Polonia: Dove la “terza via” e’ una realtà
di Marcello Graziosi
Come l’Ungheria, anche la Polonia è entrata nella spirale del debito con
l’Occidente a partire dai primi anni ’70, quando il governo Gierek ha lanciato
un ambizioso programma di modernizzazione economica attraverso l’importazione
di tecnologie avanzate. Una sorta di rivoluzione tecnico-scientifica che ha
finito per provocare solamente un’espansione senza limiti e controlli del
debito estero: dai 15 miliardi di dollari del 1979 ai 38 del 1988,
corrispondenti a quasi la metà del PIL, con la necessità di contrarre nuovi
debiti per pagare i servizi sul debito.
Da qui la necessità da parte dei diversi governi guidati dal Partito Operaio
Unificato Polacco di introdurre politiche di austerità, con un consistente
aumento del conflitto sociale, prontamente cavalcato dal sindacato indipendente
e filoccidentale Solidarnosc, costituitosi nell’estate 1980. Nel 1988, quando
ormai la Polonia era sull’orlo della bancarotta e le proteste di massa, si è
costituita una Tavola Rotonda tra il POUP e Solidarnosc, unica forza ormai in
grado di contare sul sostegno tanto della maggioranza della popolazione polacca
(come dimostratosi alle elezioni del giugno 1989), quanto dei paesi occidentali
creditori.
Il governo di unità nazionale guidato fa Mazowiecki, esponente di Solidarnosc,
si è caratterizzato per una vera e propria terapia d’urto verso il libero
mercato su basi capitalistiche, attraverso un piano di austerità ben peggiore
di quelli precedentemente adottati dal POUP ed una totale subalternità alle
esigenze del capitalismo di rapina delle potenze occidentali, provocando la
crisi più grave che la storia della Polonia ricordi. Forse seconda solamente
alla spartizione tra Russia, Austria e Prussia della seconda metà del XVIII
secolo.
Nel frattempo, dalle ceneri del POUP era sorta la Socialdemocrazia della
Repubblica Polacca (Sdrp, gennaio 1990), con i circoli riformisti, decisi a
liquidare l’esperienza socialista, largamente maggioritari, mentre solamente
una piccola parte dei quadri aveva dato luogo all’Unione dei
Comunisti-Proletariato, formazione di orientamento neo-staliniano senza alcuna
dimensione e consenso di massa.
Dopo la vittoria del massimo esponente di Solidarnosc, Walesa, alle elezioni
presidenziali del novembre 1990 (al ballottaggio con il 74% dei consensi), il
quadro politico polacco si è frammentato con le elezioni del 27 ottobre 1991,
caratterizzate da una bassissima partecipazione al voto (43,2%) e dalla
presenza di ben 29 partiti al Sejm (camera bassa). Tra questi, l’Unione
Democratica con il 12,3% e la neocostituita Alleanza per la Sinistra
Democratica (Sld), coalizione di centro-sinistra guidata dalla Sdrp, con il
12%.
Mentre il capitale straniero si appropriava di diversi settori strategici dell’economia
polacca, senza risolvere affatto la crisi che attanagliava il paese, Walesa è
intervenuto più volte nel tentativo di condizionare i tre diversi governi di
centro-destra che si sono succeduti in due soli anni. Questo atteggiamento
arrogante e paternalistico del presidente si è rivelato alla lunga disastroso
per le forze di centro-destra In questo contesto, alle elezioni anticipate del
19 settembre 1993 si è imposta la Sld, in alleanza con il Partito Polacco dei
Contadini (Psl), mentre il blocco sostenuto da Walesa ha ottenuto solamente il
5,4%.
Con il governo Pawlak (Psl) si è assistito ad n rallentamento delle riforme
liberiste, a partire dalle privatizzazioni, ma anche ad un braccio di ferro con
l’allora presidente della Sld, Kwasnewski, sostenitore dell’integrazione
euro-atlantica della Polonia e delle riforme ispirate dal FMI. Nel marzo 1995
Pawlak è stato costretto a rassegnare le dimissioni, mentre nel novembre
Kwasnewski ha sconfitto a sorpresa Walesa alle presidenziali (51,7 contro 48,3%
al ballottaggio).
Nonostante questo, alle elezioni politiche del 21 settembre 1997 la destra,
riorganizzatasi nell’Azione Elettorale Solidarnosc e pronta a cavalcare parte
della protesta sociale, ha sconfitto la coalizione di centro-sinistra, grazie
al crollo del Psl ma non della Sld. Nel marzo 1999, con grande soddisfazione
del governo di centro-destra di Buzek ma anche del presidente Kwasnewski, la
Polonia è entrata a far parte della Nato, sostenendo incondizionatamente
l’aggressione contro la Repubblica Federale Jugoslava.
Se nel giugno 2000 l’Unione delle Libertà è uscita dalla coalizione di governo,
costringendo Buzek a costruire un esecutivo di minoranza, alle presidenziali
dell’ottobre Kwasnewski è stato eletto al primo turno con il 54% dei consensi, nonostante
l’aperta opposizione del Vaticano. In seguito, alle legislative del 23
settembre 2001 si è imposta largamente la Sld, dal 1999 non più coalizione, ma
partito unico delle forze di centro-sinistra, pur se in alleanza con l’Unione
del Lavoro, piccola formazione politica di orientamento riformista e, come la
sld, componente dell’Internazionale Socialista.
Nonostante questa vittoria sia stata anche il frutto di una reazione popolare
contro le politiche liberiste di Buzek, la socialdemocrazia polacca pare non
voler affatto mettere in discussione il proprio orientamento moderato tanto sul
piano della collocazione internazionale, quanto su quello delle riforme
economiche. Non solo il primo ministro Miller (Sld) ha sottoscritto il
documento “degli otto” a favore dell’aggressione anglo-statunitense contro
l’Iraq, ma la Polonia è l’unico paese dell’area ad aver inviato un proprio
contingente militare nel paese illegalmente occupato.
A seguito del referendum del 7 e 8 giugno 2003 riguardante l’adesione alla UE,
con una schiacciante vittoria dei “sì” (77,45% contro 22,55) pur se con una
percentuale di votanti al di sotto delle aspettative (58,85%), la Polonia
dovrebbe entrare a far parte dell’Unione a partire dal maggio 2004.
Per dirla con Drewski, “i partiti polacchi di oggi non si trovano realmente
posizionati in funzione degli interessi reali ed attuali delle differenti
classi sociali. Essi cercano un ‘allargamento di consensi’ partendo dalle
istanze che si sono imposte nel momento dello smantellamento del socialismo
ufficiale, il liberalismo ed il nazional-cattolicesimo… il dibattito politico è
nettamente meno diversificato rispetto alla società, poiché la sinistra guarda
largamente al centro. Numerosi polacchi sono tentati dall’astensionismo o sono
esitanti tra un centro-sinistra eccessivamente liberale ai loro occhi e troppo
laico, ed una destra eccessivamente oscurantista ma che si dichiara sociale”.