Marzio Castagnedi
Bastano i semplici numeri e le nude cifre del medagliere dei recentissimi mondiali di atletica di Helsinki, per aprire
un ventaglio di considerazioni e di
conclusioni molto chiare.
Vediamo. Primi gli Usa, il ricco colosso da
300 milioni di abitanti, poi a distanza la Russia da 160 milioni di
anime ma orfana delle medaglie di
nazioni un tempo nell'Unione Sovietica, come per esempio Bielorussia e Ucraina. Al terzo posto la sorprendente
squadra dell'Etiopia con notevoli
vittorie di squadra sia femminile che maschile ma, che fa medaglie nelle sole gare di fondo dei 5 e 10 mila metri.
Chi spunta poi al quarto posto assoluto
nel medagliere mondiale? Ma Cuba, la
sensazionale e formidabile squadra cubana espressione di una piccola
isola del Terzo mondo di 11 milioni di
abitanti. Cuba quarta, con due ori, tra cui
il nuovo primato mondiale del lancio del giavellotto femminile di
Osleidys Menendez, e con quattro
secondi posti d'argento uno dei quali, quello del nuovo talento Moya nell'alto, aveva l'oro fino all'ultimissimo
salto del russo Krymarenko. Il tutto
sotto gli occhi del mito cubano Javier Sotomayor a cui appartiene da dieci anni il non avvicinato record mondiale
del salto in alto con 2 meri e 45. Cuba
quarta, dunque, su oltre 160 nazioni
partecipanti e 40 andate a medaglie. Cuba che lascia dietro grandi
nazioni come Francia, Germania,
Inghilterra, Spagna, Giappone, Polonia e il colosso Cina ( una sola medaglia d'argento ) per non parlare di squadre
titolate come Australia, Canada, la
padrona di casa Finlandia e la "piccola Italia", tutte a fondo classifica con una sola
striminzita medalglietta di bronzo.
Cuba quarta, Italia trentaseiesima, un risultato che si commenta da solo.
Se usciamo dai mondiali di atletica e
pensiamo alle Olimpiadi che contengono
tutti gli sport, le conclusioni non sono poi molto diverse.
Basterebbe prendere le ultime quattro
edizioni dei Giochi Olimpici da Barcellona 92 ad Atlanta 96, a Sidney 2000 e Atene 2004. Se si fanno le somme e le
medie dei risultati si trova Cuba nelle
prime dieci potenze sportive al mondo e con in
più un record fantastico come l0incredibile quinto posto assoluto ai
Giochi di Barcellona. Tutto ciò,
ripetiamo, opera di un piccolo paese povero dei poveri Caraibi, di una piccola nazione sottoposta per motivi
di discriminazione e persecuzione
politica, a una quantità di blocchi ed
embarghi. Da quello economico e commerciale a quelli diplomatici e culturali. Ma ancora una volta Cuba risponde
coi risultati e coi fatti di un popolo
vivo, intelligente e colto.
Ecco la parola chiave è proprio
"cultura". Cuba ottiene i risultati perchè ha cultura. Sport
come servizio sociale, completamente
gratuito, sport aperto a tutti e praticato collettivamente, e poi la guida di vere e proprie scuole. E' da
questa base che poi emergono le
individualità eccellenti. Scriveva il "Corriere della Sera" di lunedi 15 agosto, che" la
Menendez e la Calatayud portano a Cuba
premi per 260 mila dollari; un pò resteranno giustamente a loro, ma
buona parte di quelle vincite andranno
a finanziare la scuola superiore di sport
cubana". Ecco, appunto, senso sociale, scuole, istituzioni
pubbliche, maestri istruttori e
allenatori esperti, atleti generosi e impegnati in allenamenti costanti e seri. Lo sport, dunque, come servizio
sociale di massa e come uno degli
aspetti della cultura complessiva di un Paese. Tra i commentatori televisivi delle ultime Olimpiadi di un anno fa ad
Atene, l'ultimo giorno il professor Dal
Monte se ne uscì con una sua speciale
classifica commisurando la quantità di medaglie vinte dalle squadre
alla popolazione complessiva di
ciascuna nazione. Il ballotaggio si restrinse
alla fine tra Australia ( 25 milioni di abitanti ) e Cuba. Ma alla
fine prevalse Cuba con il miglior
rapporto tra l'alto numero di medaglie vinte e
la sua bassa quantità di popolazione. In pratica il professor Dal Monte dimostrò che Cuba non solo esprime una delle
migliori formazioni olimpiche in
assoluto, ma che è anche in proporzione la "maggior potenza sportiva
mondiale".
Piaccia o no, non si tratta di opinioni ma di fatti, dati obiettivi, statistiche più volte confermate.
D'altra parte, girando per esempio per
la citta dell'Avana, queste realtà si vedono ad occhio. Se passate davanti al palazzo dello Sport, poi
scoprite che percorrendo un buon
chilometro dell'avenida di Rancho Boyero e poi svoltando a sinistra per un'altro chilometro dell'avenida de Santa
Catalina esiste una vera e propria
distesa verde con decine di campi all'aperto per fare ginnastica,
atletica, base-ball, calcio,
pallacanestro, pallavolo. In altre strade e vie centrali della capitale cubana succede di imbattersi
in campi sportivi più o meno
improvvisati. Lungo un'importante arteria come la calle 23, per esempio,
si incontrano diversi posti dove molte
decine di ragazzi giocano a
pallacanestro e altri gruppi si allenano allo judo sotto la guida dei loro
insegnanti.
Uguale spettacolo si vede all'incrocio tra la calle 12 e avenida Linea nel del quartiere del Vedado in piena
città: campi, tabelloni, reti. Se non
avete fretta potete assistere in ogni ora della giornata a lunghi incontri informali e partite amichevoli.
Ancora, più avanti lungo la Quinta
Avenida, il più bel viale dell'Avana dove stanno quasi tutte le
ambasciate straniere, all'incrocio con
la calle 60 c'è un frequentato campo sportivo
con annessa pista da corsa. Dalla villa dell'ambasciatore italiano,
posta proprio davanti al campo, si
possono vedere gruppi di giovani cubani
impegnati in vari sport. Sto parlando di impianti sparsi per la
città, impianti semplici non recintati
e con attrezzature modeste aperti sempre a
tutti e a disposizione della popolazione sia per puro svago e
divertimento che per qualche allenamento
specifico.
Gli impianti sportivi ufficiali della
città dell'Avana, quelli veri e professionali con stadio Olimpico, velodromo, campi da tennis ecc. stanno tutti
all'Avana del Este nella vera e propria
"ciudad deportiva" che fu sede dei Giochi Panamericani alla fine degli anni 80. Ma ancora in città le soprese
non mancano. Una volta notai, stando in
una spaghetteria-pizzeria all'aperto in Playa in calle tercera, alcuni lavori in un'area adiacente vicino a
una scuola. Tornai una settimana dopo e
vidi un un grande scavo in corso, e infine dopo un'altra settimana mi trovai di fronte a una bella piscina di 33
metri a sette corsie nuova di pacca e
con palazzina-spogliatoio. Così, in due settimane, la scuola elementare e media s'era fatta la piscina a
disposizione di 400 scolari. Ecco
dunque le strutture che sono alla base dei risultati: sport di massa come cultura popolare e scuole d'alto
livello di specializzazione. E' così
poi che un piccolo paese di 11 milioni di abitanti arriva quarto ai mondiali di atletica o ottavo alle Olimpiadi.
E ciò non avviene solo negli sport.
Avviene anche negli studi artistici, per esempio all'Isa (Istituto
Superior de Arte) o nel Conservatorio
del Teatro Roldàn, alla scuola Internazionale
di Cinema e tv, alla scuola del Ballet Nacional de Cuba, o alla scuola
di Scienze Mediche dell'Avana che
sforna ogni anno alcune migliaia di nuovi
giovani medici di molti Paesi dell'America Latina. Laurea in
medicina completamente gratis. Questa è
Cuba. Eppure non c'è giornale o rivista o
radio o tv italiana che voglia fare un viaggetto nell'isola delle
Antille per documentare questi
innegabili successi ( poi indiscutibilmente
rispecchiati e confermati in statistiche, risultati e classifiche).
Che Cuba sia in proporzione la maggior
potenza sportiva mondiale, lo ha dimostrato il
professor Dal Monte, non lo imponiamo noi. No, alla stampa italiana
Cuba interessa solo saltuariamente,
soprattutto quando c'è qualche problema da
sfruttare con sciacallaggio giornalistico per fini politici. Noi
insistiamo nelle nostre tesi che sono
dismostrate con precise e reali documentazioni. E rilanciamo l'idea ai direttori dei giornali sportivi e non. Mandate
a Cuba qualche serio cronista a
verificare come si fa a stare in cima alle graduatorie dello sport e della cultura. Ci sono tanti paesi che
ne hanno tanto bisogno!
( Marzio Castagnedi )