“La Chiesa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall’autorità civile. Anzi, essa rinunzierà all’esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso può far dubitare della sincerità della sua testimonianza” (Concilio Vaticano II, gaudium et spes)
SOMMARIO
Introduzione
Pagheremo caro… ma pagheremo tutti?
APSA e IOR. Pilastri economici e finanziari del Vaticano
Il particolare ruolo della Mittel SpA
L’inganno dell’Otto per mille
L’esenzione dal pagamento dell’ICI
Quanto costa l’ora di religione?
Radio Vaticana: una radio al di sopra della legge
Radio Città Aperta
“I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al Creatore”. Questa è la tesi del messaggio che Papa Ratzinger ha inviato al convegno dei neocons italiani organizzato il 15 ottobre scorso a Norcia dal Presidente del Senato Marcello Pera.
In queste poche parole c’è materia sufficiente non solo per una vasta e intransigente battaglia politica e culturale nel nostro paese contro l’ingerenza del Vaticano, ma anche per suonare l’allarme rispetto all’involuzione regressiva e reazionaria in corso nella politica e nella società.
Esiste però un altro fattore che pesa in questa vicenda. Che il Vaticano curi i suoi affari può essere in qualche modo comprensibile. Che la politica, il governo e l’economia del paese se ne rendano subalterni è un processo in corso che va fermato….senza “se” e senza “ma”.
“Dobbiamo radicalizzare lo scontro con la sinistra sui temi più tipicamente
cattolici. Dobbiamo far capire che siamo noi i più vicini alla Chiesa, noi gli
unici interlocutori”. E’ questo uno dei parametri con cui Berlusconi intende
affrontare la prossima campagna elettorale soffiando sul fuoco di uno scontro
frontale con la sinistra e il mondo progressista ed entrando in competizione
con Pierferdinando Casini, attuale Presidente della Camera, ritenuto da mons.
Fisichella (rettore dell’università Lateranense) “chiaro esempio di politico
cattolico, sostenuto da coscienza cristiana che offre a tutti noi un chiaro
esempio di fede del bene comune”.
La scelta di campo di un potere forte come il Vaticano a sostegno di un governo
reazionario come quello Berlusconi è ormai evidente anche agli occhi dei
semplici. Ma la sinistra, come reagisce?
Dentro la coalizione del centro-sinistra convivono posizioni diverse. Alla solidità dei partiti che si rifanno all’esperienza democristiana fa da sponda una ambiguità dei partiti della sinistra che continua a confondere i credenti con un potere forte come il Vaticano, ritenendo che sia necessario assumere gli interessi del secondo per fare propri i consensi dei primi.
Ci sono in questo due errori clamorosi.
a) Il primo sopravaluta quantitativamente e qualitativamente il peso dei sostenitori del Vaticano. Solo il 21% della popolazione italiana infatti è praticante e frequenta la Messa domenicale (con punte del 30%). La metà sono ultracinquantenni e il 43% ha un livello di istruzione basso. I più umili e gli anziani meritano tutto il rispetto perché sono più facilmente strumentalizzabili e influenzabili. Non a caso il Vaticano si è dotato della teologia per discutere con ristrette èlite e della dottrina per condizionare i semplici. Ma accettare questo parametro e porsi la questione in termini di “questi votano come dice il vescovo oppure sulle proprie convinzioni”, significa negarsi ad ogni ambizione di emancipazione sociale e culturale del paese
b) Il secondo errore è quello che consegna la giusta battaglia per la revisione
del Concordato e per la riaffermazione del carattere laico dello Stato, solo al
Partito Radicale – recentemente entrato nella coalizione al fianco dello SDI–
cioè ad un partito portatore di contenuti antagonisti a quelli della sinistra
sulle questioni della pace e della guerra, dell’economia, della politica
estera. Per questo riteniamo che la sinistra abbia bisogno urgentemente di dosi
massicce di ri/Costituente che recuperi un intero patrimonio di alterità e
opposizione all’ingerenza del Vaticano sulla vita politica, culturale,
economica e sociale del nostro paese.
Esiste dunque rischio di confondere il Vaticano con i credenti. Denunciare le pesanti responsabilità del primo non significa offendere i secondi, al contrario significa riconsegnarli ad una cittadinanza consapevole e autonoma come quella che solo uno Stato laico può assicurare. Si tratta dunque di perseguire un obiettivo minimo (l’ateismo appartiene infatti al “regno della libertà”) che la sinistra può e deve tornare ad impugnare con forza prima, durante e dopo la prossima campagna elettorale.
Devaticanizzare il paese significa rimettere le cose al proprio posto. Di
fronte all’offensiva clericale e reazionaria della destra e alle capitolazioni
della sinistra sul terreno della laicità, occorre creare una polarizzazione
politica e culturale che riequilibri la situazione.
Alla battaglia tesa a impedire misure regressive sui diritti civili e delle donne, abbiamo voluto affiancare la denuncia documentata degli immensi privilegi di cui è tornato a godere il Vaticano, delle violazioni legali che commette a danni di un criterio obiettivo (e non divino) di giustizia, dei crescenti costi che impone ad una società che da tredici anni subisce tagli ai servizi, ai salari, ai diritti in nome del “risanamento economico e della competitività”. Riteniamo questo un diritto/dovere al quale non ci siamo sentiti di sottrarci. In questo abbiamo deciso di essere “egreferenti”. Questa parola – di origine francese e caratteristica della fase rivoluzionaria alla fine del XVIII Secolo – significa cessare di essere “deferenti” verso i poteri forti (ieri nobili e prelati ed oggi finanza, Vaticano, militari) che stanno portando indietro la ruota della storia e rendono incerto e inquieto il destino dell’umanità del XXI° Secolo.
Un augurio laico, ateo, rivoluzionario ed egreferente per il 2006
Radio Città Aperta 88.9 mhz
PAGHEREMO CARO… MA PAGHEREMO TUTTI?
Questa relazione intende mettere in evidenza le condizioni economiche e finanziarie dello Stato del Vaticano, che come vedremo sono solidissime e a senso unico. Evidenzieremo i tanti aiuti da parte dello Stato Italiano , nei confronti di una nazione aperta , nel ricevere ma che diventa sovrana e chiusa quando si tratta di dare(questo riguarda sia il denaro per tasse e servizi che informazioni) La questione “Vaticano” comprende vari aspetti , le leggi finanziarie che lo Stato Italiano fa a suo favore, quelle tributarie che lo assolvono da qualsiasi contenzioso e in ultima la gestione di capitali sul nostro territorio, senza per altro avere un ‘ idea della movimentazione esatta del denaro lavorato dallo IOR. Questo dimostrerà senza alcun dubbio il costo eccessivo, che ogni cittadino che abita e vive sul territorio italiano , deve pagare annualmente per sostenere gli oneri e i lussi della Santa Sede. Senza per questo ricevere nulla in cambio, ci riferiamo alle tanto decantate virtù di carità e re-distribuzione dei soldi ricevuti, espresse ogni qual voglia i cittadini sono in procinto al pagamento delle tasse.
Iniziamo con lo spiegare, che la Città del Vaticano , è uno Stato con propri
confini , con un capo supremo (il Pontefice ) che ha la facoltà e la pienezza
di poteri legislativi, esecutivi, e giudiziari. Inoltre esiste al suo interno
una nomenklatura che fa politica, anche e soprattutto nello Stato italiano, un
proprio corpo di polizia e un piccolo esercito. Dispone tra l’altro, di una
banca , ha la piena disponibilità di coniare moneta , emettere valori bollati.
Dispone di una ferrovia , una stazione radio ,una televisione (Tele Pace) vari
servizi tecnici e sanitari. Fa inoltre parte di varie organizzazioni
internazionali, come Unione Postale Universale, l’Unione internazionale delle Telecomunicazioni
e dell’Unione Europea Radiotelevisiva.
Ha inoltre rapporti diplomatici con una miriade di nazioni e mantiene un solido
contatto con l’ONU, pur non avendo un seggio. E’ quindi , a tutti gli effetti
uno stato sovrano, con una certezza quella di potersi mantenere economicamente
da solo, senza per questo ricorrere ad aiuti finanziari da parte dello stato
italiano e dei suoi cittadini.
Partiamo, dalle proprietà immobiliari, terreni ed edifici vari. Nel trovare una
risposta a quante siano le unità immobiliari è veramente difficile, e riguarda,
sia la città di Roma che quelle sparse su tutto il territorio nazionale. La
ricerca e l’individuazione degli immobili della santa sede nella città di Roma,
si ebbe per la prima volta nel 1977 da giornalisti indipendenti, che
evidenziarono, che nella sola Capitale più di un quarto degli immobili
esistenti era, ed è tutto oggi, saldamente in mano al vaticano.Il censimento ha
evidenziato, che lo Stato Pontificio, aveva ( e ha tutto ora) la piena
disponibilità di parrocchie, conventi, istituti e seminari pontefici, compagnie
di opere, case generalizie, università, atenei, comunità, uffici vescovili,
conventi, confraternite, terreni, appartamenti di ogni genere e metratura,
disponendo inoltre di quantità di immobili con una destinazione uso non ben
definito, sparsi nei quattro punti cardinali della Capitale. Immobili avuti da
lasciti o comprati speculando sull’importo d’acquisto. La ricerca dimostrò
senza ombra di dubbio che lo stato italiano non interferiva in nessun modo
nella gestione degli immobili e soprattutto in quel che avveniva al suo
interno.
La Santa Sede è uno Stato che, a differenza di altri, non produce beni ma solo
profitti. I quali nascono prevalentemente da un giro enorme di investimenti sia
finanziari che immobiliari . Sarà come vedremo in seguito difficile anche
calcolare il giro d’affari annuo dello Stato Vaticano, questo grazie all’
immunità diplomatica (che il Vaticano sovente esercita sugli organi finanziari
e giudiziari italiani) e alla impossibilità di poter accedere alla contabilità
sia bancaria sia amministrativa, anche in virtù del fatto che - secondo una
dichiarazione rilasciata dal procuratore della banca Franzo Grande Stevens - la
documentazione cartacea, verrebbe bruciata dopo 10 anni. E’ ovvio che ciò non
può corrispondere alla realtà , visto che nessuna banca distruggerebbe il
proprio archivio storico senza averne fatto preventivamente delle copie.
APSA E IOR. I PILASTRI ECONOMICI E FINANZIARI
DEL VATICANO
Analizziamo ora , le specifiche entità economiche che rappresentano lo Stato
del Vaticano, e su cui si basa la gestione economica e finanziaria della Santa
Sede. Sono quattro, ben distinte, con funzioni diverse tra loro. La prima è
l’APSA, ovvero l’ amministrazione che gestisce il patrimonio della Sede
Apostolica . In pratica è la banca centrale del Vaticano, essa svolge funzioni
di tesoreria e gestisce gli stipendi dello stato. Ufficialmente il patrimonio
che l’APSA gestirebbe si aggira sui 700/ 800 milioni di euro, ma la cifra non
sarebbe completa visto che il Vaticano non è in grado a tutt’oggi di sapere a
quanto ammontano i suoi possedimenti e le sue enormi proprietà immobiliari, pur
avendo avviato una verifica nel 2001, ma che stranamente, non è mai giunta ad
una conclusione.
Tra i suoi compiti c’è anche quello di coniare moneta, lo fa dal 1998 ,quando
la UE gli permise di emettere denaro per valore di 670 mila euro, con la
possibilità inoltre, di poterne stampare altri 210 mila in occasioni di Concili
Ecumenici e anni santi. Gli altri due uffici sono il Governatorato dello Stato
Vaticano e la Prefettura degli Affari Economici, uffici che si occupano tra le
altre cose di verificare il bilancio consultivo anno per anno, parliamo di
entrate ed uscite, come per il bilancio consultivo riguardante la tutela del
patrimonio artistico del 2004, dove si legge: “l’esercizio si è chiuso con
un risultato positivo di euro 5.371.194,00. sostenuto per la tutela e la
valorizzazione del patrimonio artistico della santa sede e per sostenere in
parte radio vaticana”. Tutto questo è stato possibile, ma il bilancio non
lo dice, grazie al versamento dell’8 per mille , e va aggiunto che la cifra in
questione è solo una parte, perché il resto del denaro è stato versato dallo
Stato italiano con fondi pubblici, e servizi gratuiti.
Tornando al patrimonio , quello immobiliare ha chiuso il 2003 con un avanzo di
22,4 milioni di euro, contro i 19,1 dell’anno precedente. Ma la struttura più
attiva nel panorama economico-finanziario , della Santa Sede, è la banca
vaticana per eccellenza: lo IOR La suddetta banca, opera in assoluta libertà e
senza responsabilità alcuna nei confronti degli altri tre uffici economici.
Amministra un patrimonio di 5 miliardi di euro (anche se la cifra tende ad
aumentare anno per anno), garantendo ai suoi clienti un tasso del 12%, annuo e
con il solo scopo, (solo sulla carta) di far fruttare i patrimoni, immobiliari
e finanziari della chiesa per opere di bene. L’istituto intrattiene rapporti
valutari e creditizi con clienti e banche straniere, gioca in borsa, investe e
raccoglie capitali. E’ una banca molto particolare e interessa soprattutto a
quei clienti che vogliono far passare inosservati i loro movimenti di capitali.
Lo IOR è il centro di una organizzazione mondiale di banche sotto il diretto
controllo del Vaticano. Tra le altre cose, non è soggetta a controlli
internazionali, come il meccanismo di trasferimento di denaro e fondi, non è
soggetta a nessuna legge anti-riciclaggio e non incorre in nessuna sanzione, né
penale né amministrativa, questo gli consente di movimentare somme di denaro
sconosciute agli uffici tributari di tutto il mondo Diversa invece, la
situazione per le altre nazioni che incorrerebbero loro sì, in sanzioni qualora
venissero trovate a violare le leggi internazionali sulla movimentazione e sul
riciclaggio di denaro. Inoltre “batte” sul proprio territorio l’euro come
moneta, riuscendo stranamente ad eludere i controlli della UE e della Banca
Centrale Europea. Questo permette allo Stato del Vaticano di muovere grandi
somme di denaro, senza per questo pagare nessun tipo di interesse, inerente al
costo del denaro.
La gestione “allegra”, ha visto lo IOR finire in una miriade di inchieste
giudiziarie , la più nota e controversa fu quella del Crack del Banco Ambrosiano,
ma la lista delle sue collaborazioni è molto più lunga. Negli anni ha
intrattenuto rapporti per nulla occulti con la massoneria , collaborato con
politici italiani ed esteri e di fatto ha deviato e re-interpretato a suo
favore leggi economico-finanziarie. Ha avuto rapporti con la mafia e servizi
segreti non deviati, come del resto hanno appurato le varie inchieste
giudiziarie che si sono succedute negli anni. Mentre si sa tutto o quasi su chi
ha avuto rapporti con lo IOR , questo non vale per le cifre raccolte ed
investite dalla banca della Santa Sede che risultano a tutt’oggi un mistero. Le
finalità principali dello IOR sono gli affari innanzi tutto , come dimostrano
tra l’altro le vicende di quattro condomini , siti in Roma e Frascati, che lo IOR
a cavallo del 2002 e il 2003 ha venduto alla società Marine Investimenti sud,
all’epoca di proprietà al 90% della Finnat fiduciaria di Giampietro Nattino.
Che ricopriva la carica di laico nella Prefettura degli Affari Economici del
Vaticano. La stranezza della vicenda sta nel fatto che il pagamento del canone
di affitto continua ad essere pagato allo IOR, dove compare come Ocrot ed è
l’acronimo di Officia Pro Caritatis Religioniaque Operibus Tutandis e che opera
grazie ad un codice fiscale italiano. Rimanendo sulle finalità dello IOR, non
dobbiamo dimenticarci degli aumenti di locazioni degli appartamenti di sua
proprietà, che hanno subìto nell’ultimo anno aumenti del 240%.
Come nel caso specifico del sig. Franco Lattughi che si è visto aumentare
l’affitto da 610 euro a 2100 euro. Questo perché i lavori di ristrutturazione
,che il sig.Lattughi aveva fatto negli anni (tra l’altro dovevano essere a
spese del proprietario) avevano fatto salire il prezzo dell’immobile. Questo
riguarda anche gli sfratti, che da qualche anno sono aumentati in modo
esponenziale, visto l’interesse da parte di società di investimento ed
immobiliari straniere (citiamo la Carlyle che negli ultimi tempi si sta
muovendo in questo settore) ad acquistare gli immobili della Santa Sede.
IL PARTICOLARE RUOLO DELLA MITTEL SpA
Dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano la massima carica vaticana, (il Papa)
decise che lo IOR non dovesse più possedere azioni e intrattenere rapporti
fiduciari con società finanziarie e bancarie . In parole povere la banca doveva
smobilitare tutte le partecipazioni finanziarie possedute tramite altre
società. Eppure secondo i dati forniti dal Dipartimento del Tesoro Americano,
dove uscì la segnalazione che nel solo 2002 una quantità enorme di titoli Usa
per un controvalore di 300 milioni di dollari erano di proprietà vaticana.
Questo a dimostrazione dei reali interessi che persegue l’istituto bancario ,un
istituto nato per raccogliere fondi per opere di bene e non per speculare in
borsa. Inoltre l’advisor inglese Guthrie Group rese note una serie di joint
venture tra lo IOR e partner americani , che avevano come valore nominale la
somma di 280 milioni di dollari. Possiede tra le altre cose, il controllo di
una finanziaria: la Mittel e con essa l’ 0,8 % del maggiore gruppo bancario
privato italiano, la Banca Intesa. Secondo il Vaticano questa proprietà doveva
rimanere l’unica, ma l’interesse che ha nei confronti di altri sportelli
bancari e società finanziarie, in particolare banche del nord, (dette anche
banche cattoliche) dimostra la volontà di controllare sempre più il mercato
italiano sia bancario sia finanziario, attraverso partecipazioni con società
italiane ed estere di solito americane. Questo è confermato dalle innumerevoli
partecipazioni della Mittel in svariate società finanziarie e immobiliari.
Una nota di riguardo la merita proprio la società Mittel, una holding di
partecipazione quotata in borsa. Il gruppo si articola così: il Capogruppo
Mittel spa , oltre a svolgere funzioni di holding del gruppo, investe
direttamente in operazioni di private equity e in alcune cosiddette
Partecipazioni “storiche”. La private equity investe direttamente e/o
attraverso la sottoscrizione di fondi chiusi e specializzati nel capitale di
medie imprese non quotate con l’ obbiettivo di di-sinvestire il tutto dopo
alcuni anni . In questa ottica si tende a privilegiare l’acquisto di
partecipazioni di maggioranza ovvero di minoranza qualificata con significativi
accordi di governance e precise prospettive di way out. Per quanto riguarda la
Finanza Operativa , essa viene svolta direttamente dalla Mittel General
Investiment, con l’obbiettivo e tramite le proprie controllate e collegate
operative , con l’intento di fornire una gamma di servizi finanziari aventi
RILEVANTI sinergie tra loro e con l’attività di investimento con la stessa MGI,
pacchetti azionari di società quotate in borsa, come appunto la Banca Intesa
s.p.a, la Banca Lombarda e Piemontese s.p.a e (guarda caso, a volte ritornano)
la RCS Mediagroup s.p.a .
La partecipazione sindacata di Mittel , unitamente a quella detenuta a titolo
di usufrutto su azioni , la cui nuda proprietà appartiene all’istituto per le
opere di religione (IOR) ammonta al 0,753% del capitale sociale votante. Questo
dimostra in un quadro puramente economico, la strategia di reperimento capitali
ed investimento dello IOR e consolida sempre più l’idea di una banca
interessata al semplice profitto che alle sole opere di bene.
Vi è anche una certa impossibilità e difficoltà nel reperire dati sulle società finanziarie ed immobiliari che intrattengono rapporti con la banca della Santa Sede. Ciò anche per il fiorire di società “fantasma” create apposta , come azione di disturbo sia per il mercato finanziario che per le autorità giudiziarie e tributarie, qualora decidessero di indagare per capire a monte, chi detenga il reale potere di controllo. Il meccanismo dello scatole cinesi
Quello che invece è noto , è il passaggio del controllo e del comando, sulle
isole Cayman, (noto paradiso fiscale ) dalla diocesi giamaicana del cardinale
Adam Joseph Maida membro del collegio di vigilanza dello IOR ad una diretta
gestione dello Stato Vaticano.
Lo IOR , a differenza delle altre banche , non emette libretti di assegni intestati. Chi li desidera deve appoggiarsi alla Banca di Roma, (gruppo Capitalia) convenzionata con l’istituto Vaticano. C’è poi un'altra anomalia, come quella di poter aprire il conto in valute diverse quali dollari, euro, ecc, circostanza questa inedita rispetto alle altre banche. Vanta investimenti di miliardi di euro, con operazioni finanziarie sulle monete forti come il dollaro, yen, ed euro dimostrando un’efficienza di tutto rispetto anche in momenti di difficile stabilità economica. Questo grazie al fatto che non paga nessuna tassa e nessun interesse. La sua unicità è quella di trarre profitti sempre e ovunque, grazie alla sua particolare disposizione geografica e soprattutto diplomatica, che gli consente di movimentare enormi cifre, con la scusa che queste servono per opere di bene.
In sintesi , la somma di cinque miliardi di euro, amministrata dallo IOR appare infondata, se non altro partendo dal fatto che i guadagni incassati dall’istituto sono a tutto oggi segreti.
Ma cerchiamo ora di capire quanto denaro “guadagna” lo Stato del Vaticano grazie all’8 per mille. La cifra in gioco va ben oltre il miliardo di euro e la partita si gioca tra varie confessioni religiose e lo Stato. Un esempio nel solo 1996 la cifra aggiudicata al Vaticano tramite la distribuzione dell’8 per mille è stata di 1500 miliardi di lire, mentre nel decennio compreso tra il 1990-1999 la somma è stata di oltre 9000 miliardi di lire. Vediamo di capire come avviene questo “gioco di prestigio”. Il nuovo sistema di finanziamento è regolato da una legge di attuazione della legge concordataria, e cioè dalla legge 222 del 20.05.1985.
L’entità dell’8 per mille dell’IRPEF (cioè del reddito denunciato come
tassabile d’imposta) è attualmente di circa un miliardo di euro, ma per effetto
dell’inflazione e a presunti aumenti di reddito sull’ imponibile di lavoratori,
ecco come per incanto, che la percentuale attribuibile alla Chiesa Cattolica è
in continuo lievitare. Così mentre il paese stringe la cinghia, il Vaticano si
ingrassa. A questo vanno aggiunti anche i costi, (e non sono pochi) della
pubblicità che sistematicamente appare in televisione, e che ci ricorda il
pagamento dell’obolo. I costi dei passaggi televisivi sono sempre a carico dei
contribuenti. Il perverso meccanismo che favorisce il Vaticano è il seguente:
la quota dell’8 per mille dei circa 22milioni di contribuenti, (la cifra si
riferisce al solo 1999) che intendono sottrarsi a tale invito e non firmando
nessuna preferenza , li porta loro malgrado ad essere quasi totalmente aggiunti
alla quota riservata alla chiesa cattolica. Questo anche se la loro scelta è
caduta sulla Chiesa Valdese o su un ‘altra confessione religiosa.
Ciò in virtù di uno stratagemma ideato per aggirare l’ostacolo dei non credenti o di tutti coloro che pur credendo non hanno nessuna fiducia nello Stato Vaticano. Cosi facendo si riesce a mantenere l’alto introito della Chiesa Cattolica. Il comma 3 dell’art. 21 della legge testè citata infatti prevede che in caso di mancata scelta da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse.
Insomma se su cento cittadini, novanta non si esprimono (per vari motivi) e
solo otto firmano per la Chiesa Cattolica, l’80% della quota andrà proprio al
Vaticano. Se poi si optasse per lo Stato, anche in quel caso il denaro andrebbe
alla Santa Sede, visto che lo Stato convoglia le somme raccolte verso le opere
assistenziali, in larghissima parte gestite dallo Stato Vaticano. Si arriva
cosi a cifre quintuplicate in anni che vanno dal 1990 al 2003, e incamerati
dalla Chiesa Cattolica, con la promessa di farne un uso primario per le persone
bisognose.
Vediamo nel dettaglio come vengono ripartiti i soldi dei contribuenti. Il 77% serve per mantenere lo status quo della Città del Vaticano, un 42% per gli stipendi dei prelati, il rimanente viene diviso tra lavori di restauro ( a questo proposito è di solito lo Stato italiano che paga) di edifici di proprietà delle diocesi, un fondo per la cultura, fondi per case canoniche delle parrocchie del sud Italia e in ultimo , molto in ultimo, per spese di carità.
Segnaliamo che “solo” i soldi dell’8 per mille vengono destinati se pur in minima parte alle opere di carità, mentre nulla arriva dai fondi e dagli interessi maturati dallo IOR, questi infatti sono tenuti segreti e sono rivolti a ben altri scopi. Insomma il Vaticano incamera per sé tutto il denaro possibile , destinando solo le briciole ai bisognosi.
L’ESENZIONE
DAL PAGAMENTO DELL’ICI
Altra nota dolente che riguarda i cittadini italiani e non solo , è la
legge sulla cancellazione dell’ICI su tutti gli immobili di proprietà del
Vaticano . E’ ormai certo che lo Stato Vaticano, ha nel parlamento italiano
“molti santi” che lo proteggono. La dimostrazione l’abbiamo avuta con il blitz
sull’ICI del 17 agosto del governo Berlusconi, una data che coincideva
stranamente che le vacanze estive e dove era impossibile trovare una fervida
opposizione, visto che tutti o quasi erano al mare.
Ma con il passar dei giorni la questione veniva comunque a galla , grazie anche
alla presa di posizione di Radio Città Aperta, che informava la cittadinanza
della notizia tramite i GR quotidiani. In sintesi il governo dovette cambiare
la legge , aprendo di fatto anche alle altre religioni, lasciando solo fuori
dal decreto legge (e del tutto arbitrariamente) la religione islamica,
adducendo motivi più che altro farneticanti sui legami della stessa con il
terrorismo, quietando cosi la Chiesa e la Lega Nord. Ma cosa vuol dire in
termini economici, “non far pagare l’ICI” alle proprietà immobiliari e alle
attività commerciali della Chiesa Cattolica? E perché il maggiore interesse lo
si ha nei confronti del Vaticano? Per un semplice motivo: i soldi che non
entreranno nelle casse comunali dovranno essere sborsati dai cittadini, grazie
ad una ridda di nuovi balzelli, inoltre una serie di servizi sarà
inevitabilmente tagliata causando danni enormi alla cittadinanza. Un esempio ci
farà capire di cosa si parla. Nell’ottobre del 1995 la procura di Napoli mette
sotto inchiesta la Curia e 380 luoghi di culto, sparsi nel capoluogo campano e
nei suoi dintorni. Il motivo era rappresentato dalla mutata attività di tredici
chiese e altri luoghi di culto, che senza chiedere alcun permesso, erano
diventate officine per auto, negozi, palestre o posteggi. Eppure una vecchia
legge - la 1089 tuttora valida - sancisce il divieto di destinare beni di
interesse religioso , artistico e storico per fini non compatibili con la loro
natura. L’inchiesta come altre aperte nei confronti di curie sparse sul
territorio nazionale, finirà come al solito archiviata. Questo però generò un
innalzamento delle tasse locali e un mancato introito fiscale, visto che la
curia non denunciò mai le attività presenti nei suoi immobili. Un vero esempio
di evasione fiscale mai punita.
Ma gli esempi di trasformazione di luoghi destinati al culto, e diventati poi
alberghi, convitti, negozi, riempiono la storia immobiliare e finanziaria del
Vaticano. Come dimenticare l’Istituto S. Gabriele di Roma, che viene
trasformato in case con piscina e giardino, un pizzico di uffici e un centro
commerciale di 2000 metri quadri? Oppure l’ex convento di suore francesi sulla
via Camilluccia, sempre a Roma, trasformato in abitazioni di lusso?
Ma la lista degli immobili è molto lunga, basti pensare alle proprietà dislocate nelle varie zone riguardanti il centro della città che, da Campo de’ Fiori si estendono fino a Trastevere, oppure le grandi enclavi come di S. Maria Maggiore e di S.Giovanni. Senza dimenticare aere urbane di pregio, come via Condotti, piazza di Spagna, tutta la zona che parte da via Nazionale e si estende sino al Colosseo. Oppure da via Merulana a viale Manzoni, dove ci sono una fetta non indifferente di proprietà immobiliari. Ebbene grazie alla legge di dispensa del pagamento dell’ICI, le trasformazioni di destinazione d’uso continueranno, anzi tenderanno ad aumentare. La cifra che i cittadini italiani dovranno sobbarcarsi nel prossimo futuro, si aggira per difetto tra i 400/ 700 milioni di euro l’anno (stime dell’ANCI) e solo nella città di Roma, si arriva a cifre sopra i 35 milioni di euro. Senza dimenticare poi tutti quei comuni “ricchi” di proprietà immobiliari del Vaticano, che dovranno necessariamente aumentare le tasse, a scapito di tutti i cittadini per riuscire a far quadrare i conti. L’anomalia di questa legge, oltre che nel merito sta anche nella legittimità, ovvero: due sentenze della Corte di Cassazione, hanno decretato che “il beneficio dell’esenzione dall’ICI, non spetta in relazione agli immobili appartenenti ad un ente ecclesiastico che siamo destinati allo svolgimento di attività oggettivamente commerciali”. In parole povere, se gli istituti religiosi vogliono gestire un albergo ( di fatto già accade) DEVONO pagare l’ICI , perché tale attività è di natura commerciale e non destinata a finalità religiose. Siamo di fronte alla chiara incostituzionalità della legge.
QUANTO
COSTA L’ORA DI RELIGIONE?
Ogni anno, il bilancio dello Stato versa circa 527 milioni di euro per le scuole private (oggi definite parificate) in grandissima parte gestite da organismi religiosi cattolici. Inoltre 50 milioni di euro vengono distribuiti “a pioggia” per il bonus alle famiglie che mandano i figli nelle scuole private (senza distinzioni di reddito come invece per i contributi alle famiglie delle scuole pubbliche).
Altro nodo
cruciale resta la collocazione e l’assunzione degli insegnanti di religione
nelle scuole pubbliche. Va precisato che la religione cattolica in quanto
disciplina , non può essere assimilata alle altre discipline di insegnamento.
Né gli insegnanti laici di religione cattolica possono essere equiparati agli
altri insegnanti precari, poiché mancano dei requisiti richiesti dalla attuale
legislazione scolastica. E’ la natura stessa dell’insegnamento della religione
cattolica che condiziona pesantemente la definizione giuridica dei relativi
docenti: è ben noto come il potere di nomina e revoca di tali docenti è di
competenza dell’autorità ecclesiastica sulla base del diritto canonico, che non
coincide con quello dello Stato. In parole semplici, gli insegnanti vengono
assunti dal vescovo, senza un criterio di trasparenza e coerenza
nell’assunzione (basti pensare che a volte capita che lo stesso insegnante
lavori in più istituti in due regioni diverse, costituendo un illecito) e
pagati dallo Stato italiano.
Ma le incongruenze non finiscono qui, esiste il problema del titolo di studio,
che come prevede la legge 341/90, dall’inizio dell’anno scolastico 1990/91 il
possesso di laurea è diventato obbligatorio. Mentre molti insegnanti di religione
hanno solo il diploma, e non sono quindi in regola con la legge che prevede di
possedere il titolo inerente al proprio insegnamento. Dovrebbero avere una
laurea in teologia o similare, mentre invece sono diplomati o laureati in altre
discipline. C è d’aggiungere inoltre, che oltre al danno si incorre anche nella
beffa, visto che gli insegnanti di religione godono degli stessi diritti
(acquisiti con anni di lotte) degli altri docenti di ruolo e come loro hanno la
possibilità di fare carriera. È automatica anche l’iscrizione all’ora di
religione, visto che viene proposto una sola volta , il giorno dell’iscrizione
e non viene poi detto che si può revocare in qualsiasi momento. Inoltre, con la
riforma Moratti, la religione entra di prepotenza tra le materie “ufficiali” e
curricolari. In conclusione , ci troviamo di fronte ad una ingerenza economica
di uno stato sovrano nei confronti di un altro, che dal lontano 1929,
contribuisce a rendere sempre più povero. Anzi per l’esattezza, ci troviamo di
fronte ad un buco nero, che continua ad aumentare sempre più coinvolgendo tutti
i cittadini .
Nel marasma dei soldi che lo Stato regala alla Santa Sede ci sono d’aggiungere nell’ultimo DDL legato alla Legge finanziaria una nuova agevolazione che consente , di aggiornare i valori di terreni e partecipazioni. Una agevolazione che consente alla successiva vendita di un bene di pagare solo l’imposta del 4 % del suo valore. Quanto potranno le Congregazioni risparmiare? Dipende, ma se pensiamo a quanti terreni possiede lo Stato del Vaticano, la cifra in questione sarà molta alta. Eppure la Santa Sede ha una miriade di modi per reperire denaro, vi è tra l’altro anche l’Obolo di San Pietro, nato nel medioevo come colletta umanitaria e ancora oggi esistente,in pratica esso è costituito dall’insieme delle offerte, destinate ad assistere il Papa nella sua missione apostolica e caritativa: comprende infatti sia la colletta effettuata nelle chiese che un conto corrente nelle agenzie di banca Intesa. Nel solo 2004 sono arrivate donazioni per un totale di 51.710.348.45 milioni di dollari, con una sensibile diminuzione del 8% rispetto al 2003 Ci sono anche gli introiti che in prossimità di feste o ricorrenze, lo Stato Vaticano raccoglie tramite le esclusive delle immagini televisive, come accaduto per il Giubileo, dove il 75 % degli utili è andato alla Santa Sede. E per di più imponendo al servizio pubblico, di escludere o mandare in onda un programma a piacimento del Vaticano. Un’altra questione riguarda la cittadinanza romana. Il debito di oltre 50 miliardi di lire che lo Stato del Vaticano ha nei confronti dell’ACEA, visto l’art. 6 del Concordato che dà modo alla Città del Vaticano di dissetarsi senza pagare un centesimo. I litri d’acqua in questione sono oltre cinque milioni. Ma la questione non finisce qui e si complica ancor di più.
La recente normativa italiana include nella bolletta, anche il canone per
fognature e la depurazione. Fino al 1970 , gli scarichi fognari scaricavano
direttamente sul fiume Tevere. Successivamente si è cominciato a riversare gli
scarichi e liquami in vasche e depuratori, che hanno un costo per chi li
gestisce, e non rientrano nei termini del Concordato. Tutto questo fu tenuto
lontano dalla Santa Sede, ma quando i costi sono diventati proibitivi, l’ACEA
ha sollevato la questione, che si è conclusa ancora una volta con il pagamento
da parte dei cittadini. È stato possibile grazie alla finanziaria del 2004,
dove è comparsa una voce , relativa ai 25 milioni di euro da versare all’ACEA,
per gli arretrati della Città del Vaticano, a partire dal 2005
RADIO
VATICANA: UNA RADIO AL DI SOPRA DELLA LEGGE
La storia dell’impianto trasmettitore di Radio Vaticana situato a S. Maria di Galeria, Roma Nord, è uno dei casi più significativi dei rapporti anomali tra Stato Italiano e Vaticano. Rapporti anomali sotto diversi aspetti: legale, economico, istituzionale, politico. Ma l’aspetto più grave di questa situazione è che il prezzo, altissimo, di queste anomalie, ricade tutto sulle spalle di cittadini italiani, residenti su territorio italiano: e non si parla soltanto di denaro, ma di salute, della possibilità di condurre la propria vita in modo sereno, di poter vivere nella propria abitazione senza la percezione di essere in continuo pericolo.
Stiamo parlando dei cittadini delle località di Cesano, Olgiata, La Storta, La Cerquetta, S. Maria di Galeria, Osteria Nuova, Anguillara, Campagnano e Formello: sono tutti comuni, frazioni e complessi abitativi situati a Roma Nord, in una porzione di territorio al cui centro sorgono gli impianti radiotrasmettitori della Radio Vaticana.
Questi impianti occupano una superficie di circa 425 ettari che gode del
privilegio della extraterritorialità, grazie alla legge n. 680 del 13 giugno
1952 che ha ratificato l’accordo tra lo Stato Italiano e la Santa Sede dell’8
ottobre 1951.
Si tratta di 58 antenne alte quasi 100 metri che irradiano trasmissioni radiofoniche ad elevatissima potenza, utilizzando numerose frequenze in onde medie e onde corte, verso l’intero globo terrestre senza l’ausilio di ponti-radio, ma sfruttando il rimbalzo della ionosfera.
Le emissioni di Radio Vaticana sono caratterizzate da copertura circolare con caratteristiche fortemente direzionali (elevati guadagni d’antenna) e utilizzano potenze di trasmissione dell’ordine di centinaia di migliaia di watt, sia in onde medie che in onde corte, che determinano essenzialmente l’elevato fondo elettromagnetico delle zone intorno agli impianti.
Queste trasmissioni disturbano altri segnali radiofonici e radiotelevisivi e
provocano interferenze elettromagnetiche su alcuni apparecchi domestici quali
citofoni e telefoni. Disturbi sempre dovuti ad emissioni elettromagnetiche
vengono costantemente rilevate su protesi acustiche, cancelli automatici,
strumentazioni elettroniche delle autovetture, addirittura termosifoni e
profilati in metallo. In corrispondenza di Cesano si sono verificate
interferenze sull’elettronica di controllo dei treni che percorrono la ferrovia
ad alto scorrimento, effetto quest’ultimo ufficialmente confermato dalle
Ferrovie dello Stato.
Per limitare i disturbi e le interferenze, ma soprattutto per tutelare la
salute dei cittadini sottoposti a questo tipo di emissioni, lo Stato Italiano è
intervenuto stabilendo dei limiti ben precisi: per quanto riguarda i sistemi
fissi delle telecomunicazioni e radiotelevisioni, sono in vigore attualmente i
limiti posti dal Decreto Ministeriale del 10 settembre 1998, n.381: “Regolamento
recante norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con
la salute umana”.
Tale decreto, che regola le emissioni dei campi generati nell’intervallo di frequenza fra 100 kHz e 300 GHz, prevede, nel secondo comma dell’art. 4 “… in corrispondenza di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore non devono essere superati i seguenti valori, indipendentemente dalla frequenza, mediati su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti: 6 Volt / metro per il campo elettrico, 0,016 A/metro per il campo magnetico intesi come valori efficaci, e per frequenze comprese tra 3 Mhz e 300 Ghz, 0,10 elevato a 2 per la densità di potenza dell’onda piana equivalente”.
Una campagna di rilevazioni, effettuata tra aprile e ottobre del 1999 contenuta
nella “Relazione conclusiva sulla caratterizzazione
elettromagnetica del sito di Radio Vaticana”, a cura della Regione
Lazio – Dipartimento Ambiente e Protezione Civile, e pubblicata l’ 8 novembre
1999, ha accertato che nelle zone circostanti l’impianto di radio vaticana si è
riscontrato in diverse circostanze il superamento dei 6 Volt / metro previsto
dal Decreto Ministeriale: superamento confermato a più riprese negli anni
successivi da ulteriori rilevazioni, che misero in evidenza anche la
consistente entità di questi “sforamenti”, che in alcuni casi consistevano nel
raggiungimento di quasi 12 Volt / metro, in pratica il doppio dei limiti
previsti dalla legge italiana.
Questo elevatissimo fondo elettromagnetico nei territori adiacenti l’impianto
di Radio Vaticana, oltre a causare disturbi, interferenze e malfunzionamento
delle apparecchiature elettriche, determina anche una conseguenza infinitamente
più grave: un concreto rischio di tumori e leucemie infantili.
L’allarme sanitario fu lanciato a metà degli anni ’80 dall’allora medico di zona, che aveva riscontrato in tutto il territorio interessato dalle emissioni un aumento inspiegabile di decessi causati da malattie neoplastiche, con particolare riferimento proprio alle leucemie infantili. La percentuale di morti per tumori era di gran lunga superiore a quella del resto del Lazio e di tutta Italia.
La prima indagine epidemiologica, messa a punto dall’Osservatorio
Epidemiologico della Regione Lazio sui casi di mortalità per leucemia nella
popolazione adulta( “Indagine epidemiologica tra i residenti in
prossimità della Stazione Radio Vaticana di Roma, 1987/1995” ), rileva
che …”nei maschi la mortalità per leucemia nell’entro i 3 km. risulta significativamente
maggiore dell’atteso. …è stato riscontrato un eccesso di mortalità per leucemia
nella popolazione adulta residente fino ai 4 km. dagli impianti; tale eccesso è
stato riscontrato sia nell’analisi geografica che nello studio caso – controllo”.
Nei primi giorni di marzo 2001 sono stati resi noti i risultati di una nuova indagine epidemiologica, svolta dall’Agenzia di Sanità Pubblica del Lazio ( “Mortalità per leucemia nella popolazione adulta ed incidenza di leucemia infantile in un’area caratterizzata dalla presenza di un sito di emissioni di radio frequenze – Cesano, Olgiata, La Storta, Osteria Nuova, Santa Maria di Galeria, Anguillara e Formello”).
In questa indagine, che oltre alla popolazione adulta prendeva in
considerazione anche i residenti da 0 a 14 anni, vengono messi in evidenza i
dati, rilevati nel periodo 1987/1999, di leucemia infantile registrati a Roma
con quelli diagnosticati nelle zone a ridosso dell’emittente: il risultato è
che a Cesano e dintorni il rischio di contrarre la leucemia è notevolmente più
alto rispetto a Roma.
L’indagine ha anche evidenziato il fatto che, aumentando la distanza dall’impianto di Radio Vaticana, diminuiscono le percentuali di casi di leucemia registrati: l’eccesso di incidenza della malattia osservato risulta pari a circa tre volte l’incidenza di casi attesi entro 0 – 4 km dalla stazione radio, e comunque più alto dell’atteso fino a 6 km di distanza.
Altro dato significativo: secondo alcune statistiche dell’Istituto Superiore di Sanità sulle cause di mortalità in Italia nel 1994, in tutto il Lazio, su 759.506 bambini in età compresa tra 0 e 14 anni, si sono registrati 24 decessi causati da leucemia: uno ogni 31.646. Nel corso del 2000, nella zona di Cesano e dell’Olgiata, su una popolazione infantile ( 0 – 14 anni ) di circa 6000 individui, è stato registrato il decesso per leucemia di due bambini, ossia uno ogni 3000.
La pericolosità delle emissioni elettromagnetiche che insistono sul territorio
in prossimità delle antenne di Radio Vaticana è evidenziata anche dalla stessa
Santa Sede: in una raccomandata datata 26 ottobre 1987, indirizzata dal
“Pontificium Collegium Germanicum et Hungaricum” al mezzadro che curava un
podere situato nei pressi dell’impianto, si afferma:”Nel lontano 1957, a cui
risale l’intesa fra la Santa Sede ed il nostro collegio, nessuno poteva
immaginare questo dirompente sviluppo e questa dinamica estensione
dell’attività della Radio Vaticana… Nel frattempo, furono installate due grandi
antenne rotanti, ed una per onde medie con quattro tralicci di una
impressionante intensità di trasmissione. In breve tempo sarà, notevolmente,
aumentata anche l’intensità della stazione trasmittente, installata nella
vicinanza del vostro casale. A quanto si è sentito, seguiranno forse ulteriori
installazioni di nuove antenne, per poter soddisfare le esigenze della Radio
Vaticana. Tutto questo porta con se costruzioni di nuove strade, posa in opera
di nuovi cavi sotterranei e condutture elettriche in aria che traversano ed
intersecano il terreno, ostacolando il nostro lavoro di agricoltori, e rendono
l’attività svolta anche pericolosa, per le radiazioni emesse. Quest’ultimo
campo è ancora poco conosciuto… Una legislazione in merito è ancora mancante…
Gli specialisti raccomandano prudenza, vietano l’accesso a chi porta apparecchi
speciali per il cuore”.
La lettera, inviata per sciogliere il contratto di mezzadria, dimostra che già
nel 1987 fosse ben nota la pericolosità degli impianti di S. Maria di Galeria,
e fosse nota proprio al Vaticano.
A seguito della denuncia delle ASL ed agli esposti dei cittadini, i primi di settembre del 1999 si apre una inchiesta dalla Procura della Repubblica di Roma, che a febbraio del 2000 ha portato il procuratore Amendola ad aprire un procedimento penale nei confronti di tre dirigenti di Radio Vaticana, accusati di “Getto pericoloso di cose” ai sensi dell’art. 674 del Codice Penale.
A questo procedimento se ne affianca un altro: il 26 marzo 2001, in seguito ad una denuncia da parte di un comitato di cittadini la Procura della Repubblica, viene aperto un fascicolo di indagine in cui si ipotizza il reato di omicidio colposo plurimo, nel tentativo di stabilire un nesso causale tra la potenza delle emissioni dei ripetitori di Radio Vaticana e l’elevatissima incidenza di mortalità per leucemia e tumori segnalata dalle indagini epidemiologiche.
Il Vaticano si difende invocando il difetto di giurisdizione, e avanzando la
richiesta di archiviazione ai sensi dell’art. 11 dei Patti Lateranensi.
In un primo momento la magistratura italiana dà ragione a Radio Vaticana: il 19 febbraio 2002: il giudice Andrea Calabria decreta il non luogo a procedere per difetto di giurisdizione nei confronti di Roberto Tucci, Pasquale Borgomeo e Costantino Pacifici, i responsabili di Radio Vaticana sotto accusa. La motivazione della sentenza fa riferimento proprio all’articolo 11 dei Patti Lateranensi, che assicurano agli enti centrali della Santa Sede l’esenzione da ogni ingerenza da parte dello Stato Italiano.
Da segnalare le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli, che alla notizia della sentenza si dichiarò soddisfatto per la conclusione della vicenda.
Ma la Corte di Cassazione, interpellata dal ricorso della Procura e delle parti
civili, riapre il processo, fondando la decisione sul fatto che, pur essendo il
territorio dove sorgono le antenne effettivamente territorio estero, le
emissioni vanno ad insistere sul territorio italiano, generando effetti a danno
di cittadini italiani.
Il processo per getto pericoloso di cose riparte, e il 9 maggio 2005 si giunge alla sentenza di primo grado: condanna a dieci giorni di reclusione per padre Pasquale Borgomeo, direttore generale di Radio Vaticana, e per il cardinale Roberto Tucci, presidente del comitato di gestione, e disposizione di risarcimenti per le parti civili.
La sentenza del giudice Luisa Martone conferma quindi che Radio Vaticana ha più
volte superato i limiti precauzionali nelle emissioni di onde
elettromagnetiche, causando interferenze nelle apparecchiature elettriche e
causando molestie ai cittadini residenti nelle zone limitrofe.
Il giorno successivo alla sentenza, la direzione di Radio Vaticana dichiara di esprimere rincrescimento per il fatto che le sue posizioni non siano state riconosciute valide, e si riserva di impugnare la sentenza in appello.
Per quel che riguarda il processo per omicidio colposo plurimo, la situazione è in fase di stallo: a dicembre 2005 scade il termine di due anni previsti per effettuare le indagini epidemiologiche necessarie ad istruire il procedimento. Vista l’impossibilità di portare a termine le perizie e le indagini entro questa data, il GIP ha rimandato gli atti alla Procura, che ha chiesto l’archiviazione.
Le parti civili e le parti offese hanno presentato opposizione, inoltrando varie memorie arricchite da nuovi elementi. Si attende la convocazione di una udienza, presumibilmente entro il 2005, per discutere sia della richiesta di archiviazione che delle opposizioni. Qualora venisse respinta la richiesta della Procura, dovrebbero partire le indagini epidemiologiche, già stabilite.
Resta un solo aspetto, per completare questo pur breve resoconto della vicenda:
quello istituzionale, ossia l’atteggiamento delle istituzioni nei confronti del
problema.
A parte la dichiarazione del Ministro Matteoli prima citata, utile a comprendere l’atteggiamento di riluttanza dell’attuale governo a porsi in contrasto col Vaticano, bisogna dire che neanche il precedente governo di centro – sinistra si è impegnato più di tanto per risolvere il problema rappresentato dalle antenne di S. Maria di Galeria: problema, è utile ricordarlo, che andava a gravare sulle spalle di cittadini italiani, residenti su territorio italiano.
Dopo una petizione popolare presentata a Camera e Senato nel 2000, sono state presentate alla Commissione Ambiente della Camera dei Deputati due risoluzioni, che impegnavano il Governo a porre in atto tutte le misure possibili per tutelare i cittadini residenti nell’area interessata dalle emissioni delle antenne.
Il 28 settembre del 2000 si è aperto un tavolo di trattative diplomatiche fra
lo Stato Italiano e la Santa Sede, in seguito alla disponibilità del Vaticano
di diminuire le emissioni: disponibilità puramente teorica, visto che dopo aver
dichiarato di aver abbassato la potenza di uno dei ripetitori a partire dal 1°
febbraio 2001, successivi monitoraggi e rilevazioni hanno accertato valori di
campo magnetico tre volte superiori ai limiti consentiti.
In quelle settimane della primavera 2001, le istituzioni italiane sembravano essersi rese conto della gravità del problema: l’allora ministro dell’ambiente Willer Bordon annunciava l’intenzione di ripristinare forzatamente la legalità, ingiungendo all’Enel di sospendere la fornitura di energia elettrica agli impianti della radio. L’intervento del Presidente del Consiglio Giuliano Amato impedì l’attuazione di questa ordinanza, ottenendo in cambio l’impegno da parte della commissione bilaterale Stato – Santa Sede di definire in tempi brevi la vicenda.
Il 18 maggio 2001 la commissione concludeva una intesa che prevedeva il rientro
nei limiti di legge delle emissioni a partire dal primo settembre, e stabiliva
lo spostamento di parte delle trasmissioni su un impianto preso in affitto
nella Francia Meridionale, naturalmente a spese dello Stato Italiano.
Determinazioni, queste, rimaste lettera morta, in quanto misurazioni effettuate dai Comitati di cittadini in date successive al 31 agosto 2001 indicavano un campo magnetico di potenza doppia rispetto ai limiti di 6 Volt / metro consentiti dalla legge italiana.
Questo per quel che riguarda il Governo nazionale: ma anche il Comune di Roma e la Regione Lazio, nel corso degli anni, non hanno mai realmente assunto una posizione netta e decisa, ne tantomeno assunto decisioni significative.
Per non parlare dell’atteggiamento di rappresentanti istituzionali al limite
dello sconcertante: esempio estremo il professor Veronesi, ex Ministro della
Sanità e oncologo di fama internazionale, che anche recentemente ha minimizzato
il rischio di tumori in seguito all’esposizione a campi elettromagnetici.
Ci sarebbero molte altre testimonianze per evidenziare la clamorosa assenza delle istituzioni nella vicenda dell’impianto di Radio Vaticana di S. Maria di Galeria: assenza evidentemente dovuta alla difficoltà a porsi in contrasto con la Santa Sede, anche in un caso evidente di lesioni e privazioni di diritti subite da cittadini italiani.
I Comitati che negli anni si sono formati e si sono opposti a questo enorme abuso da parte del Vaticano (l’esistenza del reato commesso è sempre stata sotto gli occhi di tutti ), hanno lottato praticamente da soli, spesso contro tutto e tutti.
E la sentenza di condanna, emessa da un tribunale italiano nei confronti di Radio Vaticana all’interno del processo per “getto pericoloso di cose”, pur se in primo grado, e pur se prettamente simbolica, è di fondamentale importanza: per la prima volta sono stati posti in primo piano i diritti dei cittadini italiani nei confronti di quello che è, andando oltre la valenza religiosa e lo strapotere politico, uno stato estero.