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- cultura e memoria resistenti - poesia e letteratura - 06-04-17 - n. 628
Le varie partiture di una Rivoluzione
Fausto Neves | odiario.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
28/03/2017
Questo articolo è stato pubblicatosu l'«Avante !» nº 2260, 23.03.2017
La produzione musicale della rivoluzione bolscevica, i compositori e gli interpreti, la formazione dei musicisti e il pubblico, l'accesso delle masse alla musica non si è fatta aspettare. La musica è entrata fin nelle fabbriche, nei circoli popolari, in città, in campagna, nei grandi e piccoli centri urbani. L'Unione Sovietica ha offerto al mondo grandi e indimenticabili nomi.
Nonostante tutte le lotte terribili per la sopravvivenza affrontate dalla giovane Rivoluzione d'Ottobre, Lenin ha dato sempre grande importanza al fronte culturale, alla necessità di non distruggere, ma recuperare il patrimonio immenso fatto prigioniero tempo prima dalla classe borghese.
In una rivoluzione che provava a sopravvivere tra guerre vicine e tradimenti interni, trainando tutto un popolo dalla miseria di un sistema feudale al nuovo socialismo, la musica, come tutte le altre arti, aderisce alla rivoluzione e prova ad occupare il suo posto nella frenesia di quei giorni. Molti sono i compositori che abbracciano la rivoluzione e di essa arricchiscono le emozioni e le forme. Le esperienze si susseguono, i risultati vengono analizzati e nonostante la quasi impossibilità a fermarsi a pensare dinanzi al vortice dell'Ottobre, le teorie emergono parallelamente ai dubbi.
Arte d'intervento e/o intervento per l'arte? L'arrivo dell'arte alle masse avviene attraverso l'aumento del livello culturale di queste o attraverso la semplice facilitazione ad usufruirne? C'è tempo utile della Rivoluzione per l'efficacia della prima idea o la supposta rapidità di risposta della seconda potrà sacrificare il futuro?
Si concentrano due tendenze opposte nell'Associazione Russa dei Musicisti Proletari e nell'Associazione di Musica Contemporanea, respingendo, la prima, tutta la tradizione della composizione esclusiva di canti e inni interventisti accessibili alle masse e rompendo, la seconda, con la musica russa stessa, importando l'estetica più sperimentale di altri centri mondiali.
Nonostante l'apparente radicalità semplicistica delle posizioni – tutte e due allontanatesi dal pensiero iniziale di Lenin – tutte le grandi discussioni estetiche mondiali che la sinistra avrebbe preso di lì agli anni successivi, sotto la pressione o di mettere l'arte al servizio della fragile Rivoluzione o di rispondere con urgenza alla drammatica crescita della estrema destra nell'Europa degli anni seguenti, ponderavano questi problemi, in modo più o meno sottile.
Questo è stato il caso di pensatori marxisti come Benjamin, Brecht, Bloch e Lukacz, tra gli altri o anche Lopes-Graça e di un tale António Vale (pseudonimo di Alvaro Cunhal) nelle pagine portoghesi di Vertex. Rispondendo nella pratica a queste preoccupazioni, il tedesco Hans Eisler, compositore d'avanguardia al tempo, scrive i rivoluzionari Kampflieder o Arbeiterlieder e contemporaneamente dirige il Coro dei Lavoratori di Vienna; Pablo Casals, grande violoncellista, crea e dirige l'Orchestra Operaia a Barcellona, sotto il governo del Fronte repubblicano; il nostro Fernando Lopes-Graça lancia la canzone eroica contro Salazar, fianco a fianco con la sua opera più erudita.
Chiaramente i serafici rappresentanti di una società che ha ucciso Mozart, Beethoven o costretto Bach a essere una specie di "Ambrogio dei Ferrero-Rocher" che fornisce di cantate gli uffici religiosi, non perdonano "all'Ottobre" il fatto di mettere, direttamente o indirettamente, l'arte di tutti questi individui al servizio del progresso, per celebrare l'epoca di transizione dal capitalismo al socialismo.
Dall'URSS per il mondo
La produzione musicale della rivoluzione bolscevica, i compositori e gli interpreti, la formazione dei musicisti e il pubblico, l'accesso delle masse alla musica, non si è fatta aspettare. La musica è entrata fin nelle fabbriche, nei circoli popolari, in città, in campagna, nei grandi e piccoli centri urbani. L'Unione Sovietica ha offerto al mondo grandi e indimenticabili nomi.
Nella composizione, oltre al conosciutissimo Serguei Prokofief – ricordiamo la "Cantata d'Ottobre", eseguita all'Anniversario! – Dmitri Shostakovitch e subito dopo Katchaturian o Kabalevski, molti altri nomi che abbiamo omesso o non associati all'Arte sovietica si sono imposti: Glazounov, Miaskovski, Glière, Vassilenko, Gnessin, Chaporine, Nikolaieva (anche celebre pianista e pedagogista) e Makarova, tra i molti. I conservatori musicali di Leningrado e Mosca si sono arricchiti con la sovietizzazione dell'istruzione, dei suoi principi pedagogici e hanno influenzato rapidamente l'intero mondo musicale, divenendo sempre più ricercato dai giovani studenti internazionali. Una galassia di artisti formatasi dopo l'Ottobre – nomi come Goldweiser, Oborin, Oistrak (padre), Neuhaus o Knouchevitski – è stata idolatrata e disputata dai più importanti teatri mondiali: i pianisti Richter, Guilels, Sak, i violonisti Kogan, Oistrak (figlio), Weiman, i violoncellisti Chafran e Rostropovitch, oltre a direttori d'orchestra, orchestre, gruppi da camera, molti dei quali ancora oggi esibiscono la loro incancellabile formazione artistica sovietica.
Il delicato equilibrio tra gli interessi della Rivoluzione e del Progresso e il nucleo individuale del creatore, che ha avuto momenti di sussulto nella storica Rivoluzione d'Ottobre, è stato analizzato e depurato del contraccolpo storico, dall'esperienza e dalla sagacia di Álvaro Cunhal: «Un appello all'arte che interviene nella vita sociale è intrinsecamente un appello alla libertà, all'immaginazione, alla fantasia, alla scoperta e al sogno. Cioè, alla non osservanza di qualsiasi "regola" obbligatoria, prima considerazione della creatività artistica, anche quando parte di certe "regole" finisce per modificarle, oltrepassarle e superarle.» (1)
Note:
1) Cunhal, Álvaro. 1996. A Arte, o Artista e a Sociedade, p. 203. Lisboa: Editorial Caminho.
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