www.resistenze.org - osservatorio - mondo multipolare - 25-01-06

da http://www.voltairenet.org/article132464.html

« Il terrorismo internazionale non esiste ! »

 

del Generale Leonid Ivashov *
Conferenza « Axis for Peace-2005 »

(Traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Il generale Leonid Ivashov era il capo di stato maggiore dell’esercito russo al momento degli attentati dell’11 settembre 2001. Avendo vissuto gli avvenimenti dall’interno, egli ci fornisce un’analisi molto diversa da quella dei suoi omologhi statunitensi. Nel suo intervento alla Conferenza « Axis for Peace-2005 », il generale spiega che il terrorismo internazionale non esiste proprio e che gli attentati dell’11 settembre sono una messa in scena. Quello che noi vediamo non è altro che un terrorismo fatto strumento delle grandi potenze e che non esisterebbe se queste non ci fossero.  Piuttosto di fingere una « guerra mondiale al terrorismo », egli propone che il modo più opportuno per ridurre gli attentati si impone nel ristabilire il diritto internazionale e la cooperazione pacifica fra gli Stati e soprattutto fra i loro cittadini.

 

9 gennaio 2006

Da Bruxelles (Belgio)

Come viene mostrato dalla situazione mondiale, il terrorismo fa la sua comparsa dappertutto dove si esacerbano le contraddizioni, dove interviene un cambiamento delle relazioni sociali o di regime, dove appare una instabilità politica, economica o sociale, dove si liberano potenzialità di aggressione, dove si manifesta la decadenza morale, dove trionfano il cinismo e il nichilismo, dove viene legalizzato il vizio ed esplode la criminalità. È la globalizzazione che crea le condizioni per questi fenomeni estremamente pericolosi. È in questo quadro che intervengono la nuova ripartizione della carta geo-strategica mondiale, la ridistribuzione delle risorse del pianeta, il disfacimento delle frontiere degli Stati, la distruzione del sistema del diritto internazionale, la cancellazione delle particolarità culturali e l’impoverimento della vita spirituale.

L'analsi dell’essenza del processo di globalizzazione, così come delle dottrine politiche e militari degli stati Uniti e di certi altri paesi, prova che il terrorismo contribuisce alla realizzazione di una dominazione mondiale e alla sottomissione degli Stati ad una oligarchia mondializzata. Questo significa che il terrorismo non è un soggetto indipendente della politica mondiale, ma semplicemente uno strumento, un mezzo per instaurare un mondo unipolare con un unico centro di direzione globale, un espediente per cancellare le frontiere nazionali degli Stati ed imporre il dominio di una nuova élite mondiale.
Ed è proprio questa nuova élite che è il soggetto chiave del terrorismo internazionale, il suo ideologo e il suo “padrino”. L’obiettivo principale di questa nuova  élite mondiale è la realtà naturale, tradizionale, culturale e storica, il sistema esistente di relazioni fra gli Stati, l’ordine mondiale nazionale e statale della civiltà umana, l’identità nazionale.

Il terrorismo internazionale attuale è un fenomeno che combina l’impiego del terrore contro le strutture politiche statali e non statali, come mezzo per conseguire i suoi obiettivi politici attraverso la strada dell’intimidazione, della destabilizzazione sociale e psicologica della popolazione, dello schiacciamento della volontà di resistenza degli organi di potere, e la creazione delle condizioni favorevoli alla manipolazione della politica degli Stati e del comportamento dei loro cittadini.

Il terrorismo è lo strumento di una guerra di nuovo tipo. Nel contempo, in accordo con i mezzi di informazione, il terrorismo internazionale diviene il sistema di gestione dei processi globali. Precisamente, è la simbiosi dei media e del terrore che crea le condizioni che consentono dei capovolgimenti nella politica internazionale e delle modificazioni della realtà esistente.


Se in questo contesto vengono analizzati gli avvenimenti dell’11 settembre 2001 negli stati Uniti, si possono trarre le seguenti conclusioni:

 

1. I mandanti di questi attentati sono i circoli politici e gli ambienti affaristici che avevano l’interesse a destabilizzare l’ordine mondiale e che avevano i mezzi per finanziare questa operazione. La concezione politica di queste azioni è maturata là, quando si sono manifestate delle tensioni nella gestione delle risorse, finanziarie e di altra natura. Le ragioni di questi attentati devono essere ricercate nella collisione di interessi del grande capitale a livello transnazionale e globale, nei circoli che non sono soddisfatti dagli andamenti e dai ritmi del processo di globalizzazione o dalla direzione presa da questo processo.

A differenza delle guerre tradizionali che vengono concepite dalla determinazione dei politici e dei generali, i promotori degli attentati sono stati degli oligarchi e dei politici a loro sottoposti.  

 

2. Solamente dei servizi segreti e i loro dirigenti in servizio o a riposo – ma che sono rimasti influenti all’interno delle strutture statuali – sono in grado di pianificare, organizzare e gestire una operazione di tale ampiezza. In un quadro generale, sono i servizi segreti che creano, finanziano e controllano le organizzazioni estremistiche. Senza il loro appoggio, quel tipo di strutture del terrore non possono esistere – e ancor meno effettuare azioni di una tale portata all’interno di paesi particolarmente ben protetti. Pianificare e realizzare una operazione di questa portata è estremamente complicato.

 

3. Osama ben Laden e « al Qaïda » non possono essere ne’ gli organizzatori, ne’ gli esecutori degli attentati dell’11 settembre. Non posseggono ne’ l’organizzazione idonea a metterli in atto, ne’ le risorse intellettuali, ne’ i quadri necessari. Di conseguenza, hanno dovuto formare una squadra di professionisti e i kamikazes arabi hanno recitato nella parte di figuranti per mascherare l’operazione.  L'operazione dell’11 settembre ha dato una svolta al corso degli avvenimenti nel mondo, nella direzione che era stata scelta dagli oligarchi internazionali e dalla mafia transnazionale, vale a dire da coloro che aspirano al controllo delle risorse naturali del pianeta, della rete globale dell’informazione e dei flussi finanziari. Inoltre, questa operazione ha fatto il gioco dell'élite politica ed economica degli Stati Uniti che aspira parimenti al dominio del mondo.



L'uso del termine « terrorismo internazionale » mira a conseguire i seguenti scopi :

la dissimulazione dei reali obiettivi delle forze distribuite in tutto il mondo, che si battono per il dominio e il controllo globale ;

lo sviamento delle rivendicazioni delle popolazioni verso una lotta dagli esiti incerti contro un nemico invisibile ;   

la distruzione delle norme internazionali fondamentali, la deformazione concettuale dei termini quali: aggressione, terrorismo di stato, dittatura o movimento di liberazione nazionale;

la privazione dei popoli del loro legittimo diritto alla resistenza armata contro l’aggressione e all’azione contro l’attività di sovvertimento propria dei servizi speciali stranieri ;  

la rinuncia alla difesa prioritaria degli interessi nazionali, la trasformazione degli obiettivi nel campo del dominio militare attraverso lo spostamento verso la lotta al terrorismo, tramite la violazione della logica delle alleanze militari, a detrimento di una difesa congiunta e a vantaggio della coalizione anti-terrorismo;  

la risoluzione dei problemi economici per mezzo di una forte coercizione militare con il pretesto della lotta contro il terrorismo.   

Per combattere con efficacia il terrorismo internazionale, bisogna prendere le seguenti misure :

- ribadire davanti all’assemblea generale dell’ONU i principi della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, come dovrebbero essere rispettati da tutti gli Stati ;

- costruire un’unione geostrategica di civiltà, (potrebbe essere sulla base dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai, che raggruppa la Russia, la Cina, il Kazakhstan, la Kirghizia, il Tadjikistan e l'Ouzbékistan.), con una scala di valori diversa da quella degli Atlantisti ;

- elaborare una strategia di sviluppo degli Stati, un sistema di sicurezza nazionale, un modello economico-finanziario alternativo, ( che significherebbe ristabilire le sorti del mondo) ;

- coinvolgere ed associare (sotto l’egida dell’ONU) le élites scientifiche nell’elaborazione e nella promozione dei concetti filosofici dell’Essere umano del ventunesimo secolo ed organizzare l’interazione di tutte le confessioni religiose del mondo, in nome della stabilità dello sviluppo dell’umanità, della sicurezza e del mutuo soccorso.


Generale Leonid Ivashov

Il generale Leonid Ivashov è vice-presidente dell’Accademia sui problemi di geopolitica. È stato capo del Dipartimento degli Affari generali del ministero della Difesa dell’Unione Sovietica, segretario del Consiglio dei ministri della Difesa della Comunità degli Stati Indipendenti (CEI), capo del Dipartimento della cooperazione militare del ministero della Difesa della Federazione Russa. Era capo di stato maggiore dell’Esercito russo, al momento dell’11 settembre 2001.