www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 07-10-13 - n. 469

Il 4 ottobre si è spento il generale Giap (25/08/1911-04/10/2013), vincitore di Dien Bien Phu e dell'imperialismo francese e americano, lo ricordiamo riproponendo:
Vo Nguyen Giap: Guerra del popolo esercito del popolo
Sandra Scagliotti: Vo Nguyen Giap
Nguyen Van Hoan: Vo Nguyen Giap da studente a generale


Nguyên Giáp

Sandra Scagliotti

05/10/2013

Il problema che dovevamo risolvere era questo:
come un paese contadino e semifeudale potesse ribellarsi
e battere l'aggressione, come potesse arrivare a liberarsi.
Le invasioni precedenti venivano da un mondo
che, dal punto di vista culturale e di livello tecnologico, era simile a noi.
Adesso, invece, il problema si poneva in modo diverso,
era necessario battersi contro un paese industrializzato...
Võ Nguyên Giáp

Il leggendario generale Võ Nguyên Giáp si è spento il 4 ottobre.

L'associazione nazionale Italia Vietnam e il Centro di studi vietnamiti lo ricordano con queste parole, già edite sul Numero 2/Autunno-Inverno 2008 di Mekong.

Il 16 agosto 1945, prima di marciare verso la città di Tây Nguyên, per combattere i giapponesi, il comandante Võ Nguyên Giáp, officiò una sorta di cerimonia rivolta all'unità dell'esercito di liberazione, posta sotto il suo comando: "Poiché il tempo è maturo - disse -, a qualsiasi costo dobbiamo vincere per affermare l'indipendenza nazionale". Era la consegna di Hồ Chí Minh. La cerimonia avvenne sotto un vecchio banyan e probabilmente, fu per caso. O forse, come a noi piace credere, non lo fu.

Il Banyan o Ficus benghalensis è infatti la denominazione comune di una grande pianta arborea, appartenente alla famiglia delle moracee. Peculiarità di questo albero sono le sue numerose radici avventizie - che scendono dai rami e si impiantano nel terreno, fornendo alla pianta sostegno - e una serie di fusti secondari che permettono una larga espansione ad ombrello del fogliame cuoriforme. Con il passare degli anni il fusto originario muore e l'albero si suddivide in tante parti, quanti sono i fusti secondari... Charles Fourniau ci ha fornito un'immagine assai evocativa di questo albero, paragonandolo all'essenza stessa della nazione vietnamita: contrariamente al concetto di nazione abitualmente in uso in Francia o in Italia, che metaforicamente potrebbero essere raffigurate da una quercia, con il tronco che porta i rami delle varie province, la nazione vietnamita sembra piuttosto evocare il banyan, i cui rami cadono a terra, mettono le radici e formano un enorme massa di alberi magnifici...

Percorrendo il territorio vietnamita, da Hà Nội all'estrema punta Sud di Cà Mau, lungo la strada n°1, di pianura in pianura, si riscontrano accenti, canzoni e cibi che hanno ciascuno carattere particolare; nondimeno, è sorprendente constatare l'omogeneità del popolo vietnamita che, lungo i 30.00 chilometri di coste, parla la stessa lingua, con qualche variante dialettale, condivide una storia millenaria e può risalire ad antenati comuni. Un'omogeneità rara, fatta di diversità e di un insieme di contraddizioni che pur tuttavia sono alla base dell'identità vietnamita e che niente, nel corso del tempo, ha potuto incrinare.

Perciò ci piace pensare che, per il generale, la scelta di officiare la cerimonia sotto il banyan non sia stata casuale. Giàp parlava le lingue delle minoranze del luogo, conosceva la diversità e al tempo stesso l'unità, delle genti del Việt Nam. Sulla base di quell'unità di popolo, si accingeva a realizzare, nel quadro della strategia della lotta per l'indipendenza nazionale delineata da Hồ Chí Minh, l'unità territoriale del Việt Nam.

Niente, meglio di un banyan, poteva incarnare quell'intento.

Volendo ripercorrere le origini e le vicende legate a questo grande protagonista della prima guerra del Việt Nam, occorre ricordare che tutto aveva preso avvio nell'aprile del 1940, quando il "compagno Tran", era arrivato a Kunming, capitale dello Yunnan e subito era entrato in contatto con i quadri di quella che era una base segreta del partito comunista indocinese; tra questi - come ricorda Enrico Lobina in un suo recente lavoro che fa luce su di un periodo poco indagato dalla storiografia italiana sull'ex-Indocina - v'erano Võ Nguyên Giáp e Phạm Văn Đồng. Il "compagno Tran" altri non era che Hồ Chí Minh, che aveva assunto uno dei vari pseudonimi che, lo identificheranno nel corso degli anni. "Quel gruppo ristretto di militanti riuniti attorno allo 'zio Hồ'[i], in quei mesi, puntava a creare le condizioni per una lotta di liberazione in Việt Nam. Di lì a poco [i quadri] si ritrovarono tutti nella grotta di Pác-Bó, nella provincia vietnamita di Cao Bằng, in pieno territorio della minoranza nùng, in mezzo alle montagne e ad un chilometro soltanto dalla frontiera con la Cina."[ii] "Quella grotta - racconterà Giáp[iii] - "era nascosta da una folta vegetazione e si affacciava su di un limpido ruscello le cui acque formavano, a breve distanza, un bacino abbastanza grande, un lago in miniatura. Il ruscello correva attraverso un groviglio di strane rocce in cui grosse stalattiti cadevano su blocchi enormi e levigati dall' erosione. Era là che, ogni giorno, Hồ Chí Minh scendeva per lavorare". A suo fianco, oltre a Giàp e Đồng, pochi altri quadri: Phùng Chí Kiên, Vu Anh, Hoàng Văn Hoan, già tutti in contatto con il Partito comunista indocinese che aveva le sue sedi clandestine nel delta del fiume Rosso, tra Hà Nội e Hải Phòng. Durante l'ultimo soggiorno di Hồ Chí Minh in Francia, nell'ottobre del 1946, Võ Nguyên Giáp assumerà di fatto la direzione del paese[iv].

Nel corso del primo anno di governo della Repubblica democratica, il generale veniva dipinto come un uomo energico, freddo e determinato, fatto che gli varrà il soprannome di Núi lửa,"vulcano sotto la neve". La maggior parte dei suoi avversari, i francesi dapprima e gli americani in seguito, confermeranno questa immagine. Qualcuno identifica nel suo contegno glaciale il segno di una lunga sofferenza dovuta ai drammi familiari: la sua prima moglie, Quang Thái, era stata arrestata nel maggio 1941, condannata a vita e non è chiaro se si uccise in cella o fu uccisa dalle torture; sua cognata - una partigiana che si era formata in Unione sovietica - era stata fucilata.

Prima della battaglia di Diên Biên Phu, il comandante Giáp non faceva che ripetere che sarebbe stato necessario poter disporre di un numero di soldati tre volte superiore a quello dei nemici e di una potenza di fuoco cinque volte maggiore. Questo era anche quanto i suoi consiglieri cinesi gli suggerivano. Nel corso della prima e poi della seconda guerra del Việt Nam, tuttavia, Núi lửa rivedrà le sue posizioni, talvolta addirittura le capovolgerà, nella convinzione sempre più ferma che una lotta rivoluzionaria può e deve impegnarsi contro un nemico superiore per numero di combattenti e che sia imprescindibile sconfiggere l'avversario dal punto di vista morale, piuttosto che militare. Sin dall'inizio del conflitto, la guerra del Việt Minh, enunciata sull'elaborazione teorica di Trường Chinh, fu messa in opera da Giàp: era una guerra di movimento continuo che raggiungeva anche gli spazi più angusti, fondata sul concorso di tre sostanziali forze insurrezionali, l'esercito regolare, le forze regionali - incaricate di incalzare il nemico nelle retrovie quando si combatteva sulla linea di fuoco - e le forze locali di autodifesa che rispondevano alle necessità contingenti e logistiche e si occupavano della protezione sanitaria dei combattenti.

Nei nove lunghi anni della guerra di resistenza che aveva preso avvio all'indomani della rivoluzione d'agosto, l'esercito del popolo vietnamita era cresciuto giorno dopo giorno, sino a divenire, sotto la guida di questo "generale del popolo", un esercito regolare e moderno; "fulminanti attacchi e fulminanti vittorie", come ricordava la stampa locale dell'epoca, avevano scandito il cammino di tutta una nazione in lotta. La storica campagna di Điện Biên Phủ dell'inverno-estate 1953-54, contribuì a rovesciare le roccaforti del colonialismo nel mondo, ma lui, il generale che ne fu l'artefice, si schermisce: "Coniugando la cultura tradizionale con un risoluto esprit de combat e con l'arte creativa della guerra, i vietnamiti hanno dato vita ad una originale dottrina militare. Fu una vittoria della dottrina militare del Việt Nam e di tutto un popolo in lotta".

La battaglia di Điện Biên Phủ viene ricordata come lo scontro più furioso che il corpo di spedizione francese dovette affrontare in terra vietnamita. Quei drammatici centosettanta giorni, segnarono l'acme di un percorso storico che attraversa tutta la storia coloniale ed è marcato dal "grande tornante" del 1945, con la rivoluzione d'agosto. Fu una guerra "asimmetrica" - e il comandante francese Navarre lo constatò, sottolineando che era condotta da due forze contrapposte anche per mentalità, formazione ideologica, concezione del modo di combattimento. Inoltre, dirà Navarre, "come già ci aveva imposto la sua forma di guerra, il Việt Minh impose la sua strategia, (...) un piano d'insieme che dava ampio spazio all'aspetto politico e psicologico della guerra"[v]. Il campo trincerato dei francesi - il più forte di tutta la guerra - si componeva di otto settori; tutti chiamati con nomi femminili: Gabrielle, Béatrice, Anne Marie, Huguette, Dominique, Eliane, Claudine, Isabelle. Il 13 marzo 1954, il giorno in cominciò la battaglia - ci dice Pino Tagliazucchi, autore di una corposa ricostruzione storica, apparsa sulle pagine dei Quaderni vietnamiti - "il GONO (Groupe Opérationnel du Nord-Ouest) che, agli ordini del colonnello De Castries, dirigeva il campo, disponeva di circa 11.000 uomini ed altri 4.000 furono in seguito paracadutati (...). La composizione etnica della guarnigione dà un'idea di quel miscuglio di etnie che era il corpo di spedizione, tutto di mestiere. Prima della battaglia, i francesi de souche erano circa il 13% del totale; i legionari (in larghissima parte tedeschi) erano circa il 27%; i nord-africani (algerini e marocchini) il 26% circa; i vietnamiti, tra regolari ed ausiliari, il 32.5%; i rinforzi paracadutati furono poi in larga misura francesi e vietnamiti". Queste percentuali sono eloquenti e permettono di comprendere la ragione per cui buona parte della guarnigione (anzi, stando alle scarse indicazioni in proposito, la maggior parte), disertò la battaglia - e non era certo nelle previsioni dell'alto comando che solo una minoranza vi partecipasse.

Uno degli aspetti più singolari della battaglia di Điện Biên Phủ fu rivestito dal poderoso sforzo logistico del Việt Minh. Scrive Bernard Fall: "Per i francesi, la vera sorpresa non fu che i comunisti disponessero di artiglieria; in effetti, da almeno un anno questo era noto. Ciò che sorprese i francesi fu la capacità del Việt Minh di trasportare una massa considerevole di artiglieria pesante per montagne senza strade, sino a Điện Biên Phủ e di mantenere quella massa fornita di una quantità di munizioni sufficiente. Gli specialisti francesi di artiglieria calcolarono più tardi che erano stati sparati circa 30.000 colpi da 105 e probabilmente oltre 100.000 colpi di cannone di altro calibro".[vi]

Oltre al coraggio, i "petits tonkinois de la rizière" dimostrarono di sapere condurre una battaglia di posizione intelligente, pervicace e compatta. Decine di migliaia di dân công (i portatori) avevano assicurato i rifornimenti e issato pezzi d'artiglieria pesante sulle vette per piazzarli in rifugi scavati sul fianco della montagna, mascherando così bene le postazioni che l'aviazione e l'artiglieria francesi non riuscirono mai a scoprirli; i battaglioni Việt Minh inoltre, non attaccarono mai allo scoperto, se non all'ultimo momento: avevano dapprima scavato una fitta rete di trincee zigzaganti che dalle colline percorrevano tutta la vallata, sino alle postazioni francesi e, talvolta, sotto a quelle stesse postazioni, per sbucare d'improvviso alle loro spalle...

L'attacco risolutivo fu condotto ai primi di maggio, quando già la stagione delle piogge affogava difensori ed attaccanti nell'acqua e nel fango. Il 7 maggio 1954, verso sera, il GONO si arrese. Tra morti, feriti e prigionieri, stando alle cifre fornite dallo stesso Navarre, il corpo di spedizione perse sui 16.000 uomini. Il Việt Minh aveva perduto, tra morti e feriti, almeno 20.000 uomini. Ma la sua delegazione alla conferenza di Ginevra poté presentarsi con una vittoria indiscutibile, in una situazione militare insostenibile per la Francia.

La storia del generale Giàp, il cui pensiero politico-militare affonda le radici nella storia delle rivolte del XV secolo e nei classici del pensiero militare vietnamita, si confonde non solo con questa battaglia, ma con tutta la storia dell'esercito popolare di liberazione e della nascita della repubblica socialista del Việt Nam. Il "vulcano sotto la neve" oggi è ancora attivo; studia, legge, ama la poesia, la musica classica e suona il pianoforte. Nel 2001 ha celebrato i suoi 90 anni; presidente del consiglio delle scienze e della tecnologia, così come della commissione per la demografia, contro le previsioni delle cassandre che ne annunciavano il definitivo ritiro dalla scena politica, di tanto in tanto ancora indossa la sua uniforme bianca ed interviene vigorosamente: nel 2007, durante il X Congresso del partito con un discorso rigoroso e toccante ha denunciato la corruzione del paese. Un paese di tradizione confuciana, dove, lo ricordiamo, la debolezza morale coincide con l'illegittimità politica...

Se qui, inevitabilmente si parla di guerra, non per questo dobbiamo pensare al Việt Nam come esclusivo apparato politico-militare-strategico, stereotipo con il paese è stato dipinto fino al 1975 ed oltre. Nessuna delle massime odi poetiche del Việt Nam, ha mai esaltato la guerra e il celebre Chinh Phụ Ngâm[vii], il "Lamento della moglie di un soldato", é un'autentica "epopea della pace" in cui si stigmatizza l'avversione per la guerra, cagione di lutti e separazioni. Sui versi del Chinh Phụ Ngâm sono state cullate generazioni di pargoli e, si racconta che nel corso della guerra di resistenza contro i francesi, per dimenticare la fatica delle lunghe marce nella jungla, lo stesso Hô Chi Minh ne recitasse a voce alta interi versi. Se ne accorse e ne fu sorpreso Nguyên Van Huyên, insigne studioso e ministro dell'istruzione, nel corso di un sopralluogo alle truppe; così, volle imitare il leader e, dopo aver assistito alla lezione di letteratura in una delle tante scuole improvvisate nella boscaglia, tenne una conferenza estemporanea sul celebre "Lamento"...

Sandra Scagliotti

Note:

[i] In vietnamita Bác (zio), è il fratello maggiore del padre ed ancor più del padre, nella cultura tradizionale, merita rispetto.

[ii] Sin dagli anni Trenta il P.C.I. aveva creato delle cellule tra la popolazione nung, e quando, a metà del 1940, le truppe giapponesi attaccarono la piazzaforte francese di Lạng Sơn, nella regione, vi fu un tentativo di insurrezione. Inoltre, nel 1938 e 1939, Hồ Chí Minh era stato a Yenan ed aveva operato come quadro politico nell'Armata rossa di Mao; è molto probabile che l'idea di creare una "zona liberata" a ridosso della frontiera cinese, gli fosse venuta da quella esperienza. Si veda su questo punto LOBINA ENRICO, Organizzazione del consenso e strategia militare del Partito Comunista Indocinese nel nord Viet Nam dalla conferenza di Pac Bo al 2 settembre 1945, La Città del Sole, Milano, in corso di stampa.

[iii] VÕ NGUYEN GIÁP, "Naissance d'une armée", in Récits de la résistance vietnamienne, Maspero, Parigi 1966.

[iv] LOBINA ENRICO, Organizzazione del consenso e strategia militare del Partito Comunista Indocinese nel nord Viet Nam (...),op. cit.

[v] NAVARRE HENRI, Agonie de l'Indochine", Plon, Parigi 1956, pag. 39.

[vi] FALL BERNARD, Hell in a very small place. The siege of Dien Bien Phu, Lippincott Co., Philadelphia 1967, pag. 127.

[vii] "Il lamento della moglie di un soldato", è in realtà la traduzione in vietnamita nôm, di un lungo poema scritto in cinese classico da Dang Trân Côn, ad opera di Đoàn Thị Điểm (1705-1748), insigne letterata; la traduzione tuttavia era assai più bella dell'originale e a ciò si deve la sua grande diffusione in Việt Nam.


Võ Nguyên Giáp da studente a generale

Nguyễn Văn Hoàn

Un ricordo del generale Giap nelle parole del prof. Nguyen Van Hoan

Tratto da Mekong N. 2-2008 Autunno-Inverno 2008

Nell'estate 1925, Võ Nguyên Giáp lasciò la scuola elementare Đồng Hới, nella provincia di Quảng Bình - Việt Nam centrale - per recarsi a Huế, dove avrebbe dovuto sostenere il concorso d'ingresso alla celebre scuola Quốc Học; il padre, Võ Quang Nghiêm, un letterato sfortunato, volle accompagnarlo; gli aveva dato il nome Nguyên Giáp - letteralmente "primo laureato all'esame di concorso" proprio per propiziargli quel successo nella vita letteraria che a lui era mancato. Il giovane tuttavia, giunto al cospetto della commissione, non ebbe esitazioni e dichiarò il solo nome Võ Giáp, fatto che mandò su tutte le furie l'anziano genitore che gli imporrà, in seguito, di tornare ad adottare il nome completo: Võ Nguyên Giáp, così era stato chiamato e così avrebbe dovuto continuare ad essere. Un suo ex-compagno di concorso, Nguyễn Thúc Hào, oggi docente di matematica, ancora ricorda la pronuncia - senza accento e senza la parola Nguyên - del suo nome da parte dell'insegnante di francese... E racconta sorridendo: "In quel concorso, io arrivai primo, lui secondo... Ma per tutto il resto dell'anno, Giáp fu il primo della classe...

Võ Quang Nghiêm era un letterato minore, mae­stro nella scuola del suo villaggio ed erborista; aveva più volte tentato di superare i concorsi "feudali" di letteratura (concorsi Hương); nel 1918, ancora una volta respinto, aveva deciso di rinunciare alla carriera letteraria. Era noto e rispettato nella sua comunità; al tempo della rivoluzione contro il colonialismo francese fu arrestato e imprigionato nelle carceri di Huế, dove nel 1946 morì.

La famiglia di Võ Nguyên Giáp era di origini contadine; non aveva grandi mezzi e perciò dovette fare enormi sacrifici per mandare il figlio a studiare a Huế. Lui ne era consapevole e per questa ragione, superato il concorso, non lesinò mai gli sforzi nello studio. Frequentava gli studenti più meritevoli delle classi superiori, i "secchioni", come diremmo oggi; fra questi Tạ Quang Bửu e Phan Bôi... Celebri personaggi come Võ Liêm Sơn (1888-1948), Cao Xuân Huy (1900-1983) e Đặng Thai Mai (1902-1984) furono suoi insegnanti. In quel momento a Huế e in tutto il paese, il movimento per la libertà di Phan Bội Châu e quello per la commemorazione di Phan Châu Trinh, erano molto vivaci. Alla scuola Quốc Học, il futuro generale, con i suoi amici - Nguyễn Chí Diểu, Nguyễn Khoa Văn (alias Hải Triều), fra glia altri - raccoglievano le firme e siglavano petizioni indirizzate al governatore Varenne per la liberazione di Phan Bội Châu. Non era questo che uno degli aspetti meno vistosi della lotta del popolo vietnamita, in quei giorni impegnato contro i francesi, ma in ogni caso, fu un'azione efficace: la condanna all'ergastolo fu annullata e Phan Bội Châu fu tradotto agli arresti domiciliari nella città di Huế. La presenza del leader - che Nguyễn Ái Quốc, il futuro Hồ Chí Minh, appellava "eroe", "messaggero" e "martire dell'indipendenza", accendeva il patriottismo popolare, specialmente fra gli studenti di Huế. Nonostante la represione ed il pedinamento dei servizi segreti francesi, erano numerosi gli intellettuali, i letterati e i giovani che da tutto il paese, venivano a trovare Phan Bội Châu e con lui si confrontavano sulle possibili soluzioni del conflitto o semplicemente gli chiedevano di recitare per loro poesie. Il leader volle visitare la prestigiosa scuola Quốc Học. Un ex-studente, il poeta Khương Hữu Dụng così ricorda quel momento:"Eravamo riuniti nel cortile della scuola. D'improvviso, come api disturbate, la folla cominciò a muoversi e a far baccano. Un anziano, con l'áo dài nero e i pantaloni bianchi, due occhi brillanti, la barba sale pepe, comparve maestoso... Aveva portamento eroico. Tutti facevano a gomitate per avvicinarsi a quella figura imponente; volevano vederlo da vicino, volevano sentire la sua voce. Lui guardava amorevolmente quei giovani assiepati. La sua voce, dall'accento marcato di Nghệ An, risuonava come un gong: 'non accalcatevi, posso parlare più forte, potete sentirmi anche dal fondo del cortile'. E ripeteva un ritornello che sarebbe passato alla storia: 'Vino occidentale, cibo occidentale, vestiti occidentali, automobili occidentali, casa occidentale... E scuola schiava, istruzione schiava, talenti schiavi, il peggior schiavismo'..."

I servizi segreti francesi sapevano bene che il leader del movimento studentesco a Quốc Học era Nguyễn Chí Diểu. Fra il 926 e il 1927, alla fine del secondo anno di studio - la seconda media -, vi fu il test finale di matematica. Võ Nguyên Giáp era seduto nel banco dinnanzi al giovane agitatore. In quella occasione i sorveglianti scolastici denunciarono Nguyễn Chí Diểu: secondo loro aveva copiato da Võ Nguyên Giáp! Fu cacciato dalla scuola. In realtà, Diểu era uno studente modello e certo non avrebbe avuto bisogno di copiare. Nguyễn Chí Diểu e Giáp erano amici sin dal tempo in cui si erano preparati per il concorso d'ingresso a Quốc Học. Dormivano nello stesso collegio. Così, Võ Nguyên Giáp scrisse una lettera di chiarimento indirizzata al preside per affermare l'innocenza dell'amico. La lettera tuttavia venne respinta e Giáp che non voleva rassegnarsi a quella ingiustizia, con l'amico Nguyễn Khoa Văn, mise in opera un boicottaggio scolastico, cui aderirono anche gli allievi delle scuole Đồng Khánh, Bách Nghệ Thuận Hoá, Hậu bổ Quốc Tử giám, Chaigneau, Paul Bert e Péllerin. La protesta si diffuse rapidamente in tutta la città e solo un mese dopo il movimento scemò lentamente; il provveditorato, inflessibile, pubblicò una lista degli studenti che, in seguito a quell'episodio, avrebbero dovuto abbandonare le scuole: in capo agli elenchi figuravano oltre a Nguyễn Chí Diểu, Võ Nguyên Giáp, Nguyễn Khoa Văn, Phan Bôi ed altri ancora.

Espulso dalla scuola, Võ Nguyên Giáp tornò a casa. Nel 1928, mentre nel suo villaggio, colpito da una grande alluvione, si cercava di correre ai ripari, il futuro generale ricevette la visita del vecchio compagno di scuola: Nguyễn Chí Diểu venne a trovarlo in barca e fu un momento particolarmente toccante, poiché egli gli consegnò il discorso che Nguyễn Ái Quốc aveva pro-nunciato alla riunione della Federazione dei popoli oppressi nel mondo, a Bruxelles. All'epoca Diểu era delegato del partito Tân Việt Cách Mạng a cui decise di aderire anche Giàp che, nel frattempo intraprese una densa collaborazione con la casa editrice Quan Hải Tùng Thư, fondata da Đào Duy Anh e con il giornale Tiếng Dân ("La voce del popolo") di Huỳnh Thúc Kháng. Verso la fine del 1930 Võ Nguyên Giáp, durante la repressione Xô Viết Nghệ Tĩnh - il celebre Soviet di Nghệ Tĩnh - Võ Nguyên Giáp fu catturato e imprigionato nel carcere di Thừa Phủ (Huế), insieme al fratello Võ Thuần Nho, ai professori Đặng Thai Mai, Lê Viết Lượng e condannato a due anni di detenzione. Aveva 19 anni. In carcere ritrovò Nguyen Thi Quang Thai, u­na studentessa del liceo Dong Khanh di Huè, condannata anch'essa a due anni di de­ten­zione. Furono entrambi scarcerati nel 1932, gra­zie ad una riduzione di pena dovuta all'intervento della Croce rossa francese. Giàp si stabilì a Vinh, nel Việt Nam centrale. Era stato sì liberato, ma con l'interdizione dell'esercizio della professione presso il giornale Tiếng Dân. La professione di giornalista, Giàp, l'avrebbe svolta in ogni caso, soprattutto durante il periodo del Mặt trận Bình dân (Fronte Popolare).

Nguyên Giáp andò poi a Hà Nội, per continuare, come autodidatta, le scuole. La scuola superiore Albert Sarraut, nella capitale, disponeva di una classe riservata ai liberi candidati che volevano sostenere l'esame di maturità. Võ Nguyên Giáp si iscrisse, sostenne l'esame e, come si può facilmente immaginare, risultò essere il migliore fra i candidati. Uno dei suoi compagni di classe era Phạm Huy Thông. Dopo la maturità, Võ Nguyên Giáp fu assunto come insegnante di storia e francese presso la scuola privata Thăng Long.

In quel periodo, Mặt trận Bình dân, il fronte del popolo, insorgeva dovunque, soprattutto nelle grandi città. Insieme al compagno Trường Chinh, a Hà Nội, Võ Nguyên Giáp, che nel frattempo era stato eletto presidente dell'unione dei giornalisti, diresse i quotidiani di partito e fondò una nuova testata, Le Travail. Si era iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università d'Indocina; studiava economa giuridica. Il metodo di studio, in quell'ateneo era particolare: la frequenza non era obbligatoria ma le materie di studio erano tante; lui perciò aveva scelto un sistema personale: se ne andava con i suoi libri in un anfratto silenzioso sulla diga del fiume Rosso... Era quello il suo segreto del successo scolastico. Celebre fu la sua partecipazione ad una competizioni fra i migliori studenti dell'Indocina, in cui affrontò il tema: "La bilancia dei pagamenti in Indocina". Come spesso avveniva, anche in quell'occasione vinse il primo premio. Il professor Khérian che valutò il lavoro, lodò "il contenuto chiaro, metodologicamente corretto e il marcato carattere personale". Aggiunse, poi tuttavia che, secondo il regolamento, il vincitore avrebbe avuto diritto ad una borsa di studio per continuare gli studi in Francia, ma - volle precisare - per usufruire di quel premio, il giovane avrebbe dovuto "correggere il suo punto di vista politico". Võ Nguyên Giáp rispose: "La ringrazio, ma la mia fede è ferma".

Nel periodo trascorso presso la scuola Albert Sarraut e poi presso la facoltà di giurisprudenza di Hà Nội, Võ Nguyên Giáp ebbe occasione di collaborare con un docente molto particolare, Pierre Gourou. Lo aiutò a raccogliere informazioni e documenti riguardo alle diverse dimensioni abitative delle campagne del centro Việt Nam e soprattutto riguardo alla quotidianità contadina, una questione che aveva interessato Võ Nguyên Giáp sin dall'infanzia. Accanto agli articoli dedicati agli scioperi dei lavoratori nella fabbrica di ferrovie Trường Thi o nella fabbrica tessile Nam Định, Võ Nguyên Giáp infatti era solito firmare réportages e cronache che mettevano in luce la vita difficile dei contadini. Col nome d'arte Vân Đình, Võ Nguyên Giáp insieme a Trường Chinh (nome d'arte Qua Ninh), diede alle stampe il volume "La questione contadina" (1937).

Proprio come C. Robequain, autore del libro "La provincia di Thanh Hoá" (1929), P. Gourou era uno studioso della geografia umana, specialista nell'analisi delle campagne tropicali dell'Asia, dove ricercava correlazioni tra la popolazione e l'ambiente. Nell'agosto 1994, durante una intervista concessa a John Kleinen, l'anziano professore - quasi centenario, ma lucido e perspicace - ha ricordato alcuni caratteri del suo ex-studente vietnamita: "forte concentrazione, curiosità estrema, intelligenza acuta". Gourou ha altresì affermato che se in gran parte delle sue pubblicazioni dell'epoca non aveva nominato il suo più prezioso collaboratore, era stato solo perché temeva di nuocere a Giàp, che era in quel periodo un ex-detenuto politico. La collaborazione, in pieno dominio coloniale tra un professore francese e uno studente vietnamita, ognuno fermo nelle sue opinioni politiche, può forse essere considerato un segno di come le culture possano, nonostante tutto incontrarsi.

Nel maggio 1940, un venerdì pomeriggio, dopo l'ultima ora di lezione presso la scuola privata Thăng Long, Võ Nguyên Giáp andò verso il lago Tây, come se sentisse il bisogno di una boccata d'aria fresca. Nella via Cổ Ngư, accanto ad un maestoso albero, la sua giovane moglie, Nguyễn Thị Quang Thái, con in braccio la figlia che non aveva ancora compiuta un anno di vita, lo attendeva. Giàp e Thái ebbero solo il tempo di scambiarsi poche parole. Nessuno poteva presagire che non si sarebbero rivisti mai più. Con Phạm Văn Đồng, Võ Nguyên Giáp oltrepassò il confine della Cina. A Côn Minh, per la prima volta egli incontrò la figura leggendaria della rivoluzione vietnamita, Nguyễn Ái Quốc che Giàp aveva solo in una foto consumata esposta nella scuola Quốc Học, a Huế. Quando lo incontrò il leader aveva già mutato il suo nome in Hồ Chí Minh.

La situazione internazionale evolveva rapidamente; la rivoluzione vietnamita poteva ora cogliere nuove opportunità. Nel dicembre 1944, sul fronte di Cao Bắc Lạng, Võ Nguyên Giáp fu nominato comandante dell'esercito vietnamita. Con la vittoria della rivoluzione, fu nominato ministro della difesa e, dal 1948, dopo la vittoria nel Việt Bắc, fu promosso generale a 4 stelle, comandante in capo dell'esercito nazionale e della milizia vietnamita. Fu poi eletto membro del comitato centrale e del comitato politico del partito nel secondo, terzo e quarto congresso e divenne deputato nell'assemblea nazionale, restando in carica dalla prima all'ottava legislatura.

Si può dire che, dalla lotta anticoloniale contro i francesi - terminata con la battaglia di Điện Biên Phủ -, sino al conflitto anti-americano - concluso dalla storica vittoria del 1975 -, Võ Nguyên Giáp fu un personaggio di primo piano nella storia della lotta del popolo vietnamita, noto ed ammirato nella sua patria, celebre all'estero per il suo genio strategico e per le sue clamorose vittorie. Lo storico militare americano Cecil Currey che gli ha dedicato un'opera, allude alla " vittoria ad ogni costo" e al "genio vietnamita Võ Nguyên Giáp"; sarebbe tuttavia più corretta la definizione adottata da un altro celebre militare, il generale Trần Văn Trà, secondo il quale, "Võ Nguyên Giáp fu il comandante più attento a risparmiare ogni singola goccia di sangue dei suoi soldati". Altrettanto significativo ciò che scrisse lo storico italiano Pino Tagliazucchi, che aveva intervistato Võ Nguyên Giáp sul tema dell'evoluzione del pensiero da Phan Bội Châu a Nguyễn Ái Quốc: "Bisogna evitare di presentare Võ Nguyên Giáp come un generale all'antica, una figura alla Napoleone; Võ Nguyên Giáp è invece un grande stratega moderno ed uomo politico".

Grazie al suo contributo, Võ Nguyên Giáp è stato premiato con la medaglia d'oro, il maggior riconoscimento del partito e della nazione.


Resistenze.org     
Sostieni una voce comunista. Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione o iscriviti al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support a communist voice. Support Resistenze.org.
Make a donation or join Centro di Cultura e Documentazione Popolare.