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- osservatorio - mondo multipolare - 07-12-07 - n. 206
Crescono ruolo e dimensioni dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai. Russia e Cina: la grande sfida all’imperialismo del 21º secolo*
Imperniato sull’asse russo-cinese, si sta formando un nuovo polo di cooperazione economica, politica e militare che rappresenta il principale fattore mondiale di contrappeso al polo imperialista euro-atlantico
di Francesco Maringiò – Comitato Politico Nazionale del PRC
I giornali nostrani non hanno dato grande risalto alla notizia, eppure la “Missione di Pace 2007” tenutasi dal 9 al 17 Agosto ha fatto molto parlare di sé, rovinando non poco il sonno all’establishment politico e militare Usa e Nato.
Iniziate nella provincia occidentale cinese dello Xinjiang e continuate a Chelyabinsk, regione russa degli Urali, le esercitazioni militari tenute dall’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai (Shanghai Cooperation Organization – SCO) si sono concluse con il summit annuale che coinvolge i Paesi membri dello SCO e che quest’anno si è svolto in Kirghizistan, il 16 Agosto. Le uniche notizie apparse sulla stampa italiana sono state quelle relative alle dichiarazioni del presidente russo Putin che, proprio durante i lavori della Missione di Pace 2007, ha dichiarato di voler riprendere i voli di pattugliamento a largo raggio sorvolando giorno e notte le acque degli oceani Pacifico ed Atlantico, come ai tempi della guerra fredda. In realtà questa, nonostante sia stata riportata con note di preoccupazione ed ostilità dalla stampa italiana, non è la vera notizia ma si inserisce piuttosto in una semplice ripresa dell’attività di pattugliamento dell’aviazione russa (interrotta nel 1992 subito dopo il crollo dell’Urss), compito, questo, assolto in questi anni univocamente dagli Usa. La vera notizia, invece, sta proprio nelle esercitazioni militari che, nell’ambito di Missione di Pace 2007 hanno visto l’impiego di ingenti truppe militari[i] e, per la prima volta, la presenza di tutti i paesi aderenti allo SCO.
Che cos’è la SCO
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai nasce originariamente nel 1996 come Gruppo di Shangai (o Shangai Five, Gruppo dei Cinque) per iniziativa dei capi di stato di Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Russia e Tagikistan che firmarono il Trattato per il rafforzamento dell' appoggio militare nelle regioni di confine. Dal 1997 al 2000 si sono tenute regolarmente riunioni del Gruppo dei Cinque a rotazione nelle capitali dei paesi aderenti al trattato[ii]. Ma è nel 2001, quando la Cina e precisamente Shangai, tornò ad ospitare il summit annuale, che i cinque stati membri presero la decisione di includere anche l’Uzbekistan, dando così vita al Gruppo dei Sei che, riunitosi il 15 giugno, diede vita alla Dichiarazione della Shangai Cooperation Organization con la quale, oltre a trasformare il nome in quello attuale[iii], veniva esplicitamente espressa la volontà di poter trasformare i meccanismi e gli accordi che legavano i sei stati membri, in una forma di cooperazione ben più ampia ed articolata di quanto non fosse stato fino ad allora. Venivano così gettate le basi per la nascita di un’organizzazione internazionale intergovernativa che, con l’approvazione dello statuto durante l’incontro (del 2002 a San Pietroburgo) dei capi di stato dei paesi aderenti, assumeva ufficialmente una struttura ed una legittimità anche sotto il profilo del diritto internazionale. In quella stessa occasione, venne anche siglata la Carta della SCO, dove vengono esposti obiettivi, principi e struttura del gruppo. Questa Carta si ispira al cosiddetto “spirito di Shangai”, che si basa sulla fiducia reciproca e il bene collettivo tra i paesi membri, sull’uguaglianza, sul rispetto delle culture e dell’aspirazione allo sviluppo comune, nonché sul principio di consultazione. Gli obiettivi principali sono lo sviluppo di una reale cooperazione politica, economica, commerciale, scientifica e tecnologica, nonché il mantenimento di pace e stabilità nella regione asiatica. Il Gruppo si richiama, inoltre, agli obiettivi ed ai principi della Carta delle Nazioni Unite, ritenendo fondamentali il rispetto dell’indipendenza, della sovranità e dell’integrità territoriale di ognuno dei suoi membri. La SCO ha tra i suoi principi fondanti la non interferenza negli affari di politica interna da parte di altri paesi membri, la risoluzione pacifica di ogni eventuale disputa, con rinuncia alle minacce e all’uso della forza attraverso l’effettiva cooperazione tra i paesi membri[iv].
La linea d’azione prevalente della SCO è stata, fin da subito, improntata alle ragioni della cooperazione per la sicurezza a seguito delle crescenti preoccupazioni dei paesi membri dell’insorgenza in Asia centrale di fenomeni di terrorismo, separatismo e fondamentalismo. Per rispondere a queste potenziali minacce, nel 2003 si è deciso di costituire a Shangai un centro per l’anti-terrorismo e, nell’incontro del 2004 di Tashket, in Uzbekistan, si pervenne ad un accordo per l’istituzione di una Struttura Regionale per l’Anti-terrorismo (RATS, Regional Anti-Terrorism Structure[v]). Due anni dopo, lo SCO ha deciso di fondare un nuovo organismo per combattere i crimini relativi alla produzione ed al commercio di droga (non dimentichiamoci infatti che i paesi aderenti allo SCO sono confinanti – o comunque molto vicini – all’Afghanistan, primo paese produttore ed esportatore al mondo di oppiacei, la cui instabilità politica e la guerra contribuiscono a renderlo zona franca sotto il controllo di trafficanti internazionali, con relativa instabilità per tutta l’area).
A tal proposito sono diverse le esercitazioni militari effettuate dall’organizzazione asiatica: la prima, nel 2003, avvenne in due fasi distinte, dislocate una in Kazakistan, e l’altra in Cina. La prima esercitazione militare congiunta tra Russia e Cina, denominata “Missione di Pace 2005”, si è svolta su più ampia scala, anche se al di fuori della struttura SCO, il 19 agosto 2005[vi]: un fatto enorme se consideriamo che si tratta di due grandi paesi che condividono 4300 Km di frontiera terrestre e che sono candidati ad occupare un ruolo di primo piano negli equilibri internazionali dei prossimi decenni. L’ultima esercitazione, svoltasi quest’anno, ha visto appunto una presenza significativa di uomini, mezzi e, per la prima volta, l’impiego delle forze militari di tutti e sei i paesi aderenti alla SCO.
E questo non è potuto affatto passare inosservato ai vertici militari delle forze Nato che, se in un primo periodo avevano sottovalutato la portata di queste esercitazioni congiunte[vii] ora mostrano i primi segni di fastidio e preoccupazione, a maggior ragione dopo che le autorità russe hanno aperto le porte delle esercitazioni al colosso indiano che gli Usa, dal canto loro, cercano di coccolare fornendogli tecnologia militare in cambio di collaborazione. Del resto gli Stati Uniti si sono già visti recapitare, negli ultimi anni, segnali inequivocabili di volontà di autonomia dalla loro sfera di influenza. È il caso delle richieste da parte del governo uzbeko e dell’amministrazione del Kirghizistan di rivedere e ridiscutere i protocolli che regolamentano la presenza di basi e truppe Usa nei rispettivi paesi. Tali richieste sono giunte proprio all’indomani delle prime esercitazioni della SCO e, benché non ci appassionino letture dietrologiche su presunte o reali regie occulte che abbiano ispirato queste scelte, di sicuro non si può non tenere in considerazione l’emergere nell’area di una visione panasiatica che rompe con la pratica Usa di considerare ogni angolo del pianeta il proprio cortile di casa. Visione accresciuta e coltivata dalle iniziative stesse della SCO e che rompe con la logica dei rapporti bilaterali che gli Usa hanno usato nelle relazioni internazionali, dopo il crollo dell’Urss, per avere un potere contrattuale soverchiate ed imporre così la propria logica imperialista a tutti i paesi e popoli del mondo.
Non solo cooperazione militare
Ma le attività della SCO non si esauriscono affatto nella partnership militare, tutt’altro. I rapporti di buon vicinato e collaborazione abbracciano i più disparati campi della vita civile, politica ed economica dei paesi membri. Infatti, oltre ai meeting annuali del Consiglio dei capi di Stato e del Consiglio dei governi dei paesi della SCO, si tengono annuali sessioni di lavoro anche dei ministri degli Esteri, dell’Economia, dei Trasporti, della Cultura, della Difesa e della Sicurezza[viii].
Molto intensa è diventata negli anni la cooperazione economica. In data 23 settembre 2003 viene siglato il primo accordo che va in questa direzione. In quella stessa occasione il premier cinese Wen Jiabao aveva proposto di costituire nel lungo termine un’area SCO per il libero commercio e di adottare misure più immediate per migliorare e facilitare lo scambio delle merci nella regione. L'anno successivo, il 23 settembre 2004, è stato approvato un primo piano di monitoraggio comprensivo di un centinaio di azioni specifiche. Durante l'incontro svoltosi a Mosca il 26 ottobre 2005, il Segretario Generale dell'organizzazione ha dichiarato che la SCO avrebbe dato la priorità ai progetti comuni per lo sviluppo energetico che avrebbero riguardato principalmente il settore del gas e del petrolio, l'esplorazione di nuove riserve di idrocarburi e lo sfruttamento congiunto delle riserve d'acqua[ix]. La creazione di un Consiglio interbancario della SCO è stato, in quell' occasione, il risultato di un accordo pensato per il finanziamento di futuri progetti congiunti. Il primo incontro della Interbank Association della SCO ha avuto luogo a Pechino nei giorni 21 e 22 febbraio 2006. L’aspetto che più colpisce è che, in un mondo in cui la competizione per l’approvvigionamento delle riserve energetiche e l’uso di quelle idriche si fa sempre più accentuata, dove gli Stati Uniti arrivano addirittura ad invadere militarmente l’Iraq e l’Afghanistan (grande produttore di petrolio e paese chiave per il passaggio degli oleodotti il primo, paese imprescindibile per il passaggio della pipeline in tutta l’eurasia, il secondo), un gruppo di paesi - tra cui figurano le nuove potenze economiche mondiali emergenti - stringa rapporti di mutua cooperazione per la ricerca di nuove fonti energetiche e lo sfruttamento congiunto delle risorse naturali. Allo sfruttamento indiscriminato ed alla guerra, essenza pregnante della politica estera degli Stati Uniti, si contrappone, in sostanza, una visione del mondo che fa della cooperazione, della rinuncia ai conflitti e della politica di buon vicinato il volano per lo sviluppo economico di un’intera area del mondo dove, è bene non dimenticarlo, vivono i due terzi della popolazione mondiale.
E i risultati di questa forte cooperazione sono sotto gli occhi di tutti: nel corso degli anni la SCO ha stabilito relazioni con diverse organizzazioni internazionali, prime tra tutte le Nazioni Unite e l’Associazione delle nazioni del sudest asiatico (Asean) e sinora ha siglato 127 programmi di cooperazione e costituito sette gruppi di lavoro per promuovere la cooperazione nei diversi settori. Solo nel settore commerciale è utile ricordare che, lo scorso anno, il volume degli scambi commerciali tra la Cina e gli altri paesi membri ha fatto registrare un aumento del 47% rispetto al 2004, raggiungendo i 40 milioni di dollari.
Molto intensa è anche l’attività di valorizzazione e promozione della cultura dei diversi paesi. I ministri della cultura degli stati membri si sono incontrati per la prima volta a Pechino il 12 aprile 2002, sottoscrivendo una dichiarazione d'intenti per la continuità della cooperazione. Il terzo incontro dei ministri si è svolto a Tashkent, in Uzbekistan, nell’aprile del 2006. Durante il summit di Astana, nel 2005, ha avuto luogo il primo Festival delle Arti organizzato della SCO. Ma l’attenzione, oggi, è tutta incentrata sulle Olimpiadi di Pechino 2008: un evento che viene vissuto come un occasione per veicolare i valori della cultura orientale e, soprattutto, di amicizia e fratellanza tra i paesi SCO che, proprio a tal riguardo, stanno intensificando le iniziative di scambio culturale coinvolgendo soprattutto i giovani studenti dei vari paesi.
Nuove adesioni e ruolo della SCO
La Mongolia è stata la prima nazione a vedersi assegnata lo status di osservatore già nel 2004, durante il summit di Tashkent e l’anno dopo, al vertice in Kazakistan è stata la volta di Pakistan, India ed Iran. Tutte e quattro le nazioni potrebbero diventare a breve membri effettivi dell’Organizzazione. Pervez Musharraf, presidente del Pakistan, ha più volte sostenuto apertamente la candidatura del proprio paese dichiarandone l’idoneità ed il possesso dei requisiti fondamentali e, per tali motivi, è stato invitato ai successivi summit e all’esercitazione di Missione di Pace 2007 quale ospite d’onore. Forti sono le pressioni russe sull’India affinché entri nell’organizzazione. Anzi, viste le dispute tra India e Pakistan, la diplomazia di Mosca propone un ingresso contestuale delle due grandi nazioni; fino ad ora l’India non ha presentato alcuna richiesta ufficiale di ingresso ma avrebbe fatto trapelare ufficiosamente il suo interesse. Chi non fa mistero di voler entrare a pieno titolo nella SCO è l’Iran: il presidente Mahmud Ahmadinejad durante il summit di Bishkek ha chiesto formalmente di entrare nel Gruppo di Shangai[x]. Questo evento, oltre ad essere interessante dal punto di vista economico, in virtù delle riserve energetiche, sarebbe un fatto di assoluta novità nell’ambito delle relazioni internazionali visto che, per la prima volta, verrebbe rotto l’isolamento nel quale è assediato il paese persiano da oltre vent’anni. Anche la Bielorussia ha presentato richiesta di ammissione in qualità di osservatore, contando nel sostegno del Kazakistan, ma pare che il Ministro della Difesa russo, Sergei Ivanov, abbia espresso perplessità al riguardo, essendo tale nazione un paese puramente europeo.
Ma i giornali e gli analisti più attenti danno a questo processo di integrazione e cooperazione euroasiatica un’interpretazione pertinente ed interessante. Simon Tidsall del Guardian ha citato in un suo articolo Pavel Felgenhauer, un analista della difesa russa, il quale osserva che «se da un lato le relazioni di Mosca con l’Occidente si sono deteriorate, dall’altro lato il Cremlino sta facendo del suo meglio per cercare alleanze e rinforzare la SCO, in funzione di contrappeso alla NATO». Così come pure, sul quotidiano russo Kommersant, in un articolo intitolato “Manovre per aggirare gli Stati Uniti”, venivano descritte le manovre militari congiunte russo-cinesi come parte di un più complesso e rinnovato sforzo della Russia di respingere la presenza statunitense da tutti i suoi confini. È del tutto evidente che, a fronte della penetrazione nordamericana in tutta l’Asia centrale in nome della lotta al terrorismo post 11 Settembre, la SCO si candida a diventare un organismo capace di garantire pace e stabilità nella regione, rendendo superflua la presenza statunitense. Inoltre « il Gruppo di Shanghai si è già candidato a promuovere un suo piano di normalizzazione per la crisi afghana, puntando il dito contro le difficoltà della Nato e del governo di Karzai. Ed è evidente quale sarebbe il prezzo politico per una soluzione di questo tipo, soprattutto a fronte di un’ulteriore crescita di influenza di Teheran. L’Alleanza atlantica ne uscirebbe di fatto travolta, ben oltre i confini di quella regione[xi]». Del resto, la stessa esercitazione militare di quest’estate, organizzata in così grande stile, ha lo scopo – per lo meno indiretto - di mandare un segnale inequivocabile: la SCO, e segnatamente la Russia e la Cina, non tollerano l’emergere di movimenti di opposizione in Asia Centrale che turbino la pace della regione, né la loro manipolazione da parte degli Stati Uniti o altri paesi. Non si dovranno più ripetere, insomma, fenomeni di “rivoluzioni colorate[xii]” come quelle che hanno investito l’Ucraina e la Georgia e che vedevano un’attiva regia statunitense[xiii].
Ma la strategia di lungo periodo della SCO è un fatto che riequilibra lo sbilanciamento dei rapporti internazionali in favore degli Usa, non solo per quanto riguarda i paesi dell’Asia Centrale, ma anche dell’Europa e del Medio Oriente. Dopo il crollo dell’Urss, gli Stati Uniti hanno lanciato una corsa al controllo egemonico di tutti i paesi chiave dal punto di vista della geopolitica e delle risorse energetiche. Venuto meno il controllo di Mosca, c’erano enormi territori che andavano, in qualche modo, conquistati. E l’Europa non è stata immune da questo processo, anzi: si è iniziato con la guerra alla Repubblica Federale di Jugoslavia e si è passati al rovesciamento e controllo di governi e paesi dell’Europa dell’Est. Sono sorte basi militari Usa e Nato con una rapidità impressionante ed ora, oltre ad una nuova dislocazione della presenza militare statunitense in Europa (con un aumento nella stessa Italia, come la volontà di costruire la nuova base a Vicenza dimostra), si sta lavorando all’istallazione di un sistema anti-missile in chiave anti russa ed anti cinese. La forte integrazione dei paesi SCO diventa quindi un argine a questo processo a catena di destabilizzazione politica e conseguente controllo militare ed asservimento imperiale a Washington, non soltanto per la sola Asia. Un investimento così copioso in difesa militare, cooperazione energetica e scambi culturali, prefigura nei fatti la costruzione di un blocco regionale di potere sottratto all’egemonia unipolare dell’imperialismo Usa e che si muove nella direzione della costruzione di un mondo unipolare e nel riequilibro del potere mondiale. Il mondo è cambiato in un arco di tempo straordinariamente breve: l’Urss è crollata nel ’91 e niente e nessuno sembrava in grado di arrestare la rapida espansione degli Usa e l’imposizione della sua politica in tutto il mondo, mentre oggi assistiamo a processi di integrazione regionale in diverse parti del mondo, assolutamente interessanti. In America Latina, per esempio, sono dichiaratamente rivolti alla costruzione del Socialismo nel XXIº secolo, ed analogamente a quello che fanno i paesi dell’area SCO, sperimentano forme di integrazione delle risorse energetiche, finanziarie, ma anche culturali.
È l’Europa, ancora una volta il terreno dove queste politiche sono le più arretrate. Non si è, finora, stati in grado di costruire una politica estera comune tra gli stati membri, in grado di giocare un ruolo nello scacchiere internazionale. Anzi, il nuovo corso in Europa segna (dopo il contrasto sull’Iraq tra Francia e Germania da un lato, ed Usa dall’atro) un ritorno ad una linea di forte euroatlantismo: con la Germania che ha un cancelliere filo-Usa ed un presidente francese dello stesso orientamento, le relazioni dell’UE con gli Usa sono destinate ad essere meno conflittuali. Peccato, perché un avvicinamento autentico fra l’Europa e quella parte del mondo asiatico che si riorganizza intorno al perno politico della SCO (e che rappresenta in termini di economia, risorse energetiche, militari, nucleari e di popolazione, un polo regionale emergente destinato a giocare un ruolo planetario di primissimo ordine) porterebbe alla nascita di un attore geopolitico non allineato, capace di giocare un ruolo cardine nella costruzione di un mondo pluricentrico, democratico e pacifico (S. Amin) e capace di interloquire con le forze progressiste dell’America Latina e dell’Africa.
E vedere il mondo da questa prospettiva, fa davvero tutto un altro effetto!
Note
[i] Alle operazioni militari hanno preso parte più di 6000 soldati - di cui 2000 russi e 1600 cinesi - e sono stati impiegati 100 aerei militari e 500 veicoli corazzati. Hanno simulato una esercitazione durante la quale veniva sedata una immaginaria rivolta ad opera di forze “terroriste” e di “integralisti religiosi”. La simulazione ha consistito in una operazione dove le forze militari della SCO sgominavano un gruppo di 1000 ribelli che aveva occupato un villaggio, preso degli ostaggi e che si accingeva a varcare una vicina frontiera. Tutto questo dentro un quadro di gestione di emergenze in cui la SCO si ritaglia un ruolo e che prevede sia l’uso di azioni militari, che tutta una serie di interventi diplomatici, politici ed economici da attuare nei confronti di paesi di “classe A”, ossia quelli sensibili ad operazioni terroriste da parte di gruppi di separatisti od oppositori politici di altro tipo.
[ìì] Nel 1997 il summit si è tenuto a Mosca e in quell’occasione i paesi del Gruppo dei Cinque hanno firmato il Trattato per la riduzione delle forze militari nelle regioni di confine; nel 1998 si è tenuto ad Almaty (Kazakistan); nel 1999 a Bishkek (Kirghizistan) e nel 2000 a Dushanbe (Tagikistan).
[iii] C’è da dire che, nonostante tutto, in Italia la SCO è stata sempre e comunque conosciuta – e denominata – con il nome di Gruppo di Shangai.
[iv] Per una conoscenza più approfondita degli scopi della Carta della SCO, dei suoi principi e del suo organigramma, rimando ai documenti ed alle informazioni contenute su: www.sectsco.org, home page ufficiale dell’organizzazione.
[v] É un organo permanente con base nella capitale uzbeka di Tashkent e creato per coordinare le attività dei sei paesi contro il terrorismo, separatismo ed estremismo. Il RATS è costituito da un Consiglio e un Comitato Esecutivo, il cui direttore, attualmente l’uzbeko Casymov. V. T., viene nominato dal Consiglio dei Capi di Stato.
[vi] L’esercitazione è durata una settimana con manovre tra tutte le componenti di terra, mare ed aria delle due potenze, con esclusione dell'artiglieria. Vi hanno partecipato circa 10.000 uomini: da parte russa hanno preso parte alle operazioni 1.800 militari, 17 aerei da guerra e tre navi; il resto (incluse 60 unità navali di superficie e subacquee) battevano la bandiera rossa dell'esercito popolare cinese. Teatro delle operazioni: le acque antistanti la città russa di Vladivostok e la provincia cinese dello Shandong. Pakistan, India e Iran sono stati invitati a partecipare all’esercitazione inviando propri osservatori, mentre gli Stati Uniti hanno dovuto accontentarsi di carpire caratteristiche e criteri d'impiego dei sistemi utilizzati usando navi ed aerei da pattugliamento.
[vii] Si veda a tal proposito l’articolo “L’esercitazione russo-cinese e gli equilibri euro-asiatici” di Saverio Zuccotti su Pagine di Difesawww.paginedidifesa.it) del 23 agosto 2005, nel quale la partecipazione russa alla prima esercitazione congiunta russo-cinese veniva descritta non come parte di un nascente processo di cooperazione ed integrazione regionale, ma come esigenza per i russi, a cui gli Usa «hanno già eroso i bastioni nell'Europa orientale e nel Caucaso», di non «lasciare ai cinesi analoga libertà d'azione ai confini sud-orientali del paese». (webzine vicino allo Stato Maggiore delle Forze Armate,
[viii] Per meglio coordinare queste attività la SCO si è dotata di una struttura molto ampia. A sovraintendere ai lavori dell’organizzazione è il Consiglio dei coordinatori nazionali. Organismi permanenti sono il Segretariato con sede a Pechino e il RATS con sede a Tashkent. Il Consiglio dei capi di Stato ha come compito quello di identificare le aree di maggiore priorità e decidere le attività di intervento. Si riunisce ogni anno a turno in ogni stato, seguendo l’ordine alfabetico russo; il paese ospitante ricopre la presidenza dell’organizzazione. Il Consiglio dei capi di governo ha il compito di approvare il bilancio dell’organizzazione dopo aver studiato le principali opportunità di cooperazione nelle aree di intervento. Il Consiglio dei ministeri per gli affari esteri ha il compito di preparare e risolvere le questioni inerenti all’organizzazione prima che i consigli dei capi di Stato e di governo si riuniscano. Il Consiglio dei coordinatori nazionali è l’organo di coordinazione e direzione di tutte le attività SCO. I rappresentanti dei sei Stati si incontrano tre volte l’anno e il presidente dei coordinatori è sempre quello del Paese ospitante il Consiglio dei capi di Stato. L’organo esecutivo della SCO è il Segretariato. Con base a Pechino è stato ufficialmente costituito nel 2004 e viene nominato dal Consiglio dei capi di Stato per un periodo non superiore a tre anni. L’attuale segretario è il cinese Zhang Deguang.
[ix] Lo sfruttamento delle riserve energetiche è uno dei “temi caldi” del mondo contemporaneo e globalizzato. La volontà di accaparrarsi il controllo delle riserve energetiche ancora disponibili e di impedirne l’uso da parte di competitors emergenti, ha portato gli Usa ad elaborare una strategia aggressiva delle relazioni internazionali, che fa della guerra di conquista e della superiorità militare e tecnologica la cifra della sua azione. Diversamente da questa impostazione imperialista ed aggressiva, i paesi SCO stanno discutendo di forme di cooperazione e sfruttamento delle risorse completamente diverso. Il presidente russo Putin ha proposto la formazione di un “energy club” che porti ad una integrazione sovrannazionale dei paesi SCO e di altri grandi produttori di idrocarburi, con un forte investimento economico per la costruzione di un sistema integrato di pipeline che colleghi tutti i punti nevralgici dei paesi interessati (una sorta di riattualizzazione, in salsa asiatica, della filosofia di E. Mattei). È interessante altresì osservare come gli attori protagonisti di questa politica siano imprese sotto il controllo statale di regioni produttrici di petrolio o nazioni-continenti emergenti sul piano economico. Si tratta, in parole povere, della nascita di entità regionali in grado di giocare un ruolo di peso ed autonomo sui processi mondiali e che si contrappongono alla logica imperiale e predona dell’imperialismo nordamericano.
[x] Lo riferisce l’agenzia russa Itar-Tass, citando il vice ministro degli esteri russo Aleksander Losiukov.
[xi] “Putin e l’asse di Shangai” di: Andrea Romano, su La Stampa del 18/08/2007.
[xii] Vengono definite così in quanto in Georgia il movimento di protesta sostenuto da Usa e media occidentali è stato definito “rivoluzione delle rose” (23 novembre 2003) ed in Ucraina “rivoluzione arancione” (avvenuta tra la fine del 2004 e l’inizio del 2005). È interessante osservare che, dopo pochissimi anni, le elezioni in Ucraina ci presentano un quadro fortemente contradditorio, con un pareggio sostanziale del consenso tra i due blocchi (filo russo e filo Nato) e la prevalenza degli “arancioni” solo in virtù della esclusione dei socialisti, a causa dello sbarramento al 3%, una situazione quindi, ben diversa da quella sperata e costruita, con la complicità dell’Europa, in chiave anti russa.
[xiii] Proprio per limitare l’ingerenza Usa ed il tentativo da parte degli stati euro atlantici di “importare il modello di democrazia occidentale” nei Paesi dell’Asia Centrale, la Russia ha inserito tutte queste operazioni della SCO dentro il quadro del Trattato di Organizzazione del Sistema di Difesa Collettivo (CSTO - alleanza di difesa siglata da Mosca, nel 1992, con le precedenti Repubbliche sovietiche di Armenia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan ed Uzbekistan), proprio per coinvolgere paesi confinanti con il Gruppo di Shangai in una politica di piena cooperazione ed integrazione.
L'articolo è stato pubblicato nel numero 5/2007 della rivista comunista "L'ernesto"