Srebrenica: Una propaganda disperata
Paolo Teobaldelli
16/06/2004
Finalmente i cattivi serbi di Bosnia hanno riconosciuto i loro crimini, la
notizia e' ufficiale e ha fatto subito il giro del mondo.
Venerdě 11 Giugno infatti il governo della Repubblica Srpska ha accettato il
rapporto stilato da una commissione indipendente non legata al governo, nella
quale vengono elencati i crimini di guerra del generale Ratko Mladic
dell'esercito serbo di Bosnia nell'area di Srebrenica nel luglio del 95'.
Il rapporto parla di circa 7.000 civili ammassati e giustiziati sommariamente,
dei quali sarebbero stati rinvenuti circa 1.200 corpi.
Le agenzie che hanno battuto la notizia pero' non sono molto prodighe di
particolari e ugualmente i giornali non
hanno fornito ulteriori dettagli.
Insomma se il governo della Repubblica Srpska ha confermato il rapporto che
altro si deve dire, era ora no?
Ma a ben vedere c'e' molto altro da dire, sia per capire meglio la notizia
stessa sia per comprendere quali siano stati i fatti realmente accaduti in
Srebrenica in quegli anni.
Iniziamo dalla notizia.
La commissione e' stata istituita dal governo della Repubblica Srpska dopo che
le precedenti commissioni avevano stilato rapporti sempre negati dai serbi di
Bosnia, e dopo che il Rappresentante generale della Nato in Bosnia, Ashdown,
aveva tuonato parole pesanti contro la Repubblica Srpska, minacciando di
istituire sanzioni e ritorsioni se entro pochi mesi essi non avessero
presentato atteggiamenti meno ostili e "piu' cooperativi".
Un primo rilievo che qualsiasi giornalista serio dovrebbe fare sarebbe, credo,
quello di sottolineare come l'accettazione del rapporto segua a mesi di intensa
pressione della Nato sulla Repubblica Srpska. Pressione che non e' stata
operata soltanto con parole tuonanti e minacce ma anche con atti eclatanti.
Innanzitutto i numerosi raid militari a Pale nella sede della radio di
proprieta' della figlia di Radovan Karadzic, o nei locali amministrativi della
citta'; un raid speciale svolto anche dai carabinieri italiani nei pressi della
citta' di Visegrad.
Ma sicuramente il piu' grave e' stato l'intervento nel monastero di Pale, dove
risiede il pope, amico e confidente dell'ex. premier serbo di Bosnia Radovan
Karadzic, e suo figlio. Il raid compiuto da un commando americano probabilmente
di unita' speciali, e' avvenuto nella primavera scorsa, di notte. Dopo aver
minato il portone del monastero con una carica esplosiva, i militari hanno
fatto irruzione nel monastero.
Risultato, il giorno dopo il pope e suo figlio versavano entrambi in gravissime
condizioni. Il rapporto medico parlava di contusioni estese in tutto il corpo
provocate da corpi metallici contundenti. La notizia che ha tenuto le prime
pagine dei giornali per giorni in Serbia, non ha avuto (come al solito) lo
stesso successo nei media occidentali.
Il racconto confuso del figlio del pope sembra confermare l'ipotesi: i due sono
stati torturati e malmenati tutta la notte dai militari americani che cercavano
in tal modo di ottenere informazioni precise su dove si nasconda Karadzic.
E' evidente dunque che l'accettazione del governo della Repubblica Srpska e'
venuta in un momento critico e credo sia del tutto lecito chiedersi se tale
accettazione sia una conferma dei fatti realmente avvenuti a Srebenica o piuttosto
il semplice accondiscendere alle richieste della NATO per evitare eventuali
ulteriori ripercussioni sia sul piano economico, dato che la situazione
economica nella piccola Repubblica Srpska e' veramente disastrosa
dopo che la guerra, l'embargo e i bombardamenti NATO ne hanno rovinato in
misura determinante l'economia, sia sul
piano politico militare con la NATO che insiste in veri e propri atti
terroristici al fine di intimidire la piccola
Repubblica rea di aver resistito oltre che ai bombardamenti anche alle
pressioni successive.
Si potrebbe fare un paragone con la Libia e l'affaire Lockerbie. Pur di porre
fine all'isolamento internazionale la Libia ha dovuto ammettere le
responsabilita' pagando persino i danni ai familiari ma poi Gheddafi ha dichiarato
alla stampa che la Libia non c'entra nulla nell'affaire
Lockerbie e che ha pagato solo per accondiscere.
Subito dopo la Libia ha iniziato a chiedere che vengano pagati i danni causati
dal criminale bombardamento NATO del 1987 su Tripoli che e' costato la vita a
molti civili tra cui una figlia di Gheddafi.
A ben guardare quindi c'e' dell'altro. Accettando una "verita'" e
riconoscendo una propria colpa la Repubblica Srpska ha cosi' sperato di poter
finalmente vedere riconosciute anche le proprie vittime delle operazione
sporche dei soldati e mercenari musulmani, la maggior parte delle quali sono di
gran lunga precedenti ai fatti di Srebrenica.
Lunedi' 14 Giugno infatti il governo serbo di Bosnia ha diramato un comunicato
nel quale si lamenta per l'atteggiamento del governo musulmano di Bosnia che
non ha dal canto suo neanche istituito una commissione di inchiesta sui fatti
successi in Bosnia e mai ha riconosciuto uno solo di tali fatti.
La differenza fondamentale e' pero' che il governo di BIH non ha mai subito
pressioni della NATO in tal senso, ne' dal tribunale dell'Aia.
Ma veniamo ora ai fatti noti di Srebrenica.
Per comprendere quello che e' successo nel luglio del 1995 credo sia
indispensabile guardare anche ai due anni precedenti poiche' sicuramente il
fatto che Srebrenica fosse stata dichiarata "safe zone" dall'ONU non
e' stato puramente casuale.
E' storia certa e documentata, anche se purtroppo nessuno dei nostri
professionali giornalisti (anche di testate di sinistra) sembra essersene mai
accorto, che in Bosnia hanno operato gruppi armati e addestrati di mercenari
provenienti dall'Italia e dalla Germania, riforniti di armamenti occidentali
stile NATO.
Tali gruppi hanno operato per la Croazia soprattutto in Slavonia (Vukovar),
Krajina, e nella Bosnia centrale (ad esempio Mostar).
Per i musulmani invece hanno combattuto gruppi di mercenari provenienti dai
paesi Arabi fondamentalisti e dalla Turchia, legati alla rete di Bin Laden, che
all'epoca svolgeva un importante funzione nelle guerre sporche usate dal
Pentagono (covert actions e' il termine tecnico) in funzione antisocialista
nelle ex repubbliche sovietiche a forte presenza musulmana (vedi Cecenia).
Uno dei gruppi di mercenari sicuramente piu' aggressivi e cruenti era quello
comandato da Nasir Oric il quale ha svolto operazioni militari
"sporche" nella Bosnia centrale dal 93' al 95' spingendosi sino a
Srebrenica (vicina al confine con la Serbia).
E' qui che nell'inverno del 1993 l'esercito musulmano subisce pesanti sconfitte
militari ad opera del Generale Ratko Mladic che li costringono a ripiegare su
posizioni difensive, arroccandosi nelle impervie montagne di cui il territorio
dell'area di Srebrenica e' provvisto in abbondanza.
A questo punto entra in gioco l'ONU che dichiara l'enclave di Srebrenica una "safe zone", il che significa
che nessuna presenza militare che non siano i caschi blu sara' permessa a
Srebrenica.
Il contingente dei caschi blu che entra in Srebrenica per garantirne la
sicurezza e' olandese.
Il contingente serbo bosniaco comandato dal Generale Ratko Mladic si ritira nel
pieno rispetto degli accordi, e ugualmente le autorita' musulmane di Bosnia
operano il ritiro di circa 5.000 soldati che vengono riassegnati ad altre
unita' in altre zone.
Qui il primo giallo. Il ritiro dei circa 5000 soldati musulmani avviene infatti
in totale segretezza, e neanche le famiglie dei militari vengono avvertite. Le
autorita' bosniache giustificarono successivamente tale segretezza con ragioni
militari, dato che la guerra era comunque ancora in corso in altre zone.
Fatto sta che nei mesi seguenti il fattaccio in oggetto (nel luglio 1995) i
familiari di tali soldati li piansero come morti a Srebrenica chiedendone i
corpi; sapevano infatti che essi si trovavano a Srebrenica dove invece non
erano.
Restano pero' in postazioni difensive sulle montagne dell'enclave, come
confermato anche recentemente da alcuni osservatori OSCE che si trovavano a
Srebrenica, circa 2.000 "irregolari" capeggiati da Nasir Oric. Tali
posizioni difensive sono dotate persino di artiglieria medio leggera, mortai e
lanciagranate.
Sfruttando la demilitarizzazione dell'enclave il gruppo di Oric prosegue nella
sua "guerra sporca" distruggendo circa 40 villaggi e uccidendo circa
700 "serbi" (etichetta usata dalla propaganda atlantica ma che in
realta' significa essenzialmente "non musulmani" e comprendente
persino persone musulmane che pero' non si riconoscono nel fondamentalismo di
Izetbegovich).
Parallelamente alla guerra sporca di Oric la popolazione dell'enclave deve
subire anche i caschi blu olandesi il cui comportamento invece di essere quello
di un contingente di pace e' piuttosto quello di un esercito invasore, con
violenze generalizzate, arresti e persino stupri.
L'accordo dell'ONU e' palesemente violato. E' in seguito ad una imboscata
operata dai mujahedin di Oric alle spese di circa 300 civili in fuga verso le
postazioni ONU, impauriti dalle operazioni di Oric, che il Generale Mladic e le
autorita' serbe di Bosnia decidono di intervenire.
L'enclave viene dunque assediata.
Qui il giallo si infittisce. Le notizie diffuse in occidente sono fornite in
gran parte da agenzie di PR atlantiche che hanno pero' una credibilita' ormai
tendente a zero date le numerose conferme di notizie false completamente
costruite, come ad esempio quelle successive riguardanti il Kosovo (Racak).
Purtoppo i nostri professionali giornalisti continuano a ripetere quelle
notizie senza preoccuparsi della loro veridicita'.
Ma veniamo ad esse.
Mladic entrerebbe nell'enclave assediandola, operando un rastrellamento
generalizzato di civili ammazzandone poi sommariamente circa 7.000 e
addirittura aprendo il fuoco sui caschi blu.
Le notizie provenienti invece da fonti non atlantiche sono molto differenti.
L'assedio dell'enclave sarebbe seguito all'imboscata di Oric il quale avrebbe
anche lanciato granate sui caschi blu. L'assedio sarebbe durato circa tre
giorni, durante i quali Mladic avrebbe chiesto la deposizione delle armi del
gruppo di Oric. Questi avrebbe invece cercato di rompere l'assedio attaccando
di notte un punto delle postazioni serbe dove non si trovava artiglieria ma
cannoncini di contraerea. L'attacco sarebbe durato tutta la notte ma senza
successo, terminando con la morte di circa 1300/1700 dei mercenari di Oric.
Alcune fonti non ufficiali riportano la notizia che i corpi dovettero essere
seppelliti dai soldati di Mladic perche' nessuno dei superstiti di Oric se ne
occupo', preoccupati piuttosto a mimetizzarsi tra la popolazione civile per poi
darsi alla macchia al momento opportuno.
Le stesse fonti dicono che fu fatta la prova pirica sui corpi, al fine di
testimoniare che essi avevano sparato e non erano quindi da considerarsi civili
inermi, e che tali prove furono consegnate a personale ONU. Di esse si sarebbe
pero' poi persa ogni traccia.
A questo punto pero' bisognerebbe porsi due domande fondamentali dalle quali si
puo' anche provare ad abbozzare un ipotesi.
Perche' nessuno nel rapporto, accettato anche dal governo della Repubblica
Srpska, parla di Oric e della violazione ad opera dei suoi mercenari della
demilitarizzazione di Srebrenica?
Perche' all'epoca dei fatti il governo musulmano di Bosnia non dichiaro' che i
5.000 soldati presenti a Srebrenica prima del presupposto eccidio erano stati
spostati e ridislocati altrove?
Se si sommano i 5.000 soldati ridislocati e i circa 2.000 mercenari di Oric
(che essendo addetti alla guerra sporca vestivano abiti civili come il nostro
Quattrocchi in Iraq) si arriva alla cifra di 7.000 cioe' per una strana
coincidenza proprio la stessa cifra da sempre indicata dalla Nato e da fonti
atlantiche come quella del crimine contro l'umanita' di cui Mladic e i serbi di
Bosnia si sarebbero resi responsabili.
Visto che sembra che i corpi di almeno 1200 persone siano stati rinvenuti ma
non lo sono gli altri 5.800, non sara' che la segretezza del ridislocamento
doveva servire ad additare una strage ai serbi di bosnia? E anche qui la strana
coincidenza con le fonti non-atlantiche secondo cui appunto 1300/1700 mercenari
sarebbero morti nella battaglia, e la cifra e' molto vicina agli unici corpi
che
sarebbero stati ritrovati.
E se si considera che la cifra indicata dalla NATO e' di 7.000 non sara' che
l'organizzazione atlantica era anche al corrente dei circa 2.000 mercenari di
Oric nella safe zone di Srebrenica?
E' certa comunque la responsabilita' NATO nell'organizzazione di tali gruppi,
addestrati in gran parte in Turchia e fatti passare appunto in Bosnia dalla
Turchia con gli speciali visti per la Mecca che i paesi musulmani offrono.
Quando nel 1998 si scopri' che 20.000 visti di entrata in Turchia di passaggio
per la Mecca non erano in realta' mai usciti per la Mecca scoppio' uno scandalo
che fece tremare il governo turco.
Dove erano andati a finire?
Parte in Bosnia, parte presumibilmente in Cecenia.
Tuttavia senza sposare pregiudizialmente l'una o l'altra tesi, dati gli
elementi noti e accessibili a chiunque operi una prima ricerca seria
sull'evento, credo sarebbe auspicabile pero' iniziare subito a sospendere il
giudizio e smettere di replicare le falsita' costruite in quegli anni da
agenzie di PR sospette; e
iniziare piuttosto a ricercare fonti piu' credibili e notizie piu' veritiere
sui fatti avvenuti in Bosnia in quegli anni.
Sicuramente infatti, allo stato attuale delle cose, in occidente si e' molto
molto lontani dalla verita'.