Apartheid in Lettonia: La minoranza russa si mobilita per i suoi diritti
Ma in questo caso, Prodi e la Commissione
Europea fanno finta di non vedere
L’EUROPA AIUTERA’ LA COMUNITA’ RUSSA DELLA
LETTONIA?
di Jana Amelina, IA “Rosbalt”, Mosca
www.atvr.ru , 13
aprile 2004
Il “Seima” (parlamento) della
Lettonia, in terza, definitiva stesura, ha approvato gli emendamenti alla legge
sull’istruzione. Il comma 3 del punto 9 della legge recita: dal 1 settembre
2004 “negli istituti scolastici statali e municipali, in cui sono previsti
programmi di istruzione delle minoranze nazionali, a partire dalla 10° classe
le lezioni verranno impartite nella lingua statale (lettone) in armonia con il
modello statale di istruzione media generale”.
In accordo con tale modello, nella lingua statale verranno insegnate non meno
del 60% delle materie. Il tempo restante verrà dedicato all’insegnamento nelle
lingue delle minoranze nazionali di materie collegate alla lingua, all’identità
e alla cultura. Queste ultime verranno concordate dalla scuola stessa con il
Ministero dell’istruzione e della scienza. “Il varo di questa legge rappresenta
un serio passo nella direzione dello sradicamento dell’istruzione media in
lingua russa”, - si afferma in un comunicato emesso lo stesso giorno dal
Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa. “Esso condurrà
inevitabilmente ad un peggioramento della situazione, a un deciso abbassamento
della qualità dell’istruzione dei russofoni che frequentano le scuole lettoni,
all’emergere di nuove differenze sociali e discriminazioni nei diritti”.
Come informa la “Business&Balta” di Riga, i rappresentanti dell’opposizione
parlamentare di sinistra hanno proposto di insegnare nelle scuole delle
minoranze nazionali non meno di tre materie, insieme al lettone e alla
letteratura. A parere del deputato del gruppo “Per i diritti dell’uomo nella
Lettonia unita” (è il nome della
coalizione, in cui erano presenti anche i comunisti del Partito Socialista di
Lettonia) Jakov Pliner, questa è l’unica possibilità di evitare
l’abbandono delle scuole a settembre.
Ma i partiti di destra, respingendo ogni proposta, che introducesse cambiamenti
nella riforma oppure un attenuazione del meccanismo che costringe le scuole
russe all’uso della lingua lettone, e accusando l’opposizione di sinistra di
“ignoranza”, di estremismo e di “complicità con i colonizzatori”, hanno
mantenuto la stesura iniziale. Non è servita neppure la grandiosa
manifestazione, realizzata dalle organizzazioni russe della Lettonia di fronte
al palazzo del “Seima”, a cui hanno partecipato, secondo dati di diverse fonti,
da 5.000 a 15.000 studenti e genitori russi. Naturalmente, non si è tenuto in
considerazione neppure il parere della Duma di Stato russa. Per gli emendamenti
discriminatori hanno votato a favore 71 deputati, contro 25.
La decisione dei deputati lettoni riguarda circa 120.000 studenti delle scuole
russe, che rappresentano circa un terzo di tutti gli studenti della Lettonia.
In tutto parla russo circa il 40% degli abitanti del paese. Il presidente
dell’Associazione Lettone delle scuole ad insegnamento russo Igor Pimenov ha
fatto appello al presidente della Repubblica Lettone Vaira Vike Freiberga,
perché rinvii la legge al parlamento per un ulteriore esame. Egli gli ha anche
proposto di intervenire con un’iniziativa di “moratoria sulla riforma del 2004”
e di iniziare una discussione a livello nazionale sui problemi dell’istruzione,
ma senza ottenere finora una risposta. I deputati del gruppo “Per i diritti
dell’uomo nella Lettonia unita” e il Partito socialista di Lettonia hanno
avanzato una richiesta di sfiducia nei confronti di uno degli autori degli
emendamenti, il ministro dell’istruzione e dell’educazione Karlis Shadurskis.
Lo stesso giorno tutto il governo si dimetteva, anche se per altre cause…
Ma le scuole russe, se si può usare tale espressione, “potevano versare ancora
più sangue”. Il progetto di legge, adottato dal “Seima” in seconda lettura,
prevedeva un taglio ancora più drastico delle materie di insegnamento nelle
lingue delle minoranze nazionali. Come si fa notare nel comunicato emesso dal
Ministero degli Affari Esteri russo, i legislatori lettoni si sono mossi su uno
schema prefissato.
Nel corso della preparazione dei progetti di legge particolarmente
significativi per la parte della società che parla la lingua russa, “essi
all’inizio reagiscono alle proteste con un peggioramento nella redazione del
documento, rendendolo decisamente “impresentabile”, per poi tornare sulla
variante iniziale, presentando la cosa come un passo incontro alle esigenze
dell’opinione pubblica russofona e delle organizzazioni internazionali”.
“Speriamo che questo trucco non confonda gli osservatori in Europa e negli
USA”, - si sottolinea nel documento. “La variante di compromesso assunta è il
risultato del lavoro del Ministero degli Affari Esteri russo, delle reazioni
della comunità russofona della Lettonia e dell’opinione pubblica russa”, - ha
dichiarato a “Rosbalt” il consigliere del secondo dipartimento europeo del
Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa Andrey Skachkov.
Come ha dichiarato in un’intervista alla stazione radio “Golos Rossij” (Voce della Russia) il vice-speaker
della Duma di Stato Dmitrij Rogozin (attuale
leader di “Rodina”), i nazional-sciovinisti lettoni di fatto intendono
rifarsi sui ragazzi dei rancori, legati al periodo dell’esistenza della
Repubblica Socialista Sovietica Lettone, riducendo al minimo la quantità delle
materie impartite in lingua russa. Lo stato lettone si sviluppa sulla base del
nazismo nel campo dell’istruzione. Ciò è in contraddizione con le tradizioni di
difesa delle lingue delle minoranze nazionali nei paesi dell’Unione Europea”.
Il deputato è convinto che i problemi della minoranza russa in Lettonia possono
essere risolti solo con la partecipazione dell’Unione Europea, di cui presto la
Lettonia sarà membro. “L’Unione Europea oggi ha il dovere di intervenire,
esprimendo la propria contrarietà per ciò che sta accadendo in Lettonia, oppure
deve frenare il processo di accoglimento della repubblica nell’UE”, - aveva
detto in precedenza in una conferenza-stampa Dmitrij Rogozin.
Ma i diplomatici russi prevedono che molti ostacoli si frapporranno a che ciò
avvenga. “ Già fin da ora sarebbe auspicabile far uscire dal punto morto in cui
si trova la questione del rispetto dei diritti umani della comunità russofona
della Lettonia”, - commenta così la situazione Andrey Skachkov. “Dopo
l’ingresso del paese nell’Unione Europea, ci dicono i baltici, la Russia dovrà
cercare una soluzione con Bruxelles. Inoltre, la reazione dei paesi dell’UE a
ciò che sta succedendo con l’istruzione russa in Lettonia al momento è
sconosciuta. Vorremmo che si dimostrasse più adeguata: l’OSCE e il Consiglio
d’Europa reagiscono a tali avvenimenti in modo significativamente più duro. Si
dice che la Lettonia e l’Estonia corrispondono ai criteri formali di ammissione
all’Unione Europea, con riferimento esclusivo alle problematiche economiche.
Per questa ragione il Ministero degli Affari Esteri della Russia pone in modo
particolarmente fermo la questione del rispetto dei diritti umani della
popolazione russofona della Lettonia”.
Così, la ratifica della convenzione del Consiglio d’Europa in materia di difesa
delle minoranze nazionali, e degli altri documenti internazionali, che
intervengono in loro difesa è una questione lasciata esclusivamente alla buona
volontà. I meccanismi, in grado di obbligare un membro dell’Europa unita ad
adempiere agli impegni assunti in tale ambito, semplicemente mancano.
In relazione al varo degli emendamenti discriminatori il gruppo del Partito
Comunista della Federazione Russa (PCFR) alla Duma di Stato ha diffuso una
dichiarazione con un appello ad adottare contro la Lettonia, “che viola
pesantemente le norme del diritto internazionale nell’ambito dei diritti
dell’uomo”, sanzioni economiche e a ritirare l’ambasciatore russo da Riga. Ad
avviso dei comunisti, il presidente della Russia dovrebbe assumere “immediate
efficaci misure per l’abolizione del sistema dell’apartheid in Lettonia”.
Ma fare affidamento su ciò, come sul fatto che “i nostri MIG stazionano a Riga”
appare poco realistico.
I diplomatici mettono in relazione le caute speranze di un miglioramento della
situazione dei russofoni in Lettonia con le avvenute dimissioni del governo
della repubblica, nel giorno del varo del progetto di legge. “In Lettonia ci
sono forze sane” –, afferma con convinzione Andrey Skachkov. “Tra esse possiamo
annoverare, in particolare, il Partito della Concordia del Popolo e “Per i
diritti dell’uomo nella Lettonia Unita”. Se i loro rappresentanti dovessero
entrare in un nuovo gabinetto, sarebbero senz’altro possibili cambiamenti in
meglio”.
Finora, come si fa notare nella dichiarazione del Ministero degli Affari
Esteri, la controparte russa ha fatto appello alle autorità della Lettonia
perché impediscano un clima di scontro nella società e prestino ascolto alle
giuste richieste dei cittadini di lingua russa del paese. “Il primo passo in
tale direzione deve essere rappresentato dall’inizio di un dialogo costruttivo
con la comunità di lingua russa e dall’elaborazione di una variante della
riforma scolastica, che favorisca una completa istruzione per la nuova
generazione di cittadini di lingua russa del paese, che garantisca loro la
fiducia nel futuro e che dimostri concretamente l’attaccamento della Lettonia
ai valori democratici, fissati dai documenti dell’ONU, del Consiglio d’Europa e
dell’OSCE”, - si afferma nel documento.
Ma verremo ascoltati?
LETTONIA: SCIOPERO DEGLI STUDENTI DELLE SCUOLE RUSSE
www.leviy.ru,
15 aprile 2004
Oggi in Lettonia ha inizio lo sciopero generale degli studenti delle
scuole russe, per il diritto all’insegnamento nella lingua madre.
La decisione della proclamazione dello sciopero è stata presa il 6 marzo a Riga
dal “Congresso lettone dei difensori della scuole russe”.
All’azione prendono parte gli studenti di tutte le 64 scuole russe di Riga e
della maggioranza delle scuole russe di Ventspils, Daugavspils, Jelgava,
Liepaja e di altre città della Lettonia, secondo quanto hanno dichiarato a RIA
“Novosti” i dirigenti del movimento.
In tutto, allo sciopero parteciperanno non meno di 50.000 persone (studenti,
genitori ed insegnanti), ha dichiarato Jurij Petropavlovskij, uno dei
dirigenti, in un’intervista a RIA “Novosti”.
Nei manifesti di convocazione dello sciopero si afferma che l’azione avrà
inizio nella mattinata del 15 aprile, con il raduno dei partecipanti di fronte
al monumento dedicato al poeta lettone Rainis nel parco “Esplanada”, collocato
nel centro della città.
Alle 11,00 i membri della delegazione trattante, eletta dal “Congresso dei
difensori delle scuole russe”, si dirigerà al Palazzo del Governo della
Lettonia, per consegnare al primo ministro Indulis Emsis la petizione dal
titolo “Questa riforma non è necessaria”.
Nel documento si formula la richiesta di una moratoria riguardo alla messa in
pratica della legge sull’istruzione, che prevede, in particolare, che dal 1
settembre 2004, nelle scuole medie delle minoranze nazionali, la maggior parte
delle materie venga insegnata non nella lingua madre, ma in lettone.
Il 16 aprile, secondo giorno di sciopero, i partecipanti si raduneranno di
fronte al palazzo del tribunale, dove si sta svolgendo il dibattimento sulla
causa presentata contro il deputato della Duma di Riga Aleksandr Gilman. Egli è
stato accusato di violazione della legislazione lettone, in occasione della
convocazione delle manifestazioni degli studenti delle scuole russe, svoltesi a
Riga il 5 e l’11 febbraio.
Nel pomeriggio, nella Piazza della Casa dei Congressi, si svolgerà il meeting
dal titolo “Lezione all’aperto di lingua e cultura russa per il governo”.
Traduzione dal russo di Mauro Gemma