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In occasione dell'anniversario della rivoluzione cinese (01/10/1949)
da www.partitocomunistapiemonte.it - politiche della formazione
Storia della rivoluzione cinese
La consapevolezza della necessità di un'organizzazione più strettamente coordinata, portò il giovane Mao-Tse-tung, nel 1917 a contribuire alla creazione della Nuova Associazione Popolare di studio che contava circa 80 membri. Nacque, in quel periodo, anche un'altra associazione, l'Associazione per il benessere sociale. Dovunque, in tutta la Cina, i giovani organizzavano associazioni progressiste che cominciavano ad esercitare una certa influenza sulla politica cinese.
La maggior parte di queste associazioni fu organizzata con l'influenza di " Gioventù Nuova "la famosa rivista di rinascita letteraria diretta da Ch'en Tu-hsiu.
Questi, aveva preso contatto con il Comintern sin dal 1919-1920. Nel maggio del 1921 a Shanghai si svolse una riunione, cui parteciparono 12 persone, fra cui Mao-Tse-tung, in cui, sotto la presidenza di Ch'en Tu-hsiu e Li Ta-chao, due fra gli intellettuali più brillanti della Cina, fu decisa la fondazione del partito comunista. Quasi contemporaneamente a tale riunione, a Parigi, alcuni studenti-lavoratori cinesi, fra cui Chou En-lai e Li Li -san formarono una organizzazione comunista.
Nel maggio del 1922, Mao è Segretario del Partito dello Hunan dove, su iniziativa del Partito stesso, erano nati più di venti sindacati tra i minatori, i ferrovieri, gli impiegati municipali, i tipografi ed i lavoratori della zecca statale. Nell'inverno iniziò un forte movimento di agitazioni operaie e già il 1°maggio 1922, in tutto lo Hunan, venne proclamato uno sciopero generale a dimostrazione che il movimento operaio cinese aveva raggiunto una forza senza precedenti. Tuttavia, in quei primi anni, non era valutata, nella sua giusta misura l'importanza della lotta di classe tra i contadini.
Quando, nel maggio del 1927, fu convocato a Wuhan il V Congresso del Partito, Ch'en Tu-hsiu, che ne era ancora il leader incontrastato, benché Chiang Kai-shek avesse già rotto l'alleanza col partito comunista e lo avesse attaccato a Shanghai ed a Nanchino, continuò a promuovere un'azione moderata fondata su ulteriori concessioni al Kuomintang, senza, peraltro, varare un adeguato programma agrario. In quel periodo, il Comintern mandava le sue istruzioni a Ch'en Tu-hsiu che le interpretava a modo suo e, quando non era d'accordo, le ignorava senza consultare nessuno.
Il 1° agosto 1927, la XX armata, sotto il comando di Chu Teh, promosse la storica insurrezione di Nanchang, gettando, così, le basi per la futura Armata Rossa. La settimana seguente, il 7 agosto, una riunione straordinaria del Comitato Centrale del Partito esonerò Ch'en Tu-hsiu dalla carica di Segretario. Il Partito adottò, quindi, una nuova linea che si basava sulla constatazione che il Kuomintang, ormai strumento dell'imperialismo, cessava di svolgere una funzione propulsiva della rivoluzione democratica.
Mao, fu inviato a Changsha, capoluogo dello Hunan, per organizzare il movimento dell'insurrezione del raccolto d'autunno, il cui programma prevedeva: 1) La separazione dell'organizzazione del Partito dal Kuomintang; 2) L'organizzazione di un esercito rivoluzionario di operai e contadini; 3) La confisca delle terre dei proprietari non coltivatori; 4) L'instaurazione del potere del partito comunista e l'organizzazione dei soviet nello Hunan.
In realtà, tale programma non era stato approvato dal Comitato Centrale ed incontrava forti difficoltà nella sua applicazione, cosi che Mao, per decisione del Comitato Centrale venne estromesso dall'Ufficio Politico e lo stesso Comitato provinciale dello Hunan prese le distanze da tale iniziativa. Mao, tuttavia, nonostante la situazione, tenne insieme l'esercito sulla catena dei monti Chingkangshan, riunificando le forze con quelle di Chu Teh, nella convinzione di essere sulla via giusta. Nell'inverno del 1928, quando il verbale degli atti del VI Congresso del partito comunista tenutosi a Mosca, giunse a loro conoscenza, Mao e Chu Teh poterono constatare che le risoluzioni approvate riassumevano l'esperienza della rivoluzione nazionale del 1925-1927, delle insurrezioni nelle città e del raccolto d'autunno e concludevano indicando la necessità di insistere nello sviluppo del movimento contadino.
Con la unificazione delle forze di Mao e di Chu Teh sui monti Kingkangshan, nacque la famosa IV armata di cui il primo fu Commissario Politico ed il secondo Comandante. L'influenza di quella che venne poi comunemente chiamata Armata Rossa, grazie al movimento dei contadini e dei partigiani, si allargò ad altri distretti adottando i principi della guerra partigiana: 1) ritirarsi quando il nemico avanza; 2) disturbarlo quando si ferma e si accampa; 3) attaccarlo quando cerca di evitare lo scontro; 4) inseguirlo quando si ritira.
Questa impostazione fu aspramente criticata da Li Li-san che era, invece, favorevole al concentramento delle forze dell'Armata Rossa ed all'assorbimento di tutti i gruppi partigiani in essa per muovere all'assalto delle città. L'attacco a Changsha e l'avanzata su Nanchang, contribuirono a dimostrare l'erroneità di tale linea politica, salvando così l'Armata Rossa da un molto probabile rapido annientamento.
I nazionalisti del Kuomintang, infatti, sferrarono numerose campagne di sterminio contro l'Armata Rossa. Nel gennaio del 1934 fu convocato a Juichin, capitale dei soviet, il II Congresso dei soviet di tutta la Cina, dove vennero passate in rassegna tutte le realizzazioni della rivoluzione con un rapporto svolto da Mao. In questo Congresso, fu anche eletto il Governo Centrale sovietico. Subito dopo, cominciarono i preparativi per la Lunga Marcia che iniziò nell'ottobre 1934 e terminò nell'ottobre 1935, portando l'Armata Rossa nello Shensi settentrionale dove ampliò la già esistente base sovietica del grande Nord-Ovest cinese.
La società sovietica
Nel Nord-Ovest, non esistevano industrie meccanizzate, prevalevano l'agricoltura e l'allevamento del bestiame e le colture ristagnavano da secoli. Pertanto, l'attività dei comunisti si concentrò soprattutto sulla soluzione dei problemi immediati dei contadini: terra e tasse.
I comunisti cinesi, hanno sempre considerato la redistribuzione della terra come una fase necessaria alla creazione di una base di massa per la lotta rivoluzionaria. Tra le riforme messe in atto, quattro furono importanti per i contadini: la spartizione della terra, l'abolizione dell'usura, l'abolizione delle tasse, e l'eliminazione del privilegio.
La popolazione rurale venne classificata nelle seguenti categorie: grandi proprietari terrieri, proprietari terrieri piccoli e medi, contadini ricchi, contadini medi, contadini poveri, affittuari, braccianti agricoli, artigiani, sottoproletariato e professionisti. Ai contadini senza terra, ai braccianti agricoli, artigiani etc. era concessa, nella elezione dei soviet, una rappresentanza più vasta che alle altre categorie.
I soviet funzionavano ottimamente: si partiva dal soviet di villaggio, che era l'unità di base, poi, venivano i soviet distrettuali, regionali e, infine, i soviet provinciali e centrali. Ogni villaggio eleggeva direttamente i suoi delegati ai soviet superiori fino al livello del Congresso generale dei soviet. Il suffragio era universale per i cittadini che avessero compiuto il sedicesimo anno di età.
Sotto il controllo dei soviet distrettuali e da questi nominati, c'erano i comitati per l'educazione, per le cooperative, per l'addestramento militare, per l'addestramento politico, per l'agricoltura, per la salute pubblica, per l'addestramento partigiano, per la difesa rivoluzionaria, per l'ampliamento dell'Armata Rossa, per il mutuo soccorso agrario per il dissodamento della terra e molti altri.
Tuttavia, l'organizzazione non si esauriva nel governo. Fra i contadini, gli operai, nelle città e nei villaggi, si contavano numerosi iscritti al partito comunista, alla gioventù comunista, alle Associazioni antigiapponesi e, per le donne, erano state aperte scuole di puericoltura e di tessitura e formate brigate di coltivatrici rurali.
Solo le classi privilegiate erano soggette alla confisca della terra e, quindi, la percentuale di contadini che poté trarre immediati benefici dalla riforma agraria fu assai elevata. Scopo della riforma era garantire ad ogni individuo terra sufficiente per garantire a se ed alla propria famiglia un livello di vita decente. Nel Nord-Ovest il problema agrario fu semplificato dal fatto che le proprietà di grande dimensione appartenevano a funzionari, esattori delle tasse e proprietari assenteisti.
Abolendo le tasse, poi, il consenso si allargò ai contadini medi ed a settori di piccoli proprietari terrieri. Ai contadini poveri fu concesso un ulteriore aiuto sotto forma di prestiti a basso interesse, o, addirittura, senza interesse. L'usura fu completamente abolita, ma furono tollerati i prestiti privati con un tasso annuale massimo del 10%, mentre il tasso ordinario dei prestiti governativi fu del 5%.
Il movimento per le cooperative ricevette un vigoroso impulso, non solo nella produzione e nel consumo, ma per l'uso collettivo degli animali e degli utensili e la formazione di gruppi di mutuo soccorso agricolo.
Una delle conquiste più importanti fu la completa abolizione dell'oppio, mentre la corruzione dei funzionari era quasi impossibile e l'accattonaggio e la disoccupazione sembravano completamente spariti.
Le leggi sui matrimoni contemplavano alcuni interessanti provvedimenti contro la tirannia delle suocere, contro l'acquisto e la vendita delle donne. L'istituto della dote era stato soppresso ed a tutte le coppie che si registravano come marito e moglie davanti ad un soviet veniva consegnato, senza alcuna spesa, un certificato di matrimonio. Il matrimonio era valido solo se fondato sul mutuo consenso e l'età legale era portata a venti anni per gli uomini e diciotto per le donne. L'istituto della dote era stato soppresso. Un uomo ed una donna che convivessero erano considerati legalmente sposati, fossero registrati o no, ed i loro figli erano legittimi. Per la legge non esistevano figli illegittimi. Anche il divorzio si poteva ottenere, senza spese, all'apposito ufficio, su insistente richiesta di una delle due parti interessate.
Per l'economia sovietica, due erano gli obiettivi principali, nutrire ed equipaggiare l'Armata Rossa ed arrecare un sollievo immediato ai contadini poveri. Essa comprendeva settori di iniziativa privata, dello Stato e forme cooperative.
Le imprese e le industrie private erano permesse ed incoraggiate ed era permessa la trasmissione privata della proprietà della terra e dei suoi prodotti, seppure con alcune restrizioni. Contemporaneamente, lo Stato utilizzava in proprio pozzi petroliferi, saline e miniere di carbone e commerciava in bestiame, pelli, sale, latte, cotone carta ed altre materie prime. Non vi era il monopolio su questi generi ed era tollerata la concorrenza delle imprese private. Con la costituzione delle cooperative si venne a creare un terzo tipo di economia in cui il governo e le masse partecipavano come soci.
Il sistema fiscale si fondava sulla non imposizione delle tasse sulle masse, ma sulla tassazione pesante delle classi sfruttatrici, con la confisca delle loro eccedenze in contanti ed in merci.
Il sistema di bilancio si basava soprattutto sul controllo collettivo delle entrate e delle uscite: i tesorieri, dalle organizzazioni centrali sino a quelle di villaggio, erano responsabili sia per le entrate che per le uscite davanti ad un comitato di controllo, e, così era estremamente difficile che qualcuno potesse truccare le cifre a suo personale vantaggio.
Nel Nord-Ovest, prima dell'arrivo dei comunisti, gli analfabeti erano circa il 95%. Successivamente, furono aperte duecento scuole elementari, una scuola superiore magistrale, una scuola di agricoltura, una scuola tessile, una scuola sindacale di cinque classi ed una scuola di Partito frequentata da 400 studenti. Esistevano, inoltre, una scuola di cavalleria, una di fanteria e l'Accademia dell'Armata Rossa. I soldati dell'Armata Rossa erano, in maggioranza, giovani contadini ed operai, convinti di combattere per le loro case, la loro terra ed il loro Paese: l'età media della truppa era di diciannove anni, il 50% di tutti gli effettivi era comunista, il 70% dei soldati aveva un'istruzione. I soldati, come i loro comandanti, non ricevevano uno stipendio regolare, ma ogni arruolato aveva diritto all'assegnazione di un lotto di terra e ad una parte dei suoi prodotti. L'età media degli ufficiali dell'Armata Rossa era di ventiquattro anni. Circa un terzo degli ufficiali aveva militato nell'esercito del Kuomintang, per cui, molti di essi erano usciti dall'Accademia di Whampoa ed altri dall'Accademia dell'Armata Rossa. Abitualmente, tutti, dal comandante di reggimento in giù, partecipavano alla battaglia a fianco dei loro uomini. Nell'Armata Rossa erano rappresentate quasi tutte le province della Cina e, in questo senso, era l'unico vero esercito nazionale cinese. Non vi era una produzione autonoma di armi; il nemico era, davvero, la loro fonte principale di approvvigionamento.
I comunisti cinesi ed il Comintern
Dal 1923 al 1927, si stabilì un'alleanza tra l'Unione Sovietica ed i rivoluzionari nazionalisti uniti, nonostante le loro differenze, sotto le bandiere del Kuomintang e del partito comunista: i due partiti si proponevano, entrambi, dei rovesciare con la rivoluzione il governo allora esistente in Cina e di ottenere l'indipendenza dall'imperialismo straniero. Con la vittoria dell'ala destra del Kuomintang e la creazione del governo di Nanchino, quest'ultimo raggiunse un compromesso con l'imperialismo e ruppe le relazioni con l'URSS.
Dal 1927 al 1933 l'Unione Sovietica fu, quindi, isolata completamente dalla Cina ed il governo di Nanchino cercò di erigere un baluardo contro l'influenza russa
Verso la fine del 1933, Mosca riallacciò le relazioni diplomatiche con il governo di Nanchino, mentre continuava la guerra civile fra quest'ultimo ed i comunisti cinesi che durò fino agli inizi del 1937, quando venne stipulato un accordo parziale fra comunisti e Kuomintang.
Il succedersi di questi avvenimenti, dimostra che il movimento dei soviet e l'Armata Rossa cinese nacquero spontaneamente, sotto una direzione puramente cinese e furono riconosciuti dall'Internazionale dopo il VI Congresso nel 1928. In realtà, i comunisti cinesi hanno combattuto col minor sostegno straniero rispetto a qualsiasi altro esercito nella storia della Cina moderna.
Il Fronte Unito antigiapponese
Tra la fine del 1936 e l'inizio del 1937, i comunisti cinesi fecero una serie di aperture verso il Kuomintang per ottenere che quest'ultimo si impegnasse nella resistenza all'invasore e rinunciasse alla repressione anticomunista.
In effetti, il Kuomintang, per i primi anni di guerra, rinunciò alla repressione anticomunista aperta e su larga scala ed accettò l'accreditamento a Nanchino di una missione comunista, ma non concesse nulla di sostanziale sul piano della trasformazione sociale, di un governo di coalizione, della democrazia e di una valida resistenza all'invasore.
Da parte loro, i comunisti non fecero, neppure essi, concessioni sostanziali, né, soprattutto, liquidarono nulla della loro forza, che, anzi, crebbe di anno in anno. Durante il periodo bellico dal 1937 al 1945 si verificarono, in Cina, sviluppi politici destinati a mutare completamente il quadro della situazione ed a gettare le basi del processo rivoluzionario che portò alla vittoria del partito comunista nella guerra contro il Kuomintang.
I comunisti cinesi riuscirono, durante la resistenza contro il Giappone, ad inserire capillarmente la loro spinta d'avanguardia nella lotta dei contadini per la sopravvivenza, a mobilitare la millenaria violenza rurale per il compimento di una trasformazione sociale e politica moderna, diretta da una forza nuova, dotata di una visione ideologica capace di superare i limiti e le carenze del tradizionale ribellismo contadino.
Ma, la lotta nazionale contro il Giappone raccolse attorno al partito comunista ed integrò nella sua azione gruppi e forze che non muovevano dalle stesse istanze di classe dei contadini: gli studenti che avevano animato il movimento del 9 dicembre, migliaia di intellettuali che affluirono a Yenan dal 1937 in poi con la specifica volontà di dare forma ad una nuova concezione dell'arte e della letteratura.
Uno dei fattori dello sfacelo del Kuomintang e della sua perdita di prestigio fu il suo atteggiamento di passività e di corresponsabilità di fronte alla invasione giapponese.
I piani statunitensi di sistemazione dell'Asia orientale e la decisione del Kuomintang di mantenere in Cina un regime fondato sulla repressione sociale furono sconvolti dal fatto che, nel corso della guerra, era nata una nuova società ed un nuovo potere politico in vaste regioni rurali. La natura delle intenzioni del Kuomintang e degli USA fu immediatamente chiara al momento della resa del Giappone, quando fu ordinato a Chu Teh di tenere ferma la VIII Armata e di non intraprendere l'occupazione di zone tenute dai giapponesi, ed a 1.283.000 giapponesi ancora presenti in Cina di arrendersi soltanto alle forze del Kuomintang e di assicurare, nel frattempo, il mantenimento dell'ordine nelle zone da loro occupate.
I guerriglieri, ormai un milione di soldati regolari e più di due milioni di miliziani, cercarono di rinsaldare il controllo sulla Cina del Nord, eliminando le fratture fra le varie zone di guerriglia, senza, tuttavia puntare a prendere e tenere le città e le principali linee di comunicazione.
Nel periodo dal settembre 1945 al giugno 1946, il Kuomintang, col massiccio aiuto militare degli USA, si preparò all'assalto su larga scala alle zone tenute dai guerriglieri. In questa situazione, i comunisti, con alcuni brevi ordini del giorno alle truppe, firmati da Chu Teh e da Mao Tse-tung, dichiararono che le forze popolari non avrebbero attaccato per prime le divisioni del Kuomintang ma che, se attaccate, avrebbero difeso con tutte le loro capacità la popolazione, i suoi beni ed il regime da essa creato. Nell'estate 1946, il Kuomintang si ritenne abbastanza forte e, dopo sterili trattative tese ad accreditare terze forze come determinanti degli equilibri postbellici, scatenò l'attacco generale contro tutte le zone tenute dai guerriglieri.
La vittoria della Rivoluzione
Nella prima fase dello scontro, le forze del Kuomintang, appoggiate dagli USA, dilagarono conquistando molti centri urbani ed ampi spazi territoriali. Tuttavia, le forze popolari, rinsaldarono i propri legami sociali ed aumentarono il numero delle forze combattenti, con una sapiente azione di ripiegamento dalle zone indifendibili e di assalti repentini distruttivi delle forze nemiche.
La situazione economica interna al Paese, portò al rapido distacco della piccola borghesia e della stessa grande borghesia dal Kuomintang. Il malcontento trovò espressione nell'agitazione degli intellettuali e degli studenti che, in parte, ripresero in senso antiamericano la lotta nazionale ed anticoloniale un tempo ingaggiata contro il Giappone.
A partire dal 1948, dal Kuomintang cominciarono a staccarsi anche molti " signori della guerra " e persino generali che vedevano intaccate le loro posizioni di potere dall'inettitudine di Chiang Kai shek. Il 1948 fu l'anno decisivo della guerra: il complesso dell'esercito popolare del Nord-Est passò all'offensiva, così come in altre regioni. Dopo ripetuti successi che estendevano il controllo delle forze popolari su zone sempre più ampie della Cina, Mao Tse-tung scrisse ai generali del Kuomintang chiedendo loro di prendere atto della situazione militare reale e di soddisfare la volontà delle loro truppe di porre fine alla lotta arrendendosi.
Ormai, solo più le grandi città rimanevano in mano ad ancora potenti contingenti militari del Kuomintang.
Il 14 gennaio 1949, fu scatenato l'assalto a Tientsin che cadde dopo 29 ore di violenti combattimenti. Sembrava che anche Pechino dovesse subire la stessa sorte, ma il generale comandante la guarnigione di 200.000 uomini, sapendo di essere circondato e di non avere scampo, dopo brevi trattative, il 31 gennaio si arrese e la guarnigione venne pacificamente riorganizzata nell'ambito dell'esercito popolare. Dopo poco tempo, Mao Tse-tung, Chu Teh ed altri dirigenti entrarono in città su di una jeep americana catturata al Kuomintang. Mao si fece portare alla sede della biblioteca dell'Università dove Li Ta-chao gli aveva fatto compiere i primi passi verso il marxismo.
A questo punto, il Kuomintang, persa la partita sul piano militare, cercò di giocare l'ultima mossa politica, offrendo negoziati nei quali accettava, in sostanza, di rinunciare al proprio monopolio del potere per una soluzione pacifica che comprendeva, il 21 gennaio, il ritiro di Chiang Kai-shek dalla presidenza, sperando nell'appoggio di forze sociali interne alla Cina e del condizionamento internazionale.
Nelle trattative che cominciarono il 1°aprile la delegazione comunista propose condizioni che prospettavano la rottura del regime sul piano sociale e politico ed il rifiuto di qualsiasi condizionamento imperialistico.
Falliti i negoziati, il 21 aprile veniva inviato all'esercito popolare l'ordine di " …avanzare con coraggio ed annientare con risolutezza, radicalmente, a fondo e senza eccezioni tutte le forze reazionarie del Kuomintang che avessero osato resistere all'interno dei confini della Cina. Liberare il popolo di tutto il Paese. Salvaguardare l'indipendenza, l'integrità territoriale e la sovranità della Cina. ". In dicembre, i resti del Kuomintang ripararono a Formosa, protetti dalla copertura aeronavale ed atomica degli USA.
Il 1° ottobre 1949, Mao Tse-tung, nel Palazzo imperiale di Pechino, proclamò la fondazione della Repubblica Popolare Cinese.
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