Accademia delle Scienza dell'URSS | Storia Universale, Vol. 12, cap. III, Teti editore
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La repubblica democratica popolare di Corea (I)
IL FALLIMENTO DELL'AGGRESSIONE IMPERIALISTICA CONTRO LA REPUBBLICA DEMOCRATICA POPOLARE DI COREA
Il 25 giugno 1950 il governo fantoccio di Syngman Rhee della Corea meridionale dava inizio alla guerra, preparata con l'aiuto degli Stati Uniti, contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea.
Le truppe sud-coreane irruppero sul territorio situato a nord del 38° parallelo.
Il 26 giugno iniziava le operazioni militari anche l'aviazione americana.
All'appello del Partito del lavoro della Corea, il popolo della parte settentrionale del Paese si levava in difesa della patria.
La presidenza dell'Assemblea nazionale della repubblica formava un Comitato militare, diretto da Kim Il Sung, nelle cui mani era concentrata la direzione militate, politica ed economica della repubblica.
L'esercito popolare coreano respinse l'aggressione delle truppe di Syngman Rhee passando al contrattacco.
Per salvare il regime di Syngman Rhee dallo sfacelo, gli Stati Uniti ricorsero all'intervento armato aperto. A essi si associarono i governi di una serie di altri Paesi imperialisti. La fanteria statunitense rappresentava il 50,3 per cento delle truppe operanti contro la repubblica popolare, le forze sud-coreane ne costituivano il 40,1 per cento e il rimanente 9,6 per cento apparteneva agli altri partecipanti all'intervento. Le forze della marina militare erano presenti, rispettivamente coll'85,9, il 7,4 e il 6,7 per cento. Quelle dell'aviazione militare con il 93,4, il 5,6 e l'1 per cento.
L'aggressione armata contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea sollevò un'ondata di proteste in tutto il mondo.
Il viceministro degli Esteri dell'URSS, Andrej Gromiko, rilasciò il 4 luglio 1950 una dichiarazione nella quale, a nome del governo sovietico, affermava che l'intervento delle forze americane in Corea costituiva un'aggressione aperta contro il popolo coreano.
Nell'agosto dello stesso anno la delegazione sovietica al Consiglio di sicurezza dell'Onu presentò una risoluzione con la quale si proponeva la cessazione delle operazioni militari e il ritiro delle truppe straniere dalla Corea. Ma, sotto la pressione degli Usa, la risoluzione fu respinta.
All'epoca, gli avvenimenti al fronte non si mettevano bene per gli aggressori. L'esercito popolare coreano proseguiva nella sua offensiva e in un mese e mezzo aveva liberato il 90 per cento del territorio della Corea meridionale, sul quale viveva il 92 per cento della sua popolazione.
Le truppe nemiche erano rinserrate nella zona di Pusan.
Il 15 settembre nella zona di Inchon, nelle lontane retrovie dell'esercito popolare coreano, venivano lanciati 50 mila paracadutisti americani. Il giorno dopo passava al contrattacco anche l'VIII armata americana, che partiva dalla piazzaforte di Pusan. Le truppe dell'esercito popolare coreano vennero così a trovarsi in una difficile situazione e, combattendo, si ritirarono a nord del 38° parallelo. Una parte di esse, rimasta circondata, organizzò la guerriglia partigiana.
Malgrado l'eroica resistenza dell'esercito popolare e della popolazione, gli interventisti, a prezzo di gravi perdite, riuscirono a occupare una parte notevole del territorio della Corea del nord, giungendo fino alle frontiere della Repubblica Popolare Cinese.
Si sviluppò allora in Cina un vasto movimento in difesa della sicurezza della Rpc e in appoggio a] popolo coreano.
Per iniziativa dei partiti democratici e delle organizzazioni sociali della Cina furono creati battaglioni di volontari, pronti a prender parte alla lotta di liberazione del popolo coreano.
Il 25 ottobre del 1950 i primi battaglioni di questi volontari si aggregavano all'esercito popolare coreano. Il comando di questo esercito, intanto, sottratti i suoi reparti all'accerchiamento, li riorganizzava e preparava nuove riserve. Per il coordinamento delle operazioni militari dell'esercito popolare coreano con quelle dei volontari cinesi venne costituito un comando unificato. I reparti dell'esercito popolare coreano, operando strettamente assieme ai volontari cinesi, passarono al contrattacco e alla fine di dicembre avevano liberato tutto il territorio della Corea a nord del 38' parallelo.
E qui la linea del fronte doveva stabilizzarsi.
La sconfitta dell'intervento, che si profilava sempre più chiaramente, indusse i circoli governativi statunitensi a scendere sul terreno delle trattative. Queste ebbero inizio nel luglio 1951 a Kaesong e, in seguito, a Panmunjon. Le trattative furono interrotte più volte, ma le circostanze costrinsero sempre a riprenderle.
Il 27 luglio 1953 venne sottoscritto un armistizio, in base al quale i militaristi sud-coreani rimanevano entro i vecchi confini, a sud del 38° parallelo.
Era così fallito il tentativo dei circoli governativi della Corea del sud e degli imperialisti Usa che stavano alle loro spalle, di risolvere con la guerra il problema coreano.
Il Partito del lavoro della Corea, che godeva della stima e della fiducia delle larghe masse lavoratrici, aveva guidato le lotte del popolo e delle sue forze armate. Nel corso della guerra affluirono nelle sue file più di 450 mila nuovi militanti. Esso poneva grande attenzione all'unità delle forze democratiche del Paese.
Una funzione importante per il consolidamento delle sue file e per il rafforzamento della disciplina nel partito e nello Stato ebbe la riunione del Comitato centrale del dicembre 1950, dopo la quale il partito riesaminò la posizione di tutti i propri iscritti e rinforzò le proprie file con operai e contadini.
Grande importanza per l'educazione marxista-leninista dei membri del partito e per il rafforzamento del fronte unico democratico e patriottico ebbero anche le deliberazioni delle riunioni del Comitato centrale del novembre 1951 e del dicembre 1952.
La Repubblica Democratica Popolare di Corea disponeva di retrovie solide e sicure. Negli anni dell'edificazione pacifica era stata creata nel nord della Corea, sotto la guida del Partito del lavoro della Corea, una base politica, economica e militare per l'indipendenza, un regime democratico-popolare vitale. La saldezza delle retrovie aiutò l'esercito popolare a tener duro di fronte alla pressione del nemico.
Uno dei fattori più importanti del fallimento dei piani degli aggressori e della vittoria del popolo coreano sta nell'appoggio internazionale che questo ha avuto da parte di tutti coloro che sono per la pace e nell'aiuto disinteressato, materiale, morale, diplomatico e militare fornito dall'Unione Sovietica e dagli altri Paesi socialisti. La vittoria del popolo coreano, conseguita con l'appoggio attivo dei Paesi socialisti fratelli, assunse un grande significato internazionale e rappresentò un valido contributo alla lotta per la pace e la sicurezza nell'Asia. Ma vi era ancora da trasformare in pace stabile il raggiunto armistizio.
IL SUCCESSO DEL PIANO TRIENNALE
La guerra aveva causato alla Corea del nord gravi danni.
Erano state distrutte più di 8.700 fabbriche industriali, il sistema dei trasporti e quello irriguo, 600 mila case di abitazione, numerosi edifici culturali o adibiti a pubblici servizi. Era stata ridotta la produzione granaria e fortemente peggiorata la situazione materiale della popolazione.
Di fronte alla Rdpc veniva riproposto il compito di rimettere in sesto l'economia. La riunione del Comitato centrale del Partito del lavoro della Corea dell'agosto 1953 tracciò un programma per il ristabilimento e lo sviluppo dell'economia della Corea del nord nel periodo postbellico, indicandone anche le fasi di attuazione.
La prima fase era definita preparatoria e avrebbe dovuto durare meno di un anno. La seconda fase prevedeva il raggiungimento in tutti i settori dei livelli di produzione anteguerra. Infine, la terza fase, che comprendeva anche un successivo piano quinquennale, avrebbe dovuto risolvere in primo luogo i problemi dell'industrializzazione socialista e quelli relativi alla costruzione delle basi dell'economia socialista. Contemporaneamente erano stati anche indicati i compiti relativi allo sviluppo della cultura e al miglioramento delle condizioni di vita del popolo.
Nella Corea del nord si sviluppò un largo movimento per l'attuazione di questo programma. Il piano triennale fu realizzato con successo. Nel 1956 il 98 per cento della produzione proveniva già dal settore statale e da quello cooperativo. La presenza nell'economia di questo settore socialista e le ricche risorse naturali costituirono un importante fattore interno della riuscita rinascita post-bellica.
Un fattore decisivo esterno, invece, che doveva consentire ai lavoratori non solo di ristabilire, ma anche di ristrutturare l'economia, superando i limiti avuti in eredità dal colonialismo e il suo carattere unilaterale, era costituito dall'aiuto dei Paesi socialisti fratelli.
Con l'aiuto dell'URSS venne rimessa in piedi, ricostruita con più moderni ritrovati tecnici, la centrale elettrica di Suphun e assieme a questa furono ricostruiti molti altri grandi impianti idroenergetici, lo stabilimento siderurgico "Kim Cheka", l'acciaieria di Son Gin, lo stabilimento per la lavorazione di metalli non ferrosi di Namp Ho, il complesso chimico di Hynnam, quello sessile di Phenian e altri.
L'aiuto gratuito prestato nei primi anni del dopoguerra alla Corea del nord dai Paesi socialisti rappresentava in media circa il 24 per cento delle sue entrata di bilancio. L'Unione Sovietica e altri Paesi socialisti concessero alla Corea del nord anche aperture di credito, in buona parse utilizzate per l'acquisto di macchine e attrezzature industriali.
La collaborazione dei Paesi socialisti più sviluppati, come l'Unione Sovietica, la Repubblica Democratica Tedesca e la Repubblica Socialista Cecoslovacca, ebbe una funzione particolarmente importante nel superamento dell'arretratezza tecnica della Corea del nord e specialmente nello sviluppo di una propria produzione di macchine.
Il rapido sviluppo di settori un tempo arretrati produsse importanti modificazioni nella struttura dell'industria. Così, il peso specifico della fabbricazione di macchine e della lavorazione dei metalli, che nel 1944 era dell'1,6 per cento della produzione industriale, nel 1956 era passato al 17,5 per cento; l'industria tessile era passata dal 6 al 18,4 per cento; nello stesso periodo il peso specifico delle industrie estrattive era sceso dal 15,7 al 6,1 per cento. Nel 1956 la produzione complessiva del settore statale-cooperativo della Corea del nord superava di 2,9 volte quella del 1953. L'aumento della produzione industriale nel corso dell'attuazione del piano triennale era stato molto elevato: il 41,7 per cento annuo. Anche la dislocazione territoriale dell'industria era stata migliorata. La sua funzione trainante dell'economia si era accresciuta.
LA LOTTA PER L'INDUSTRIALIZZAZIONE DELLA COREA DEL NORD
La felice attuazione del piano triennale permise alla Corea del nord il passaggio alla soluzione di altri problemi.
Questi furono determinati concretamente dal III congresso del Partito del lavoro convocato nell'aprile 1956.
Il congresso tracciò le linee di un piano quinquennale, da attuarsi tra il 1957 e il 1961, che prevedeva la vittoria dei rapporti socialisti di produzione e una ulteriore avanzata lungo la via dello sviluppo delle forze produttive. Il congresso discusse anche i problemi del miglioramento del partito e dello Stato, e adottò un nuovo statuto.
Il partito aveva indicato l'industrializzazione socialista come problema-chiave per la creazione delle basi economiche del socialismo.
La realizzazione d'un compito del genere in un Paese da poco liberatosi dalla dipendenza coloniale, e che per di più aveva dovuto sopportare una guerra devastatrice, non sarebbe stata possibile senza una stretta cooperazione con i Paesi socialisti economicamente sviluppati e senza il loro aiuto.
Per industrializzare il Paese occorrevano mezzi ingenti. Il partito e il governo ricercarono tutte le fonti interne di accumulazione, facendo accrescere costantemente la produttività del lavoro, rafforzando il sistema del calcolo economico nelle gestioni aziendali, introducendo nuovi macchinari.
Nel corso dell'industrializzazione i lavoratori della Corea del nord dovevano, tra l'altro, eliminare il carattere unilaterale dell'industria, l'arretratezza tecnica, la dislocazione irrazionale degli stabilimenti industriali.
Nel corso della lotta dei lavoratori per la realizzazione dei compiti posti dal piano quinquennale vide la luce il movimento "Ciollim", che simboleggiava lo sviluppo del Paese sulla via del progresso con la raffigurazione leggendaria di un cavallo alato. Questo movimento era la forma nazionale data agli sforzi intesi alla ricerca e all'utilizzazione delle risorse interne del Paese, alla pianificazione razionale, all'emulazione socialista; esso era l'espressione dei rapidi ritmi di sviluppo, della lotta per l'introduzione nella produzione di nuove tecniche e per un'elevata produttività del lavoro.
Le elezioni del 27 agosto 1957 per l'Assemblea nazionale dovevano testimoniare l'accresciuta attività politica dei lavoratori. A queste elezioni parse parte il 99,99 per cento degli elettori, che elessero 215 deputati, il 40 per cento dei quali operai e il 32 per cento contadini, mentre i rimanenti erano rappresentanti degli intellettuali legati al popolo.
Il piano quinquennale fu realizzato in anticipo, precisamente nel 1960, ma per quanto concerne la prevista produzione industriale esso era stato realizzato addirittura in due anni e mezzo. Nel 1960 gli stabilimenti industriali ricostruiti o costruiti ex novo fornivano alla repubblica il 40 per cento della produzione totale di energia elettrica, il 53 per cento del coke, il 51 per cento della ghisa, il 22 per cento dell'acciaio, il 32 per cento dei laminati e il 67 per cento dei tessuti di cotone. Era cambiata la struttura dei settori industriali.
Nel 1960 la parte dell'industria sul totale del prodotto nazionale aveva raggiunto il 71 per cento, contro il 47 per cento del 1949. L'industria aveva cominciato a produrre trattori, scavatrici, bulldozer e altre macchine; la metallurgia pesante iniziava la produzione di acciai di tipo nuovo; l'industria chimica, che in precedenza serviva solamente alle necessità militari degli imperialisti del Giappone, aveva avuto finalmente la possibilità di produrre concimi chimici, fibre sintetiche, gomma artificiale. Si era sviluppata l'energetica. Era stata creata anche la base per l'industria leggera, pochissimo sviluppata nella Corea pre-rivoluzionaria.
In questo modo erano stati fatti importanti passi in avanti nello sviluppo delle forze produttive del paese, nella edificazione delle basi tecnico-materiali del socialismo. Era stata realizzata la parziale ricostruzione dei settori più importanti dell'economia.
I successi conseguiti nell'industrializzazione socialista avevano creato le condizioni anche per la soluzione del problema dell'ulteriore sviluppo dell'agricoltura. La riforma agraria effettuata nel 1946, aveva eliminato i residui feudali dando la terra ai contadini.
Molti contadini erano passati dalla piccola proprietà a quella media. Ma il frazionamento dell'agricoltura era diminuito solo di poco. Più del 30 per cento dei contadini continuavano a rimanere poveri, il 42 per cento possedevano da 1 a 2 ettari e circa il 20 per cento da 2 a 3 ettari di terra. Tutti, sebbene in misura diversa, avevano bisogno dell'aiuto dello Stato, specialmente dopo la guerra. Era stata la vita stessa a spingerli alla ricerca di nuove forme di gestione.
Nell'agosto del 1953 il Comitato centrale del partito del lavoro indicò nel passaggio alla via socialista di sviluppo uno dei compiti principali dell'agricoltura. Fu raccomandato di creare cooperative di tre diverse forme, adeguate alle condizioni locali e al grado di coscienza dei contadini. La prima forma era quella dell'unione dei contadini in squadre di mutua assistenza lavorativa, nelle quali era messo in comune solo il lavoro: ogni membro della squadra raccoglieva i frutti del suo pezzo di terra.
Nelle cooperative della seconda forma veniva messa in comune la terra, l'azienda era gestita collettivamente la distribuzione basata sul lavoro prestato e sulla quota di terra apportata. Il bestiame e le score morte potevano essere messe in comune, ma potevano anche rimanere di proprietà privata.
Infine, nella terza forma di cooperative, quella superiore, veniva messo in comune tutto: terra, bestiame, scorte morte, e le entrate venivano divise secondo la quantità e la qualità del lavoro prestato.
Nelle successive sessioni del Comitato centrale (novembre 1954 e dicembre 1955) e in diversi documenti del partito venne anche elaborato un programma concreto per il passaggio graduale alla trasformazione socialista dell'agricoltura, basata sui principi del piano cooperativo leninista.
Nel novembre 1954 il primo periodo sperimentale di cooperativizzazione poteva dirsi concluso.
Era incominciata la collettivizzazione di massa e il rafforzamento organizzativo ed economico delle cooperative. Lo Stato prestò un grande aiuto alle cooperative, tra l'altro assegnando loro stanziamenti di bilancio supplementari. Per aiutare direttamente i contadini nell'opera di collettivizzazione, il partito inviò nelle campagne alcune migliaia di funzionari delle organizzazioni di partito e statali.
Già verso la fine del 1956 la massa fondamentale dei contadini era entrata nelle cooperative e nell'autunno del 1958 la collettivizzazione delle campagne era completamente ultimata. Alla fine di quest'anno le cooperative che erano state ingrandite, ammontavano a 3.843, tutte della forma superiore. I rapporti socialisti di produzione si erano affermati nelle campagne.
Allora il partito pose come nuovo importante compito quello di migliorare negli anni seguenti l'agricoltura dal punto di vista tecnico il che, nelle condizioni della Corea, significava soprattutto sviluppo dell'irrigazione, dell'elettrificazione, della meccanizzazione e dell'impiego di mezzi chimici.
Lo Stato inviò alle campagne macchine, attrezzi, materiali da costruzione. Furono creati centinaia di impianti idrotecnici. Alla fine del quinquennio la superficie irrigua era aumentata di sette volte rispetto al periodo coloniale. Successi erano stati conseguiti anche nel campo dell'elettrificazione. Questi erano stati resi possibili dal rapido sviluppo dell'industria elettrotecnica. L'aumento della produzione di macchine agricole, quello del numero delle stazioni per il noleggio delle macchine, passate nel corso del quinquennio da 48 a 89, quello del numero dei trattori passati da 2.561 a 12.500, resero possibile la meccanizzazione dei processi produttivi fondamentali della campagna. Era aumentata anche la quantità di concimi chimici forniti alle campagne.
Al congresso delle cooperative agricole, che si tenne nel gennaio 1959 fu adottato uno statuto-tipo.
La terra era dichiarata proprietà socialista cooperativa.
L'affermazione di rapporti socialisti di produzione nelle campagne e lo sviluppo dei mezzi tecnici permisero di accrescere la produzione agricola.
Nel corso del quinquennio i seminativi della Corea del nord erano passati da 2 milioni 413 mila a 2 milioni 765 mila ciombo (Un ciombo = 0,99 ha).
L'aumento annuo della produzione aveva raggiunto nel quinquennio la media dell'11 per cento. Nel 1956 venivano prodotti 287 chilogrammi di grano pro-capite, nel 1960 questi erano diventati 380. I successi conseguiti nel campo dell'agricoltura avevano creato le premesse per la soluzione del problema alimentare. La trasformazione socialista dell'agricoltura fu un fattore decisivo della ricostruzione e dello sviluppo della Corea del nord nei difficili anni postbellici. Essa facilitò e accelerò la trasformazione socialista dell'industria, del commercio e dell'artigianato privati.
Per quanto concerne i piccoli operatori dell'industria, del commercio e dell'artigianato, la politica dello Stato fu fondamentalmente quella di farli aderire alle organizzazioni cooperative sulla base del volontariato, il che consentì lo sviluppo della produzione di beni di consumo popolare e quello dell'industria locale che, nelle condizioni della Repubblica Democratica Popolare di Corea, aveva grande importanza.
Nel corso dell'attuazione del piano quinquennale importanti risultati erano stati ottenuti anche nel campo della cultura.
Lo Stato aveva fatto cospicui stanziamenti di bilancio per la pubblica istruzione. Nel 1956 fu introdotta l'istruzione elementare obbligatoria e nell'ottobre 1958 l'obbligatorietà fu estesa alle scuole media inferiori, mentre ci si preparava a introdurre anche l'insegnamento tecnico obbligatorio. Nel corso del quinquennio il numero delle scuole era passato da 5.106 a 7.302. Rapidamente si svolgeva pure il processo di formazione degli intellettuali. Nel 1961 erano in funzione nella Corea del Nord 92 istituti di istruzione superiore. Come negli altri campi, anche in questo e in quello della preparazione dei quadri un enorme aiuto le venne dall'Unione Sovietica.
Così i lavoratori della Corea del nord, sotto la guida del Partito del lavoro, uscirono vincitori dalla dura guerra durata tre anni, superarono le sue conseguenze devastatrici e ottennero grandi successi su tutti i fronti dell'educazione socialista. Alla fine del periodo da noi preso in esame si era formata una nuova struttura di classe della società, costituita ormai dalla classe operaia, dai contadini cooperatori dagli intellettuali a essi strettamente collegati.
Gli operai e gli impiegati costituivano, nel 1960, più della metà della popolazione della Corea del Nord.
Nel Passe, trasformatosi in industriale-agricolo, le fondamenta del socialismo erano state gettate.
Un fattore esterno importante di questi successi fu la cooperazione che la Repubblica Democratica Popolare di Corea aveva trovato da parte degli altri paesi socialisti per la soluzione degli ardui problemi dell'edificazione socialista. Nella sua relazione al Comitato centrale del partito del lavoro del 23 febbraio 1959, Kim Il Sung dichiarò: "Nel corso della sua difficile lotta il popolo coreano ebbe modo di constatare quanto gli siano state preziose l'amicizia e la solidarietà dei popoli dei Paesi socialisti, e in primo luogo l'amicizia e la solidarietà dei popoli dell'Unione Sovietica. La storia del popolo coreano e la realtà coreana dimostrano con chiarezza la forza dell'internazionalismo proletario".
LA SITUAZIONE POLITICA ED ECONOMICA DELLA COREA DEL SUD DAL 1950 AL 1960
Diversa era stata la via di sviluppo della Corea meridionale.
Dopo la guerra del 1950-1953, la dipendenza della Corea meridionale dagli Stati Uniti era diventata ancora maggiore.
Il 1° ottobre 1953 era stato sottoscritto a Washington un trattato di "comune difesa" tra la "Repubblica di Corea" e gli Stati Uniti.
Secondo questo trattato agli Usa veniva riconosciuto il diritto di poter disporre per un certo tempo del territorio della Corea meridionale per la dislocazione delle loro forte armate. Furono anche firmati alcuni accordi economici con gli Usa, i quali non facevano che ribadire la posizione subordinata della Corea meridionale. Il governo di quest'ultima si vide costretto a prendere parte attiva all'attuazione della politica estera espansionistica degli Usa in Asia.
Dopo la firma dell'armistizio, Syngman Rhee prese tutta una serie di misure per rafforzare le proprie posizioni. Nel novembre 1954 fu deciso un ritocco alla Costituzione, grazie al quale i poteri del Parlamento e quelli del primo ministro venivano fortemente ridotti, mentre quelli del presidente venivano dilatati oltre misura. Il terrore contro le forze democratiche, grazie a nuove leggi repressive, si fece ancora più crudele.
La guerra aveva recato anche all'economia della Corea meridionale gravi danni, tanto più sensibili in quanto già prima essa stava attraversando momenti di crisi. La grave situazione era resa ancor più acuta dai resti del passato colonialista nelle strutture economiche e dalla rottura delle relazioni economiche con la Corea settentrionale.
L'aiuto degli Usa alla Corea meridionale consisteva nel risolvere non già i problemi economici, ma in primo luogo quelli militari.
Dei 180 milioni di dollari messi a disposizione del governo di Seul nel 1954, il 73,4 per cento era stato speso per i bisogni dell'esercito sudcoreano e solo il 3,5 per cento era stato impiegato per l'acquisto di attrezzature per il ripristino dell'industria. Il rimanente della somma era andata nell'acquisto di eccedenze di merci americane, molte delle quali pagate più care di quanto costassero sul mercato mondiale.
Un grande danno era stato causato all'economia nazionale anche dall'esportazione dalla Corea meridionale di materie prime strategiche e dalla sua accresciuta dipendenza dalle importazioni americane.
La Corea meridionale continuava a rimanere prevalentemente agricola.
L'industria partecipava solo con il 30 o 40 per cento alla produzione totale.
Verso la meta degli anni Cinquanta si fece sentire in modo sensibile un processo di concentrazione della produzione: il capitale stava facendo scomparire i piccoli operatori economici ed erodendo quelli medi.
Come se ciò non bastasse andavano sorgendo e rafforzandosi grandi società finanziarie e industriali. Le masse lavoratrici diventavano sempre più misere. Secondo dati dell'ottobre 1955 il salario medio mensile di un operaio era del 35 per cento inferiore al minimo vitale. Il numero dei disoccupati era raddoppiato rispetto al 1953 e aveva ormai raggiunto i due milioni. Inoltre esisteva un grande esercito di semioccupati.
I prezzi dei prodotti di prima necessità aumentavano costantemente. Nel 1956 la capacità d'acquisto dei lavoratori era ridotta della metà rispetto al 1948.
Da un terreno del genere non poteva non spuntare il malcontento. E la lotta di classe andava acutizzandosi nelle città.
Anche l'agricoltura della Corea meridionale era in preda alla decadenza e allo sfacelo. Le sollevazioni dei contadini non di rado sfociate in vere e proprie rivolte iniziate prima della guerra, continuarono anche dopo l'armistizio di Panmunjom. Nell'organizzazione delle lotte contadine ebbe una funzione importante la Lega contadina della Corea meridionale.
Le autorità rafforzarono le repressioni, prendendo contemporaneamente misure dirette all'indebolimento e alla disorganizzazione delle lotte contadine. Una di queste misure fu la legge di riforma agraria, approvata nel 1949, che prevedeva l'acquisto, per la creazione di un fondo statale, di parte delle terre lavorate di proprietà degli agrari.
Queste terre dovevano essere distribuite dal governo tra i contadini i quali, però, erano tenuti a pagarle con il 150 per cento del valore dei raccolti per un periodo di cinque anni. 950 mila contadini ricevettero dai 450 ai 470 mila ciombo di terra, mentre circa 130 mila ciombo rimasero nel fondo statale.
I circoli governativi della Corea meridionale avevano collegato la riforma alla soluzione di una serie di problemi economici, sociali e politici.
Nelle loro intenzioni essa avrebbe dovuto servire a estendere e consolidare il loro principale puntello nelle campagne, costituito dai contadini agiati. Grazie agli elevati prezzi di acquisto pagati dallo Stato gli agrari non subirono alcun danno.
La riforma, invece, contribuì allo sviluppo dei rapporti capitalistici nelle campagne. Poiché la Corea meridionale era cronicamente carente di 1,5-2 milioni di tonnellate di grano, con la riforma agraria si sperava anche di poter accrescere la produzione agricola.
La riforma, ultimata all'inizio del 1951, ebbe come conseguenza la scomparsa della grande proprietà terriera dei latifondisti assenteisti e la limitazione delle proprietà degli agrari medi e piccoli.
Nelle campagne riformate della Corea meridionale il sistema di rapporti agrari che dominava era quello della proprietà contadina. Il sistema delle affittanze era stato scalzato, benché, in una certa misura esso continuasse a esistere. Nel 1954 il 21 per cento delle aziende avevano ancora la terra in affitto.
La differenziazione sociale nelle campagne ebbe luogo lentamente, con la trasformazione del contadino prevalentemente in un povero e non già in operaio salariato. Il pagamento della terra ottenuta con la riforma caricò i contadini di un grave peso. La riforma ebbe l'effetto di rafforzare gli strati agiati delle campagne, le cui aziende erano aumentate del 32 per cento dal 1952 al 1955.
Ma ciò portò a una acutizzazione della lotta di classe nelle campagne. Nelle città e nelle campagne stava crescendo un movimento di massa per i diritti democratici e il miglioramento del tenore di vita.
I successi ottenuti dalla Corea del nord in tutti i settori della vita funsero da potente stimolo a questo movimento.
LA LOTTA DI LIBERAZIONE NELLA COREA MERIDIONALE
Come negli anni prebellici, i primi a muoversi furono gli operai.
Gli scioperanti avanzavano come rivendicazioni principali l'aumento dei salari e la riduzione della durata della giornata lavorativa, la conclusione di contratti collettivi, la libertà sindacale.
Secondo dati ufficiali sud-coreani le azioni operaie furono 44 nel 1954, 55 nel 1955 e 96 nel 1956.
Nei primi anni del dopoguerra erano continuati anche i movimenti contadini. Nel 1955 e 1956 si registrarono agitazioni contadine nelle province di Kunsan e Chunchon, alla periferia di Seul e altrove.
I contadini protestavano contro la confisca di terre arabili per destinarle a basi militari e a poligoni di tiro per le truppe americane e sud-coreane, contro gli ammassi obbligatori di prodotti agricoli.
Il fermento si fece strada anche negli ambienti della piccola borghesia e degli intellettuali, specialmente in quelli della gioventù studentesca. Gli studenti delle scuole professionali e medie si schierarono contro la militarizzazione degli istituti scolastici e contro la corruzione che fioriva nella Corea meridionale.
Si moltiplicavano le differenziazioni tra la borghesia nazionale, una parte considerevole della quale era malcontenta delle proprie condizioni e non vedeva di buon occhio la politica antinazionale degli uomini di Syngman Rhee.
Un certo tentennamento poteva essere rilevato anche nel campo delle forze governative.
La grande borghesia al potere, legata ai monopoli americani, si scontrava con l'opposizione dei gruppi borghesi che invece erano orientati in senso filo-giapponese.
Il partito governativo era quello liberale che, assieme alla grande borghesia, riuniva parte della media borghesia nazionale, attratta dalle sue parole d'ordine demagogiche.
Aspirava al potere anche il Partito nazional-democratico, borghese nazionalista, che nel 1955 cambiò il proprio nome in quello di Partito democratico. Anche questo aveva nelle sue file non pochi gruppi di borghesia orientata in senso patriottico, ma fuorviata. Questa particolarità gli consentì] di conseguire notevoli successi nelle elezioni presidenziali del 1954 e in quelle parlamentari del 1958. L'eminente esponente del Partito democratico Djang Myon fu eletto alla vicepresidenza.
A poco a poco il movimento della borghesia nazionale assunse il carattere di opposizione al governo. Il che si manifestò particolarmente alla metà degli anni Cinquanta con la costituzione di un partito, il Partito progressista, espressione del malcontento provocato della politica antinazionale delle autorità.
Ma l'opposizione si manifestava anche, sia pure in modo non conseguente, nelle esitazioni della borghesia.
I partiti nazionalisti erano uniti sulla piattaforma dell'anticomunismo.
Nel tentativo di battere l'opposizione, nel 1958 le autorità misero fuori legge il Partito progressista.
I suoi dirigenti, accusati di "violazione della legge sulla sicurezza dello Stato", furono arrestati e il capo del partito, Cio Bo Nam, che era stato candidato al posto di presidente, condannato alla pena di morte. Anche partiti di opposizione, nazionalisti borghesi, furono sottoposti alla repressione.
La crescita di stati d'animo contrari a Syngman Rhee tra la borghesia nazionale portò alla creazione del Partito del rinnovamento democratico.
Fecero la loro comparsa, e ben presto scesero sull'arena politica, anche altri partiti, che stavano a indicate le tante stratificazioni della borghesia, la sua disunione e la sua debolezza politica. Molti rappresentanti della borghesia nazionale erano passati dai disciolti partiti di opposizione al Partito democratico legale, condizionandone la condotta. I dirigenti del partito si orientarono sempre più verso i comizi e le manifestazioni.
Il 15 marzo 1960 in un clima di violenza e di brogli aperti si svolsero le elezioni del presidente e del suo vice.
Nello stesso giorno, nella città portuale di Masan avevano inizio manifestazioni di protesta, promosse dalla gioventù studentesca. Le autorità infierirono sui dimostranti, tra i quali si ebbero dei morti e dei feriti. Molti furono gli arrestati.
I risultati delle "elezioni" provocarono un'ondata di malcontento.
Syngman Rhee rimaneva presidente mentre il posto di vicepresidente veniva preso da Li Gibun, a lui molto vicino.
Il 16 e 17 marzo si svolsero a Seul manifestazioni di solidarietà con i patrioti di Masan. Manifestazioni di massa ebbero luogo anche a Pusan, Taegu, Kyongju e in altre città.
Il 19 aprile in una serie di città si svolsero nuove dimostrazioni contro Syngman Rhee alle quali presero parte più di 100 mila persone. Le dimostrazioni furono particolarmente imponenti a Seul. Gli studenti, che ne erano al centro, rivendicavano nuove elezioni del presidente e del vicepresidente. Essi occuparono la parte centrale di Seul , assediarono l'edificio in cui si trovavano la redazione del giornale "Seul Sinmun", uffici governativi e lo stato maggiore del Partito liberale. Contro i dimostranti furono mandati i carri armati.
Nella sola giornata del 19 aprile a Seul e nelle altre città si ebbero 130 morti e oltre 800 feriti.
Ma le agitazioni continuarono a estendersi, cominciando a far breccia anche nell'esercito. Molti soldati rifiutarono di sparare sui dimostranti e di obbedire agli ordini degli ufficiali.
In una seduta del Parlamento, convocata d'urgenza, fu adottato un provvedimento che, dichiarate invalidate le elezioni del 15 marzo e richieste le dimissioni di Syngman Rhee decideva di indire nuove elezioni.
Data la situazione creatasi, gli Stati Uniti furono costretti ad accettare la scomparsa dalla scene politica della loro creatura. Syngman Rhee, temendo l'ira popolare, riparò alle Hawaii.
La caduta di Syngman Rhee fu una grande victoria dei patrioti sud-coreani. Le forze democratiche della Corea meridionale non fecero niente per impadronirsi del potere; esse erano state indebolire dal lungo, feroce, periodo di terrore, dalle azioni repressive dirette alla disorganizzazione delle forze più avanzate del movimento di liberazione sud-coreano.
Numerosi operai erano stati vittime della repressione. La classe operaia non aveva un proprio partito e i suoi principali alleati, i contadini, erano in gran parte disorientati dalla riforma fondiaria. La forza fondamentale dei movimenti dell'aprile 1960 era costituita dai ceti medi urbani, dagli studenti, che non avevano un chiaro e positivo programma d'azione. Molti dei loro organizzatori erano vittime di stati d'animo anticomunisti.
Di tutto ciò approfittarono i circoli dirigenti.
Il 27 aprile 1960 il ministro sudcoreano degli Esteri, Ho Djong, dichiaro di aver assunto le funzione di capo di un "governo transitorio".
Costretto a tener conto della situazione che si era venuta determinando, il suo governo cercò di presentarsi come assertore degli ordinamenti democratici, dichiarando di mettersi al lavoro per il risanamento dell'apparato dello Stato. Dalla polizia furono allontanati alcuni tra i più compromessi uomini di Syngman Rhee, alcuni furono anche arrestati. Nel giugno il Parlamento apportò nuove modifiche alla Costituzione.
A seguito delle elezioni parlamentari del 29 luglio 1960 la maggioranza andò al Partito democratico. Presidente divenne Djang Mvon.
Nell'ottobre venne proclamata la costituzione della Seconda repubblica e fu promessa la creazione di uno "Stato prospero per tutti".
La caduta della dittatura di Syngman Rhee non portò alla eliminazione del regime reazionario sudcoreano.
Continuava a monopolizzare il potere la grande borghesia, strettamente legata all'imperialismo statunitense.
Tuttavia con la loro eroica lotta le masse popolari avevano conquistato alcune libertà politiche, invero assai limitate: la libertà di costituire proprie organizzazioni politiche e sindacali, libertà di manifestare, libertà di riunione e di stampa.
LA LOTTA PER LA RIUNIFICAZIONE PACIFICA DELLA COREA
Pur dirigendo l'edificazione del socialismo nella Corea del nord, il partito del lavoro e il governo della Repubblica Democratica Popolare di Corea continuarono la loro lotta per la riunificazione pacifica del Paese.
L'Assemblea nazionale nord-coreana si rivolse più volte all'Assemblea nazionale e all'opinione pubblica della Corea meridionale con proposte costruttive per allacciare legami tra nord e sud.
Nei documenti del III congresso del Partito del lavoro dell'aprile 1956, erano stati formulati i principi fondamentali sui quali avrebbe potuto realizzarsi la riunificazione pacifica del paese: soluzione del problema coreano sulla base di principi democratici, conformemente alla volontà popolare; formazione di un unico governo coreano sulla base di elezioni da svolgersi in tutto il Paese; allacciamento di rapporti economici e culturali tra nord e sud; creazione di un fronte unico di tutte le forze patriottiche del Paese; convocazione di una conferenza internazionale di tutti gli Stati interessati alla soluzione del problema coreano, con la partecipazione dei rappresentanti delle due parti della Corea.
Guidato da questi principi, il governo della Rdpc prese una serie di misure intese a ridurre la tensione nei rapporti fra il nord e il sud del paese, tra cui la riduzione di 80 mila unità delle proprie forze armate.
Nel novembre 1960 l'Assemblea nazionale della Repubblica Democratica Popolare di Corea propose, quale fase transitoria della riunificazione pacifica del paese, la formazione, con le sue parti, di una confederazione nella quale ciascuna avrebbe temporaneamente conservato il proprio sistema politico e l'assoluta indipendenza del rispettivo governo. Nell'eventualità che le autorità sud-coreane declinassero questa proposta ne era stata formulata un'altra: la formazione di un comitato economico, con rappresentanti del nord e del sud, con il compito di avviare una collaborazione economica tra le due parti del paese.
La Repubblica Democratica Popolare di Corea si diceva anche disposta ad aiutare economicamente la Corea meridionale.
Ma queste proposte furono respinte dalle autorità sud-coreane.
Il Partito del lavoro e il governo nord-coreani continuarono tenacemente la loro azione per la pace e per l'unità nazionale.
I Paesi della comunità socialista continuarono a sostenere instancabilmente e coerentemente il popolo coreano e a tutelarne gli interessi nell'arena internazionale.
Accademia delle Scienza dell'URSS | Storia Universale, Vol. 13, cap. III, Teti editore
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La repubblica democratica popolare di Corea (II)
L'EDIFICAZIONE INTEGRALE DEL SOCIALISMO IN COREA
Gli anni 60 furono per la Repubblica Democratica Popolare di Corea (Rdpc) il periodo dell'edificazione integrale del socialismo e, innanzitutto della creazione delle basi materiali e tecniche.
Il IV congresso del Partito dei lavoratori di Corea (Plc) tenuto nel settembre del 1961 tirò le somme del piano di sviluppo quinquennale (1957-1961), definì gli obiettivi del piano settennale (1961-1967) e i metodi di lotta per l'unificazione pacifica della Corea.
L'obiettivo fondamentale posto dal piano settennale consisteva nel trasformare il paese in uno Stato socialista industrializzato con una industria moderna e un'agricoltura evoluta e nell'elevare il tenore di vita materiale e spirituale della popolazione.
Il congresso esortò il partito e i lavoratori della repubblica a consolidare i legami di amicizia e collaborazione con i paesi socialisti fratelli.
Nel rapporto del Cc del partito si sottolineava che l'edificazione del comunismo nell'Unione Sovietica avrebbe favorito il rafforzamento della potenza di tutti i paesi socialisti e che il popolo sovietico che aveva liberato il popolo di Corea e ne era il più fedele amico, ogni volta che se ne fosse presentata la necessità avrebbe dato il suo aiuto per superare difficoltà e ostacoli.
Nella Rdpc venne intensificata la lotta per l'attuazione del piano e la campagna di emulazione socialista che coinvolse tutti i ceti della popolazione e trovò espressione nel movimento "Ciollim" che era già stato fondato negli anni 50.
Le misure elaborate dal partito prevedevano l'intensificazione del lavoro politico tra le masse, l'avvicinamento alla produzione di tutti gli anelli dell'apparato dello Stato e del partito.
In armonia con il nuovo sistema, attuato per la prima volta nello stabilimento elettromeccanico di Tanchon nel 1962, fu abolita la carica di direttore dell'impresa e, quale organo direttivo supremo, ne assunse le funzioni il Comitato di partito. Nei documenti del Plc si affermò che questo sistema avrebbe rafforzato il ruolo dirigente del partito.
Mentre elemento determinante nello sviluppo della società coreana fu sicuramente l'intensa attività lavorativa delle masse, guidate dal partito, diretta all'attuazione del piano di sviluppo economico; nell'attività internazionale il fattore decisivo, quello cioè che garantì il persistere delle condizioni di pace, fu come per il passato la collaborazione con i paesi socialisti fratelli e il loro aiuto disinteressato.
Assunse un significato particolare l'accordo di amicizia, collaborazione e aiuto reciproco firmato nel luglio del 1961 tra l'URSS e la Repubblica Democratica Popolare di Corea.
L'accordo offriva nuove opportunità di collaborazione tra i due paesi, garantiva la difesa delle conquiste del popolo coreano, era diretto ad assicurare la pace nella penisola coreana e in tutto l'Estremo Oriente. Nello spirito di questo accordo si giunse alla firma di una convenzione che prevedeva il contributo dell'URSS alla realizzazione di importanti insediamenti industriali.
Tenendo fermo l'obiettivo dello sviluppo preferenziale dell'industria pesante, pur in presenza di un rapido progresso nell'industria leggera e nell'agricoltura, il partito e il governo della Rdpc nei primi anni del piano (1961-1964) rivolsero un'attenzione particolare all'incremento della produzione dei beni di consumo. Questi aumentarono in tale periodo dell'86 per cento, mentre la produzione di mezzi di produzione aumentarono del 62 per cento.
L'imperialismo degli Stati Uniti e gli ambienti reazionari della Corea del Sud operavano intanto per un aumento della tensione nella penisola, intensificando le provocazioni militari.
In queste condizioni la dirigenza dello Stato fu quindi costretta a rivolgere particolare attenzione al rafforzamento alle necessità della difesa e ne derivarono certe difficoltà nell'edificazione del socialismo.
La conferenza del Partito dei lavoratori di Corea tenuta nell'ottobre del 1966, tenendo conto della linea politica che prevedeva una edificazione parallela delle strutture economiche e di quelle difensive, decise di ridurre a tre anni il piano settennale di sviluppo.
Nella seconda metà degli anni 60 l'industria pesante si sviluppò con ritmi serratissimi.
Furono costruite nuove fabbriche e ricostruite quelle già esistenti. Il 60 per cento degli investimenti furono diretti verso l'industria e in particolare verso l'industria pesante.
Venne contemporaneamente rafforzata anche la base dell'industria leggera.
Per aumentare la produzione dei beni di consumo venne incrementata la produzione delle imprese più grandi e centralizzate, furono facilitate le condizioni per lo sviluppo delle industrie di rilievo locale, furono realizzate fabbriche di medie e piccole dimensioni.
Nel periodo in esame, come negli anni precedenti, molte imprese, di importanza rilevante ai fini della realizzazione della base materiale e tecnica del socialismo in Corea, furono costruite con la collaborazione tecnica dell'URSS e degli altri paesi socialisti.
Nel 1967 venne creata una commissione intergovernativa di consultazione sui problemi economici, tecnici e scientifici.
Successivamente furono istituite commissioni bilaterali dello stesso tipo tra la Corea e tutti gli altri paesi membri del Comecon e la Jugoslavia.
Negli anni 60 la produzione industriale della Rdpc crebbe di 3,3 volte rispetto al decennio precedente. L'incremento medio annuo della produzione industriale fu pari al 12,8 per cento.
Il periodo 1961-1970 fu anche dedicato alla ricostruzione dell'agricoltura.
Lo sviluppo industriale esercitò notevole influenza su questo processo. Venne attuato con successo il piano di irrigazione, fu portata a termine l'opera diretta a completare i sistemi irrigui dei campi coltivati a riso. Nel 1970 la superficie complessiva dei terreni irrigui era pari a 700 mila ettari, cioè un terzo della superficie coltivabile.
Nel periodo in esame aumentò in misura consistente la meccanizzazione dell'agricoltura, il numero dei centri di raccolta delle macchine agricole fu raddoppiato. Il parco trattori crebbe nel 1961-1969 di 3,3 volte, il parco automezzi da trasporto aumentò di 6,4 volte. Furono portati a termine anche gli altri piani di ricostruzione tecnica delle campagne. Fu sostanzialmente completata l'elettrificazione.
Per effetto dello sviluppo dell'industria chimica l'approvvigionamento di concimi minerali nel 1961-1970 crebbe di 3,2 volte.
La ricostruzione tecnica dell'agricoltura richiedeva quadri qualificati e le città inviarono nelle campagne folte schiere di specialisti preparati negli istituti di studi medi e superiori. Nel 1970 nelle campagne operavano 150 mila agronomi, agrotecnici e meccanizzatori, in numero pari cioè a nove volte quello esistente nel 1960. Lo sviluppo dell'agricoltura, così come quello dell'industria fu messo in rapporto con la necessità di superare certe difficoltà.
Il governo decise provvedimenti per il consolidamento organizzativo ed economico delle cooperative.
Nel marzo del 1964 fu approvata la legge sulle cooperative agricole sulla base della quale tutte le infrastrutture del settore produttivo così come quelle del settore dei servizi e dell'istruzione furono realizzate a spese del bilancio dello Stato Nell'aprile del 1966 il governo decise di abolire la corresponsione delle imposte in natura poste a carico dell'agricoltura. Contemporaneamente fu annullato l'indebitamento delle cooperative nei confronti dello Stato.
Negli anni '60 aumentò il benessere della popolazione. Il reddito nazionale aumentò di più del doppio.
Nell'agosto del 1970 furono i aumentati i salari degli operai e degli impiegati in media del 31,5 per cento. Aumentarono anche i fondi per i consumi.
La Rdpc ottenne notevoli successi nel Campo dell'istruzione.
Nel 1970 la Corea del Nord disponeva di 500 mila tra ingegneri, tecnici e altri specialisti. Il numero degli istituti superiori di istruzione nel periodo 1961-1970 aumentò da 78 a 129. Complessivamente circa un quarto della popolazione riceveva un'istruzione gratuita nei vari tipi di istituti di istruzione.
Importanti progressi furono ottenuti nel settore scientifico.
Un valore di eccezionale rilievo assunse la collaborazione tra la Repubblica Democratica Popolare di Corea e l'URSS nel settore scientifico e tecnico; analoga collaborazione venne instaurata con gli altri paesi socialisti.
Nel 1969 venne sottoscritto un accordo di collaborazione scientifica e tecnica tra l'Accademia delle scienze della Corea del Nord e l'URSS per un periodo di venti anni.
Nel processo di sviluppo dell'industria, nell'attuazione dell'opera di ricostruzione dell'agricoltura e per effetto della rivoluzione culturale si rafforzò l'alleanza tra la classe operaia e i contadini; un ruolo essenziale nell'instaurazione di questo rapporto fu svolto dall'alleanza tra la classe operaia e il Partito dei lavoratori che fu alla base dell'ordinamento democratico popolare.
Nel novembre del 1970 si svolse il V congresso del Partito dei lavoratori.
Furono tirate le somme dell'opera di attuazione del programma di edificazione socialista elaborato nel corso del congresso precedente.
Nel rapporto presentato dal segretario generale Kim Il Sung si sottolineava che risultato di eccezionale importanza dell'attività del partito nel periodo intercorso tra il IV e il V congresso era stata la risoluzione dei problemi connessi con l'industrializzazione socialista.
Il Partito dei lavoratori di Corea e il governo della Rdpc continuarono a perseguire con costanza la linea politica che preconizzava l'unificazione pacifica della Corea. Nell'estate del 1962 l'Assemblea popolare suprema rivolse al popolo della Corea un appello che conteneva proposte costruttive dirette a eliminare la tensione nella penisola: organizzare un incontro tra i rappresentanti della Corea del Sud e della Corea del Nord per discutere i problemi dell'unificazione; ridurre la consistenza delle forze armate nella Corea del Nord e in quella del Sud dopo l'allontanamento delle truppe americane dalla Corea del Sud; sottoscrivere un accordo che prevedesse il rifiuto di ricorrere alla forza delle armi.
Analoghe proposte furono avanzate dalla Rdpc negli anni successivi. Esse prevedevano anche scambi economici e culturali tra il Nord e il Sud. Furono nuovamente riproposte le idee relative alla creazione di una confederazione che lasciasse intatti gli ordinamenti esistenti nel sud e nel nord del paese e creasse la condizione per poter successivamente procedere a elezioni su tutto il territorio nazionale, dopo un'adeguata preparazione; queste elezioni, libere e democratiche, avrebbero poi permesso la creazione (in assenza di interferenze estranee) di un governo unitario centralizzato.
Ma il governo di Seul respinse ogni volta queste proposte.
Gli anni '60 furono una fase decisiva nello sviluppo della Repubblica Democratica Popolare di Corea.
L'opera piena di abnegazione delle masse popolari dirette dal Partito dei lavoratori della Corea, l'aiuto e il sostegno dell'Unione Sovietica e degli altri paesi socialisti consentirono che il paese si trasformasse in uno Stato socialista industrializzato.
Fattore fondamentale dello sviluppo progressivo della Rdpc in questo periodo fu l'aver assicurato condizioni di pace nella penisola in una situazione internazionale caratterizzata da una crescita dell'influenza del socialismo.
LA SITUAZIONE NELLA COREA DEL SUD
Per la Corea del Sud gli anni '60 furono un periodo di ulteriore sviluppo capitalistico, accompagnato da un aggravarsi dello sfruttamento neocolonialista da parte dell'imperialismo statunitense e dalla penetrazione dei monopoli giapponesi.
La proclamazione, avvenuta nell'ottobre del 1960, della seconda repubblica a la promessa fatta dal Partito democratico giunto al potere di creare "Lo Stato del benessere generalizzato" non riuscirono a mutare la situazione.
Al potere restavano le forze orientate verso l'imperialismo USA sul quale facevano leva.
Nello stesso tempo la conquista da parte delle masse popolari di certi diritti democratici, nel corso della lotta politica culminata nel 1960 (il diritto alla creazione di organizzazione politiche e professionali, il diritto di riunione e di dimostrazione eccetera), favorirono una certa intensificazione dell'azione delle masse, la crescita della loro autocoscienza, una maggiore partecipazione alla vita sociale.
Una manifestazione di questo attivismo fu la nascita dei partiti politici. I partiti, piccoli-borghesi per la loro composizione, socialisti, socialisti di massa eccetera, formatisi alla fine del 1960 avanzarono la richiesta dell'unificazione del paese, che rispondeva alle esigenze di vasti ceti della popolazione della Corea del Sud. Le masse lavoratrici apparivano sempre più convinte del fatto che il Partito democratico, una organizzazione politica di destra, e i leader della seconda repubblica non avevano intenzione di prendere provvedimenti in tale direzione, che le promesse di migliorare le condizioni di vita, di liquidare la disoccupazione e sradicare la corruzione non sarebbero state mantenute. Si andò intanto aggravando la lotta all'interno dei gruppi di potere dei partiti di destra.
Nell'ottobre-novembre 1960 furono gli studenti di Seul a manifestare perché venisse smascherata la politica antipopolare del governo. Queste manifestazioni assunsero anche un indirizzo antiamericano.
Nel 1961, in febbraio, più di tremila operai occupati nelle basi militari statunitensi dislocate nella Corea del Sud organizzarono una manifestazione davanti all'ambasciata americana a Seul in segno di protesta contro il comportamento dei militari USA che offendeva la dignità nazionale dei coreani.
Negli interventi dei diversi ceti della popolazione della Corea del Sud risuonava con sempre maggior forza la richiesta dell'unificazione pacifica del paese, dell'istituzione di collegamenti con il Nord.
Nel corso di una manifestazione, il 19 aprile 1961, i circa centomila partecipanti approvarono una dichiarazione nella quale veniva rilevata l'indisponibilità del governo a risolvere i problemi nazionali, a garantire gli interessi vitali della popolazione.
Alla lotta per la riunificazione del paese partecipò attivamente la classe operaia, anche se guidata da gruppi borghesi e nazionalisti.
La disoccupazione e l'inflazione assunsero caratteri molto aspri. La pressione fiscale si faceva sempre più pressante.
Gli operai chiedevano l'aumento dei salari, la giornata lavorativa di otto ore, il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Si intensificarono gli scioperi. In molti casi le richieste degli scioperanti furono accolte totalmente o in parte, ma complessivamente la situazione dei lavoratori delle città e della campagna restarono critiche.
I dirigenti della seconda repubblica di fatto continuarono a perseguire il vecchio indirizzo di politica estera, rifiutandosi di riconoscere la Repubblica Democratica Popolare di Corea, ma nelle condizioni create dall'intensificarsi della lotta per l'unificazione del paese furono costretti a un certo allentamento della tensione.
Il governo promise di ridurre le spese militari e la consistenza numerica dell'esercito. Ma questa misura non poteva essere accettata dai circoli reazionari della Corea del Sud e dagli imperialisti USA i quali erano preoccupati di questo intensificarsi dell'attivismo delle masse e dei lavoratori.
Nella notte tra il 15 e il 16 maggio del 1961 si verificò nella Corea del Sud un colpo di Stato militare. Organizzatori del colpo risultarono le forze reazionarie della Corea del Sud e i loro protettori americani. Si impossessarono del potere i militari capeggiati dal generate Park Chunghee, un esponente dell'ala più reazionaria all'interno delle forze armate, che si era andato preparando all'impresa addestrandosi nell'esercito giapponese e in quello americano. La dirigenza della seconda repubblica non oppose alcuna resistenza ai congiurati. Il presidente Hun Boson risultò addirittura implicato direttamente nel colpo di Stato.
Il governo degli Stati Uniti ad appena quattro giorni dalla data del colpo di Stato riconosceva ufficialmente il nuovo regime. I militari golpisti, lanciata la parole d'ordine della lotta al comunismo, liquidarono le già limitate libertà borghesi. Fu imposto lo stato di guerra, fu sciolta l'Assemblea nazionale, furono messi al bando tutti i partiti politici e ogni altro tipo di organizzazione sociale; furono vietati i comizi e le dimostrazioni.
Circa 20 mila persone che si erano battute per l'unificazione del paese furono imprigionate.
I militari al potere, oltre che al terrore, fecero largamente ricorso alla demagogia sociale.
Nell'ottobre del 1963 ci furono le "elezioni" presidenziali. Risulto eletto Park Chunghee.
In novembre fu "eletta" l'Assemblea nazionale e in dicembre fu proclamata la terza repubblica. Cominciò a operare un governo di civili. Cambiò la forma di governo ma al potere restava la grossa borghesia che si appoggiava al capitale straniero.
Il nuovo regime non poté comunque dare soluzione alle contraddizioni socio-economiche e politiche della società sud-coreana.
Nel 1964 più di 200 mila operai partecipavano a conflitti sociali e di lavoro. A Seul e nelle altre città ci furono manifestazioni antigovernative.
Il 3 giugno 1964 i dimostranti chiesero le dimissioni di Park Chunghee.
Nel tentativo di rafforzare le proprie posizioni e di indebolire l'opposizione interna gli esponenti del governo intensificarono la loro attività in campo internazionale.
Nel maggio-giugno del 1965 furono sottoscritti documenti che aprivano la strada a un avvicinamento tra la Corea del Sud e il Giappone. Secondo il documento "sui rapporti fondamentali" Tokio riconosceva il regime di Seul quale "unico governo legale esistente nella penisola di Corea".
Il Giappone offriva alla Corea del Sud consistenti sussidi e crediti. Gli Stati Uniti, con l'aiuto del Giappone e di altri paesi capitalisti, favorirono il consolidamento del sistema capitalistico nella Corea del Sud e l'ammodernamento della sua economia. Si intensificò il flusso di valuta e di capitale straniero verso la Corea del Sud.
Nel 1958-1969 la quota dell'industria rispetto al prodotto globale della Corea del Sud aumentava dal 13,8 al 26,3 per cento.
Il settore industriale subì anche alcune trasformazioni: alla base dell'industria di trasformazione restarono quella tessile e quella alimentare mentre restavano in posizione arretrata l'industria meccanica e metallurgica.
Si fece più intenso il processo di concentrazione della produzione e del capitale. Nacquero grosse corporazioni finanziarie e industriali che manifestarono la tendenza a trasformarsi in monopoli.
L'economia della Corea del Sud si sviluppava "a credito": nel 1969 il debito con l'estero ammontava a circa 2 miliardi di dollari.
Nelle campagne continuò a svilupparsi il processo evolutivo capitalistico ma la situazione dei contadini non ne trasse pressoché alcun vantaggio.
Nel 1967 il 67,5 per cento dei contadini lavorava un appezzamento grande meno di un ettaro. Continuò a crescere il proletariato contadino. Le forze produttive delle campagne restavano arretrate.
La parziale stabilizzazione del regime sud-coreano, l'aiuto che l'imperialismo fu costretto a dare all'economia della Corea del Sud nelle condizioni create dalla competizione tra i due sistemi sociali esistenti nella penisola, la politica del terrore attuata dalle autorità di Seul associata a quella demagogica-nazionalista in campo sociale, tutti questi elementi non riuscirono a indebolire la forza delle contraddizioni sia nelle città sia nelle campagne anche se ebbero un effetto frenante sull'intensità della lotta popolare.
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