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- popoli resistenti - colombia - 08-04-12 - n. 404
da www.michelcollon.info/La-lutte-des-classes-en-Colombie.html?lang=fr
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
La lotta di classe in Colombia
Investig'Action
04/04/2012
C'è una questione che ritorna spesso sulla Colombia: perché questo paese sembra congelato in una guerra civile che dura da diversi decenni? Perché un movimento popolare e democratico non è riuscito a piegare il corso della storia politica come è successo in tanti altri paesi dell'America latina, sia in modo duraturo che no, con le armi o con le urne… In Colombia, la situazione sembra bloccata. Per comprendere questo blocco è importante avere una buona panoramica della configurazione delle relazioni di classe in questo paese. È ciò che vi proponiamo qui come preambolo al nostro dossier dedicato alla Colombia.
Nel 2010 su un totale di 46 milioni di abitanti, la Colombia conta 18,5 milioni di operai e di lavoratori. Sono distribuiti come segue nei vari settori: 9 milioni di lavoratori nel terziario (servizi, banche, commercio), 4,5 milioni nel settore industriale-manifatturiero e 5 milioni nel settore primario (agricoltura, pesca, bestiame, sfruttamento delle miniere).
È importante tenere conto del fatto che in Colombia il 57% di questi operai e lavoratori, cioè 10 milioni di persone, lavorano in condizioni precarie e di sotto occupazione. A quelli si aggiungono 4 milioni di disoccupati.
Benché rappresentino la maggioranza della popolazione - a fronte delle 800.000 persone dell'alta borghesia e proprietari terrieri - la classe operaia, i lavoratori ed il popolo in generale, hanno sofferto per un processo di disarticolazione. Le loro organizzazioni e le loro lotte non hanno potuto rallentare l'impatto del neo-liberalismo. Non hanno potuto costruire un progetto nazionale rivoluzionario che fosse capace, in condizioni oggettive e soggettive, di arrivare al potere.
Ad esempio, su 8 milioni di lavoratori regolari, solo 810.000 sono sindacalizzati. Questo si spiega in particolare con la precarietà del lavoro e con altri fattori legati ai contratti che tendono a ridurre i costi della manodopera. Inoltre, gli omicidi sistematici, la repressione esercitata durante il processo di fascistizzazione, la legislazione del lavoro ed il terrore hanno prodotto una diminuzione dei contratti collettivi di lavoro. Attualmente, fra gli operai, solo 124.000 sono sindacalizzati: meno del 2% della classe operaia. Si deve aggiungere ancora a questa tetra constatazione, la criminalizzazione dei sindacati, la legislazione anti-sciopero e l'anti-sindacalismo presente nella società colombiana.
In queste condizioni sono emerse nell'ambito del movimento operaio e sindacale, nuove tendenze riformiste e socialdemocratiche. Queste ritengono che il movimento dovrebbe sostenere il regime di Santos, poiché la sua presidenza è vista come "un riposo democratico" dopo otto anni di fascismo sotto Alvaro Uribe. Questa corrente si caratterizza per il clientelismo e l'anti-democrazia sindacale utilizzando i posti dell'apparato sindacale per privilegi personali e limitando la lotta degli operai e dei lavoratori al terreno strettamente corporativo. Di fatto questa nuova corrente impedisce alle masse di prevedere un progetto politico e societario alternativo al modello neo-liberale.
Anche per il restante popolo colombiano le condizioni sociali sono precarie. Secondo l'indice GINI delle disuguaglianza (http://it.wikipedia.org/wiki/Coefficiente_di_Gini, ndt), la società colombiana rasenta lo 0.6 ed è una delle società più escludenti. Circa 20 milioni di colombiani vivono nella povertà e 8 nell'indigenza. Le donne ed i giovani sono i più toccati.
Le donne subiscono varie forme di violenza e d'esclusione: violenze sessuali ed assassinii da parte dell'esercito, della polizia e dei paramilitari; trasferimenti forzati; disoccupazione, occupazioni precarie…
Da parte loro, i giovani che rappresentano quasi il 25% della popolazione cioè 12 milioni di persone, soffrono disoccupazione, stigmatizzazione, difficoltà d'accesso agli studi medi e superiori…
Altre vittime: i contadini e gli indigeni che affrontano non soltanto i proprietari terrieri e lo Stato, ma anche i monopoli imperialisti che si accaparrano l'usufrutto appropriandosi delle terre per sviluppare megaprogetti agroindustriali minerari ed energetici.
Questa situazione ha comportato in questi ultimi anni un aumento delle organizzazioni di lotta che raccolgono donne e giovani contro le implicazioni del modello neo-liberale ed il processo di fascistizzazione. Lotte contro la violenza di genere, la fame, per l'occupazione e l'istruzione.
Dopo tre decenni di fascistizzazione e di disarticolazione, nuove forme di organizzazioni politiche e sociali hanno visto la luce per costruire un nuovo progetto nazionale rivoluzionario. Ad esempio il Congresso dei Popoli e Cabildo Patriotico por la Independencia, che tra luglio e ottobre 2010 hanno richiamato migliaia di colombiani, dando vita a forme d'organizzazione e d'articolazione originali a livello nazionale e regionale, e che confluiscono in altri settori del Coordinamento delle Organizzazioni e Movimenti Sociali della Colombia.
Sono espressioni popolari caratterizzate da una diversità di pensiero e di posizione. Cercano di aprire scenari di partecipazione sociale in un processo complesso; cercano di superare il settarismo e l'egemonismo. Per trovare finalmente la possibilità di costituire un fronte unico capace di affrontare l'imperialismo, fare arretrare il fascismo e far avanzare la democrazia popolare ed il socialismo.
Questi movimenti devono tuttavia affrontare il pericolo di cooptazione del governo di Santos. Occorre al contrario, di fronte a questo governo, assumere un atteggiamento fermo di difesa degli interessi del popolo.
La lotta di classe durante quest'ultimi 30 anni in Colombia
Durante gli ultimi tre decenni, la società e la lotta di classe in Colombia sono state segnate dalla contraddizione che esiste tra l'imperialismo soprattutto nordamericano e le classi dominanti da un lato e la nazione ed il popolo colombiano, dall'altro. In questo contesto le forze reazionarie hanno sviluppato un processo di fascistizzazione dello Stato e della società, imponendo in vasti settori della popolazione oltre alle strutture politiche antidemocratiche, un'ideologia fascista. Questo processo di fascistizzazione ha raggiunto il suo apice sotto la presidenza di Álvaro Uribe Vélez (2002-2010). Durante questi ultimi tre decenni e soprattutto sotto i governi di Uribe, il paese ha attraversato una grave crisi umanitaria conseguente allo spostamento di 4 milioni di contadini verso le città, che ha creato una immensa base di semiproletari.
Parallelamente alla fascistizzazione è stato imposto un modello economico neo-liberale, che ha esteso il neo-colonialismo ed ha scalzato profondamente la sovranità nazionale cedendo grandi ricchezze e forze di produzione ai mega monopoli imperialisti e a un pugno di gruppi monopolistici creoli principalmente centrati su attività finanziarie speculative e attività minerarie ed energetiche.
Da parte sua, il popolo ha conosciuto durante questi trent'anni un ritiro politico in seguito alla guerra e alla repressione. Questo ritiro è stata segnato da un indebolimento delle organizzazioni popolari e dei progetti politici rivoluzionari: alcuni hanno capitolato dinanzi al fascismo o si sono orientati verso politiche riformiste e socialdemocratiche. Dal 2010 il presidente Juan Manuel Santos, legittimo rappresentante dell'alta borghesia pro-imperialista, ha proposto un governo neo-liberale d'unità nazionale che prosegue sulla via aperta del fascismo e delle trasformazioni economiche, politiche e culturali operate da quest'ultimo. Un contesto internazionale di crisi economica ha imposto che l'alta borghesia cambiasse strategia e mettesse Juan Manuel Santos al posto di Álvaro Uribe Vélez per risolvere le contraddizioni fra le classi dominanti generate dall'ex presidente, favorendo l'estensione del modello economico neo-liberale, il negoziato di nuove condizioni sulla sovranità neocoloniale con il governo democratico degli Stati Uniti, la ricerca di nuove alleanze internazionali, superando il relativo isolamento politico-diplomatico dell'era Uribe.
È per questo che le forze reazionarie hanno bisogno di re-istituzionalizzare e di legalizzare "il disordine" generato da Uribe. Per i vasti settori dell'alta borghesia Uribe non è più necessario poiché si è già liberato dal suo triplice ruolo: contro-insurrezione per colpire il settore rivoluzionario, soprattutto armato; investimento imperialista; coesione sociale. Gli obiettivi si evolvono ora con Santos: prosperità democratica, cioè una più forte crescita economica a partire dal settore minerario ed energetico; mantenimento dell'orientamento verso la disfatta dell'insurrezione; attuazione della cooptazione dei dirigenti e dei movimenti popolari. Il tutto senza smontare gli elementi di fascistizzazione ereditati dagli ultimi 30 anni.
Il compito del movimento operaio, dei lavoratori e del popolo colombiano in generale è di consolidare gli spazi d'articolazione e d'unità per lottare contro il fascismo e l' imperialismo a beneficio della democrazia popolare.
15° Seminario Internazionale
Testo del PC-ml Colombia
Con la partecipazione di Nolasco Présiga corrispondente del giornale Voz Colombie e dell'Agence Bolivarienne de Presse in Belgio, Mayu Ruiz ed il gruppo di Intal Amérique latin.
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