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In Cambogia, migliaia di lavoratori in lotta per un salario che superi 2 euro al giorno

AC | solidarite-internationale-pcf.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

01/10/2014

Per un paio di Adidas o un maglione Zara, sempre più costosi per i nostri magri salari, gli operai cambogiani ricevono pochi centesimi. La loro lotta contro i salari da fame delle multinazionali illumina la realtà del sistema capitalistico globale.

È così che vivono le donne? Di fronte ad un aumento dei salari in Cina o in Vietnam, le multinazionali del tessile ora migrano verso paesi come la Cambogia e il Bangladesh, dove i salari sono a livelli tra i più bassi al mondo, dove i roghi nelle fabbriche fanno migliaia di morti nell'indifferenza generale.

I lavoratori tessili in Cambogia sono tre volte più numerosi che in Francia per uno stipendio di 2,5 € al giorno, grazie a Zara, H&M e Adidas!

Oggi in Cambogia sono 650.000 i lavoratori del settore tessile - soprattutto donne - il triplo rispetto alla Francia. Il settore rappresenta un terzo del minuscolo PIL da 15 miliardi dollari del paese (tra Botswana e Papua Nuova Guinea), un prodotto 200 volte inferiore a quello francese.

Le società tessili europee e americane che hanno investito in Cambogia negli ultimi anni sono H&M, Walmart, Levi's, Gap, Puma, C&A, Adidas, Ralph Lauren e Zara.

Nel dicembre 2013, lo stipendio minimo per un operaio cambogiano era di 60 € al mese, 2 € al giorno. Secondo i sindacati, la spesa media di una famiglia operaia in Cambogia è pari a più del doppio, 135 € al mese.

Gli "svenimenti di massa": benvenuti nella fabbrica infernale

Sottoposti a condizioni di lavoro disumane, con giornate di lavoro di oltre 10 ore, le temperature che possono superare i 40 gradi, la malnutrizione cronica, i lavoratori cambogiani non sopportano il ritmo in questo inferno moderno.

Dal 2011, c'è stata un'esplosione dei cosiddetti "svenimenti di massa" (mass faintings) in alcuni impianti, con decine di lavoratori che cadono come mosche, completamente esausti. Come nei cotonifici di Manchester nel XIX secolo!

Sono stati 1000 i casi di svenimento industriale riportati nel 2011 e più di 2.000 nel 2012. Gli svenimenti si moltiplicano. Nel 2013, in una fabbrica che fornisce Adidas e Ralph Lauren, si è giunti al record di 180 lavoratori svenuti e di recente, aprile 2014, sono stati colpiti 120 lavoratori in due fabbriche che forniscono abbigliamento sportivo a Puma e Adidas.

Le grandi aziende e la stampa locale parlano di fenomeni di "isteria di massa" (sic). Lo studio condotto da una ONG "Stop til they drop" (Fino a quando cadono) punta su altre cause più razionali: le condizioni di lavoro disumane e le razioni di cibo inadeguate, quando in molti non possono permettersi gli 1,5 € al giorno necessari per una alimentazione minima.

La rivolta dei dannati: dallo sciopero nazionale del dicembre 2013 alle manifestazioni di settembre 2014

Lo sciopero nazionale del dicembre 2013 ha rappresentato una prima rivolta di massa dei lavoratori del settore: decine di migliaia di scioperanti, proteste di massa represse violentemente dal governo nei primi di gennaio, uccidendo cinque persone.

Il governo ha tuttavia fatto concessioni, promettendo di aumentare il salario minimo a 75 € (2,5 € al giorno!). Questo piccolo passo è largamente insufficiente per i lavoratori cambogiani.

La lotta viene quindi riavviata nel mese di settembre, con una sola parola d'ordine: vogliamo uno stipendio di 177 $ (135 €) al mese per riuscire a sopravvivere e che le aziende europee e americane appaltanti garantiscano questo minimo salariale!

177 dollari al mese, una richiesta irrealistica per le multinazionali

Infatti, la maggior parte della multinazionali in outsourcing spingono i fornitori locali a dare salari e condizioni di lavoro minimali al fine di garantire prezzi accettabili ai clienti. Questo sistema ipocrita consente ai giganti del settore di eludere le loro responsabilità.

Lo scorso mercoledì 17 settembre, in particolare, migliaia di lavoratori sono scesi nelle strade di Pnomh Penh per reclamare un salario mensile di 177 dollari. Il sindacato dei lavoratori tessili, gli operai di 300 fabbriche hanno manifestato contemporaneamente in tutto il paese.

Lo stato ha risposto con un massiccio dispiegamento di forze di polizia e dell'esercito nel parco industriale Canadia, luogo della manifestazione.

La prima risposta delle multinazionali è stata: "la richiesta dei dipendenti del settore è impraticabile e porterebbe alla chiusura delle fabbriche in Cambogia".

Una seconda risposta, più sottile e pericolosa, è poi giunta da H&M e Zara: "siamo pronti a corrispondere salari più alti" nel prezzo di fatturazione, ma "con un aumento della produttività, un miglioramento delle competenze dei lavoratori e in cooperazione con i sindacati sul posto di lavoro". Sì quindi all'aumento dei salari, a patto che le grandi aziende possano intensificare lo sfruttamento e ingozzarsi pure di facili profitti!

Gramsci amava citare un passaggio del Père Goriot (Papà Goriot) di Balzac, quello di quando a Rastignac viene posta la domanda "Se tu sapessi che ogni volta che mangi un arancio, un cinese dovrà morire, smetteresti di mangiare le arance?" e Rastignac risponde: "Le arance sono vicino a me, le conosco, i cinesi sono così lontano, e infatti non sono nemmeno sicuro che esistano".

I lavoratori cambogiani sono lontani, per ogni scarpa o giacca che indossiamo, un lavoratore può essere svenuto, fino a morirne. Il sistema capitalistico mondiale non ci permette altro modo di vestirci, ma sappiamo che loro esistono, ne conosciamo l'ingiustizia che subiscono e possiamo rivendicare come nostra la lotta di queste nostre sorelle a 10.000 km da qui. Solidarietà!


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