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- popoli resistenti - messico - 28-04-10 - n. 316
Traduzione a cura di Adelina Bottero
Zapata vive! In basso e a sinistra
Che le mani callose dei campi e le mani callose dell'officina si stringano in saluto fraterno di concordia; perché in realtà, uniti i lavoratori, saremo invincibili, siamo la forza e siamo il diritto; siamo il domani!
Salute, fratelli operai, salute, il vostro amico contadino vi aspetta!
Tlaltizapán, Morelos, 15 marzo 1918
Emiliano Zapata
In onore di Emiliano Zapata, il 10 aprile l’Altra Campagna ha realizzato il forum “Zapata Vive! In basso e a sinistra”. Vi hanno partecipato Sylvia Marcos, Sergio Rodríguez Lascano, direttore della Rivista “Rebeldia”, Elí Homero dell'UNOPII e Julio Cota, segretario generale del Partito dei Comunisti di Morelos, a nome dell'Altra Campagna di Morelos. Interventi istruttivi hanno collocato la lotta del capo guerrigliero nel suo estendersi fino ai nostri giorni. La relazione di Rodriguez Lascano ha affrontato il rapporto tra lavoratori e zapatismo e, parlando della bufera imminente, ha chiarito che è ormai il tempo della crisi del potere; ha prospettato inoltre che il “noi”, soggetto che dovrà affrontare il capitale, esiste e genera iniziative. Elí Homero, dell'UNOPII, ha dichiarato che stanno promuovendo un movimento nazionale di massa, indipendente e di lotta. Riportiamo di seguito l'intervento del compagno Julio Cota.
Emiliano Zapata e il diritto alla ribellione
di Julio Cota
Compagne e compagni dell'Altra Campagna,
il nostro movimento anticapitalista ha radici profonde nell'azione permanente del nostro popolo per la propria emancipazione. Dalla resistenza ai conquistatori fino ai nostri giorni, gli oppressi non hanno mai deposto la bandiera, né si sono rassegnati all’idea dell’impero eterno delle classi dominanti, poiché in ogni momento e circostanza si sono garantiti il diritto ed il dovere alla ribellione.
Il possesso della terra fu il problema fondamentale per il quale i contadini di Morelos si sollevarono in armi insieme ad Emiliano Zapata, per prendere la terra che apparteneva loro da secoli. Una terra negata ai suoi legittimi proprietari mediante leggi corrotte dal fucile dei federali, leggi che favorivano soltanto cacicchi locali, proprietari terrieri e intellettuali, le classi più reazionarie del Porfiriato.
Da quel 10 aprile 1919, quando il generale Emiliano Zapata fu crivellato di colpi a tradimento nella tenuta di Chinameca nello stato di Morelos, i carranzisti nemici del Piano di Ayala e della rivoluzione festeggiarono il successo della trama ordita dal generale Guajardo, portata a termine a Chinameca, credendo con ciò che lo zapatismo fosse morto per sempre.
Dovettero passare molti decenni, finché un 1° gennaio 1994 la ribellione indigena in Chiapas dicesse “Già basta!”, dimostrando che Zapata non era morto, ma più vivo che mai. Cause della ribellione furono l'adesione del Messico al Trattato di Libero Commercio, la proprietà della terra, oltre a molte questioni basilari come salute, educazione, lavoro, casa, ecc., cause per cui tutto il paese oggi soffre gravemente. Gli zapatisti dell'EZLN continuano ad essere i degni e legittimi prosecutori della lotta di Emiliano Zapata.
Le nostre lotte sono state come tutte quelle che scrivono la Storia: collettive. Inoltre ci sono momenti in cui personalità eccezionali rappresentano fedelmente la collettività. Zapata e Villa appartengono a quegli esseri umani che incarnano l'aspirazione di tutti gli oppressi e sfruttati. Zapata è per di più sinonimo di ribellione contro l'oppressione, senza resa fino alla fine.
Bisogna ricordare come i reazionari e controrivoluzionari definivano Emiliano Zapata e i contadini insorti di Morelos. I porfiristi dicevano che i contadini zapatisti erano barbari che utilizzavano metodi guerriglieri e terroristi, bisognava eliminarli. Zapata fu bollato come comunista, per via dei proponimenti del Piano di Ayala. Il presidente Madero nel suo primo rapporto menzionava: “Quell'amorfo socialismo agrario, che nelle rozze intelligenze dei contadini di Morelos può prender soltanto forma di nefasto vandalismo, per fortuna non ha trovato eco nelle altre regioni del paese”. Huerta ed i suoi sostenitori affermavano che le armi degli zapatisti attentavano alla pace sociale. I carranzisti dicevano che Zapata e gli insorti non si conformavano alla legalità della nuova costituente.
Ieri come oggi, l'altra Storia del nostro paese risulta inconcepibile per coloro che non aspirano a quelle profonde trasformazioni, che pongano decisamente fine allo sfruttamento, alla rapina, all'oppressione e alla repressione. Risulta loro inconcepibile che Zapata abbia sostenuto la ribellione contro Madero, così come non comprendono e squalificano la nostra opzione di raggrupparci in un movimento che non sia solo per un cambio di governo, bensì per il rovesciamento dello Stato borghese basato sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. Risulta loro inconcepibile che Zapata non abbia accettato di sottomettersi ai presunti oppositori del porfirismo, che aspiravano come il gattopardo a conservare, con un po’ di trucco e senza Porfirio Díaz, lo stato delle cose tal quale durante la dittatura. Allo stesso modo oggi noi ci rifiutiamo di condividere progetti volti ad umanizzare il capitale per fornirgli margini di stabilità.
Le contraddizioni di classe tra maderisti e zapatisti spiegano le differenze fra i progetti di nazione dei due settori. All’inizio della rivoluzione sembrano lottare contro lo stesso nemico: la dittatura porfirista ed i cacicchi usurpatori della terra, come stipulato nel Piano di San Luis. Ma è con l'arrivo al potere di Madero ed il suo tradimento circa la proprietà della terra, che gli zapatisti rompono definitivamente col progetto maderista. Gli zapatisti, riconoscendo la lotta di classe, delineano un proprio progetto indipendente, definendo chiaramente il modo di concepire una rivoluzione in un programma politico in cui affermano: “Siamo partigiani dei principi e non degli uomini”, e con cui chiamano ad appoggiare, armi in pugno, il Piano di Ayala.
A coloro che oggi, con affanno spiritico, pretendono di dare continuità al maderismo, ricordiamo insieme alla vecchia talpa che la storia si ripete, per così dire, due volte: una volta come tragedia e un'altra come farsa. Per caso non è una farsa la campagna per la costruzione di un apparato elettorale chiamandolo governo legittimo? Per caso non è una farsa che dicano di rappresentare la sinistra coloro che, come Graco Ramírez, affermano che questa democrazia repressiva, come in Atenco, in Oaxaca, che questa democrazia militarizzata è superiore alla Rivoluzione Cubana, che resiste al blocco imperialista nordamericano? Per caso non è una farsa che Manuel Camacho o Juan Salgado Brito, Manuel Monreal, Marcelo Ebrad siano i paradigmi della sinistra? Codesta visione equiparerebbe Carranza a Zapata, e tale villania offende le aspirazioni di libertà e giustizia di coloro che stanno in basso.
Non soltanto risulta loro inconcepibile la folle aspirazione ad un mondo migliore, ad altre relazioni sociali. Codesta sinistra intelligente, moderna, realista, integrante attiva e militante del partito del capitale, (PRI-PAN-PRD-DIA ed impiastri vari al seguito), aspira a sterminare i degni continuatori di Emiliano Zapata nelle montagne del sudest messicano.
Ma non basta. Questa supposta sinistra realistica nell’ambito del possibile, che criticava tanto l'Altra Campagna per il suo modo di fare politica, per la costruzione di un programma nazionale di lotta e di nuova costituzione, è oggi quella che dice di rendere omaggio alla tomba del generale Zapata, a fianco dei traditori che ieri spararono per assassinare il generale ed oggi gli portan fiori.
Quando i ricchi e i potenti vedono a rischio i loro interessi, non esitano ad esercitare la violenza del loro Stato contro gli sfruttati, e tutto è giustificabile per mantenere la legalità, l'ordine, la pace sociale e lo stato di diritto. Quando le leggi sono burle che favoriscono gli sfruttatori, e quando gli sfruttati esercitano forza organizzata puntando ad una ribellione, ciò viene definito terrorismo, caos, disordine e violenza irrazionale.
Per questo motivo, dalla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona nel 2005, dall'uscita pubblica dell'Altra Campagna nel 2006, dal programma di una ribellione nazionale anticapitalista, lo Stato borghese ha mantenuto costantemente una stretta vigilanza sui passi dell'Altra Campagna, così come una costante repressione, tale il caso di Atenco, verso tutti gli aderenti e simpatizzanti della Sesta, in particolare contro le comunità basi d’appoggio zapatiste.
Se facessimo un inventario dell'Altra Campagna in Morelos, dalla prima visita del compagno Subcomandante Insorto Marcos, ci renderemmo conto che le lotte di allora sono continuate contro l’espropriazione della terra, tale il caso di Tecomalco contro il progetto dell'autostrada Secolo XXI e per la conservazione del burrone dei salici. Comunque altre nuove lotte sono sorte contro l’esproprio e lo sfruttamento della terra operati dal capitalismo nei confronti dei contadini di Morelos.
Noi aderenti, collettivi ed organizzazioni dell'Altra Campagna, siamo stati coerenti con il motto “Se toccano uno di noi, ci toccan tutti”, mobilitandoci per i carcerati politici, diffondendo, denunciando e solidarizzando con tutti i nostri compagni aderenti alla Sesta, specialmente con le comunità zapatiste che continuano a sostenere la guerra nel sudest messicano. Più volte abbiamo dichiarato al malgoverno di Morelos che noi, sostenitori dell'Altra Campagna, abbiamo deciso di sfidare la sorte come i nostri compagni dell'EZLN.
Noi, dell’Altra Campagna di Morelos, ci sentiamo fedeli eredi della Comune di Morelos, creata dai contadini della regione insieme al generale Zapata; vi vediamo un riferimento storico, un saggio di nuove relazioni sociali senza sfruttati né sfruttatori, così come le Giunte del Buon Governo in Chiapas danno l’esempio che un altro mondo è possibile.
Dall'uscita della Sesta Dichiarazione dell'EZLN, in Morelos si è costituito un movimento chiaramente anticapitalista in basso e a sinistra, attraverso sostenitori, collettivi ed organizzazioni. Un movimento che si è già definito, che ha principi non negoziabili in base alle congiunture. L'Altra Campagna conserva il nome di Emiliano Zapata come equivalente di ribellione dal basso, riaffermando il suo impegno con tutti gli oppressi del Messico per la loro emancipazione.
Viva l'Altra Campagna!
Viva il Generale Emiliano Zapata!
Viva la Ribellione Nazionale Anticapitalista!
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