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3 maggio 2005

60 anni fa: come l'Armata Rossa ha debellato la peste nera


Il 27 aprile 1945 americani venuti dall'ovest e russi venuti dell'est confluiscono in Germania. Il 30 aprile, Hitler si suicida. Il 2 maggio, Berlino si arrende ai russi. L'8 maggio gli eserciti tedeschi capitolano. I popoli e gli eserciti alleati hanno distrutto la macchina nazista. Il contributo sovietico alla vittoria antifascista.


Julien Versteegh
4 maggio 2005


Appena conclusa la grande guerra, la società capitalista si apprestava alla seconda guerra mondiale. I grandi industriali si erano arricchiti scandalosamente mentre i popoli dell'Europa languivano dissanguati. Solo il popolo russo aveva saputo, sul finire della prima guerra mondiale, sconfiggere il principale fattore del conflitto: il capitalismo. Alcuni mesi più tardi facevano la loro comparsa i consigli di fabbrica rivoluzionari, specialmente in Germania. Impaurite, le classi dominanti armarono le milizie reazionarie, Hitler si fa avanti. I consigli operai vennero schiacciati. La crisi economica del 1929 provocò l'esplosione della disoccupazione. I mercati erano saturati. L'appetito colonialista delle grandi potenze si fa più vorace, la rivalità anche.

All'epoca la Germania aveva più di quattro milioni di disoccupati. Senza colonie, i suoi prodotti non si smerciavano più. Si riaffacciava l'idea di spazio vitale, causa della prima guerra mondiale. Nel 1925, in Mein Kampf, Hitler scriveva: «assicurare i mezzi di esistenza della razza […]. Solo uno spazio sufficiente assicura l'esistenza. […] Anche noi nazional-socialisti, [] gettiamo i nostri sguardi ad Est» (1). Una politica aggressiva dunque: la conquista dei nuovi mercati e la distruzione del giudeo-bolscevismo. I potenti tedeschi applaudivano. Il denaro di Siemens, Bayer, Krupp, Bosch ed anche Coca-Cola riempì le casse naziste. Thyssen, magnate dell'acciaio, assegnava loro 100.000 marchi-oro (2). Nel 1933, Hitler saliva al potere.

Distruggere il comunismo
Per i nazisti, «la lotta contro il bolscevismo mondiale è lo scopo principale della politica tedesca» (3). Era la ragione stessa del piano di riarmo della Germania del 1936. Nel 1939, Hitler mira alla Cecoslovacchia; annuncia allo storico Carl Burckhardt, commissario della Società delle Nazioni: «Tutto ciò che intraprendo è diretto contro la Russia; se l'occidente è troppo stupido per comprenderlo, sarò obbligato ad accordarmi coi russi per sopraffarlo militarmente (l'occidente). Poi raccoglierò le mie forze per ritorcerle contro l'Unione Sovietica» (4). E di fatti! L'ovest è schiacciato nel 1940, e Hitler attacca l'URSS nel 1941.

22 giugno 1941, nome in codice: Barbarossa: cinque milioni di soldati nazisti dispiegano un attacco-lampo contro l'URSS: «[…] i sovietici devono essere liquidati. I soldati tedeschi accusati di contravvenire al diritto internazionale di guerra, saranno considerati innocenti» (5).
Risultato: tra i 25 e i 30 milioni di sovietici uccisi in quattro anni (una media di 17.000 al giorno), di cui oltre il 50% non durante "normali" azioni di combattimento. Più di 3 milioni di prigionieri russi periscono nei campi tedeschi, molti nelle sperimentali camere a gas. In Biellorussia 1 milione e 800mila civili periscono durante l'occupazione. Un altro milione di persone a Leningrado nei 900 giorni di assedio.

L'Armata Rossa distrugge l'80% delle forze tedesche
Nel 1940, l'esercito francese è schiacciato in 28 giorni. Il New York Post del 22 giugno 1941 titolava: «occorrerebbe un miracolo "di carattere biblico" per salvare i rossi da una disfatta totale, nel giro di brevissimo» (6). Nell'agosto la Wehrmacht (7) ha già fatto 200.000 morti, quattro volte più che nelle sue campagne occidentali del 1939 e 1940.

Nel 1942, a Stalingrado, 330.000 soldati tedeschi sono messi fuori combattimento. Nel 1943, a Koursk, la Wehrmacht perde 500.000 uomini e 1.500 carri. L'élite delle SS è annientata.
L'Armata Rossa distruggerà 607 delle 783 divisioni tedesche dispiegate su tutti i fronti di guerra.

Si è verificato un miracolo?
Fin dal 1927, per il Partito bolscevico che dirige l'Unione Sovietica «conviene considerare la possibilità di un'aggressione armata contro lo stato proletario» (8). La difesa diventa prioritaria.

L'incredibile smontaggio e trasloco all'est degli Urali di 1.523 imprese minacciate dai tedeschi nel 1941 si spiegano solamente con una preparazione pianificata ai più alti livelli dello Stato.

Nel 1937, i bolscevici epurano i ranghi del partito e dell'esercito. Il mondo annuncia il loro prossimo crollo. Nel 1943, Goebbels, capo nazista, dovrà ammettere: "[..] credevamo che Stalin avrebbe rovinato l'Armata Rossa. Al contrario. […] Il bolscevismo […] può così dispiegare tutta la sua forza contro il suo nemico» (9).

Nel giugno 1941 sono mobilitati 95.000 comunisti. Nel 1943, il Partito conta 2 milioni e 700mila membri. Quasi altrettanti nella sezione giovanile, impegnati sul fronte. Nelle regioni occupate, organizza il movimento partigiano: un milione di combattenti, inquadrati in più di 1.000 cellule clandestine (10). Da questo impegno nascerà l'immenso prestigio del bolscevismo nel mondo.

Averell Harriman, ufficiale americano, dirà di Stalin, dirigente dell'Unione Sovietica: «[…] era meglio informato di Roosevelt, più realistico di Churchill, sotto parecchi aspetti, il più efficace degli strateghi di guerra» (11).

Nel 1945, nella Francia liberata, John Bross, agente americano, è sbalordito: «In ogni piccolo villaggio cittadini sventolano la bandiera sovietica. Nelle vie, masse di persone "inneggiano" a Stalin» (12). Nel 1946, il 28% dei francesi votano comunista. Il Partito comunista belga contava 12.000 membri nel 1944. Un anno più tardi saranno 103.000. Da questo prestigio deriva l'enorme avanzamento sociale del dopoguerra. Questo prestigio incoraggerà la lotta di liberazione dei popoli colonizzati.

Affidiamo la conclusione alle parole dello scrittore Ernest Hemingway: «Ogni essere umano che ami la libertà deve più ringraziamenti all'Armata Rossa di quanti ne possa pronunciare in tutta la sua vita!»

traduzione dal francese a cura del Ccdp

Note
1) Adolf Hitler, Mein Kampf, 1925, su www.cliotexte.be
2) Herwig Lerouge, Démocratie contre totalitarisme?, in Etudes Marxiste n°31, giugno 1996
3) Goebbels, responsabile della propaganda nazista, 1937, su www.katardat.org
4) Cité dans L'Histoire, n°252, Dossier Hitler-Staline, La guerre à mort, marzo 2001, Parigi, pp.32-57
5) Ordre d'Adolf Hitler, 3 marzo 1941, citato in Jürgen Förster, La campagne de Russie et la radicalisation de la guerre: stratégie et assassinats de masse, in La politique nazie d'extermination, Paris, 1989, p.180
6) Citato in Hartmann Maurice, Staline, Parigi, 1979, p.141-142
7) Esercito tedesco
8) Risoluzione del XV Congresso del PCUS, 19 dicembre 1927, su www.katardat.org
9) Citato in Ludo Martens, Un autre regard sur Staline, EPO, 1994, p.189
10) Werth (A.), La Russie en Guerre, de Stalingrad à Berlin, 1964, p,. 99
11) Averell Harriman, Special Envoy, New York, 1975, p.536, in Ludo Martens, op.cit., p. 283
12) Pisani Sally, The CIA and the Marshall Plan, Edinburgh, 1991, p.34.