www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - antifascismo - 16-02-07
Crimini di guerra dell'Italia fascista in Yugoslavia
Nel 1941 iniziò l'occupazione delle forze dell'Asse in Yugoslavia, a tal proposito così proclamava Mussolini nei suoi comizi: “... di fronte ad una razza inferiore come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino ma quella del bastone.”
La repressione non si limitò a qualche schiamazzo dal balcone di piazza Venezia, ma i fascisti si dedicarono ad una vera e propria pulizia etnica.
Fin dagli anni precedenti l'occupazione, la politica fascista verso i territori di confine con la Yugoslavia era di puro razzismo verso le minoranze. In una circolare segreta del 14 Novembre 1925, riservata ai prefetti fascisti erano contenute le seguenti direttive di comportamento: “...si vietino le scritte in slavo sulle tombe, vengano chiuse le società teatrali, biblioteche e cori... si arrivi all'italianizzazione dei nomi”. Il primo intento dei fascisti era di fare della Croazia un baluardo della cattolicità ed un cuneo tra la Serbia e l'Europa nazi-fascista sostenendo il movimento nazionalista croato di Pavelic. Queste concezioni portarono a quello che è conosciuto alla storia come l'Olocausto balcanico. Le chiese ortodosse vennero depredate, trasformate in chiese cattoliche oppure distrutte o trasformate in stalle; i serbi dovevano circolare con una P sul braccio (Pravoslavac = Ortodosso), gli ebrei con la stella di David e potevano andare solo nei quartieri ghetto approntati per loro; nei locali pubblici era apposto il cartello: “Ingresso vietato ai serbi, ebrei, zingari e cani”.
L'arcivescovo di Zagabria, Stepinac, legittimava questa pulizia etnica sostenendo il regime reazionario clerico-fascista di Pavelic, e dichiarava che tutto ciò era in nome di Dio. La chiesa cattolica ebbe così un ruolo di primo piano nell'Olocausto balcanico giustificandolo come una conversione di massa degli infedeli (serbo-ortodossi). Durante questi anni di repressione e di occupazione il partito comunista serbo si organizzò e già nel 1941 poteva contare su 80 mila partigiani. La parola d'ordine lanciata dai partigiani Yugoslavi era: “Smrt fazismu – Slaboda narodu” (Morte al fascismo – Libertà al popolo).
Il fascismo e il nazismo contrastarono l'avanzata partigiana instaurando tribunali speciali e giustiziando numerosi patrioti yugoslavi. Molte sono le testimonianze degli stessi soldati italiani presenti alle esecuzioni, di queste citiamo quella del generale Ponticelli, in una intervista rilasciata al quotidiano “il tempo”: “... quattro lustri di odio sono esplosi in un massacro che in un breve lasso di tempo ha avuto quale risultato lo sterminio di 350 mila serbi e decine di migliaia di altri... Tutti furono uccisi con torture inimmaginabili... Tutto può essere facilmente accertato e apparire in tutte le sue atrocità... Gli orrori che gli ustascia hanno commesso sulle ragazze serbe superano ogni idea... Centinaia di fotografie confermano i misfatti subiti dai pochi sopravvissuti: colpi di baionetta, lingue e denti strappati, occhi estirpati, seni tagliati, tutto ciò accadeva dopo che esse erano state violentate...”.
Questa è solo una piccola parte della storia sanguinosa che vide come protagonisti i nazifascisti in Yugoslavia.
Alla volontà così euforica da parte di Forza Nuova di commemorare la giornata del ricordo per i morti delle foibe, giudicando i comunisti come sterminatori e assassini, noi, della Federazione giovanile dei comunisti italiani, le rispondiamo che rispettiamo i morti delle foibe ma pensiamo che questa ricorrenza venga strumentalizzata dalla destra solo per cercare di nascondere i crimini compiuti dai loro predecessori.
NON ACCETTIAMO LEZIONI DI STORIA DAI FASCISTI
ORA E SEMPRE RESISTENZA
da FGCI - Torino