www.resistenze.org
- cultura e memoria resistenti - storia - 25-09-09 - n. 288
da Accademia delle Scienze dell'URSS, Storia universale vol. XI, Teti Editore, Milano, 1975
A sessanta anni dalla fondazione della Repubblica Popolare Cinese (01/10/1949) - trascrizione a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Il passaggio dell’esercito popolare di liberazione all’offensiva strategica.
Il programma politico ed economico del Partito Comunista Cinese
Il passaggio dell’esercito popolare di liberazione all’offensiva generale, che ebbe luogo nel giugno 1947, incominciò con un possente attacco delle truppe comandate da Liu Po-cheng. Attraversato il Fiume Giallo esse sostennero una serie di vittoriosi combattimenti con il nemico e occuparono estesi territori a sud del fiume. Le avanguardie di questo esercito si spinsero fino alle rive dello Yangtze. A questo successo contribuirono le azioni militari delle truppe della Cina orientale, che avevano respinto gli attacchi dell’esercito di Chiang Kai-shek e aperto la strada alle regioni della pianura centrale.
Nell’agosto 1947 il gruppo di armate di Chen Keng forzava il Fiume Giallo, tagliava la strada ferrata di Lunghai e, battendo le truppe del Kuomintang, si spingeva nell’Honan occidentale. Grazie a questa marcia le regioni liberate dello Shansi, Shantung, Honan e Anchoi venivano a costituire un tutto unico, ciò che creava condizioni favorevoli per l’estensione delle operazioni militari. Una grande importanza ha avuto l’offensiva del gruppo di armate di Chen Yi, incominciata nel settembre 1947 e coronata da un successo che consentì alle unità dell’esercito popolare di liberazione di liberare immensi territori nelle province dell’Honan, Anchoi e Shensi.
Grazie a queste operazioni tre gruppi di armate si riunivano e nel dicembre 1947 le regioni liberate, prima isolate, si fondevano in un unico massiccio: il territorio libero della Pianura centrale. Parecchie città e villaggi erano rimasti nelle mani del Kuomintang ma, essendo bloccati, non costituivano una seria minaccia militare. I contrattacchi delle truppe del Kuomintang venivano respinti con successo.
Nell’agosto e settembre 1947 passarono all’offensiva le truppe dei gruppi di armate nord-occidentali al comando di Pen Teh-huai e unità dell’esercito popolare di liberazione dei gruppi dello Shantung e nord-orientale, al comando di Lin Piao.
Nel dicembre 1947 il gruppo di truppe nord-orientale passò all’offensiva e nell’aprile 1948, sconfitte le divisioni del Kuomintang, liberò quasi tutta la Cina nord-orientale, isolando le città di Shenyang (Mukden) e Changchun. Nell’inverno 1947 e nella primavera 1948 l’esercito popolare di liberazione passò a vittoriose azioni offensive anche su altri fronti, eliminando il Kuomintang non solo dalle zone rurali, ma anche da grandi città.
L’offensiva vittoriosa dell’esercito popolare di liberazione allarmò i circoli dirigenti degli USA. Già nel luglio 1947 era stata inviata in Cina una missione speciale guidata dal generale Wedemeyer che aveva il compito di studiare le misure atte a salvare il regime del Kuomintang. Dopo un mese di lavoro la missione giunse a conclusioni poco rassicuranti. Gli esperti americani riconobbero che il Kuomintang non era in grado di vincere i comunisti con la forza militare, che il governo del Kuomintang era incompetente e corrotto, che era necessario risanarlo e rafforzarlo con provvedimenti d’urgenza. La missione affermò anche di ritenere che senza l’attuazione di riforme politiche e economiche, tra cui la riforma agraria, non c’era neanche da pensare al rafforzamento del regime del Kuomintang ormai imputridito. Nello stesso tempo, però, Wedemeyer riteneva che Chiang Kai-shek fosse una figura insostituibile e che non ci fossero in Cina altri capi capaci di far fronte ai comunisti.
Nonostante le critiche rivolte all’attività del Kuomintang, Wedemeyer raccomandò l’aumento degli aiuti militari ed economici a Chiang Kai-shek. Tenendo conto che il suo governo non era in grado di utilizzare da solo in modo efficace l’aiuto americano, egli suggeriva altresì l’accrescimento del controllo dei rappresentanti statunitensi sull’attività dell’apparato militare e amministrativo di Chiang Kai-shek.
Il governo statunitense respinse formalmente le proposte di Wedemeyer, temendo che un suo intervento diretto e aperto nelle vicende interne della Cina potesse condurre a un pericoloso confronto con l’Unione Sovietica in Asia. Ma gli USA continuarono ad aiutare il regime di Chiang Kai-shek, anche se il loro aiuto non poteva più esercitare un’influenza sull’esito della guerra civile.
Nell’ottobre 1947 il governo del Kuomintang dichiarò fuori legge la Lega democratica e ne vietò l’attività. Questo passo veniva a dimostrare una volta di più agli strati oscillanti degli intellettuali e della piccola borghesia che il Kuomintang non intendeva affatto rinunciare alla sua politica reazionaria. Alla Lega democratica e agli altri gruppi intermedi non rimaneva altra via che quella di schierarsi con il partito comunista, accettando le sue proposte di fronte unico.
Nell’autunno 1947, basandosi sulle vittorie conseguite sui campi di battaglia, il partito comunista iniziò un’attiva offensiva politica. Nella nuova situazione di generale ascesa rivoluzionaria e di disfacimento del regime del Kuomintang, il Comitato centrale del partito comunista pose l’obiettivo di completare la rivoluzione democratico-popolare. Il programma politico ed economico del partito nella fase finale della rivoluzione fu formulato nella dichiarazione dell’esercito popolare di liberazione della Cina, pubblicata il 10 ottobre 1947.
Nella dichiarazione venivano indicati obiettivi generali nazionali e democratici. Nel campo politico era prevista l’eliminazione del regime dittatoriale marcio di Chiang Kai-shek con mezzi militari e l’instaurazione di un regime popolare democratico nel quale sarebbe garantita al popolo la libertà di stampa, di parola, di riunione e di organizzazione, la fine delle concussioni e delle malversazioni, e la creazione di un’amministrazione onesta e disinteressata; il riconoscimento del diritto all’autonomia di tutte le minoranze nazionali; l’annullamento di tutti i contratti e degli accordi capestro conclusi dal governo di Chiang Kai-shek e l’avvio di una politica estera indipendente. Nel campo economico era prevista la confisca di tutto il grande capitale monopolistico di Stato (“burocratico”); lo sviluppo dell’industria e del commercio nazionali; il miglioramento delle condizioni di vita degli operai e degli impiegati; assistenza ai colpiti dalle calamità e a tutti i bisognosi; liquidazione del sistema agricolo feudale e passaggio della terra in proprietà dei contadini.
La dichiarazione faceva appello all’unione di tutte le classi e gli strati oppressi della popolazione - operai, contadini, soldati, intellettuali, piccoli commercianti in un unico fronte nazionale il cui programma generale sarebbe consistito nelle rivendicazioni avanzate dalla dichiarazione stessa.
Questo programma, per il suo contenuto economico e sociale, non usciva dal quadro di una rivoluzione democratico-borghese e quindi era accettabile anche per la borghesia nazionale. Il pilastro sociale fondamentale dell’esercito e la sua base di massa continuavano a essere rappresentati dai contadini, perciò l’attuazione di una radicale riforma agraria antifeudale era considerata dalla direzione del partito comunista come “la premessa più fondamentale per una lunga lotta e il conseguimento della vittoria in tutto il paese”. Perciò il Comitato centrale del partito, contemporaneamente alla dichiarazione dell’esercito popolare di liberazione, rese di pubblica ragione i lineamenti generali di una legge fondiaria per la Cina, elaborati dalla conferenza agraria pancinese del partito comunista, che aveva avuto luogo nel settembre 1947. In questo documento si prevedeva la completa liquidazione delle proprietà degli agrari con la distribuzione egualitaria della terra, in base al numero dei componenti la famiglia, soprattutto ai contadini più poveri. Risultato inevitabile di questa ripartizione era l’esproprio dei contadini ricchi.
Grande importanza politica rivestiva 1’articolo 10 dei lineamenti generali, che prevedeva la distribuzione delle terre delle famiglie dei soldati e degli ufficiali dell’esercito del Kuomintang, dei funzionari del governo del Kuomintang, dei membri del Kuomintang e di quanti altri si erano schierati con il nemico. Con questa politica il partito comunista attrasse dalla sua parte una grande quantità di uomini che erano stati avvelenati dalla propaganda del Kuomintang, contribuì a provocare divisioni nell’esercito del Kuomintang e indebolì il fronte nemico. Inoltre i traditori e i criminali di guerra, i responsabili dello scatenamento della guerra, venivano privati del diritto alla terra. I lineamenti generali riconoscevano il diritto allo sfruttamento della terra, alla sua compravendita e, in determinate circostanze, anche il diritto di affittarla. Le proprietà e le imprese degli industriali e dei commercianti che avevano gestito le loro aziende con i metodi capitalistici non erano soggette a confisca, ed erano tutelate dalla legge. Questa politica era appoggiata dalla borghesia nazionale, i cui interessi erano stati lesi dal regime del Kuomintang.
Nel corso delle trasformazioni agrarie nelle campagne si erano create le unioni dei contadini poveri che, congiungendo i loro sforzi a quelli dei contadini medi, avevano fatto crollare il regime dei grandi proprietari fondiari. Dal febbraio al maggio 1948 il Comitato centrale del partito comunista limitò la distribuzione delle terre alle sole zone liberate prima dell’offensiva generale dell’esercito popolare di liberazione. Nelle zone di nuova liberazione la riforma agraria fu rinviata alla fine della guerra. Contemporaneamente furono prese decisioni intese a salvaguardare gli interessi della borghesia nazionale e a conservare nelle mani degli agrari le loro imprese industriali e commerciali.
Sullo sviluppo della rivoluzione antifeudale e antimperialistica, i lineamenti generali, con le modifiche apportatevi nel 1948, hanno avuto una grande funzione per la mobilitazione delle masse contadine per abbattere il regime del Kuomintang e instaurare il potere democratico-popolare.