www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - scienza - 26-01-12 - n. 394

da Aleksandr A. Kusin, Marx e la tecnica, Gabriele Mazzotta Editore, Milano, 1975
trascrizione per www.resistenze.org a cura di Valerio
 
Aleksandr Abramievic Kusin
 
Marx e la tecnica
 
Indice
 
IV - Tecnica e coscienza sociale
 
Per stabilire il nesso tra produzione materiale e spirituale Marx ne indagò il divenire storico. Dalla forma della produzione materiale derivano la struttura della società e un certo rapporto tra gli uomini e la natura. L'ordinamento statale e il sistema della vita intellettuale vengono determinati da essa e, di conseguenza, anche il carattere della produzione spirituale.[1] Marx stabili che la forma di attività, il modo di vita degli individui non è legato solo al modo di produzione nella sua globalità, ma anche in particolare alla tecnica e alla tecnologia della produzione. Per quanto riguardagli individui, le loro caratteristiche e condizioni storico-concrete coincidono «tanto con ciò che producono quanto col modo come producono. Ciò che gli individui sono dipende dunque dalle condizioni materiali della loro produzione.»[2]
 
Marx considerò la vita della società e dei singoli individui non solo strettamente legata ai rapporti di produzione, ai fattori culturali, ma anche alla tecnica e alla tecnologia della produzione, ai risultati finali della produzione e ai beni di consumo.
 
L'influenza della tecnica e della tecnologia produttiva sull'individuo comprende un aspetto biologico e un aspetto psicologico. Nelle condizioni della grande produzione capitalistica meccanizzata l'operaio soffre soprattutto per l'eccesso di calore, per l'aria sporca, il rumore, insufficienti misure di protezione ecc.[3]
 
Le pesanti condizioni di lavoro rovinano tanto l'organismo quanto la psiche dell'uomo. Un effetto negativo sulla psiche è esercitato non solo dai fattori fisici, ma anche dai fattori psicologici e spirituali della produzione capitalistica meccanizzata.
 
In conformità allo sviluppo della produzione materiale, che comprende la tecnica e la tecnologia, gli uomini costruiscono i rapporti sociali e creano principi, idee e categorie corrispondenti.[4] La grande industria, mentre rivoluziona i settori produttivi e i rapporti sociali, provoca nel contempo una rivoluzione nelle teste.[5]
 
La coscienza sociale è sempre determinata in ultima analisi dalle caratteristiche della produzione. Il proprietario fondiario del mondo antico determinava la vita politica effettiva della società del suo tempo. Nel Medio Evo le caratteristiche della produzione elevarono il cattolicesimo ad ideologia dominante.[6]
 
Nella religione il mondo reale degli uomini si trasforma in una certa realtà, raffigurata solo mentalmente, che si contrappone loro come qualcosa di estraneo. La realtà umana si trasforma in un fantastico riflesso,[7] in modo irreale. Questo mondo deriva da «tutto il modo di produzione e di scambio sinora esistito, il quale è tanto indipendente dal concetto puro quanto l'invenzione della self-acting mule e l'utilizzazione delle ferrovie dalla filosofia hegeliana».[8]
 
Alla religione si contrappone un'altra forma della coscienza sociale: la scienza. La scienza è un prodotto generale intellettuale dello sviluppo sociale. Essa è un sistema delle conoscenze che si sviluppano, la cui veracità è controllata e convalidata dalla prassi sociale.
 
Le scienze naturali nacquero e si svilupparono come conseguenza dell'osservazione, del riconoscimento, dello studio e della scoperta delle leggi dei fenomeni naturali. L'uomo osserva i processi naturali, dove essi appaiono particolarmente evidenti, oppure «fa esperimenti in condizioni tali da garantire lo svolgersi del processo allo stadio puro».[9]
 
Marx aveva riconosciuto che la scienza si trova in un rapporto di stretta connessione con la tecnica e la tecnologia della produzione. La scienza tuttavia, si trova strettamente correlata alla tecnica anche in quanto forma della coscienza sociale, «ma senza industria e commercio dove sarebbe la scienza della natura? Persino questa scienza "pura" della natura ottiene il suo scopo, così come ottiene il suo materiale, soltanto attraverso il commercio e l'industria, attraverso l'attività pratica degli uomini.»[10]
 
Dato che nella società di classi l'industria e il commercio producono e sono utilizzati nell'interesse della classe dominante, la scienza è appunto al servizio di queste classi.
 
Marx mostrò come fossero legate al livello della tecnica anche forme della coscienza sociale quali la morale e l'arte. La morale, la religione e altre forme dell'ideologia hanno solo una relativa autonomia. Gli uomini, che sviluppano la produzione materiale «trasformano, insieme con questa loro realtà, anche il loro pensiero e i prodotti del loro pensiero».[11] Le concezioni morali e di altro genere degli uomini si trasformano in rapporto diretto ai mutamenti della loro vita sociale e riflettono il livello di sviluppo della società. Il ruolo decisivo nella formazione delle idee degli uomini è svolto qui dai rapporti di produzione, in quanto forme dominanti della proprietà.[12] E fu Marx, come abbiamo mostrato sopra, a scoprire la indiretta dipendenza di queste ultime dal livello di sviluppo della tecnica.
 
L'arte è una delle forme principali dell'assimilazione spirituale della realtà, dell'obiettiva immagine del mondo. La visione della natura e dei rapporti sociali, ad esempio nella fantasia degli antichi greci, è incompatibile con il filatoio meccanico, la ferrovia, la locomotiva e il telegrafo. «È possibile Achille con la polvere da sparo e il piombo? O, in generale, l’Iliade con il torchio tipografico o addirittura con la macchina a stampa? Con la pressa del tipografo non scompaiono necessariamente il canto, le saghe, la Musa e quindi le condizioni necessarie alla poesia epica?»[13]
 
In tal modo le forme della coscienza sociale come anche della coscienza individuale sono legate molto strettamente alle condizioni materiali del lavoro, al rapporto tra uomo e natura, che a sua volta direttamente o indirettamente è legato al livello dello sviluppo tecnico.
 
In una società in cui l'individuo si colloca «accanto al processo produttivo, in luogo di esserne l'agente principale», la coscienza individuale e tutte le forme della coscienza sociale si trasformano in modo fondamentale. Questa coscienza poggia su una complessa formazione dell'individuo dal punto di vista artistico, scientifico ecc. resa possibile grazie al tempo libero. Questo presuppone l'eliminazione dell'opposta tendenza - la trasformazione del tempo libero in pluslavoro -, strettamente legata alla produzione capitalistica.[14]
 
Marx studiò lo sviluppo della società borghese fin dai primordi. Egli, come si è detto, collegò strettamente il modo di lavoro e la sua forza produttiva alla tecnica. «La società borghese comprende tutto lo scambio materiale degli individui in corrispondenza di un determinato grado di sviluppo delle forze produttive.»[15]
 
Anche a parità di sviluppo delle forze produttive è possibile, entro certi limiti, una varietà di società borghesi poiché esse dipendono dal grado «di sviluppo della produzione, del commercio e del consumo».[16] Di conseguenza, a parità di sviluppo della produzione, ma in presenza di diversi principi di scambio e di consumo, si possono avere diverse società borghesi.
 
In Il Capitale e in altre opere, Marx parlò dell'influenza che la grande industria meccanizzata, inseparabile dallo sviluppo della tecnica, esercita sulla famiglia. Nel Manifesto del Partito Comunista - l'opera in cui è esposta l'importanza fonda mentale della tecnica nella nascita del mondo borghese Marx mostrò come la produzione meccanizzata di fabbrica fondata sull'impetuoso sviluppo della tecnica trasformasse i bambini in «semplici articoli di commercio e strumenti di lavoro», le donne in puri strumenti della produzione.[17]
 
La produzione capitalistica meccanizzata distrugge moralmente la vecchia famiglia, ma, contemporaneamente, l'inserimento delle donne e degli adolescenti nella produzione socialmente organizzata «crea» la separazione dal focolare domestico, «il nuovo fondamento economico per una forma superiore della famiglia e del rapporto fra i due sessi».[18]
 
Marx mostrò la concordanza fra forma della proprietà dei mezzi di produzione e livello di sviluppo delle forze produttive e della tecnica. La proprietà dei mezzi di produzione crea il potere economico, il quale a sua volta dà origine al potere politico.[19] In altre parole, un certo grado di sviluppo delle forze produttive, della tecnica, richiede il dominio di una determinata classe sociale, il cui potere politico trova la sua espressione pratico-idealistica, nella forma di Stato che si instaura.[20] Quando le forze produttive hanno raggiunto uno stadio adeguato, esse cominciano ad esigere l'eliminazione delle classi in generale e perciò anche la fine di determinate funzioni dello Stato.
 
Qualsiasi classe che pretenda al dominio deve innanzitutto conquistare il potere politico.[21] Marx mostrò come per un rivolgimento politico il pensiero di per sé non basti. Sono indispensabili gli elementi materiali, cioè una massa formata in senso rivoluzionario e determinate forze produttive.[22]
 
Nei momenti di rivoluzione politica borghese, «ogni volta gli uomini» per un breve periodo «si sono liberati nella misura loro prescritta e concessa non dal loro ideale dell'uomo, ma delle forze produttive esistenti».[23]
 
Ogni volta la borghesia salita al potere suscitava entusiasmo nelle masse, fraternizzava con l'intera società e si fondeva con essa. Essa era vista come «rappresentante universale» e in quanto tale riconosciuta. Le sue rivendicazioni esprimevano gli interessi della stessa società. In quei momenti la borghesia rappresentava il cervello e il cuore sociale della società.[24]
 
Nei periodi rivoluzionati c'era grande entusiasmo nella borghesia. Venivano proclamate frasi sul generale amore per il progresso ecc.[25] Ma il tempo passava, e, nella misura in cui nella società capitalistica si compiva lo sviluppo dell'industria e quindi della tecnica, «il governo assumeva sempre più il carattere di autorità nazionale del capitale sul lavoro, autorità politica organizzata in modo da esercitare l'oppressione sociale, il carattere di pura macchina del dominio di classe».[26] Queste parole di Marx non sono mai state tanto attuali quanto oggi. Esse si possono benissimo applicare tanto ai paesi capitalisti avanzati, quanto ai paesi decolonizzati che non hanno imboccato la strada dello sviluppo non capitalistico. Esse mettono in guardia i popoli di questi paesi contro la schiavitù sociale che apporterebbe loro uno sviluppo della tecnica nazionale in condizioni capitalistiche.
 
Marx richiama l'attenzione sul fatto che tanto le forme dello Stato quanto i rapporti giuridici non possono essere compresi né partendo da se stessi, né partendo da «un'evoluzione generale dello spirito umano», ma come essi siano determinati dai rapporti materiali, dalla società che ad essi corrisponde.[27] Il diritto è solo la volontà della classe dominante elevata a legge.[28]
 
I rapporti di diritto vengono plasmati dalla forma della produzione.[29] Essi sono chiamati a consolidare e a proteggere la forma di produzione dominante - sia in senso sociale sia tecnologico. La giustizia perciò assume un carattere classista.
 
Marx illustrò quest'ultimo punto servendosi dei rapporti degli ispettori di fabbrica inglesi. Questi rapporti dimostrano inconfutabilmente «che le leggi, emanate per frenare la spaventosa avidità dei signori delle fabbriche, sono menzogna e inganno, perché sono concepite in modo tale che esse stesse vanificano il loro preteso scopo, e disarmano gli uomini che sono incaricati della loro applicazione».[30]
 
Questa considerazione di Marx potrebbe facilmente essere illustrata con esempi attuali, ad esempio con la nazionalizzazione di alcuni rami produttivi dell'industria britannica.
 
Marx dimostrò che il grado di sviluppo delle forze produttive e quindi anche il livello dello sviluppo tecnico non solo determinano la società in questo o quel paese, ma anche i rapporti reciproci tra le varie nazioni, che dipendono dalla misura in cui ciascuno dei paesi sviluppa «le sue forze produttive, la divisione del lavoro e le relazioni interne».[31]


[1] K. Marx, Teorie sul plusvalore. I, cit., p. 492.
[2] K. Marx e F. Engels, L'ideologia tedesca, cit., p. 91.
[3] K. Marx, Il Capitale, I, cit., pp. 470 sg.
[4] K. Marx, Miseria della filosofia, in K. Marx e F. Engels, Opere complete, VI, cit., p. 173.
[5] K. Marx, Il Capitale, I, cit., pp. 532 sgg.
[6] Ibid., p. 114 in nota.
[7] K. Marx, Introduzione a Critica della Filosofia del diritto di Hegel, in Annali franco-tedeschi, Milano, Del Gallo, 1965, pp. 125 sg.
[8] K. Marx e F. Engels, L'ideologia tedesca, cit., p. 141.
[9] K. Marx, Il Capitale, I, Prefazione, cit., p. 32.
[10] K. Marx e F. Engels, L'ideologia tedesca, cit., p. 17.
[11] Ibid., p. 13.
[12] K. Marx e F. Engels, Werke, Berlino, 1964, Bd. 17, p. 563.
[13] K. Marx, Introduzione a Per la critica dell'economia politica, cit., p 197.
[14] K. Marx, Lineamenti fondamentali detta critica dell'economia politica, II, cit., p.401.
[15] K. Marx e F. Engels, L'ideologia tedesca, cit., p. 9.
[16] Marx a P.V. Annenkov, a Parigi, 28 dicembre 1846, in K. Marx e F. Engels, Opere compiete, XXXVIII, cit., p. 459.
[17] K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, cit., p. 153.
[18] K. Marx, Il Capitale, I, cit., p. 536.
[19] K. Marx, La dominazione britannica in India, in K. Marx e F. Engels, India Cina Russia, cit., pp. 58 sg.
[20] K. Marx e F. Engels, L'ideologia tedesca, cit., p. 67.
[21] Ibid., p. 23.
[22] Ibid., pp. 30 sg.
[23] Ibid., p. 422.
[24] K. Marx, Introduzione a Critica della Filosofia del diritto di Hegel, in Annali franco-tedeschi, cit., p. 138.
[25] K. Marx e F. Engels, Werke, Bd 12, cit., p. 591.
[26] K. Marx e F. Engels, Werke, Bd 17, cit., p. 608.
[27] K. Marx, Per la critica dell'economia politica, Prefazione, cit., p. 10.
[28] K. Marx e F. Engels, Manifesto del Partito Comunista, cit., p. 152.
[29] K, Marx, Introduzione a Per la critica dell’economia politica, cit., p. 177.
[30] K. Marx e F. Engels, Werke, Bd 12, cit., pp. 185 sg.
[31] K. Marx e F. Engels, L'ideologa tedesca, cit., p. 9.

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