo resistere alla tentazione di erigere un proprio FMI o, più precisamente, un fratello europeo che collabora strettamente con il FMI.
Lo hanno formato rapidamente durante maggio e giugno 2010: l’EFSM e l’EFSF, che hanno un carattere temporaneo e una dubbia base legale. Recentemente la capacità di prestito dell’EFSF è stata aumentata a 440 miliardi di euro (1.320 euro per ogni cittadino europeo).
Il successore è il MES. Firmato l’11 luglio 2011, se ne attende la ratifica dei parlamenti nazionali tra oggi e il 31 dicembre 2011. Il MES avrà un carattere permanente e il potere di esigere somme illimitate dalle casse degli Stati europei e prestarle a rischio e alle spese dei cittadini della zona euro. Inizia con un capitale di 700 miliardi (2.100 euro per cittadino della zona euro), ma già si parla di 1500-2000 miliardi...
La modifica dell’articolo 136
Il MES è basato su una modifica dell’articolo 136 del TFUE, approvata il 23 marzo 2011 [11], che rappresenta in realtà la crescita del potere dell’Unione europea. E poiché quest’emendamento si basa sull’articolo 48.6 del Trattato sull’Unione europea (TUE), esso è illegale [12]. Ma a Bruxelles se ne fregano e gli stessi parlamenti nazionali non considerano le regole democratiche abbastanza importanti per rifiutare questa costruzione illegale. Infatti, la conseguenza sarebbe che la popolazione dovrebbe pronunciarsi su questa estensione del potere di Bruxelles e il popolo certamente voterebbe contro.
Il MES avrà il potere di svuotare le casse dello Stato senza che i parlamenti si possano opporre. Inoltre, questo emendamento - rigorosamente secondo il testo - rende possibile un sacco di altre istituzioni anti-democratiche che, con il pretesto di combattere l’instabilità dell’euro, porranno limiti effettivi alla legislazione nazionale e ai diritti dei cittadini.
Colpisci e terrorizza
Creare una crisi e prendere il potere. E’ nel momento in cui il paese è totalmente disorganizzato che è possibile sistemare le cose nel modo auspicato. E’ lo scenario violento che i sostenitori dell’economia di libero mercato hanno applicato per decenni in molti paesi, come Inghilterra, Polonia, Cina, Sudafrica, Russia e Stati Uniti. Vi consiglio di leggere uno dei libri più illuminanti del nostro tempo: La dottrina dello shock, Naomi Klein.
Ora è il momento della Grecia. La diffamazione ha fatto il suo lavoro. I cittadini degli altri paesi europei quasi non protestano e quando lo fanno è contro la possibile perdita di denaro relativa ai fondi pensione lì investiti. Ma se si riflette un poco si capisce che un giorno, forse anche domani, potranno essere ingannati sul debito per mezzo dei fondi di soccorso. Questo può avvenire improvvisamente, con un titolo sulla stampa che annuncia “Crédit Agricole a rischio di fallimento”.
Circolo vizioso
Intanto nel panico creato, il parlamento approva misure d’emergenza che il giorno prima non avrebbe neppure immaginato. Ora i soldi dei fondi di soccorso devono essere utilizzati anche per salvare le banche. Perciò abbiamo creato un circolo vizioso: le banche sono la causa del problema, possono lucrare direttamente e indirettamente sui prestiti delle misure d’emergenza e ora possono farlo ancora più temerariamente perché le eventuali perdite sono pagate dai cittadini della zona euro!
Abbasso le decisioni all’unanimità
Torniamo al nostro MES. Questo trattato può funzionare o incepparsi a seconda che i 17 ministri delle finanze siano o no unanimi. La Commissione europea e la BCE confidano nella loro influenza perché i 17 si orientino tutti nella stessa direzione.
In realtà, non è necessario che lo facciano tutti. Una decisione è valida anche quando i ministri non sono tutti presenti. Ogni ministro rappresenta un certo numero di voti relativi al capitale sottoscritto del paese (vedi tabella sotto). Quando 2/3 dei ministri che rappresentano 2/3 del totale dei voti presenti, la votazione è valida. Il non voto non impedisce una decisione unanime, dal momento che nessuno vota contro.
In teoria, il ministro cocciuto di un piccolo paese potrebbe rovinare la festa. Ma si noti di sfuggita che deve aver grande coraggio. Barroso non lo desidera. Vuole che tutti i trattati europei siano modificati e che le decisioni non abbiano più bisogno di essere prese all’unanimità. Per il MES, per esempio, ciò significherebbe che se Germania, Francia, Italia e Olanda sono d’accordo, gli altri 13 altri non hanno più niente da dire. Viva la dittatura di Bruxelles! Viva l’Unione europea!
Immunità
Siamo già abituati ad amministratori e rappresentanti del popolo cui non piace rispondere delle loro parole e azioni, ma con il MES hanno dato il meglio. Le regole sono state stabilite in modo che tutti coloro che ne fanno parte o vi lavorano potranno agire come vogliono, senza dover rispondere a nessun parlamento, nessuna amministrazione e nessun giudice. In casi estremi, un ministro delle Finanze può essere sostituito da un altro, che beneficerà immediatamente di questi spropositati privilegi. Un criminale non potrebbe desiderare nascondiglio migliore.
Un pensiero finale
L’Unione europea ha l’economia di libero mercato come suo principio dichiarato. Quasi tutti hanno capito che la deregolamentazione delle banche, la privatizzazione delle infrastrutture e l’abolizione dei compiti dei governi conducono a una società dura e martoriata dalla crisi. Questi principi sono superati. I suoi fautori non possono imporli se non con la violenza. La Grecia non sarà l’ultima vittima.
Membro del MES |
Nº azioni |
Capitale sottoscritto (euro) |
Kingdom of Belgium |
243.397. |
24.339.700.000. |
Federal Republic of Germany |
1.900.248. |
190.024.800.000. |
Republic of Estonia |
13.020. |
1.302.000.000. |
Ireland |
111.454. |
11.145.400.000. |
Hellenic Republic |
197.169. |
19.716.900.000. |
Kingdom of Spain |
833.259. |
83.325.900.000. |
French Republic |
1.427.013. |
142.701.300.000. |
Italian Republic |
1.253.959. |
125.395.900.000. |
Republic of Cyprus |
13.734. |
1.373.400.000. |
Grand Duchy of Luxembourg |
17.528. |
1.752.800.000. |
Malta |
5.117. |
511.700.000. |
Kingdom of the Netherlands |
400.190. |
40.019.000.000. |
Republic of Austria |
194.838. |
19.483.800.000. |
Portuguese Republic |
175.644. |
17.564.400.000. |
Republic of Slovenia |
29.932. |
2.993.200.000. |
Slovak Republic |
57.680. |
5.768.000.000. |
Republic of Finland |
125.818. |
12.581.800.000. |
Totale |
7.000.000. |
700.000.000.000. |
(*) analista indipendente
(**) in italiano - http://www.criticamente.it/news/43-denunce/21223-mes-il-nuovo-dittatore-europeo-ratifica-entro-il-31-dicembre
Note
[1] Barroso, 28/09/2011, http://euobserver.com/19/113760
[2] Ufficialmente, la Banca centrale europea non è un organo dell’Unione europea. La BCE è di proprietà delle banche centrali della zona euro. Queste, a loro volta, sono indipendenti dai governi nazionali, nel senso che non prendono ordini. Esse sono dirette da Consigli di privati. L’euro quindi appartiene all’Unione europea o ai governi nazionali, ma ad un cartello di banchieri privati di Francoforte, la città di Rothschild. L’Unione europea non può dare ordini alla BCE, ma al contrario la BCE ha del potere all’interno dell’UE. Dirige il Sistema europeo delle banche centrali, che è un organo comunitario. La BCE e le banche centrali della zona euro sono membri di quest’organo. Quindi, fino a che punto di complessità bisogna giungere per dare il potere di un organismo ufficiale ad una società privata? - http://www.europarl.europa.eu/parliament/expert/displayFtu.do?id=73&ftuId=FTU_5.2.html&language=en
[3] Vrijspreker, 22/07/2011 http://www.vrijspreker.nl/wp/2011/07/eu-euro-reddingsactie-geklungel/
Il governo olandese e la Commissione europea si contraddicono sul volume di pacchetto di aiuti alla Grecia. Secondo il ministero delle Finanze, è un importo di 109 miliardi di euro, di cui 50 miliardi provenienti da banche e altre istituzioni finanziarie. Secondo la Commissione europea, i governi europei pagano 109 miliardi a cui si si sommano 50 miliardi di istituzioni private. La Banca centrale olandese (DNB) non lo sa. “Siamo anche noi curiosi di saperlo”, ha detto un portavoce della DNB. La Banca centrale europea si riferisce alla Commissione europea.
[4] Gli studi scientifici sulle “optimum currency areas” (aree valutarie ottimali) si distinguono in studi focalizzati sulle condizioni necessarie e quelli successivi al 1970 (quando i politici avevano deciso che volevano una moneta unica) che sono più centrati sui costi e benefici.
Romano Horvath e Lubos Komarek su “Optimum currency area theory: an approach for thinking about monetary integration” (2002):
“E' possibile distinguere due correnti principali nella letteratura sulle aree monetarie ottimali. La prima cerca di individuare le caratteristiche economiche principali per determinare dove i confini (illusori) dei tassi di cambio dovrebbero essere tracciati (1960-1970). La seconda corrente (1970-oggi) assume che ciascun paese rispetti completamente i requisiti che ne fanno un ottimo membro di un’unione monetaria. Come risultato, il secondo approccio non procede nella ricerca delle caratteristiche identificate come importanti per scegliere i partecipanti ad una zona valutaria ottimale. Questa letteratura si concentra sullo studio dei costi e dei benefici per il paese che intende partecipare ad un’area valutaria”. http://wrap.warwick.ac.uk/1539/1/WRAP_Horvath_twerp647.pdf, pagina 7.
Friedman descrive bene i vantaggi dei cambi flessibili: “Come si vede di solito, i prezzi e i salari in un paese sono relativamente rigidi e (questi) fattori sono immobili tra i paesi. Di conseguenza, con una domanda negativa o uno shock nell’offerta, l’unico strumento per prevenire una maggiore inflazione o disoccupazione è un cambiamento del tasso di cambio flessibile (che significa rivalutare o svalutare la moneta). Ciò porterà di nuovo l’economia all’equilibrio iniziale interno ed esterno. (...) In regime di cambi fissi, ci sarebbe sempre un impatto spiacevole di disoccupazione o inflazione.” - http://wrap.warwick.ac.uk/1539/1/WRAP_Horvath_twerp647.pdf, pagina 8.
[5] YRD. Doc. Dr. Hüseyin Mualla YÜCEOL, Mersin Üniversitesi Ýktisadi’ve Ýdari Bilimler Fakültesi, Maliy Bölümü in “Why The European Union Is Not An Optimal Currency Area: The Limits Of Integration “ (Perché l’Unione europea non è un’area valutaria ottimale: i limiti dell’integrazione)
“L’Europa non è un’area valutaria ottimale. Tuttavia, il 1 gennaio 1999 undici paesi dell’UE danno vita all’Unione Monetaria Europea con l’adozione di una moneta comune, l’euro, anche se l’UE non risponde a tutti i criteri per un’area valutaria ottimale. Inoltre, l’adesione all’UE non è la stessa cosa dell’adesione all’euro, sia per i vecchi che i nuovi membri.” - http://eab.ege.edu.tr/pdf/6_2/C6-S2-M6.pdf, pagina 66
[6] Paul de Grauwe, estratti:
“Con un massimo di 27 membri invece degli attuali dodici, la sfida per garantire il regolare sviluppo della zona euro allargata sarà terribile. La ragione è che in un grande gruppo la probabilità che si verifichino quelli che gli economisti chiamano ‘shock asimmetrici’ aumenteranno in modo significativo. Ciò significa che alcuni paesi si possono verificare pressioni inflazionistiche, mentre altri sperimenteranno spinte deflazionistiche. Se si verificano troppi shock asimmetrici, la BCE sarà paralizzata, non sapendo se aumentare o ridurre i tassi di interesse. Di conseguenza, i paesi membri saranno spesso frustrati dalle politiche della BCE che non tengono (e non possono tenere) in considerazione le diverse condizioni economiche dei singoli paesi membri. Questo porta a domandarci se la UEM allargata sarà, in effetti, un’area valutaria ottimale”. (...)
“Se un paese è colpito da shock negativi causata da effetti di agglomerazione, i tagli di salario necessari per affrontare questi colpi saranno inevitabilmente molto grandi. Per fare un esempio: se la Ford decidesse di chiudere uno stabilimento in Belgio per investire in Polonia, il taglio dei salari dei lavoratori belgi per convincere la Ford a evitare il trasferimento dovrebbe essere del 50% o più. Dato che questo taglio non è fattibile, quindi determina la flessibilità necessaria perché gli operai belgi decidano di trasferirsi.” - mostlyeconomics.wordpress.com /
[7] Questi sono i requisiti di “stabilità e crescita”.
[8] Nikolaos Salavrakos, membro del Parlamento “C’è una via d’uscita?” http://www.efdgroup.eu/news/99-the-greek-fiscal-crisis-is-there-a-way-out.html
[9] OCSE Statistiche - http://www.oecd.org/document/47/0, 3746, fr_2649_34747_39374006_1_1_1_1, 00.html
[10] L’articolo 122.2 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea: - eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do uri = OJ: C: 2010:083:0047:0200: fr: PDF
“Quando uno Stato membro in difficoltà o serio rischio di gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni, un’assistenza finanziaria dell’Unione allo Stato interessato. (...)”
[11] Risoluzione del Parlamento europeo del 23 marzo 2011 sul progetto di decisione del Consiglio europeo che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. - http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P7-TA-2011-0103+0+DOC+XML+V0//FR
[12] L’articolo 48.6 del Trattato dell’Unione Europea - http://www.europarl.europa.eu/
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