www.resistenze.org - osservatorio - movimento antimperialista - 29-05-11 - n. 366

da www.workers.org/2011/world/africa_liberation_day_0526/
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Giorno della Liberazione africana 2011: le guerre imperialiste minacciano il continente
 
di Abayomi Azikiwe, redattore di Pan-African News Wire
 
21/05/2011
 
Il 25 maggio, in tutto il mondo si celebra il 48º anniversario della Giornata dell'Africa, noto anche come Giorno della Liberazione africana. In quella data ricorre la fondazione, nel 1963, dell'Organizzazione per l'Unità Africana ad Addis Abeba, Etiopia, con più di 30 Stati membri. Nel 2002, l'OUA è stata trasformata in Unione africana, con l'impegno favorire ulteriormente, attraverso istituzioni forti, lo sviluppo economico, l'unità politica e la piena uguaglianza per le donne.
 
Anche se il 1963 ha rappresentato uno spartiacque nella lotta di liberazione dei popoli di origine africana sul continente e in tutto il mondo, lo spettro del neocolonialismo è ancora molto evidente. Solo tre anni prima della fondazione dell'OUA, l'intervento imperialista in Congo ha evidenziato che il movimento per l'indipendenza sarebbe stato costretto a difendersi contro le iniziative post-coloniali tese a perpetuare il dominio politico ed economico.
 
Soltanto nel 1994 le ultime vestigia del dominio politico della minoranza bianca sarebbe stato eliminato, con l'ascesa dell'African National Congress al potere nella Repubblica del Sudafrica.
 
Dopo la caduta dell'Unione Sovietica e dei paesi socialisti dell'Europa dell'Est, due decenni fa, l'Africa è stata costretta a misurarsi con il tentativo di conquista di autodeterminazione nazionale e indipendenza nel mezzo di una rinnovata spinta attuata dagli stati imperialisti, con gli Stati Uniti in testa, per accresce il tasso di sfruttamento del continente e delle sue risorse.
 
Negli ultimi due decenni, gli Stati Uniti hanno intensificato il loro coinvolgimento militare nel continente africano. Nel 1992, George H.W. Bush ha inviato migliaia di marines in Somalia con il pretesto di fornire aiuti umanitari. Nel 1998, l'amministrazione Clinton avrebbe bombardato un impianto farmaceutico di al-Shifa in Sudan, lo Stato-nazione più esteso dell'Africa.
 
Sempre nel 1998, il Segretario di Stato americano Madeleine Albright incoraggiò i regimi filo-occidentali dell'Uganda e del Ruanda a invadere militarmente la vicina Repubblica Democratica del Congo, che recentemente aveva rovesciato il burattino neocoloniale Mobutu Sese Seko. Questa avventura è costata milioni di morti in una guerra durata fino al 2003 e ha coinvolto i governi progressisti della Namibia, Zimbabwe e Angola in difesa della RDC.
 
Nel 1996, gli Stati Uniti incoraggiarono e coordinarono il regime clientelare etiope ad intervenire in Somalia, per fermare l'Unione delle Corti islamiche a riprendere il controllo del Corno d'Africa e stabilire l'indipendenza politica. La resistenza delle forze ricostituite sotto la bandiera di al-Shabab stanno ancora combattendo contro le forze militari sostenute con centinaia di milioni di dollari all'anno.
 
La formazione del Comando Africano ad opera del Pentagono (AFRICOM) nel 2008, ha reso esplicito al continente e ai suoi sostenitori che gli imperialisti avrebbero intensificato la loro ricerca di ulteriore dominazione del territorio, dei corsi d'acqua, manodopera e risorse. Questi sforzi hanno preso nuovo slancio con l'istituzione di una base militare statunitense nel Corno d'Africa, nella nazione di Gibuti, e i "giochi di guerra" condotti in diverse regioni del continente.
 
Una situazione ancor più pericolosa è iniziata il 19 marzo, quando gli USA e le forze NATO hanno cominciato a bombardare lo Stato del Nord Africa della Libia, fornendo materiale e assistenza politica ai ribelli anti-governativi che hanno sempre rifiutato, insieme ai loro sostenitori imperialisti, di avviare negoziati per la cessazione delle ostilità.
 
La guerra in Libia si è diffusa nelle zone di frontiera con la Tunisia e l'Egitto e il Mar Mediterraneo, dove i rifugiati ogni giorno muoiono di sete e di fame. Centinaia di migliaia di libici e lavoratori ospiti hanno lasciato il paese, molti verso l'Europa dove incontreranno discriminazione razziale e sfruttamento.
 
Africa e lotta di classe mondiale
 
L'intervento USA/NATO in Libia deve essere inquadrato nel contesto delle rivolte popolari scoppiate in vari stati del Nord Africa, nella penisola arabica e nel Golfo Persico. Cogliendo l'imperialismo alla sprovvista, le ribellioni e gli scioperi in Tunisia ed Egitto hanno portato alla destituzione dei fantocci filo-occidentali di Tunisi e del Cairo, insediati da lunga data. Eppure la lotta rivoluzionaria sia in Egitto e che in Tunisia non hanno ancora raggiunto i loro frutti. Gli elementi più retti all'interno dei movimenti dei lavoratori e democratici chiedono più profonde riforme per realizzare la trasformazione di questi stati neocoloniali.
 
Mancando la presa del potere da parte degli operai, dei giovani e dei contadini di Tunisia ed Egitto, i regimi esistenti, anche senza la guida dei vecchi dittatori, vengono utilizzati dagli imperialisti contro il popolo e il governo della vicina Libia. Il governo tunisino ha permesso ai ribelli anti-governativi di utilizzare le aree di frontiera nella loro guerra sostenuta dagli imperialisti contro Tripoli e l'Egitto ha inviato forze speciali nella parte orientale della Libia, per assistere gli USA e la NATO nella guerra di aggressione.
 
Con la situazione politica in Tunisia ed Egitto ancora irrisolta, non sorprendono le recenti manifestazioni a Tunisi per invocare una "seconda rivoluzione" né il crescente carattere antimperialista e antisionista delle manifestazioni a Il Cairo. In Egitto, una nuova coalizione di organizzazioni di sinistra ha preso corpo per promuovere il carattere di classe della lotta.
 
Il crescente interesse per la politica di sinistra si è riscontrato il Primo Maggio. "Sventolavano ieri le bandiere rosse dei migliaia di egiziani che celebravano la Festa del Lavoro in piazza Tahrir al Cairo. Gli operai convenuti da fabbriche di tutto l'Egitto, la neonata Federazione dei Sindacati Indipendenti, diversi partiti di sinistra si sono radunati per celebrare la loro nuova libertà. ... Anche se i gruppi di sinistra sono stati una parte centrale del movimento di opposizione, è eccezionale che possano radunarsi così apertamente per la loro causa. Le rivendicazioni dei lavoratori nella manifestazione del Primo Maggio include l'innalzamento del salario minimo mensile, aumenti salariali, nazionalizzazione delle principali industrie del paese". (Al-Jazeera, 2 maggio 2011)
 
In Sudafrica due recenti sviluppi, con una partecipazione della classe operaia ancor più significativa che in Egitto, illustrano il ruolo centrale dei sindacati nella lotta per la vera liberazione del continente. I membri del Sindacato nazionale dei minatori, in una vertenza sindacale in corso con una multinazionale canadese insediata per lo sfruttamento minerario del platino, hanno occupato due stabilimenti esigendo salari dignitosi e migliori condizioni di lavoro. […]
 
In una occasione, la Federazione sindacale COSATU, con oltre mezzo milione di lavoratori, ha dichiarato il 13 maggio di opporsi al progetto di fusione della maggior società per la grande distribuzione in Sudafrica, Massmart Holdings, con la statunitense Wal-Mart. "La Wal-Mart è nota per la sua reputazione anti-sindacale e la negazione dei diritti dei lavoratori. L'articolo 2 della Costituzione della Repubblica del Sudafrica riconosce ai lavoratori il diritto a rapporti di lavoro equi, a formare e iscriversi a un sindacato, a partecipare alle attività e ai programmi di un sindacato e allo sciopero".
 
Socialismo e liberazione africana
 
Questi sforzi da parte dei lavoratori, della gioventù rivoluzionaria e degli stati progressisti in Africa, hanno attratto l'ostilità dell'imperialismo USA e dei loro alleati. In Zimbabwe il decennale programma di ridistribuzione della terra e di indigenizzazione dei piani economici per porre sotto il controllo africano le industrie più importanti del paese, ha determinato l'ingente sforzo occidentale per la destabilizzazione oltre all'applicazione delle sanzioni.
 
A seguito della rivoluzione del 1969, la Libia ha nazionalizzato l'industria petrolifera e allontanato la presenza militare degli Stati Uniti. I libici hanno anche costretto l'Italia, ex potenza coloniale e ora uno degli stati imperialisti che partecipano al bombardamento della Libia, a scusarsi per l'occupazione e a pagare le riparazioni. La Libia ha sostenuto i movimenti di liberazione nazionale in tutto il mondo, compresi quelli che operano all'interno degli Stati Uniti e in Europa.
 
Kwame Nkrumah, il fondatore del moderno stato del Ghana e uno dei principali sostenitori della lotta per la liberazione e il socialismo in Africa nel corso degli anni Cinquanta e Sessanta, ha ricordato quando era presidente di questo stato dell'Africa occidentale: "Abbiamo intrapreso la strada del socialismo per il progresso. Vogliamo la piena occupazione, abitazioni adeguate, pari opportunità per l'educazione e la crescita culturale ai più alti livelli per tutti." (Africa Must Unite, 1963)
 
Inoltre, Nkrumah ha sottolineato che per conseguire una autentica liberazione e il socialismo, gli operai, i giovani e i contadini devono organizzarsi in un partito rivoluzionario. Nkrumah vedeva la classe operaia organizzata come fondamento per la costruzione di un partito rivoluzionario impegnato a costruire il socialismo e l'unità africana.
 
Secondo Nkrumah, "La crescita di questo nuovo sindacalismo africano è correlato al futuro dell'Africa: il suo dinamismo, coniugato all'azione politica, è il mezzo più sicuro per scacciare dal nostro continente gli ultimi resti del colonialismo e dello sfruttamento, poiché stimolerà l'effettività dei movimenti nazionalisti." (Africa Must Unite)
 
Da fautore del panafricanismo rivoluzionario, nella teoria e nella prassi, Nkrumah sottolineò: "Proprio come l'indipendenza politica non avrebbe potuto essere raggiunta senza la guida di un forte partito disciplinato, così l'indipendenza economica e l'obiettivo del socialismo in Ghana non possono essere raggiunti senza la guida decisiva del Partito. Sono convinto che il Partito del Popolo sostenuto dalla stragrande maggioranza del popolo, è più in grado di portare a compimento i nostri piani economici e di costruire uno stato socialista. ... Ghanese nei contenuti e africano nella prospettiva, intriso di filosofia marxista socialista". (Africa Must Unite)
 
La lotta contro il neocolonialismo e l'imperialismo sarà conquistata attraverso lo sviluppo e il rafforzamento di un partito rivoluzionario basato sul socialismo e radicato nella classe operaia. Questa convinzione è provata dall'esperienza di tutti i movimenti rivoluzionari dell'epoca moderna, dalla Cina a Cuba, e resterà vera per tutti il lavoratori del mondo.
 
 

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