www.resistenze.org
- cultura e memoria resistenti - storia - 15-04-09 - n. 269
da Calendario del Popolo, marzo 1959
trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Il 1918-1919 in Germania
Mentre Karl Liebnecht e Rosa Luxembrug cadevano, assassinati da ufficiali reazionari, si spegneva l'insurrezione degli spartachisti.
Ai primi di novembre del 1918 la Germania di Guglielmo II, si trovava, ormai stremata, ai piedi dell'Intesa. La situazione militare, che fino a non molti mesi prima pareva nel complesso abbastanza favorevole agli Imperi centrali, si era rovesciata e ormai non potevano esservi più dubbi sull'esito di quella lunga e sanguinosissima guerra che da oltre quattro anni sconvolgeva l'Europa. Nonostante ciò, e nonostante che già fossero in corso trattative per concludere l'armistizio, il comando supremo della Marina tedesca, il giorno 3 novembre, diede ordine alla flotta di prendere il largo, per scontrarsi un'ultima volta in un'impari lotta con le navi nemiche.
Ma l'inutile strage, ordinata solo per ottemperare a folli principi di «onore militare», non ci fu: i marinai di Kiel si ribellarono e, dopo alcuni combattimenti con i cadetti dell'accademia navale, issarono la bandiera rossa sulle navi nel porto.
Il giorno seguente anche gli operai dei cantieri navali si univano ai marinai, decidendo lo sciopero generale. Il 5 nasceva a Kiel il primo Consiglio dei soldati e degli operai, che assunse il potere nella città, avvio di quel moto rivoluzionario che avrebbe ben presto percorso tutta la Germania e sarebbe stato poi stroncato tragicamente agli inizi del nuovo anno, soprattutto per il tradimento dei dirigenti sindacali e politici socialdemocratici.
Il cammino del socialismo tedesco
Il movimento operaio tedesco si era organizzato in partito solo nel 1862, per opera di Ferdinando Lassalle; esso, come scrisse Engels, «non dovrà mai dimenticare di essersi sviluppato alle spalle del movimento inglese e francese, potendosi giovare delle esperienze che quelli avevano pagate a caro prezzo, potendo evitare errori che per quelli erano stati quasi inevitabili».
Gli avvenimenti successivi dimostrarono purtroppo che tali insegnamenti e tali esperienze non furono tenuti in gran conto e che si incorse in deviazionismi ed errori, i quali, ad un certo punto, compromisero irrimediabilmente le possibilità che la situazione obbiettivo pareva offrire.
Il movimento avviato dal Lassalle (del quale, in base a risultanze di documenti rinvenuti in epoca posteriore, pare accertata la successiva collusione col cancelliere Bismarck), si andò rapidamente sviluppando dopo aver assunto, nel 1863, la denominazione di Società generale degli operai tedeschi ed assunse un atteggiamento chiaramente riformista. Nella necessità di superare questa situazione di incertezza politica e di confusione furono le premesse per la costituzione di un nuovo partito socialista tedesco, che avvenne ad Eisenach, per opera soprattutto di August Bebel e Guglielmo Liebknecht.
Nel 1875 le due fazioni socialiste si unirono, nel congresso di Gotha, dando vita al Partito operaio socialdemocraticotedesco. Questa unificazione, se da un lato parve offrire aspetti positivi, in quanto rappresentò la realizzazione di un fronte almeno apparentemente compatto del proletariato tedesco, dall'altro palesò tutta l'insufficienza e l'equivoco ideologico sul quale fu costruita, giacché significò un cedimento sul piano dottrinario e politico del partito di Eisenach nei confronti delle tesi riformiste e compromissorie del gruppo Lassalle (Marx, come è noto, condannò recisamente tale unificazione con la sua Critica al Programma di Gotha).
Nonostante l'atteggiamento moderato e la sostanziale adesione alla struttura sociale borghese, il partito fu ugualmente sciolto nel 1878 da Bismark, il quale stava gradualmente attuando, in quegli anni, la sua politica autoritaria e integralista; e non poté rientrare nella legalità che nel 1890, dopo lunghe lotte nel Paese.
L'anno seguente, 1891, venne tenuto un altro congresso, a Erfurt, che elaborò un nuovo progetto ideologico (il Programma di Erfurt), del quale Karl Kautsky fu il principale estensore. Tale programma era articolato in due sezioni: la prima contemplava, in base alla teoria marxista, il trapasso dalla società capitalista a quella socialista (programma massimo); la seconda considerava una serie di limitate e graduali riforme, da attuarsi nell'ambio della società capitalista, tralasciando ogni riforma di struttura (programma minimo). Il Programma servì come schema per la maggioranza dei partiti socialisti europei, compreso quello russo; tuttavia non fu sufficiente ad impedire un nuovo scivolamento del partito tedesco verso posizioni riformistiche, con immenso danno per la nazione germanica e per l'internazionalismo democratico.
La guerra e la crisi dello S.P.D.
Nel 1914 il partito socialdemocratico (S.P.D.), sempre più sotto l'influenza di capi opportunisti, aderì alla tesi borghese della «unità di tutta la nazione» nei confronti della guerra imperialistica e il 4 agosto il suo gruppo parlamentare votò unito i crediti bellici. Fu questo un gravissimo errore da parte della sinistra del partito, spiegabile tenendo presente che questa, ritenendo che lo S.P.D. avrebbe di lì a poco dovuto lottare compatto contro la guerra, non sarebbe stato opportuno spezzarne l'unità, tanto più che il voto era dichiaratamente dato per una guerra difensiva.
Come osserva Wilhelm Pieck in un suo recente studio sull'argomento (1): «Da tempo non esisteva nel Partito socialdemocratico tedesco una unità ideologica su basi marxiste; l'unione formale tra rivoluzionari e opportunisti in un unico partito nascondeva l'esistenza di una scissione interna. Perciò l'opinione della sinistra, la quale considerava che la sua permanenza in un partito corrotto dall'opportunismo rispondesse agli interessi dell'unità del movimento operaio, fu un tragico errore».
Karl Liebknecht, che insieme alza sinistra aveva votato i crediti, comprese tuttavia ben presto lo sbaglio di valutazione e di prospettiva nel quale, adeguandosi alla maggioranza, era caduto: e il 2 dicembre, in una nuova votazione, rifiutò i crediti bellici.
Figlio di Guglielmo, fondatore del Partito di Eisenach, Karl Liebknecht era nato a Lipsia nel 1871. Laureatosi in legge all'Università di Berlino, si approfondì anche nello studio del marxismo, dedicandosi ad un'intensa attività politica. Condannato a 18 mesi di fortezza nel 1907 per propaganda contro il militarismo prussiano, l'anno seguente fu eletto deputato alla Dieta prussiana e nel 1912 al Reichstag. Il 23 aprile 1913, quando già si addensavano minacciose sull'orizzonte europeo le nubi della guerra generale, Liebknecht pronunciò il suo famoso discorso, nel quale disse tra l'altro: «La patria è in pericolo; il pericolo però non proviene dai nemici esterni, ma dai nostri nemici interni, e anzitutto dall'industria bellica mondiale».
Nel gennaio 1915, anche per far tacere una voce che, dalla tribuna del Parlamento, diveniva sempre più imbarazzante, Karl Liebknecht fu mobilitato come semplice soldato. Ciò non gli impedì però di far giungere, insieme a Rosa Luxemburg, Franz Mehring, Clara Zetkin ed altri, la voce della sinistra in tutto il Paese e anche al fronte, per mezzo di foglietti stampati che passavano di mano in mano e portavano, come firma, il nome dello schiavo romano Spartaco.
La propaganda anti-bellicista del gruppo dava intanto i suoi frutti all'interno dello S.P.D.: 18 deputati, il 24 marzo 1916, votarono contro il bilancio dello Stato e furono espulsi dal partito socialdemocratico; nell'aprile del '17 essi formeranno un nuovo raggruppamento, il Partito socialdemocratico indipendente tedesco (U.S.P.D.), sotto la guida di Kautsky: a questo partito, pur non condividendone appieno la linea politica, aderirà il «Gruppo Spartaco» (Spartakusbund).
Lo «Spartakusbund»
Per aver parlato in un comizio contro la guerra, il 1° maggio 1918, Liebknecht fu arrestato e condannato a 4 anni di lavori forzati. Alcuni mesi più tardi tuttavia, quando la sconfitta militare della Germania si profilerà ormai imminente, il governo sarà costretto a liberarlo, insieme agli altri detenuti politici, dalla forza delle dimostrazioni popolari.
Dopo la costituzione del «Soviet» di Kiel, in tutta la Germania, nei giorni seguenti, si formarono centinaia di Consigli.
Le forze armate erano divise: in genere si può dire che mentre i marinai solidarizzavano con gli insorti, i soldati, meno evoluti poeticamente, restavano in maggioranza influenzati dagli ufficiali, e quindi fedeli al governo. Il 9 novembre i lavoratori berlinesi scesero in sciopero e occuparono gli uffici governativi, la centrale di polizia, le caserme, dopo essere entrati in conflitto con reparti di truppa.
La sera stessa, sotto la pressione popolare e di tutti i partiti politici ad eccezione dei conservatori, l'imperatore Guglielmo II abdicò e lasciò il Paese: la repubblica venne proclamata in Germania.
Il riformista Scheidemann, facendosi portavoce del pensiero della borghesia, parlò di «libera repubblica tedesca», dimostrando di considerare ormai realizzati, con il raggiungimento di questa, gli scopi della rivoluzione. Ad esso si contrappose la posizione degli spartachisti, che invece consideravano la repubblica democratica come un primo passo verso la costituzione di una repubblica socialista: il che significava che la rivoluzione aveva per essi tutt'altro che esaurito i suoi compiti.
Il 13 novembre venne formato un governo provvisorio, composto da elementi socialdemocratici dello S.P.D. e dello U.S.P.D. (indipendenti). Mentre i primi sostenevano la necessità di convocare al più presto un'assemblea costituente e di delegare ad essa tutti i poteri, i secondi ritenevano che avrebbe potuto formarsi una ripartizione dei poteri tra Costituente e «Consigli». Gli spartachiani, che erano rimasti fuori dal governo, richiedevano invece tutto il potere ai Soviet, che ormai erano diffusi in ogni parte del Paese.
Il 19 novembre il governo emise un decreto per il quale ai Soviet (che peraltro, nella loro grande maggioranza erano dominati da elementi socialdemocratici moderati) veniva riconosciuta una semplice funzione di controllo. Per tutto il mese di novembre e dicembre si andarono moltiplicando le agitazioni e gli scioperi, con scontri continui e spesso cruenti tra dimostranti e truppe. Le votazioni tenute il giorno 15 per eleggere i delegati al congresso nazionale dei «Consigli degli Operai e dei Soldati» diedero i seguenti risultati: socialdemocratici 228 socialdemocratici indipendenti 87, democratici radicalsocialisti 47, senza partito 63.
Il giorno seguente fu inaugurato il Congresso, ma Liebknecht e la Luxemburg non poterono parteciparvi neanche come osservatori, lasciati fuori dalla maggioranza riformista dell'Assemblea. Una grande dimostrazione condotta dagli spartachisti e alla quale parteciparono ben 250 mila scioperanti, mise tragicamente in luce la divisione della classe operaia e la sconfitta che per questa divisione si preparava. Il 20 dicembre i Soviet rappresentati al Congresso sottoscrissero la loro fine, respingendo una proposta di mantenimento del sistema dei «Consigli».
Nascita del Partito Comunista
Verso la fine del mese il profondo dissidio che da lungo tempo si trascinava tra la direzione dell'U.S.P.D. e gli spartachisti ebbe la sua logica conclusione nella scissione. Il 30 dicembre si apri il congresso della «Lega Spartaco» che decise di trasformarsi in «Partito comunista della Germania».
Nel frattempo gli indipendenti si erano ritirati dal governo e il loro posto era stato preso dai socialdemocratici Noske, Loebel e Wissel. Il governo socialriformista diveniva intanto ogni giorno di più il baluardo della reazione; le sue collusioni con i gruppi capitalistici e militaristi erano sempre più frequenti. D'altra parte i funzionari governativi e i comandanti militari e delle polizia socialdemocratici non erano meno duri e brutali dell'estrema destra nella repressione del movimento operaio.
Deciso a stroncare radicalmente ogni minaccia spartachista prima che il movimento avesse il tempo di rafforzarsi, il governo ricorse alla provocazione diretta dei lavoratori, per attirarli in manifestazioni inconsulte e quindi batterli in modo definitivo.
Il 4 gennaio '19 il governo destituì dalla carica di questore di Berlino l'Indipendente Eichhorn, che godeva della fiducia popolare. Le masse incominciarono ad agitarsi spontaneamente, assumendo un atteggiamento insurrezionale. I capi spartachiani, sebbene contrari in quel momento ad un tentativo rivoluzionario che quasi certamente sarebbe stato destinato al fallimento, non videro tuttavia altra alternativa che quella di prendere nelle loro mani la direzione del movimento ormai avviato, per coordinare l'azione delle masse e dare ad esse un indirizzo preciso.
Dal 6 al 13 gennaio si ebbe la «settimana rossa», durante la quale la rivoluzione spartachista divampò per tutta la Germania. Duri e sanguinosi combattimenti furono impegnati dovunque tra gli insorti e le truppe governative, comandate dal socialdemocratico Noske. Gli spartachiani occuparono le principali stazioni ferroviarie del Paese e si impadronirono delle città di Lipsia e Stoccarda, nonché di numerosi quartieri e punti strategici di Berlino. Il loro slancio rivoluzionario tuttavia non poteva andare al di là di un certo limite, rappresentato dalla scarsità numerica, dall'inesperienza e dalle deficienze organizzative, nonché da una certa forma di primitivo estremismo e di settarismo, che si rivelò dannosissimo (2).
Rivoluzione democratica o rivoluzione socialista?
Due tesi si sono contrapposte, tra gli studiosi di parte marxista, nell'interpretazione del significato e nel valore da attribuire alla rivoluzione tedesca del '18-19: da una parte coloro che sostengono trattarsi di una rivoluzione socialista non riuscita; dall'altra quelli, come W. Pieck, i quali affermano che «la Rivoluzione di Novembre rimase una rivoluzione di tipo democratico borghese realizzata in notevole misura con metodi e mezzi proletari, e non raggiunse gli scopi a cui aspiravano le masse, cioè la liquidazione del potere degli aggressori imperialisti e la costruzione del socialismo».
«La rivoluzione proletaria può vincere solo quando le masse sono dirette da un partito marxista-leninista; questo fu appunto uno degli insegnamenti più importanti della Rivoluzione di Novembre.
«... Il passaggio del potere nelle mani del popolo, richiesto da Karl Liebknecht e dalla "Lega Spartachista" non ebbe luogo; l'apparato statale reazionario non fu distrutto, i monopolisti e gli junker conservarono le loro proprietà e la loro potenza economica; il militarismo e l'imperialismo, nemici mortali del popolo, non furono distrutti alle radici (3).
Ma al di là dei limiti e delle deficienze del movimento spartachista stava soprattutto l'enorme superiorità di uomini e di mezzi a disposizione dell'esercito governativo. L'1l gennaio le truppe iniziarono la loro massiccia offensiva contro le posizioni degli insorti: il giorno 13 questi, nonostante il loro valore e il loro disperato coraggio, erano completamente schiacciati. Alla vittoria del governo Ebert-Scheidemann seguì un'ondata sanguinosa di terrore bianco: migliaia di spartachisti furono incarcerati e massacrati.
Il 15 gennaio i due capi principali della rivolta, Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, mentre venivano trasportati in macchina alla prigione, furono assassinati dagli ufficiali di scorta. La versione ufficiale del governo sul criminoso episodio fu che Liebknecht era stato colpito mentre tentava di fuggire, e che la Luxemburg era stata linciata dalla folla.
Non fu difficile tuttavia smascherare le menzogne di questa tesi e mettere in luce l'efferatezza e la premeditazione del duplice delitto. Dopo aver superato un'infinità di ostacoli e di difficoltà, nel mese di maggio fu tenuto il processo per giudicare gli assassini: ma questi, nonostante fosse evidente la loro colpevolezza, se la cavarono tutti con assoluzioni o lievissime condanne, solo in parte scontate.
Intanto, il 19 gennaio, si erano tenute in tutta la Germania le elezioni per l'assemblea costituente, che diedero 211 deputati ai partiti borghesi e 182 ai partiti socialdemocratici. Nasceva la repubblica di Weimar che, dopo pochi anni di vita stentata e tumultuosa, avrebbe finito col capitolare di fronte all'ascesa di Hitler e del nazismo.
Aurelio Penna
Note:
(1) WILHELM PIECK: Fedeli al testamento di Karl Liebknecht, in Problemi della pace e del socialismo (gennaio 1959).
(2) Cfr. LENIN: L'estremismo malattia infantile del comunismo, Ed. Rinascita.
(3) WILHELM PIECK. ibidem.