Il signor De Lapalisse al potere (da troppo tempo): Antonio Fazio ad Agrigento.
Di Tiziano Tussi
L’economia capitalistica e specialmente la sua teoria, il suo piano sublime, mostra sempre più la propria inadeguatezza alla “felicità” dell’uomo, inteso come genere. Un esempio di tale grossolanità lo si può trovare nelle banali parole di economisti, esperti del settore, cariche pubbliche. Gli stessi che dovrebbero essere scientificamente atti ad indagare i risvolti segreti di questa recente scienza dell’uomo. Le loro analisi sulla situazione attuale si possono riassumere in queste parole: è da tempo che l’economia va male, in futuro non potrà che andare bene. Grande!
Per il IX congresso nazionale dell’Associazioni Analisti e Operatori di Mercato, tenuta ad Agrigento il 25 gennaio, il Governatore della banca d’Italia, Antonio Fazio, ha tenuto la relazione centrale, che si snoda tra il crinale della banalità e quello delle miracolazioni, dando come risultato una parola mai soddisfatta: perché?
Le 27 paginette dell’intervento non dicono mai nulla di analitico, non entrano mai nello specifico delle condizioni dell’economia nazionale ed internazionale, perciò sempre ad ogni pagina ci si trova a formulare la sintetica domanda: perché?
Qualche esempio: pag. 6 “Nella primavera è iniziata una fase di debolezza del dollaro; è proseguita la correzione dei corsi delle azioni nel settore delle tecnologie avanzate; si è fatta decisa la diminuzione dei prezzi delle azioni nei settori tradizionali; si è rafforzata la tendenza al ribasso dei tassi di interesse a lungo termine.” Ma le motivazioni? Non vengono dette. La frase che segue riguarda un’altra stagione, la fine dell’estate ed oltre, mente prima si parlava della primavera: ”I timori di nuovi attentati e le tensioni con l’Iraq frenavano la ripresa dell’attività economica”. (pag. 7) Sempre nella stessa pagina: “In autunno le tensioni politiche si sono acuite. Tra luglio ed ottobre la produzione industriale è diminuita dello 0,8%, stabilizzandosi nel mese di novembre. L’occupazione dipendente nel settore non agricolo che aveva ripreso a crescere da maggio, ha mostrato un regresso in settembre di 84 mila unità e nuovamente in novembre di 88 mila”
Poi c’è l’intervento della Riserva federale che ha ulteriormente abbassato i tassi di riferimento di mezzo punto di percentuale. Risultato: “In dicembre l’occupazione è diminuita ancora di 100 mila unità”. Perché? Non si sa. L’intervento della federal reserve non è servito a niente, ma perché? dato che la diminuzione della occupazione dopo la riduzione dei tassi è stato più alto che nei mesi precedenti? Ve ne sono decine di questi passaggi.
Una curiosa altalena riguarda il Giappone che viene accredditato, a pag.5, da “segni di ripresa “, ma che risente dell’andamento negativo dell’economia americana, a pag. 6; con perdite in borsa a pag. 10; peggioramento della condizioni generale del sistema bancario a pag. 14; caratterizzato da rigidità e inefficienze a pag. 19; nonostante tutto deve ridurre le sovvenzioni all’agricoltura, troppo rilevanti, a pag. 21; escluso da segni di ripresa, presenti nel resto dell’area asiatica a pag. 22. Come si vede, man mano che si legge la relazione, i segni di ripresa di pag. 5 si allontanano nel tempo sempre più. Ma allora? Non si sa.
Altre lapalissiane dichiarazioni: “Gli investitori hanno acquisito consapevolezza dell’incertezza dei risultati” (pag. 17) a proposito delle altalene della finanza internazionale. Veramente spiriti acuti! Ma del resto, tre righe più sotto: “I sistemi finanziari sono in grado di ben operare nel nuovo e più articolato contesto”. Non si capisce in base a quale virtù teologica. Mentre nella pagina successiva giganteggia questo rilievo: “Rimane l’esigenza di una vigorosa espansione dell’economia mondiale”. Non male e non poco. “Rimane” significa che tutto il resto (quale poi?) è stato raggiunto, manca solo una espansione mondiale ecc. ecc. Cosa vorrà dire? Il tasso di sviluppo mondiale si innalzerà – parola di verità (ndr) – grazie alle “cospicue opportunità di crescita indotte dell’integrazione dei mercati e dall’innovazione tecnologica”. (pag. 18) Una grande novità mai verificatesi, si dovrebbe dire; non è logicamente così dato che sempre, nell’economia di mercato, integrazione dei mercati ed innovazione tecnologica, che vuole dire velocità nei trasporti e nelle comunicazioni, hanno fatto la fortuna dell’economia capitalistica stessa. Appena sotto si legge che negli USA c’è grande capacità di sospingere il reddito e l’occupazione! Ma non era diminuita? Avanti! Mentre negli altri paesi industriali – pagina 19 – la nuova economia stenta ad affermarsi? Quali paesi, in quali aree, perché? Ancora il nulla. Fazio rileva anche l’invecchiamento che incombe sul vecchio continente e sul Giappone (ma l’andamento demografico degli USA qual è? Mistero.). Tale invecchiamento porterà…? Non si dice. Inoltre in America Latina l‘attività produttiva “tornerebbe” a crescere nell’anno in corso. Ma il condizionale, in una relazione di economia, quale servizio rende? Notizia! Per Fazio l’Argentina pare sia uscita dalla crisi e nessun altro paese latino americano pare sia in seri guai. In Brasile si sono diradate le incertezze ecc. ecc. Basta!
Chiudiamo con la solita chicca delle flessibilità e della governabilità della globalizzazione (pag. 24) che al solito non viene esplicitata nei modi, e con il richiamo al lavoro come fondamento della Costituzione italiana, un po’ alla Ciampi. Ma Fazio non dice che il lavoro, costituzionalmente protetto, è reso così: “ la repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese” (articolo 3).
Difficile realizzarli in un call-center oppure nelle miniere di cobalto in Africa, oppure combattendo, bambini, per gli interessi diamantiferi di società belghe in Congo.
Ma ancora “La repubblica riconosce il diritto al lavoro che deve esser svolto secondo le proprie possibilità e scelte...” (articolo 4). Difficile che una persona, sana di mente scelga di avere come lavoro distribuire volantini, oppure lavorare part time solo il weekend, od ancora in affitto per tre mesi l’anno, magari distribuendo posta sulle montagne Apuane.
Forse, il “nuovo” che avanza, Fazio, che risulta essere così amato anche dal centro sinistra, è talmente “vecchio” da essere decrepito. La relazione parla chiaro! Almeno in questo.