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Un referendum dimenticato, 17 marzo 1991: quando russi e ucraini votarono a salvaguardia dell'URSS!

AC | solidarite-internationale-pcf.over-blog.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

14/03/2014

Il referendum in Crimea è irto di pericoli. Occidentali e russi si contendono la spartizione della torta. Tralasciamo un momento le loro denunce ipocrite e ricordiamo un altro referendum, di 23 anni fa, che vide uniti russi e ucraini.

L'Unione Sovietica, rovesciata da un movimento popolare irresistibile, una sfiducia generale oppure tradita dai suoi stessi leader impegnati in un cambiamento regime e nella trasformazione del sistema economico per garantirsi il dominio?

I risultati del referendum del 17 marzo 1991, relativo alla conservazione dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche - nove mesi prima della effettiva dissoluzione dell'URSS per mano di Gorbaciov, forniscono una risposta incontestabile.

Contraddizioni nei clan dominanti sovietici

Che fosse lasciata al popolo la scelta di decidere su una questione cruciale, indica le contraddizioni nella nomenclatura sovietica: una buona parte votata alla liquidazione dell'URSS, un'altra alla sua "riforma" svuotandone l'essenza, e, infine, una parte determinata a preservare l'URSS socialista.

Le influenze reciproche di questi campi, "liquidatori", "riformatori" e "ortodossi", si sono alquanto neutralizzate durante il referendum. Cosa che ha investito la consultazione popolare di un significato genuino.

La domanda originale, formulata dalla squadra di Gorbaciov è rivelatrice del linguaggio subdolo utilizzato dalla burocrazia post-staliniana e dell'influenza dei diversi campi:

"Ritieni necessario mantenere una Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) come federazione rinnovata di repubbliche uguali e sovrane, in cui i diritti e le libertà di ogni cittadino saranno pienamente garantiti?"

Il 76% dei sovietici votarono per mantenere l'URSS!

Anche se quel referendum fu strumentalizzato da alcuni leader nazionalisti (come in Ucraina), non c'è dubbio che al popolo veniva chiesto di esprimersi a "favore" o "contro" l'URSS, il suo sistema economico, la sua unione politica.

La prima nozione da trarre da quello scrutinio fu l'elevata affluenza dei sovietici: con l'80% degli elettori, 148 milioni di voti espressi.

La seconda che il 76,4% dei votanti optò per il mantenimento dell'Unione Sovietica, mentre solo il 21,7% sceglieva di rompere con l'URSS.

Guardiamo questi risultati in dettaglio.

Una certezza: russi e ucraini in gran parte per l'URSS

Risultati referendum sul mantenimento dell'URSS  

Lettonia, Lituania, Georgia, Armenia, Moldova: i nazionalisti delle repubbliche sovietiche che avevano preso il potere nei parlamenti locali nei paesi baltici, in Georgia, Armenia e Moldavia aveva deciso di boicottare le elezioni.

Temevano il voto popolare? Forse un voto popolare contrario, senza dubbio un elettorato diviso, avrebbe ostacolato il processo di indipendenza. Avrebbe minato il mito unanimista, il "nazionalismo comunitario" su base etnica e russofoba.

Sia i "referendum" ufficiali dei nazionalisti che i "referendum" delle organizzazioni pro-sovietiche devono essere presi con grande cautela. Un quadro equilibrato, riflette una forte maggioranza a favore della secessione nei paesi baltici e in Georgia. Mentre in Armenia, Moldova e in alcune regioni della Georgia (Ossezia, Abkhazia), la maggioranza si espresse a favore del mantenimento dell'URSS.

Nelle repubbliche dell'Asia centrale - Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan - una schiacciante maggioranza aveva votato per mantenere l'URSS: 95-99%.

I risultati schiaccianti suggeriscono cautela nella lettura. Se da un lato evidenziano che questi popoli erano favorevoli al mantenimento dell'URSS, e i sondaggi attuali rivelano la nostalgia per il regime sovietico, dall'altro evidenziano l'atteggiamento dei leader locali, noti da sempre per la loro gestione poco trasparente.

Tuttavia, il portato genuino del referendum si può rinvenire nei risultati di Russia, Ucraina, Bielorussia, bacino relativo all'85% dell'elettorato. Le "repubbliche" restituirono risultati affidabili: il voto a favore del mantenimento dell'URSS si attestò su una percentuale compresa tra il 71 e l'83%.

In Bielorussia, una regione dove il partito comunista era storicamente forte, il voto "pro" mobilitò l'83% degli elettori. In Russia, il bacino elettorale maggiore, il voto "pro" registrava il 73% degli elettori, 56 milioni, mentre i contrari si attestarono al 27%, ossia 21 milioni di russi desideravano la fine dell'URSS.

Veniamo all'Ucraina, dove i risultati sono più interessanti per comprendere l'attualità. Gli ucraini votarono a favore della conservazione dell'URSS al 71,5%, mentre il 28,5% della popolazione si espresse "contro".

Tuttavia, occorre tenere in considerazione l'esistenza del movimento di boicottaggio lanciato dai nazionalisti dell'Ucraina occidentale, che può aver nuociuto ai risultati, ma l'incidenza molto relativa rivela d'altro canto la debolezza del movimento nazionalista dell'epoca.

La particolare formulazione del quesito referendario in Ucraina tese a favorire una comprensione basata sull'indipendenza dell'Ucraina in una URSS rifondata.

I risultati del referendum erano la prova dell'attaccamento di russi, ucraini e della stragrande maggioranza dei popoli sovietici verso URSS, verso la sua storia, il suo sistema economico, la sua originalità politica.

Il tradimento di Gorbaciov, Eltsin, Kravchuk e altri Tchevernadze ne risulta lampante: contro il parere dei loro popoli, lanciarono l'URSS sulla via della decomposizione, delle furie nazionaliste, del capitalismo selvaggio, della corruzione mafiosa.

Gorbaciov e Eltsin sono i leader più impopolari del secolo scorso, secondo recenti sondaggi pubblicati in Russia, mentre Breznev, Lenin e Stalin sono quelli che ottengono il maggior numero di suffragi dal popolo russo.

E' tempo di ricordare le date dimenticate nei manuali di storia: il 17 marzo 1991, i popoli russi e ucraini uniti, difesero l'URSS!


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