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- popoli resistenti - perù - 09-06-09 - n. 277
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura di FR del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
Perù: Gli indigeni contro lo Stato e le compagnie petrolifere
di Yvon Le Bot e Jean-Patrick Razon*
La Jornada
Scontri fra indigeni amazzonici e forze armate hanno provocato decine di morti e feriti venerdì 5 giugno nel nord del Perù. I nativi, che avevano bloccato la strada trans-amazzonica, hanno preso in ostaggio vari poliziotti. Le forze dell’ordine hanno sparato contro i manifestanti usando gli elicotteri, è quanto sostengono alcune fonti. Questi scontri sono il risultato di un conflitto fra indigeni della foresta e il governo di Alan Garcia, il movente è lo sfruttamento delle ricchezze petrolifere. Immense riserve sono state scoperte recentemente nell’area.
Un miracolo, secondo il presidente Garcia, che moltiplica le iniziative favorevoli al suo sfruttamento da parte di aziende straniere, compresa Perenco, un gruppo franco-britannico. Questo fatto provoca conseguenze tragiche per le comunità di cacciatori-raccoglitori che vivono delle risorse del bosco e dei corsi d’acqua. Gli indigeni, raggruppati nell’Associazione Interetnica per lo Sviluppo della Selva Peruviana, si sono mobilitati contro la distruzione e contaminazione del loro spazio vitale, e la tensione non è ancora diminuita dopo varie settimane Gli indigeni hanno ottenuto il sostegno di ampi settori della popolazione in tutto il paese. Prima degli scontri degli ultimi giorni era stata programmata una mobilitazione generale per giovedì 11 giugno. Il governo ha manifestato la sua volontà di tirare diritto, di aprire la strada alle compagnie burlandosi dei diritti riconosciuti alle comunità dagli anni 70 (da parte del governo militare progressista di Juan Velasco Alvarado) e protetti dalle convenzioni delle Nazioni Unite.
Ciò che succede in Perù è una dimostrazione drammatica di un problema che è diventato cruciale in tutta l’America Latina: lo sfruttamento del sottosuolo e la devastazione dell’ambiente a detrimento dei popoli autoctoni e della biodiversità. In Brasile, Cile, Colombia, Guatemala.. i gruppi indigeni si oppongono alle aziende che sfruttano le risorse minerarie o forestali. In Ecuador le comunità amazzoniche hanno aperto un processo storico contro la multinazionale Texaco, che ha provocato un vero disastro ecologico in una vasta area. Non era mai successo che le comunità indigene portassero in tribunale una grande multinazionale e ancora meno che i tribunali si dimostrassero sensibili ai loro argomenti (si avvicina una decisione finale a breve).
Vari governi latinoamericani hanno preso coscienza del problema e si sforzano di avanzare verso soluzioni negoziate. E’ il caso della Bolivia, dove il presidente indigeno Evo Morales ha nazionalizzato le riserve d’idrocarburi e rinegoziato con le imprese straniere, per assicurare una redistribuzione più equa dei benefici attraverso programmi di sviluppo, scolastici e sanitari per le popolazioni che lo richiedono. Il presidente ecuadoregno Rafael Correa, ha proposto di congelare lo sfruttamento di una regione intera dell’Amazzonia per ragioni ecologiche in cambio di una contropartita finanziaria da parte della comunità internazionale. In Brasile, una recente decisione della Corte Suprema di Giustizia ha confermato un ordine del presidente Luiz Inacio Lula da Silva che ha riconosciuto un immenso territorio ai gruppi indigeni nel nord dell’Amazzonia, e frena così la penetrazione dei cercatori d’oro o dei trafficanti di legname (in totale il 13% della superficie del Brasile oggi è costituita come territorio indigeno).
I movimenti indigeni che negli ultimi anni si sono sviluppati in America Latina hanno ottenuto grandi progressi in nome del paese ed hanno anche ottenuto il riconoscimento dei diritti territoriali. Il sottosuolo resta proprietà della nazione e nella maggioranza dei casi il suo sfruttamento è affidato a compagnie nazionali o multinazionali che saccheggiano le ricchezze senza alcuna considerazione per gli occupanti, il territorio o per l’ambiente.
Yvon Le Bot, direttore di ricerca del Centro Nazionale de Ricerca Scientífica (CNRS), è autore di: “la grande rivolta indigena” Ed. Robert Laffont, 2009.
Jean-Patrick Razon è direttore di Survival International (France), movimento mondiale di sostegno ai popoli indigeni (www.survivalfrance.org).