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- segnalazioni resistenti - libri - 12-06-12 - n. 413
A. V. Tiškov: Dzeržinskij - Il «giacobino proletario» di Lenin
Introduzione di Adriana Chiaia
Un'appassionante e dettagliata biografia del grande rivoluzionario internazionalista.
Dzeržinskij fu uno degli organizzatori della socialdemocrazia in Lituania e in Polonia. Dal 1906 membro del Comitato centrale del Partito Operaio Socialdemocratico Russo.
La sua fede nella causa della classe operaia, e nel comunismo non venne mai meno malgrado le numerose carcerazioni, le condanne ai lavori forzati e all'esilio. Le sue audaci fughe dal confino lo restituivano nuovamente alla lotta: sulle barricate e in clandestinità, nel lavoro di elaborazione teorica, agitazione, propaganda, e organizzazione.
Durante la rivoluzione d'Ottobre fece parte del Comitato militare rivoluzionario di Pietrogrado e fu uno dei dirigenti dell'insurrezione. Fu chiamato da Lenin, che lo qualificò "giacobino proletario" a dirigere la Commissione Straordinaria di tutta la Russia (Čeka), creata dal Consiglio dei commissari del popolo per combattere la controrivoluzione, il sabotaggio e la speculazione. Dzeržinskij, in questo difficile compito, tenne fede a quelle che egli stesso indicava come le qualità indispensabili di un čekista: "un cuore ardente, mente fredda e mani pulite".
Nei i terribili e sanguinosi anni in cui l'intervento delle potenze imperialiste e la guerra civile misero in pericolo l'esistenza stessa del giovane Stato sovietico, Dzeržinskij impegnò tutte le sue energie gettando la sua organizzazione nella difesa dei confini, nella lotta contro le truppe mercenarie dei Bianchi, nella caccia allo spionaggio straniero.
La stessa completa dedizione Dzeržinskij mise al servizio dei compiti del "tempo di pace" per risollevare la Russia sovietica dalle rovine, dalla carestia, dalla fame. Eletto alle più alte cariche del governo e del partito, egli e la sua organizzazione assunsero nuovi, importanti compiti: dall'assistenza e recupero fisico e morale dei bambini e degli adolescenti rimasti senza famiglia e senza casa, alla difficile organizzazione dei trasporti ferroviari, essenziale per l'approvvigionamento dell'immenso paese.
Come presidente del Consiglio per l'economia popolare dell'URSS, Dzeržinskij condusse la lotta per la ricostruzione e lo sviluppo dell'industria metallurgica e dell'industria pesante, affinché - come aveva previsto Lenin - "la Russia della NEP si trasformasse nella Russia socialista", indipendente economicamente e politicamente dalle potenze imperialiste.
La morte prematura lo colse nel fuoco della sua ultima battaglia in difesa dell'unità del partito e della linea leninista, nel compimento di quello che egli considerava un dovere non imposto ma profondamente sentito come "una necessità organica". Dovere a cui aveva deciso, fin dalla prima giovinezza, di dedicare la sua intelligenza, la sua volontà, le sue energie, sempre anteponendo l'interesse della classe operaia a qualsiasi sentimento ed esigenza personale.
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A. V. Tiškov
Dzeržinskij
Zambon
2012
Pagine 592
Prezzo di copertina: 20.00 Euro
ISBN 978-88-87826-70-8
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dalla quarta di copertina
Un libro che rende giustizia alla Ceka e alla figura del suo presidente, Feliks Dzerzinskij, generalmente criminalizzati dai mezzi di comunicazione di massa, senza distinzione di colore politico e di corrente filosofìca, e offre al lettore la possibilità di conoscere, attraverso una ricca documentazione, la funzione della Ceca nella difesa e nell'affermazione del potere sovietico. La VCK o "Commissione straordinaria Panrussa per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio" fu istituita il 7 dicembre 1917 come strumento di repressione delle forze controrivoluzionarie dei capitalisti e dei proprietari fondiari che non risparmiarono alcun mezzo, dall'insubordinazione armata delle guardie bianche, agli attentati, agli assassinii, ai sabotaggi, al favoreggiamento dell'invasione straniera, per attaccare il governo dei Soviet, non rassegnandosi alla perdita del potere che il proletariato aveva loro strappato con la vittoria della rivoluzione d'Ottobre.
Feliks Dzerzinskij, il "giacobino proletario", fu posto da Lenin alla testa della VCK a garanzia della saldezza dei principi marxisti, della assoluta fedeltà al ruolo storico della classe operaia e della disciplina cosciente verso il Partito, doti che egli aveva forgiato nella lunga militanza nella socialdemocrazia polacca e che non erano state scalfite da undici anni di carcere duro, lavori forzati ed esilio.
Questa concezione della vita egli trasmise alla Ceka. Nella ricerca costante dell'appoggio popolare alle sue azioni: "Il popolo deve sapere che il terrore e la crudeltà non sono il nostro metodo, deve sapere a quale fine siamo obbligati a fare ricorso a misure severe", nel metodo collettivo di direzione e nelle qualità che si richiedevano ad ogni cekista: fermezza, onestà e sensibilità. "Chi tra di voi - diceva Dzerzinskij - si fosse indurito, colui il cui cuore non fosse attento e umano nei riguardi degli arrestati, se ne vada da questa istituzione. Qui, più che in qualsiasi altra parte, bisogna possedere un cuore sensibile ai dolori altrui".
Questo libro tratta inoltre - argomento del tutto inedito - del ruolo della Ceka (dal 1922 GPU) e di Dzerzinskij in tempo di pace: nella ricostruzione delle infrastrutture e nel risanamento delle piaghe sociali del paese, devastato dai terribili anni di guerra civile e invasione degli eserciti di tutte le potenze imperialiste.
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