www.resistenze.org - pensiero resistente - transizione - analisi e prospettive - 30-03-15 - n. 537

Lezioni di socialismo del XX secolo

Marxism-Leninism Today | mltoday.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Intervista a Thomas Kenny, coautore insieme con Roger Keeran di "Socialism Betrayed: Behind the Collapse of the Soviet Union, 1917-1991" (Socialismo tradito: dietro al crollo dell'Unione Sovietica, 1917-1991). Questa intervista è apparsa sul sito web irlandese, www.politicaleconomy.ie

Data l'instabilità e l'anarchia che abbiamo conosciuto e che continuiamo a vedere nel sistema capitalistico di mercato, quali ritiene siano i meriti di un sistema economico pianificato?

Premetto che può esistere
un sistema pianificato nel suo complesso solo quando, dopo la rivoluzione socialista, viene cambiato il carattere di classe dello Stato e quando un partito rivoluzionario della classe operaia getta le basi per la direzione della politica.

Il capitalismo a volte afferma di "pianificare". Ma il capitalismo monopolistico di Stato, attuale forma del capitalismo, non deve disturbare i privilegi del monopolio privato. Pertanto non può pianificare in modo completo tranne che, in qualche misura, nelle situazioni di emergenza in tempo di guerra, quando il capitale privato è disponibile a cedere alcuni poteri allo Stato capitalista.

Il XX secolo rappresenta una buona base di confronto. Il sistema del socialismo basato sul dominio della classe operaia, sulla proprietà collettiva o di Stato e sulla pianificazione statale si è rivelato di notevole successo rispetto al capitalismo.

Le generazioni più giovani hanno bisogno di ascoltare questa verità. Il sistema socialista si è dimostrato capace di fornire una crescita economica rapida e sostenuta per più di sei decenni, ha raggiunto ragguardevoli innovazioni tecniche e scientifiche, ottenuto benefici economici e sociali senza precedenti per tutti i suoi cittadini, il tutto dovendosi nel contempo difendere dall'invasione e da altre forme di pressione militare, combattendo contro la sovversione, il sabotaggio e le minacce, offrendo aiuto economico, assistenza tecnica e protezione militare alle altre nazioni in lotta per l'indipendenza e il socialismo.

Consideriamo il socialismo in relazione ai mali dell'economia capitalistica statunitense, quella cioè che conosco meglio. Per più di un secolo, l'economia degli Stati Uniti è stata dominata da monopoli giganteschi. Il processo di monopolizzazione cresce in forme sempre più estreme. La potenza mondiale dominante dal 1945, l'imperialismo Usa, è ora in uno stato di guerra permanente globale. L'esercito statunitense agisce in decine di paesi. Secondo alcuni conteggi, le basi militari statunitensi d'oltremare sono all'incirca un migliaio, con stanziamenti annui di 600 miliardi di dollari.

Il ciclo economico del capitalismo, fatto di espansioni e frenate, è divenuto più violento negli ultimi decenni. La ripresa dal crollo del 2008 è ancora debole e incerta negli Stati Uniti. L'esportazione illimitata di capitali e di posti di lavoro ha de-industrializzato molte zone industriali, con la conseguenza che la buona occupazione, tutelata sindacalmente, nel settore manifatturiero è stata sostituita dall'occupazione a basso salario
nel settore terziario, impiegando spesso immigrati privi di documenti. Accanto vi è una favolosa ricchezza, posseduta da un decimo di quell'1%. I senzatetto sono milioni.

Preoccupanti sono le caratteristiche politiche che derivano da queste realtà economiche: una tendenza alla limitazione della democrazia (borghese), ad esempio la decisione della Corte suprema di cancellare tutte le restrizioni sulle donazioni delle corporation alle campagne elettorali, oppure la campagna del Partito Repubblicano volta a ridurre il Voting Rights Act [legge che ha permesso alla popolazione nera di votare, ndt]. C'è la crescente paralisi del Congresso, istituzione che sembra d'accordo solo nell'autorizzare sgravi fiscali per le grandi imprese, nel finanziare nuove guerre, sforzandosi di rendere il sistema fiscale più regressivo.

Il razzismo è un vecchio male degli Stati Uniti. Crea super-profitti di monopolio grazie agli alti tassi di disoccupazione e ai bassi salari della maggior parte dei lavoratori neri. Oggi, si esprime ancora nella violenza poliziesca nelle aree urbane abitate dalla popolazione nera e nell'incarcerazione di massa della sua gioventù.

La legge leninista dello sviluppo ineguale agisce su molti livelli. Vaste regioni del sud e dell'ovest degli Stati Uniti, in gran parte non sindacalizzate, ospitano le forme più arretrate di credo politico e religioso. I rappresentanti politici di queste regioni sono ormai dominanti al Congresso. Abbiamo una cultura malata, con la follia delle armi ed i conseguenti e frequenti omicidi di massa di innocenti. La lobby delle armi blocca da sempre le riforme.

C'è il trattamento brutale degli immigrati privi di documenti. L'attuale amministrazione li deporta in scala maggiore di quanto faceva l'amministrazione Bush. La vantata "riforma" dell'assistenza sanitaria del 2010 è stata scritta dalle assicurazioni private. Abbiamo mass media corporativi degradati ad un insensato "info-tainment" [gioco di parole per definire l'informazione-spettacolo, ndt], che escludono le voci dissenzienti.

Abbiamo un sistema di "giustizia" che agisce palesemente lungo il solco dei criteri di classe e razziali. Torture a Guantanamo, ad Abu Ghraib e deportazioni nelle "black site" [prigioni segrete]? Nessuno va in prigione, tranne alcuni caporali. Un'aggressione contro l'Iraq sulla base di una grande menzogna da parte di alti funzionari Usa? Nessuno va in prigione. Un piano di salvataggio da migliaia di miliardi di dollari per le banche le cui pratiche illecite e fraudolente sono state la causa immediata del crollo del 2008? Nessuno va in prigione. La National Security Agency (Nsa) spia in segreto tutto il mondo? Nessuno va in prigione. Inquinamento dell'ambiente al punto di innescare il cambiamento climatico? Nessuno va in prigione.

La superiorità di un'economia socialista dovrebbe essere discussa concretamente. Si pensi al principale paese socialista per gran parte del XX secolo, l'Unione Sovietica. Nel bel libro di Bahman Azad "Heroic Struggle, Bitter Defeat Factors Contributing to the Dismantling of the Socialist State in the Soviet Union, 2000" [L'eroica lotta, i fattori dell'amara sconfitta che hanno contribuito allo smantellamento dello Stato socialista in Unione Sovietica], vengono riassunte le sue conquiste.

Nei primi due piani quinquennali, la produzione industriale è cresciuta ad un tasso medio annuo del 11 %. Dal 1928 al 1940, il settore industriale è cresciuto passando dal 28 al 45 % dell'intera economia. Tra il 1928 e il 1937, la quota della produzione pesante sul totale della produzione manifatturiera è cresciuta dal 31 al 63 %.

Il tasso di analfabetismo è sceso dal 56 al 20 %. Il numero di diplomati nei licei, negli istituti tecnici e nelle università è cresciuto notevolmente. Inoltre, in questo periodo, lo Stato ha iniziato a fornire istruzione gratuita, servizi sanitari gratuiti e la previdenza sociale e dopo il 1936 ha destinato sussidi alle ragazze madri e alle madri con molti bambini. Questi risultati, nota Azad, erano "impressionanti e senza precedenti nella storia".

Tra il 1941 e il 1953, l'Unione Sovietica ha sconfitto la Germania fascista e ha portato a termine la ricostruzione dopo le devastazioni della guerra. Nel 1948, la produzione industriale complessiva superava quella del 1940 e nel 1952 la superava di due volte e mezza. Lo sviluppo dell'Unione Sovietica ha costretto l'Occidente imperialista allo stallo della Guerra fredda.

Ma a quale costo, umano e ambientale, si è pervenuti a quel tipo di crescita?

Certo, i problemi esistevano, in particolare quelli relativi ad una acuta insufficienza agricola e anche i risultati raggiunti, realizzati in condizioni di accerchiamento ostile, esigevano un certo costo in termini di vite, di standard di vita, di democrazia socialista e di direzione collettiva, ma i risultati si presentarono comunque.

Il social-riformisti amano deridere l'espressione "socialismo realmente esistente", termine che gli scrittori sovietici usavano spesso. Il riformismo di solito mette la frase tra virgolette, trattandola con disprezzo. Così facendo, rivelano i propri limiti politici. Preferiscono discutere di socialismo come ideale immaginato, non su ciò che realmente si è sviluppato nella dura realtà della lotta di classe del XX secolo, con tutte le sue contraddizioni.

Il socialismo del XX secolo è sorto nel mezzo delle circostanze storiche più difficili. Quali erano queste circostanze? La guerra imperialista, la guerra civile, l'invasione, il blocco, la corsa agli armamenti, la sovversione, la necessità di cominciare la costruzione del socialismo partendo da un basso livello di sviluppo.

Chi o che cosa ha imposto tali circostanze? L'imperialismo ha imposto il costo, ha creato l'emergenza, la scelta fra una industrializzazione a rotta di collo o la sconfitta.

Le deformità e le distorsioni esistenti nel socialismo del XX secolo sono dovute all'attacco imperialista contro i nuovi Stati rivoluzionari e non all'intrinseca natura del socialismo. Non posso dimostrarlo indicando un esempio storico, perché non abbiamo (ancora) un esempio di rivoluzione socialista che abbia avuto un parto facile e un'infanzia senza conflitti.

Ma possiamo trovare altre dimostrazioni, prove indirette della veridicità di questo punto. Per quanto riguarda un tipo di costi umani, consideriamo la repressione che ebbe luogo alla fine degli anni 1930. Mi piace la puntualizzazione fatta da Hans Heinz Holz secondo cui "gli aspetti dispotici del socialismo sovietico si sono verificati nel periodo del suo accerchiamento". Alla fine gli anni 1930, non era un'immaginazione dei dirigenti sovietici la minaccia delle quinte colonne filo-fasciste, che stavano arrivando al potere in un paese dopo l'altro, finanziate e orchestrate dall'imperialismo tedesco. Austria 1934; Spagna 1936-1939 e molti altri luoghi. Si rendevano quindi necessarie rigide contromisure.

Un altro esempio è la collettivizzazione forzata che ebbe luogo dopo il 1929. La sua velocità è stata dettata dalla necessità di accelerare l'industrializzazione. L'industrializzazione sarebbe stata ripagata da una efficienza agricola accresciuta. I dirigenti sovietici avrebbero preferito collettivizzare lentamente, con la persuasione e l'esempio, proprio come si diceva all'epoca. Non ebbero però il lusso di un ritmo lento.

Ricordo che, dopo il 1989, i giornalisti occidentali in giro per l'Europa orientale si dilettavano nel sottolineare la controversa questione ambientale, per esempio, della Rdt. Ma anche qui valgono le stesse considerazioni. Sotto pressione, i pianificatori economici di Berlino Est andarono al risparmio riguardo la tutela ambientale. Non c'era una ragione attinente al profitto capitalistico privato a spingere le imprese socialiste a inquinare. Quando non si trovavano sotto pressione esterna, gli Stati socialisti presentavano dati ambientali superbi.

Gli apologeti del capitalismo sostengono che, qualunque siano gli altri difetti, il capitalismo è più "democratico". Sciocchezze. Se con la parola "democrazia" si intende il potere delle persone che lavorano, allora l'Unione Sovietica aveva caratteristiche democratiche che superavano ogni società capitalistica. Lo Stato sovietico aveva una maggiore percentuale di lavoratori coinvolti nel Partito e nel governo di quanto capitava ai partiti e governi dei paesi capitalisti.

Il grado di uguaglianza di reddito, il grado di istruzione gratuita, sanità e altri servizi sociali, le garanzie di occupazione, l'età di pensionamento, la mancanza di inflazione, i sussidi per la casa, il cibo e gli altri bisogni essenziali e così via, hanno reso evidente che si trattava di una società che funzionava in base agli interessi di classe dei lavoratori. Gli sforzi epici per costruire l'industria e l'agricoltura socialiste e per difendere il paese durante la Seconda guerra mondiale non sarebbero stati possibili senza una attiva partecipazione popolare. Trentacinque milioni di persone sono state coinvolte nei soviet (consigli).

I sindacati sovietici avevano poteri che travalicavano quelli abituali, come gli obiettivi della produzione, i licenziamenti e le loro scuole e centri vacanze che pochi (se esistono) sindacati dei paesi capitalistici potevano pretendere. A meno che non ci sia un'enorme pressione dal basso, gli Stati capitalisti non mettono mai in discussione la proprietà aziendale. I sostenitori della superiorità della democrazia occidentale ignorano lo sfruttamento di classe, si concentrano sul processo e non sulla sostanza e danno merito al capitale per la democrazia capitalista, non ai suoi veri difensori e promotori, la moderna classe operaia. Confrontano i risultati della democrazia capitalista al suo passato, ma in modo asimmetrico, confrontano i risultati della democrazia socialista con un ideale immaginato.

Rapporti simili potrebbero essere fatti rispetto ad altri paesi socialisti. Cuba, Cina, Corea del Nord, Vietnam, Laos. Condizioni nazionali specifiche (isolamento, blocco, partizione, invasione) hanno colpito ciascuno di loro, rallentando o distorcendone lo sviluppo. In ogni paese, l'equilibrio tra settore pianificato e non pianificato è stato diverso nelle differenti fasi di sviluppo.

In che cosa consisteva l'approccio economico pianificato socialista in Unione Sovietica? Come funzionava e quali erano le sue caratteristiche?

I meriti di un'economia socialista pianificata sono molti e si consideri che l
a maggior parte delle rivoluzioni socialiste finora si sono verificate in paesi a sviluppo medio basso. Uno di questi è la crescita più veloce delle forze produttive. Un costante aumento del tenore di vita. Vi è uno sviluppo stabile e proporzionato dell'economia, invece dell'anarchia. Da subito vi è un tasso di disoccupazione basso o nullo. Non c'è un ciclo economico fatto di espansione e contrazione. Il socialismo fa cessare la paura della disoccupazione tecnologica. E' egualitario nei confronti delle minoranze nazionali, delle donne e degli altri gruppi oppressi. Il socialismo si impegna enormemente nella scienza e nella cultura. La fa finita con il colossale spreco di risorse proprio della concorrenza. Supera il problema della povertà e dei senzatetto.

L'Unione Sovietica, ad esempio, non solo ha eliminato le classi sfruttatrici del vecchio ordine, ma ha anche abolito l'inflazione, la disoccupazione, la discriminazione razziale e nazionale, l'estrema povertà e le stridenti disuguaglianze di ricchezza, reddito, istruzione e opportunità.

In cinquant'anni, il paese è passato da una produzione industriale che era solo il 12% di quella degli Stati Uniti, per raggiungere l'80%, con la produzione agricola che si posiziona all'85% di quella Usa. Nonostante il consumo pro capite sovietico sia rimasto inferiore a quello degli Stati Uniti, nessuna società aveva mai aumentato gli standard di vita e di consumo così rapidamente, in un periodo di tempo così breve, ripartito fra tutte le persone. L'occupazione era garantita. L'istruzione gratuita era disponibile per tutti, dalla scuola materna, alle scuole secondarie (generali, tecniche e professionali), alle università e alle scuole dopo lavoro. Oltre all'insegnamento gratuito, gli studenti post-secondari ricevevano uno stipendio per vivere.

L'assistenza sanitaria gratuita esisteva per tutti, con circa il doppio dei medici per persona rispetto agli Stati Uniti. I lavoratori infortunati o malati avevano la garanzia del lavoro e le indennità di malattia. A metà degli anni 1970, i lavoratori avevano in media 21,2 giorni lavorativi di ferie (un mese di vacanza) e potevano contare su convalescenziari e centri benessere ed i campi per bambini erano gratuiti o sovvenzionati. I sindacati avevano il potere di veto sui licenziamenti e quello di richiamare i direttori. Lo Stato regolamentava tutti i prezzi e sovvenzionava il costo dei prodotti alimentari di base e della casa. Gli affitti rappresentavano solo il 2-3% del bilancio familiare; acqua e servizi pubblici solo il 4-5%. Non esistevano esclusioni abitative a causa del reddito. Sebbene alcuni quartieri fossero riservati agli alti funzionari, altrove direttori di impianti, infermieri, professori e bidelli vivevano fianco a fianco.

Il governo includeva la crescita culturale e intellettuale come parte dello sforzo per migliorare il tenore di vita. Le sovvenzioni statali mantenevano il prezzo dei libri, dei periodici e degli eventi culturali al minimo. Come risultato, i lavoratori possedevano spesso le loro biblioteche e la famiglia media sottoscriveva quattro periodici. L'Unesco riporta dati secondo cui i cittadini sovietici leggevano più libri e vedevano più film di qualsiasi altro popolo al mondo.

Ogni anno il numero di visitatori dei musei era pari quasi alla metà dell'intera popolazione e gli spettatori di rappresentazioni teatrali, concerti e altri spettacoli superava la popolazione totale. Il governo ha compiuto uno sforzo coordinato per aumentare il tasso di alfabetizzazione e il tenore di vita delle aree più arretrate e per incoraggiare l'espressione culturale degli oltre cento gruppi nazionali che costituivano l'Unione Sovietica. In Kirghizia, per esempio, solo una persona su cinquecento sapeva leggere e scrivere nel 1917, ma cinquant'anni anni più tardi lo potevano fare quasi tutti.

Nel 1983, il sociologo americano Albert Szymanski analizzò una serie di studi occidentali sulla distribuzione del reddito e gli standard di vita sovietici. Egli scoprì che le persone più pagate in Unione Sovietica erano importanti artisti, scrittori, professori, amministratori e scienziati, che guadagnavano stipendi altissimi da 1.200 a 1.500 rubli al mese. I principali funzionari del governo guadagnavano circa 600 rubli al mese, i direttori d'impresa 190-400 rubli al mese e gli operai circa 150 rubli al mese.

Di conseguenza, i redditi più alti erano pari a solo 10 volte il salario del lavoratore medio, mentre negli Stati Uniti i capi aziendali più pagati ricevono 115 volte il salario degli operai. I privilegi forniti con le alte cariche, come negozi speciali e automobili ufficiali, sono rimasti piccoli e limitati e non hanno compensato una continua tendenza quarantennale verso un maggiore egualitarismo.

La tendenza opposta si è verificata nel principale paese capitalista, gli Stati Uniti, dove alla fine degli anni 1990, i capi d'azienda incassavano 480 volte il salario del lavoratore medio. Sebbene la tendenza al livellamento di salari e redditi abbia creato problemi, il generale livellamento delle condizioni di vita in Unione Sovietica rappresentava un'impresa senza precedenti nella storia umana. La perequazione è stata favorita da una politica dei prezzi che fissava il costo dei lussi al di sopra del loro valore e quello delle necessità al di sotto. E' stato favorito anche da un sempre crescente "salario sociale", cioè dalla fornitura di un numero crescente di benefit sociali gratuiti o sovvenzionati. Oltre a quelli già citati, essi includevano i congedi di maternità pagati, i servizi all'infanzia poco costosi e delle pensioni generose.

Szymanski concludeva che "mentre la struttura sociale sovietica potrebbe non corrispondere all'ideale comunista o socialista, è sia qualitativamente diversa, sia più egualitaria di quella dei paesi capitalisti occidentali. Il socialismo ha fatto radicalmente la differenza a favore della classe operaia".

C'erano due approcci sostanzialmente differenti alla pianificazione sovietica: 1) il Comunismo di guerra e 2) la Nuova politica economica (Nep). Ad emergere è stata l'economia pianificata nella cosiddetta epoca di Stalin, 1929-1953. Può spiegarci che cosa erano, il motivo per cui si sono presentati e quali sono stati i loro meriti?

Il "Comunismo di guerra", a mio parere, è in realtà un termine improprio (anche se ampiamente usato) per le improvvisate misure di emergenza adottate nel 1919-1921 dallo Stato sovietico quando l'economia russa barcollava tra la sconfitta nella Prima guerra mondiale e il caos della Guerra civile. Si trattò, in parte, dell'appropriazione forzata della produzione contadina da parte dello Stato bolscevico per alimentare le città affamate. La rabbia dei contadini per tali confische (e i contadini erano circa l'80% della popolazione) ha minacciato il sostegno alla rivoluzione. Nel 1921, Lenin lo sostituì con la Nep, che in parte ripristinò i normali rapporti di mercato nelle campagne e permise l'espansione dei rapporti capitalistici di produzione in molti settori dell'economia, fino a quando l'economia ebbe recuperato i livelli pre-guerra.

Come suggerisce lei, c'è stato un duplice orientamento. Ma sarebbe più esatto, credo, affermare che ci sono state due tendenze principali di tutta la politica sovietica e della sua politica economica: la tendenza di destra e quella di sinistra.

Questi due approcci avevano radici di classe. Due classi rivoluzionarie avevano realizzato la rivoluzione bolscevica: la classe operaia e la piccola borghesia (cioè, i contadini poveri e medi). In tutta la storia dell'Unione Sovietica, due tendenze si sono sempre combattute in politica: una di destra, che aveva assimilato le idee e i metodi dei capitalisti; e una di sinistra che ha sostenuto la lotta di classe, un partito comunista forte e una difesa intransigente della direzione della classe operaia.

Queste due correnti apparvero anche prima della Rivoluzione d'Ottobre: la tendenza menscevica, da un lato, e la tendenza bolscevica dall'altro. Più tardi, questa lotta si polarizzò intorno Bucharin e Stalin, Krusciov e Molotov, Brežnev e Andropov, Gorbaciov e Ligaciov. Tutta la storia dell'Urss può essere considerata alla luce della lotta tra queste due tendenze. Tuttavia, alla fine degli anni 1980, Gorbaciov, insieme alla destra, conseguì una vittoria completa.

Nel libro "Socialismo tradito: dietro al crollo dell'Unione Sovietica, 1917-1991" (Socialism Betrayed: Behind the Collapse of the Soviet Union, 1917-1991), lei e il coautore Roger Keeran fornite una comprensione unica del crollo dell'Unione Sovietica. Può spiegarci brevemente che valutazioni date di questo avvenimento storico?

Alcuni vedono il crollo sovietico come derivazione diretta dalle politiche di Gorbaciov, piuttosto che da una sorta di crisi strutturale. Ciò significa che la parola "smantellamento" è in realtà una metafora più precisa di "collasso". Altri osservano che le due tendenze della politica sovietica sono esistite dalla Rivoluzione fino a Gorbaciov. Altri ancora hanno visto che una seconda economia (privata, illegale) si era sviluppata ed era cresciuta con forza nelle viscere del socialismo nei 30 anni precedenti il 1985.

Il nostro contributo, più o meno singolare, è stato di notare che questi fenomeni sono collegati, che spiegano tutti il crollo sovietico e dimostrano come esso non fosse affatto inevitabile.

All'indomani del 1991, i marxisti e i comunisti avevano difficoltà ad applicare il loro usuale metodo scientifico del materialismo storico alla caduta sovietica, dato l'assioma, spinto fin dall'epoca Krusciov, che non c'era più lotta di classe in Urss, né una classe sfruttatrice, che la corruzione e il mercato nero - se esistevano - erano residui del passato e che, pertanto, non vi era alcuna base materiale per una coscienza filo-capitalista.

Si scoprì, abbiamo appurato, che una tale base c'era: la seconda economia. Ma gli economisti marxisti non la studiarono.

La nostra tesi è che il crollo sovietico si sia verificato principalmente a causa delle politiche che Mikhail Gorbaciov ha perseguito dopo il 1986. La domanda è: da dove vengono queste politiche? Queste politiche non sono cadute dal cielo, né erano le uniche possibili per affrontare i problemi esistenti. Esse derivano da un dibattito interno al movimento comunista, vecchio quasi quanto il marxismo stesso, su come costruire una società socialista.

Per spiegare la parentela delle politiche di Gorbaciov prima e dopo il 1985, discutiamo le due principali tendenze o orientamenti nel dibattito sovietico sulla edificazione del socialismo. Il dibattito in corso è incentrato su questa questione: sotto le particolari circostanze sussistenti in un dato momento, i comunisti come dovrebbero costruire il socialismo?

La posizione di sinistra è favorevole al portare avanti la lotta di classe, gli interessi della classe operaia e il potere del Partito comunista, mentre quella di destra favorisce gli indietreggiamenti o i compromessi e l'incorporazione di varie idee capitaliste nel socialismo. In questo senso, "sinistra" e "destra" non erano sinonimi di buono e cattivo. Piuttosto, la correttezza e l'adeguatezza di una politica avevano a che fare con il fatto che rappresentassero in modo migliore gli interessi immediati e di lungo periodo del socialismo nelle condizioni esistenti. La storia della politica sovietica era quindi una questione complessa.

Da un lato, Vladimir Lenin, che senza paura spinse in avanti la lotta di classe per il socialismo, favorì a volte il compromesso, come nel caso del trattato di Brest-Litovsk e della Nuova politica economica. Dall'altro, Nikita Krusciov, che spesso favorì l'incorporazione di alcune idee occidentali, allo stesso tempo favorì la politica "di sinistra" di una maggiore uguaglianza salariale.

Non mettiamo a disposizione una storia e valutazione complessiva della politica sovietica, quanto piuttosto un utile, se semplificato, scenario per l'argomento successivo secondo cui le prime politiche di Gorbaciov somigliavano alla tradizione comunista di sinistra rappresentata per lo più da Vladimir Lenin, Iosif Stalin e Yuri Andropov, mentre quelle successive erano simili alla tradizione comunista di destra rappresentata per lo più da Nicolai Bucharin e Nikita Krusciov.

Dopo il 1985, le politiche di Gorbaciov si spostarono a destra, nel senso che coinvolsero quella che potrebbe essere definita una visione socialdemocratica del socialismo che ha indebolito il Partito comunista, ha fatto concessioni al capitalismo e ha incorporato nel socialismo sovietico alcuni aspetti della proprietà privata capitalistica, i mercati e le forme politiche.

Noi sosteniamo che lo slittamento delle politiche di Gorbaciov abbia avuto una base materiale. La ragione di tale spostamento è stato lo sviluppo all'interno del socialismo di una "seconda economia" di imprese private e con essa di un nuovo e crescente strato piccolo borghese e un nuovo livello di corruzione del Partito. La crescita della seconda economia rifletteva i problemi della "prima economia", il settore socializzato, nel soddisfare le crescenti aspettative delle persone. Esso riflette anche il lassismo delle autorità nel far rispettare la legge contro l'attività economica illegale e il fallimento del Partito nel riconoscere gli effetti corrosivi dell'attività economica privata.

Ci sono lezioni da trarre da queste vicende per Cuba oggi, dato che ha introdotto alcune "riforme"?

Roger Keeran ed io abbiamo visitato Cuba nel 2011 e 2014. I due articoli scritti dopo questi viaggi - e lo studio delle recenti riforme cubane - hanno rafforzato la nostra conclusione che queste lezioni ci sono. Ma Cuba sembra averle imparate.

Ovviamente, l'Unione Sovietica e Cuba rappresentano due paesi completamente diversi, con storie e situazioni molto diverse. Una differenza significativa è stata il blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba. Sebbene l'Unione Sovietica abbia pure lei sperimentato un blocco economico per due decenni, quello contro Cuba è durato più a lungo ed è costato relativamente di più. Ora, in oltre cinquanta anni, il blocco è costato ai cubani, secondo stime conservative, più di 104 miliardi di dollari a prezzi correnti e, se si tiene conto della svalutazione del dollaro nei confronti del prezzo dell'oro, 975 miliardi di dollari. Senza il blocco, lo standard di vita cubano oggi potrebbe eguagliare quello dell'Europa occidentale.

Tuttavia, ci sono leggi generali dell'edificazione socialista. Nonostante le ovvie differenze, Cuba e l'Unione Sovietica condividono alcune caratteristiche. Sia l'Unione Sovietica che Cuba avevano economie basate sulla proprietà pubblica e la pianificazione centralizzata e la direzione politica di un partito comunista; sia la società sovietica nel 1985 che la società cubana nel 2011 hanno affrontato alcuni problemi simili, anche se in misura diversa.

Ad esempio, entrambe le società avevano due valute, una valuta forte orientata al commercio internazionale e una valuta nazionale. La valuta forte sovietica, il cui uso era illegale per la maggior parte dei cittadini, era limitata ai turisti, ai diplomatici e a pochi altri ed era utilizzata solo in negozi riservati a questo tipo di valuta. La valuta forte cubana, invece, non è illegale, e molti cubani la guadagnano legalmente lavorando nel settore turistico, come bonus in alcuni luoghi di lavoro, o ricevendola legalmente come rimesse dei parenti all'estero. L'esistenza di due valute crea più problemi a Cuba di quanto è accaduto in Unione Sovietica.

In Unione Sovietica, nel 1983, Yuri Andropov avviò delle riforme economiche con dibattiti nei luogo di lavoro. Sotto Gorbaciov, però, grado e tenore della discussione delle modifiche assunsero soprattutto la forma di pubbliche relazioni e di opportunità fotografiche. Le grandi discussioni, l'incoraggiamento della critica e la costruzione del consenso erano per lo più assenti dal processo di riforma di Gorbaciov.

Il nostro libro ha dimostrato che minare la proprietà socialista, la pianificazione, le prestazioni sociali e l'internazionalismo richiese l'erosione simultanea dell'autorità del Partito comunista e delle istituzioni della democrazia socialista.

Se del "buono" è venuto della caduta sovietica, è che Cuba ha imparato questa lezione. Cuba ha tradotto e pubblicato il nostro libro Socialism Betrayed (Socialismo Traicionado) nel 2014, con la prefazione di uno dei Cinque cubani ora liberi, Ramon Labanino e siamo stati invitati a parlarne alla Fiera del Libro dell'Avana.


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