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Il governo che avremo il 25 aprile

Enzo Pellegrin

16/04/2015

"Quanto compiuto dalle forze dell' ordine italiane nell'irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 «deve essere qualificato come tortura». Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani che ha condannato l'Italia non solo per quanto fatto ad uno dei manifestanti, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. In particolare è stato violato l'articolo 3 su «divieto di tortura e di trattamenti inumani o degradanti». Il dispositivo è impietoso: «Tenuto conto della gravità dei fatti avvenuti alla Diaz la risposta delle autorità italiane è stata inadeguata». E ancora: «La polizia italiana ha potuto impunemente rifiutare alle autorità competenti la necessaria collaborazione per identificare gli agenti che potevano essere implicati negli atti di tortura» (Corriere della Sera, cronache, 15 aprile 2007, www.corriere.it)

Nel pur drogato mondo dell'informazione italiana, col passare del tempo e dei processi, il massacro della Scuola Diaz a Genova 2001 è assurto a simbolo dell'abuso delle Forze dell'Ordine. Diaz in Italia come Rodney King negli USA. Sebbene la burocratica ed autoreferenziale giustizia italiana abbia irrogato nei confronti del potere pene tutt'altro che adeguate alla gravità dei fatti, condanne ce ne sono state. Tuttavia, da ultimo ci si è messa anche la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo, la quale ha sciorinato il tagliente, ma adeguato, giudizio sopra descritto.

Di diversa opinione il Sig. Fabio Tortosa, polizotto, dipendente del Ministero degli Interni, il quale ha commentato la pronuncia di Strasburgo sul social network Facebook affermando in un "post" di essere stato un componente dell'80mo nucleo attivo quella notte nella scuola genovese e che alla Diaz ancora oggi "ci rientrerebbe mille e mille volte". Nelle diverse pagine di conversazioni e commenti, il poliziotto si esprime definendo i manifestanti "zecche" e chiarendo la sua opinione su Carlo Giuliani, manifestante ucciso durante gli scontri di Piazza Alimonda: "Non ci sono mezze misure. O si sta con quella merda di Giuliani, o si sta con quelli che a Giuliani gli fanno saltare la testa..."

Di fronte alle gravi accuse di aver permesso fatti di tortura e di aver ostacolato l'identificazione dei responsabili, un governo che in qualche modo debba fronteggiare il consenso dell'opnione pubblica non può non avere un nervo scoperto su questo tema. Se un dipendente del Ministero degli Interni come Fabio Tortosa commette l'errore di scoprire le carte e rivendicare pubblicamente con orgoglio le malefatte della Scuola Diaz, non possono non fioccare provvedimenti, quantomeno per l'imbarazzo che il maldestro dipendente ha creato.

Purtuttavia, un serio esecutivo che si volesse ispirato dai minimi valori democratici dimenticati nel sepolcro cartaceo della Costituzione, non si sarebbe limitato ad un banale provvedimento di sospensione, ma avrebbe recapitato l'immediato e meritato licenziamento in tronco al Sig. Fabio Tortosa, spiegandogli che nelle forze dell'ordine non può aver cittadinanza chi pensa che l'oppositore è un nemico da uccidere, una "zecca" da eliminare.

Un governo con la serietà di cui sopra avrebbe commissionato una seria inchiesta interna per scoprire quanti Fabio Tortosa albergano nelle questure, nei commissariati e nelle caserme italiane. A volte basta farsi un giro negli uffici e notare se sulle pareti sono appesi quei calendarietti con l'immagine del maestro di Predappio.

Un governo serio e costituzionale non ammette nelle forze dello stato soggetti ispirati dalla violazione dei principi costituzionali ed in particolare dal fare carta straccia della XII disposizione transitoria.

Stiamo parlando però del governo che lascia al vertice di Finmeccanica De Gennaro e gli "conferma piena fiducia". Lo stesso De Gennaro - imputato uscito indenne dai processi genovesi, ma comunque capo della polizia ai tempi della Diaz - che in Finmeccanica stipula un lauto contratto di consulente della sicurezza a Gennaro Caldarozzi, ex capo, ai tempi di Genova 2001 - come ricorda il Secolo XIX - dello SCO (Servizio Centrale Operativo), condannato e interdetto per cinque anni dai pubblici uffici dopo il processo sull'irruzione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001.

Questo il governo che avremo in carica il prossimo 25 aprile, i cui rappresentanti vorranno forse intervenire alle commemorazioni della Resistenza.

Eppure, merita ricordare che l'inclusione nelle forze dell'ordine dello Stato di elementi che non hanno mai condiviso nè i valori resistenziali, nè quelli democratici, è iniziata fn dai primissimi giorni dopo la liberazione e si è protratta anche dopo la nascita della Carta Costituzionale Repubblicana.

Sin dai primi momenti successivi all'insurrezione partigiana nel nord Italia e alla liberazione, l'Italia divenne per gli "alleati" americani terra di conquista e di grande attività per i loro servizi segreti, all'epoca denominati OSS (1).

Questa organizzazione "agì in tutti i settori per agglomerare forze anticomuniste"(2), a cominciare da quegli industriali che lucrarono ingenti profitti proprio grazie al regime fascista:  il 16 e 17 giugno 1945 si riuniscono a Torino sotto la guida di Piero Pirelli, Rocco, Armando ed Enrico Piaggio, Costa, Falck e Valletta per programmare una "accelerazione della lotta al comunismo" anche con l'organizzazione di gruppi armati (3).

L'OSS si adoperò inoltre per creare una rete di organizzazioni politiche di ispirazione nettamente fascista sotto le sigle più disparate, come Fronte Moderato, Giovine Italia, Partito Nazionale Popolare ed altri, proprio con lo scopo di "arginare la demoralizzazione che la sconfitta aveva generato nei ranghi dei sostenitori del fascismo e di riflesso rincuorare la piccola e media borghesia italiana", fondamentale si rivelava però l'attenzione a "preservare gli ambienti militari italiani da contaminazioni democraticistiche" (4) inglobando all'interno di forze armate, apparati statali, polizia soggetti che avevano avuto ruoli di primo piano all'interno del regime, soprattutto quando la  loro futura azione avrebbe potuto tornare utile e conicidere con gli interessi americani.

Per esempio, quando, alla fne del secodo conflitto mondiale, la Jugoslavia venne a trovarsi al centro degli interessi militari e strategici americani, ostili alla rivoluzione di Tito, i servizi USA manovrarono gli apparati nella nascente democrazia italiana nuovamente in funzione e direzione anti-jugoslava. Per far ciò, sentirono la necessità di impiegare quelli che furono attori di primo piano nella politica di conquista del fascismo verso i balcani: "già nel settembre 1945, cinque mesi soltanto dopo la fine della guerra, una circolare del comando italiano raccomandava che gli elementi di «provati sentimenti antislavi», anche se fascisti, fossero mantenuti o riammessi in servizio" (5).

Un esempio fulgido di questa politica fu il ripescaggio del generale Giuseppe Pieche, rimasto in Croazia a fianco di Ante Pavelic fino al crollo del regime il 25 luglio 1943. Alla fine della guerra fu assunto al Ministero degli Interni come "direttore del servizio antincendi". Da quell'ufficio di copertura, in coordinamento con i servizi segreti statunitensi, organizzò clandestinamente gruppi terroristici neofascisti ed altri gruppi armati neri come il Movimento Anticomunista per la Ricostruzione Italiana, il Gruppo d'azione Fascista, il Fronte Antibolscevico, le Squadre d'Azione Mussolini, i Cadetti della Violenza ed altri gruppi similari che ponevano in essere azioni di provocazione secondo le direttive dei servizi segreti americani (6).

Dagli albori del 1945 ad oggi, le strutture dello Stato sono passate attraverso i sentieri dell'organizzazione Gladio, dei vari tentativi di colpo di stato che hanno visto coinvolti appartenenti  alle forze armate, delle azioni di depistaggio condotte in relazione ad atti di strage, eventi storici sui quali si sono scritti fiumi di parole.

La questione della democrazia all'interno delle Forze dell'Ordine come degli apparati militari è pertanto dipendente dai rapporti di forza dello scenario geopolitico, più che dal maggiore o minore zelo costituzionale dei governi. De Gennaro saldo in poltrona a fianco del Tortosa sospeso sono la cartina di tornasole degli stessi rapporti. La campagna di ritorsione e pulizia condotta a margine dello sciagurato intervento di Tortosa contro tutti i piccoli pesci dello stagno poliziesco che hanno osato mettere un "mi piace" sulla conversazione "facebook" avrà un'inevitabile argine in quegli stessi rapporti di forza. Quei rapporti di forza che hanno permesso, negli anni repubblicani, di svuotare, procrastinare, cancellare l'applicazione dei principi di progresso contenuti nella Carta Costituzionale della Penisola, sino a farla diventare oggi una vuota crisalide, sino ad imporre il giogo del pareggio di bilancio come diga all'attuazione dei diritti sociali scomodi ai monopoli finanziari ed industriali.

A noi resta il bisogno di macerarci nei fatti del presente, oltre che in quelli del passato. Il prossimo 25 aprile è quindi bene ricordare cosa fa il governo e cosa fanno i rapporti di forza. La Resistenza, attaccata, svillaneggiata e tradita, sopravvive forte lontano dal potere, nei luoghi in cui ogni proletario soffre e subisce sfruttamento, vive nei cuori di migliaia di Giovani e di Lavoratori che mantengono salda e continua la loro lotta, ora, come allora, ed in tutti quei momenti della nostra storia repubblicana, in cui lo stivale borghese o quello dei suoi servi si sono calati sul popolo.

La Resistenza vive nei figli e nipoti della stessa rabbia. E' bene ricordarlo, il 25 aprile.

Note: 

1. L'Office of Strategic Services (OSS) era un servizio segreto statunitense operante nel periodo della seconda guerra mondiale. Fu il precursore della Central Intelligence Agency (CIA). Fu istituito nel giugno 1942 con lo scopo di coordinare la gestione della raccolta di intelligence militare a livello centrale, assumendo in ciò un ruolo sovraordinato ad ogni altra analoga struttura già esistente nelle forze armate americane (ogni forza aveva infatti, e tuttora possiede, un proprio servizio di intelligence), in particolare per quanto concerneva le operazioni oltre le linee nemiche, venendo poi sciolto nel 1945 (Wikipedia, voce OSS)

2. F. GAJA, Il secolo corto, la filosofia del bombardamento, la storia da riscrivere, Maquis, Milano, 1994, p. 167.

2. R. FAENZA e M. FINI, Gli americani in Italia, Milano, 1976, p. 147 cit. in F. GAJA, op. cit., p. 167.

3. F. GAJA, op. cit., p. 167.

4. F. GAJA, op. cit., p. 168.

5. R. FAENZA e M. FINI, op cit., p. 168,169.


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