Fondo monetario
internazionale:
In Indonesia scioperare non sara' piu' un diritto
Clean Clothes Campaign
Per
il Fondo monetario internazionale il costo del lavoro in Indonesia e' troppo
elevato. La polizia spara nel corso di una manifestazione di protesta contro
l'approvazione di un disegno di legge che smantellera' i diritti dei lavoratori
indonesiani.
Due sindacalisti restano feriti.
Nike e Reebok annunciano la chiusura di due fabbriche che fara' perdere 12 mila
posti di lavoro.
(notizia ricevuta dal sindacato indonesiano del tessile-abbigliamento Garteks.
Per maggiori informazioni: garteks@hotmail.com)
Il 19 agosto migliaia di persone hanno dato vita a un'imponente manifestazione
a Cimahi Bandung, la capitale di Giava Occidentale, in Indonesia, per protestare
contro due disegni di legge che rischiano di assestare un duro colpo ai diritti
acquisiti dai lavoratori indonesiani in anni di dure lotte condotte
principalmente nell'industria per l' esportazione. Fra i manifestanti, sigle
sindacali, studenti universitari, rappresentanti di ong, e una massiccia
presenza di lavoratori dell' abbigliamento. I due spezzoni di corteo che si
dirigevano verso il parlamento di Giava Occidentale sono stati ripetutamente
bloccati dalla polizia e fatti oggetto di lanci di sassi da parte di individui
non meglio identificati, circostanze che hanno dato luogo a disordini. Due
sindacalisti sono rimasti feriti da colpi di pistola sparati dalla polizia, 31
persone sono state arrestate e sottoposte a interrogatori nel corso dei quali
sono state picchiate e rapate a zero. Il sindacato Garteks ci chiede di inviare
una lettera o un fax alla presidente dell'Indonesia Megawati Sukarnoputri per
chiederle di far luce su quanto avvenuto e usare la sua influenza per rivedere
i due progetti di legge contestati, e di inviarne copia all'ambasciata
indonesiana in Italia.
I MOTIVI DELLA PROTESTA
Il governo indonesiano e' in procinto di varare due provvedimenti di legge che
preannunciano lo smantellamento progressivo dei diritti acquisiti dai lavoratori
indonesiani in anni di dure battaglie. Le prime due misure che potrebbero
entrare in vigore gia' a settembre riguardano il diritto di sciopero. Chi si
astiene dal lavoro potra' essere chiamato a comparire davanti a un tribunale e
rischia pene che vanno da una multa di 400 milioni di rupie (pari a circa 45
mila euro) a 4 anni di carcere. E' uno dei primi risultati delle sollecitazioni
rivolte dal Fondo Monetario Internazionale all'Indonesia per risollevare
l'economia del paese che soffre ancora le conseguenze della crisi finanziaria
che ha investito l'Asia nel 1997-1998. Un rapporto del FMI, uscito all'inizio
dell'anno, metteva in guardia il governo dal perseverare in una politica di
crescita dei minimi salariali al fine di non perdere competitivita' sul mercato
internazionale (da notare che le retribuzioni minime mensili non superano i 46
dollari). Piu' di due terzi della popolazione vive al di sotto della soglia di
poverta' fissata in 2 dollari al giorno e la Banca Mondiale stima che
altrettante persone soffrano in Indonesia di malnutrizione e di un accesso
inadeguato ai servizi sociali primari. Malgrado i proclami etici, imprese
multinazionali come Nike e Reebok, preoccupate dall'aumento dei minimi
salariali, non si sono fatte scrupolo negli ultimi mesi di chiudere attivita'
in Indonesia per trasferirle in paesi con costi del lavoro piu' bassi e
legislazioni piu' deboli, principalmente in Cina e in Vietnam. Fra luglio e
agosto, 3 mila operai della Nike e un migliaio della Reebok sono scesi in
piazza a Jakarta per protestare contro l'annunciata chiusura di due fabbriche
che tagliera' oltre 12 mila posti di lavoro (nel testo originale del messaggio
trovate due articoli sulle manifestazioni contro Nike e Reebok).