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- osservatorio - italia - politica e società - 14-06-11 - n. 368
Adesso in Libia l'Italia bombarda più di tutti gli altri
13/06/11
Collettivo autorganizzato universitario di Napoli
Nell’articolo de La Stampa dell’11 giugno emerge il ruolo preminente ormai assunto dall’Italia nella guerra che da mesi la NATO sta conducendo contro la Libia. Pare che addirittura il trenta per cento degli attacchi sia portato avanti dalla "nostra" macchina militare. E, già da un po', non ci limitiamo a sorvolare i cieli libici in missioni di ricognizione o di oscuramento di qualche radar; ora sganciamo bombe, rendendoci colpevoli in prima persona dell'omicidio di tanti libici che stanno soccombendo sotto la pioggia di fuoco quotidianamente scatenata dalla NATO. Ciò che dovrebbe destare preoccupazione e – perché no? – sgomento lascia invece evidentemente soddisfatto Lao Petrilli, autore dell’articolo. L’Italia passa infatti dal ricoprire un ruolo marginale ad uno di primo piano.
Se all’inizio si è trovata costretta ad inseguire l’iniziativa franco-britannica si può ora gioire del fatto che la “nostra bella Italia” abbia finalmente ritrovato il posto al sole che merita. Anzi, per citare le parole di una delle fonti utilizzate dal giornalista de La Stampa, “naturale”. Perché non dobbiamo dimenticare che “parliamo di una campagna militare che si svolge in un teatro che è il nostro cortile di casa”. In effetti, sebbene qualcuno potesse averlo dimenticato o fatto finta di non capire, l’Unione Europea (e in questo caso l’Italia in particolare) ha tutta l’intenzione – e purtroppo siamo già ben al di là delle semplici intenzioni – di trattare la sponda Sud del Mediterraneo esattamente come gli USA hanno trattato e continuano a voler trattare il subcontinente americano, un "patio trasero" in cui non è ammesso altro se non l’allineamento al fine supremo dell’imperialismo: la continua ricerca di profitto.
Che questo si traduca in migliaia di morti (tra l’altro, sebbene gli organi di informazione non ne facciano quasi menzione, i bombardamenti della NATO sulla Libia stanno causando molte più morti che nelle fasi iniziali della guerra), in devastazioni e distruzioni, e che sia sempre più possibile un intervento di truppe di terra (leggi qui e qui) sembra importare poco a molti. Noi però siamo tra quei pochi a cui interessa molto e per questo continuiamo in questo lavoro di informazione (non può nemmeno dirsi di controinformazione dal momento che sulla guerra in Libia si preferisce il silenzio alla distorsione dei fatti!), cercando di piantare - per quanto possiamo - i semi di una opposizione al militarismo e all’imperialismo non solo statunitensi ma anche europei.
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