Lettonia: Cancellata definitivamente la festa della vittoria sul nazifascismo
Le autorità di Riga presentano le loro credenziali all’Europa
http://www.partaktiv.info/main/409cf23b26f7d/
8 maggio 2004
Mentre, tra torrenti di retorica che ha contagiato anche la
“sinistra europea”, la Lettonia faceva il suo ingresso nell’Unione Europea, a
Riga 50.000 giovani della minoranza russa (e lettoni) scendevano in piazza per
manifestare contro le leggi discriminatorie tendenti a consolidare nel paese il
regime dell’apartheid. In un’altra città, Liepaja, la polizia interveniva
pesantemente contro i dimostranti, mandandone parecchi al pronto soccorso.
Il giorno precedente N. Kononov , coraggioso comandante partigiano
ottantaduenne (definito “eroe della guerra antifascista” anche dal presidente
russo Vladimir Putin), che già in tarda età aveva dovuto subire prigione e
maltrattamenti, veniva definitivamente (tra le proteste delle autorità russe e
nell’indifferenza delle istituzioni europee) condannato a 7 anni, con l’accusa
di aver fatto giustiziare alcuni criminali di guerra collaborazionisti nel
1944.
Come se non bastasse, a ulteriore conferma del carattere “democratico” del
regime al potere in Lettonia, di fronte alla richiesta avanzata dalle
organizzazioni partigiane di celebrare in forma ufficiale il 9 maggio, festa
della vittoria sul nazifascismo, il presidente della repubblica rispondeva con
un provvedimento che suona come conferma della cancellazione dello storico
avvenimento dal calendario delle celebrazioni di stato.
In merito a questa ultima vergognosa decisione del governo lettone (e per
richiamare l’attenzione della “sinistra europea”, che, nel suo congresso
dell’8-9 maggio, dove pure sono risuonate critiche severe a Cuba, non ha
ritenuto però di pronunciare una sola parola sulla grave situazione in cui
versano le libertà democratiche nell’europea Lettonia) pubblichiamo un articolo
apparso nel sito comunista ucraino “Partaktiv.info”.
M.G.
In Lettonia non ci sono le ragioni per festeggiare il 9 maggio come “Giorno
della vittoria”, poiché da quel momento essa per 50 anni è stata nuovamente
occupata dall’Unione Sovietica, si afferma nella lettera indirizzata dal
consigliere del presidente della Lettonia per le questioni storiche, il
professor Anton Eunda, ai veterani del “130° Corpo dei fucilieri lettoni” e
delle brigate partigiane.
I veterani della Seconda guerra mondiale, che hanno combattuto in formazioni
lettoni a fianco della coalizione antihitleriana, si sono rivolti alla vigilia
del 59° anniversario della sconfitta della Germania hitleriana al presidente
della Lettonia, con la richiesta di attribuire a questa significativa data un
carattere ufficiale.
Dopo l’indipendenza, in Lettonia il carattere ufficiale di “Giorno della
vittoria contro il fascismo” del 9 maggio era stato revocato. Allo stesso tempo
si era deciso di celebrare l’8 maggio come festa della sconfitta del nazismo e
del ricordo di tutte le vittime della Seconda guerra mondiale.
Polemizzando con il consigliere del presidente sulle pagine del giornale in
lingua russa di Riga, “Cias” (L’ora)
il membro dell’ufficio di direzione della Società dei membri del “130° Corpo
dei fucilieri lettoni” e delle brigate partigiane Aleksandr Komarovskij ha
detto che solo nelle battaglie in Lettonia sono morti 150.000 soldati
sovietici. A suo parere, anche i cittadini della Lettonia, che era entrata
all’inizio della Seconda guerra mondiale nell’ambito dell’Unione Sovietica,
hanno dato il loro contributo alla disfatta del nazismo.
Traduzione di Mauro Gemma