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Perché la Russia vuole rafforzare e modernizzare il suo esercito


Verso un nuovo equilibrio mondiale


15 dicembre 2005

di Viktor Litovkin*

 

In uno studio preparato per la conferenza Axis for Peace 2005, Viktor Litovkin analizza la ripresa militare della Russia. Per il noto esperto, non si tratta di rispondere al riarmo degli Stati Uniti né di preparare un’avventura imperiale, ma di dotarsi degli strumenti indispensabili per resistere alle pressioni e ai ricatti di Washington. Questo riarmo, tendente a garantire una nuova multipolarità del mondo, si sta realizzando in collaborazione con altre grandi potenze.

 

L’esercito e l’industria della Difesa in Russia stanno gradualmente riprendendosi dalla prolungata crisi degli anni ’90 e cominciano a ricostruire il potenziale perduto.

 

Intervenendo lo scorso 9 novembre in una riunione degli alti comandi dell’Esercito e dell’Armata, Vladimir Putin ha constatato con molta soddisfazione che le Forze Armate si stanno ormai sviluppando a un ritmo stabile. E il presidente della Russia aveva motivi certi per fare simile osservazione.

 

All’inizio di novembre, il titolare della Difesa Sergey Ivanov e il Capo di Stato Maggiore Generale, Yuri Baluevski, hanno informato il presidente che è Comandante in Capo delle Forze Armate, in merito al successo degli esperimenti del nuovo sistema di missili strategici RT-2PM2 Topol-M, o SS-X-27 Sickle nella classificazione occidentale.

 

Le ogive di questi missili, lanciati dal poligono di Kapustin Yar, alla frontiera delle province di Volgograd e Orenburg, sono riuscite a distruggere vari bersagli nel cosmodromo di Baikonur, nel territorio del Kazakhstan, dimostrando che la Russia già possiede un nuovo sistema missilistico di testate multiple a guida individuale, che sono capaci di muoversi verso l’obiettivo a una velocità supersonica, di cambiare la traiettoria e di ingannare i più sofisticati sistemi di difesa antimissilistica.

 

Un sistema simile verrà installato nel nuovo missile navale strategico Bulava-30 (SS-NX-30), perfezionato dall’Istituto delle Apparecchiature Termiche di Mosca e sottoposto attualmente alle prove ufficiali. A partire dal 2008, il Bulava verrà dato in dotazione alle forze di dissuasione strategica dell’Armata Russa, così come i nuovi sottomarini nucleari che si stanno costruendo a Severodvinsk. Il primo della serie di sei sommergibili portamissili si chiama “Yuri Dolgoruki”.

 

Nel suo recente incontro con gli alti comandi delle Forze Armate, Vladimir Putin ha segnalato che si registra “un progresso nel perfezionamento del potenziale di dissuasione nucleare”, poiché proprio i missili strategici navali Bulava-30 e Topol-M, che stazionano in silos o su piattaforme mobili, dovranno trasformarsi in futuro nell’asse delle forze strategiche russe di dissuasione nucleare e sostituire i sistemi attuali che gradualmente diventano obsoleti: R-36MUTTKh e R-36M2 Voevoda (SS-18 Satan), UR-100NUTTKh Stilet (SS-19), RT-2pm Topol (SS-25 Sickle), R-29RM (RSM-52). Nei silos di Tatischevo, vicino a Saratov, già sono pronti quasi mezzo centinaio di missili Topol-M.

 

Il prossimo anno, l’Esercito russo dovrà acquisire altri sei missili strategici intercontinentali Topol-M, secondo le previsioni degli esperti, per installarli su piattaforme mobili presso la divisione delle Truppe Missilistiche Strategiche acquartierata a Vypolzovo, nella provincia di Tver. Si prevede anche l’acquisto di un bombardiere strategico Tupolev-160 che, insieme ad altre cinque macchine dello stesso modello, che stazionano a Engels (Provincia di Saratov), ai bombardieri strategici ad elica Tupolev-95ms e ai missili da crociera supersonici di lunga gittata X-55, formerà la componente aerea all’interno della triade delle forze strategiche di dissuasione.

 

Tutto questo potenziale, secondo il ministro della Difesa Sergey Ivanov, rappresenta il “minimo sufficiente”. La Russia ne ha bisogno non come strumento di guerra ma per assicurarsi uno strumento importante nella protezione degli interessi nazionali. La verità è che le Forze di Dissuasione Nucleare attraversano una fase di continui tagli: ogni anno, le Truppe Missilistiche Strategiche perdono una o due divisioni, ciascuna delle quali ha in dotazione almeno quaranta sistemi di missili intercontinentali.

 

L’esempio più recente è rappresentato dalla dissoluzione della Divisione Kartalinskaya (Provincia di Cheliabinsk) che era provvista di missili strategici Voivoda (SS-18 Satan), e della Divisione Kostromskaya, sulle cui piattaforme mobili si trovavano i missili RT-23UTTKh Molodets con testate multiple a guida individuale SS-24 Scalpel. In ragione dell’accordo russo-nordamericano sulla riduzione del potenziale strategico offensivo, il numero delle ogive nucleari da combattimento dovrà scendere a 1.750-2.200 unità entro il dicembre 2012.

 

Sebbene lo scudo nucleare continui a rappresentare l’elemento chiave per la sicurezza e la protezione degli interessi nazionali della Russia, tuttavia anche le altre unità dell’Esercito contribuiscono a questo compito. Le Forze Armate, secondo il presidente, sono “un attributo importantissimo dello Stato e una garanzia della sovranità nazionale…possono garantire la stabilità globale e proteggere la Russia contro qualsiasi tentativo di pressione politico-militare e di ricatto attuato con la forza”.

 

Proprio a tal fine, la Russia è impegnata a modernizzare le sue Truppe Missilistiche Strategiche, il suo sistema di difesa aerospaziale e la sua Marina da Guerra, promuove progetti ambiziosi come il caccia di quinta generazione o il nuovo sistema di missili antiaerei S-400 Triumph, cerca di aumentare la mobilità delle truppe da sbarco dell’aviazione e delle altre unità militari, e acquista nuovi armamenti e mezzi spaziali, aerei e terrestri per la copertura del combattimento, le missioni di ricognizione, la sicurezza delle comunicazioni, la guerra radioelettronica, la navigazione, il posizionamento esatto sul terreno e nello spazio, la guida precisa delle armi e il coordinamento nell’uso dei sistemi di armamento.

 

Il capo dell’impresa Sukhoi che sta lavorando al progetto di caccia di quinta generazione, Mikhail Pogosian, dà per certo che il futuro aereo supererà tutti i modelli analoghi in dotazione di altri Stati (essenzialmente gli USA, perché sono l’unico paese che fabbrica aerei simili). Negli ultimi tempi si sono moltiplicate le manovre tattiche e operative con prove di tiro nelle Forze Armate della Russia. Solo l’Esercito di Terra ha realizzato 32 manovre (31 a livello di reggimenti e una a livello di divisione). L’Armata ha organizzato 11 manovre e 28 spedizioni a largo raggio. Si sono effettuate grandi manovre congiunte con Cina, India e Uzbekistan, così come simulazioni di difesa antiaerea nell’ambito della CSI e dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Le manovre si sono estese dal Baltico e dal Mar di Barents fino alla costa del Pacifico e alle frontiere meridionali della CSI.

 

I generali russi prestano grande attenzione al compito di introdurre nelle divisioni di allerta permanente il servizio sulla base di contratti e di inserire nelle unità di istruzione e di linea sottufficiali di truppa che dovrebbero essere “veri professionisti, maestri e tutori” per i soldati: misura questa che contribuirebbe ad elevare la disciplina, il grado di coordinamento e la capacità combattiva dell’Esercito.

 

Il capo del dipartimento militare russo Sergey Ivanov ha formulato in questo contesto una nuova tesi, basata sul principio dell’attuazione preventiva dei compiti di sicurezza e di difesa, “intendendo per prevenzione non solamente la possibilità di assestare colpi contro le bande e i gruppi terroristici ma anche altre azioni di carattere preventivo,  prima che sia necessario ricorrere alle misure estreme di  neutralizzazione”.

 

Partendo dalla considerazione del fatto che ultimamente si sta assistendo stabilmente all’uso ogni volta più ampio della forza militare, in particolare in conseguenza della moltiplicazione di diversi tipi di minacce alla sicurezza nazionale e internazionale, Ivanov insiste perché la Difesa sia una struttura flessibile, capace di plasmare i compiti nazionali in decisioni soppesate che si propongano di prevenire lo sviluppo di certi fenomeni pericolosi in materia di sicurezza e di difesa.

 

Questa dichiarazione, secondo gli esperti, dimostra che la Russia ha proclamato –per la prima volta negli ultimi anni – la possibilità di usare la forza nella soluzione di diversi problemi e nella neutralizzazione delle eventuali pressioni aperte da parte di altri Stati. Di qui, il crescente volume delle richieste militari, così come l’aumento numerico e la scalata a livello di manovre. Le spese destinate all’acquisto di materiale bellico sono aumentate drasticamente: con quasi 2.000 milioni di US$ nell’ambito del bilancio 2006, fino a un livello leggermente superiore ai 9.000 milioni di US$, al di sopra delle cifre dell’anno passato e delle entrate che la Russia ottiene grazie alle esportazioni delle sue armi.

 

Simile principio, secondo il titolare della Difesa, permetterà di passare dall’acquisizione sporadica di modelli pilota all’acquisto di armamento in serie. A differenza degli anni precedenti, quando il dipartimento militare si limitava a creare una certa riserva per il futuro, ora può permettersi, secondo Ivanov, “l’acquisto di carri T-90 in quantità sufficiente per battaglioni, un’intera squadriglia di nuovi aerei, sistemi nuovi fiammanti di artiglieria per equipaggiare batterie intere, ecc.”. Il prossimo anno, l’Esercito russo riceverà in dotazione anche sei apparecchiature spaziali, una dozzina di razzi propulsori, 31 carri T-90, 125 veicoli blindati, 3.770 veicoli multiuso e 9 aerei, incluso un bombardiere strategico Tupolev-160.

 

“Circa il 70% delle assegnazioni previste, vale a dire  US$ 5.500 milioni, verrà speso nell’acquisto o nella riparazione di armamento e materiale bellico, che permetterà un incremento medio del 50%, e nel caso delle forze aeree il raddoppio del volume dei finanziamenti per l’acquisto in serie”, ha detto Ivanov.

 

E’ anche certo che questi piani potrebbero essere interrotti se non si creassero le condizioni per eliminare il “conflitto di interessi” tra la Difesa e alcuni settori dell’industria militare, problema che è stato posto dal generale Yuri Baluevski, capo di Stato Maggiore generale dell’Esercito russo, durante la recente riunione degli alti comandi militari. Per colpa di tale conflitto, la Difesa non ha potuto ricevere nel 2005 vari armamenti ed equipaggiamenti, in particolare, il sistema di missili antiaerei S-400 Triumph, parte del sistema missilistico operativo Iskander-M, o l’aereo Tupolev-214 destinato alle necessità del ministro.

 

Il presidente Putin ha promesso ai militari di risolvere questo problema. Poco dopo la riunione, il titolare della Difesa Sergey Ivanov è stato designato all’incarico di vicepresidente del Governo. Vedremo in futuro se, in questo nuovo rango, egli sarà capace di venire a capo della “mancanza di coordinamento”delle diverse rotelle dell’ingranaggio militare. Quello che importa segnalare ora è che il consolidamento del potenziale bellico dello Stato russo non significa assolutamente che il Cremlino persegua piani aggressivi o che si sia proposto di esercitare pressione con l’aiuto della forza militare su altri paesi vicini alla Russia o lontani dalle sue frontiere. Non è nemmeno un segnale di mitiche ambizioni imperiali. Nulla di tutto ciò, per una serie di ragioni.

 

Una è che tutto questo potere bellico, sebbene abbia realizzato certi progressi, continua ad essere afflitto da numerosi problemi, che meriterebbero una trattazione a parte, e ciò si protrarrà per molto tempo e farà si che sarà fisicamente impossibile esercitare su qualcuno, tanto sulla NATO quanto sui paesi membri di questa alleanza, una forte pressione militare. Non ne ha bisogno certo la Russia in linea di principio. L’obiettivo a largo raggio è la cooperazione sincera con la NATO, nell’ambito del Consiglio Russia-NATO, e il meccanismo di associazione bilaterale con gli Stati membri. L’intenzione è quella di collaborare nelle più diverse materie, tra cui la lotta contro il terrorismo internazionale, il narcotraffico o la proliferazione di tecnologie missilistiche e armi di distruzione di massa, la creazione di un sistema europeo antimissili, ecc.

 

Altra cosa è che questo potenziale militare, minimo ma sufficiente, permette al Cremlino di “garantire la sicurezza globale e di proteggere la Russia contro qualsiasi tentativo di pressione politico-militare e di ricatto attuato con la forza”, secondo le parole di Vladimir Putin. Il presidente della Russia ha rilevato che: “Purtroppo vediamo usare tali metodi nella politica estera”.

 

Sebbene abbia evitato di fare nomi concreti, qualsiasi persona sensata capisce che è un riferimento ad uno Stato e ad un’Amministrazione la cui linea politica si basa sul modello del “mondo unipolare”, senza considerazione degli interessi nazionali e persino della sovranità di altri paesi. Ricorrendo molte volte alla tattica dell’ “assalto da cow boy”, essi non si rendono conto che simili avventure, oltre a risultati che pregiudicano molto la loro immagine democratica, provocano migliaia di vittime ingiustificate tra la popolazione.

 

Così è successo nel marzo del 2003 quando gli Stati Uniti, adducendo la scusa pretestuosa della lotta contro il terrorismo e della distruzione delle armi di distruzione di massa, hanno aggredito l’Iraq. Lo hanno fatto nonostante tale aggressione fosse messa in discussione all’ONU da Francia, Germania, Russia e diversi altri paesi, come la Cina, consapevoli che Washington andava cercando in Mesopotamia il petrolio iracheno, non il “dittatore Saddam” e neppure “il gruppo Al-Qaeda, con cui si supponeva che Saddam fosse legato”,

 

Quali sono le conseguenze? I terroristi internazionali e Al-Qaeda hanno fatto la loro apparizione in Iraq solo dopo la sconfitta di Hussein. A causa degli attentati, gli americani non possono procedere all’estrazione su larga scala del petrolio iracheno, cosicché il prezzo degli idrocarburi provenienti dal Medio Oriente è raddoppiato, e Washington ha pagato per tutto ciò con la vita di più di duemila soldati americani. Ed è per evitare la ripetizione di tali avvenimenti nel continente eurasiatico che la Russia si dedica a rafforzare il proprio potenziale bellico, ricerca la cooperazione politica, economica, tecnico-militare, tecnologica e di altro tipo con le maggiori potenze del pianeta, tra cui Francia, Germania, Cina e India, e promuove insieme ad esse la costruzione di un mondo pluripolare, capace di far fronte all’aggressione e alla politica dei muscoli nelle relazioni internazionali.

 

Non solo la Russia, ma anche i suoi vicini, alleati e partner hanno bisogno della pace, della sicurezza, della stabilità e di prospettive di sviluppo. E l’Esercito russo, che oggi sta assistendo alla sua rinascita e che ha il compito di garantire la realizzazione di tali obiettivi, non è diverso in questo senso dalle forze militari di altri paesi civili.

 

*Viktor Litovkin è esperto di questioni militari per l’agenzia russa “RIA-Novosti”   

 

 

Traduzione dallo spagnolo a cura del

Centro di Cultura e Documentazione Popolare