tratto da: Info&Disinfo: Come stabilire un Protettorato USA in Africa Centrale
Scritto da Laura su Lunedì, 19 Maggio 2003 - 14:19
di Michel Chossudovsky (tradotto da Marco
Fiocco per Nuovi Mondi Media)
La guerra civile e i massacri etnici
in Ruanda facevano parte della politica estera degli USA, attentamente gestita
secondo precisi obiettivi strategici ed economici.
Sin dall’inizio della guerra civile in Ruanda nel 1990, il progetto segreto di
Washington era di stabilire una sfera d’influenza americana in una regione
dominata storicamente da Francia e Belgio. Il progetto americano era di
sostituire la Francia attraverso il sostegno del Rwandan Patriotic Front e le
forniture di armi al suo braccio militare, la Rwandan Patriotic Army (RPA).
Gli Usa dietro il
genocidio in Ruanda
ovvero
Come stabilire un protettorato usa in Africa
centrale
Di
MICHEL CHOSSUDOVSKY - Traduzione di Marco Fiocco
Scritto nel maggio 2000, il seguente testo è la seconda parte del settimo
capitolo, intitolato “Genocidio economico in Ruanda”, della seconda edizione di
The Globalization of Poverty and the New World Order, Global Outlook, Shanty
Bay, Ontario 2003. Questo testo aggiorna l’analisi dell’autore sul Ruanda
scritta nel 95, pubblicata in prima edizione come The Globalization of Poverty,
TWN and Zed books, Penang and London, 1997.
Questo testo risulta in parte da uno studio dell’autore, condotto insieme
all’economista belga Pierre Galand, sull’uso del debito estero del Ruanda nel
1990-94 per finanziare militari e paramilitari.
La guerra civile e i massacri etnici in Ruanda facevano parte della politica
estera degli USA, attentamente gestita secondo precisi obiettivi strategici ed
economici.
Sin dall’inizio della guerra civile in Ruanda nel 1990, il progetto segreto di
Washington era di stabilire una sfera d’influenza americana in una regione
dominata storicamente da Francia e Belgio. Il progetto americano era di
sostituire la Francia attraverso il sostegno del Rwandan Patriotic Front e le
forniture di armi al suo braccio militare, la Rwandan Patriotic Army (RPA).
Dalla metà degli anni 80 il governo di Kampala, in mano al Presidente Yoweri
Musaveni, era diventato per Washington il simbolo della democrazia in Africa.
L’Uganda rappresentava inoltre una base di lancio per i movimenti di guerriglia
sostenuti dagli USA in Sudan, Ruanda e Congo. Il Maggiore Generale Paul Kagame
era divenuto capo dei servizi segreti delle forze armate dell’Uganda,
addestrato dal comando militare USA e presso lo Staff College (CGSG) di
Leavenworth, Kansas, specializzato in combattimento e strategia militare.
Kagame tornò da Leavenworth per guidare l’RPA, poco dopo l’invasione del 1990.
Prima dello scoppio della guerra civile in Ruanda, l’RPA faceva parte delle
forze armate ugandesi. Poco prima dell’invasione del Ruanda nell’ottobre 1990
le mostrine scomparirono. Da un giorno all’altro un gran numero di soldati
ugandesi si unì al Rwandan Patriotic Army (RPA). Durante la guerra civile,
l’RPA ricevette forniture dalle basi militari delle United People’s Defense
Forces (UPDF) in Uganda. Agli ufficiali Tutsi dell’esercito ugandese furono
assegnati dei posti nell’RPA. L’invasione delle forze ugandesi nel 1990 fu
presentata all’opinione pubblica come una guerra di liberazione combattuta da
guerriglieri Tutsi.
La militarizzazione dell’Uganda era parte integrante della politica estera USA.
La preparazione delle forze UPDF dell’Uganda e dell’Armata Patriottica del
Ruanda (RPA) fu supportata da USA e Gran Bretagna. Quest’ultima fornì
addestramento militare nella base di Jinja:
“A partire dal 1989 l’America ha sostenuto gli attacchi congiunti di RPF
(Rwandan Patriotic Front) e Uganda contro il Ruanda…C’erano almeno 56
‘situation report’ presso il Dipartimento di Stato USA nel 1991…come le
relazioni anglo-americane con l’Uganda si rafforzavano, così le ostilità tra
Uganda e Ruanda aumentavano d’intensità…nell’agosto 1990 l’RPF cominciò ad
organizzare un’invasione, con la piena approvazione dei servizi segreti
britannici.”
L’RPA in Rwanda e l’UDPF in Uganda supportavano anche la People’s Liberation
Army di John Garang e la sua guerra secessionista nel sud del Sudan. Washington
appoggiava queste iniziative col supporto segreto della CIA.
Inoltre, nell’ambito dell’Africa Crisis Reaction Initiative (ACRI), gli
ufficiali ugandesi venivano addestrati dalle forze speciali USA, in
collaborazione con un’impresa di mercenari, la Military Professional Resources
Inc. (MPRI), che aveva un contratto col Dipartimento di Stato USA. L’MPRI aveva
già addestrato l’UCK e le forze armate croate durante la guerra civile in
Jugoslavia, e più recentemente le forze colombiane nell’ambito del Piano
Colombia.
L’accumularsi del debito estero dell’Uganda durante la presidenza Musaveni
coincide cronologicamente con le guerre civili in Ruanda e Congo. Quando
Musaveni diventò presidente nel 1986, il debito estero dell’Uganda era di 1,3
miliardi di dollari. Con l’arrivo di denaro fresco, il debito estero si avvolse
in una spirale che lo portò a diventare quasi il triplo, 3,7 miliardi nel 1997.
In effetti, l’Uganda non aveva debiti arretrati con la Banca Mondiale
all’inizio del suo ‘programma di recupero economico’. Nel 1997 aveva invece 2
miliardi di dollari di debito solamente con la Banca Mondiale.
Dove sono finiti i soldi ? I finanziamenti esteri al governo Musaveni erano
destinati al supporto della ricostruzione sociale ed economica del paese. In
seguito al protrarsi della guerra civile, il Fondo Monetario Internazionale
(IMF) sponsorizzò un ‘programma di stabilizzazione economica’ che richiese dei
tagli massicci ai fondi per i programmi civili.
La Banca Mondiale era responsabile del controllo del bilancio dell’Uganda su
delega dei creditori. Con la ‘Revisione della Spesa Pubblica’ (PER) il governo
era obbligato a rivelare le voci del bilancio. In altre parole, ogni singola
voce di spesa –incluso il bilancio del Ministero della Difesa- era aperto al
controllo della Banca Mondiale. Nonostante le misure di austerità (imposte
esclusivamente alle spese civili), i finanziatori hanno permesso che la spesa
militare aumentasse senza problemi.
Parte dei soldi destinati a progetti civili fu deviata sui fondi della Forza di
Difesa del Popolo Unito (UPDF), che a sua volta era coinvolta in operazioni
militari in Ruanda e Congo. Il debito estero dell’Uganda veniva usato per
finanziare queste operazioni militari per conto di Washington mentre il paese e
il suo popolo ne pagavano il conto. Col tagliare le spese sociali, le misure di
austerità avevano facilitato lo spostamento di fondi verso i programmi
militari.
Un processo simile di finanziamento dei militari attraverso il debito estero
era avvenuto in Ruanda sotto il governo Habyarimana. Con una crudele ironia i
due avversari della guerra civile erano finanziati dalle stesse persone, con la
Banca Mondiale a fare da controllore.
Il regime di Habyarimana aveva a disposizione un arsenale comprendente
lanciatori di missili da 83 mm, anticarro francesi, armi leggere di
fabbricazione belga e tedesca e armi automatiche, come i kalashnikov prodotti
in Egitto, Cina e Sudafrica e veicoli armati AML-60 e M3. Mentre parte di
questi acquisti provenivano da finanziamenti militari francesi, il flusso di
denaro proveniente dai prestiti facili della Banca Mondiale, dall’Associazione
per lo Sviluppo Internazionale (IDA), dal Fondo di Sviluppo Africano (AFD), dal
Fondo di Sviluppo Europeo (EDF), come pure da Germania, Stati Uniti, Belgio e
Canada, era stato deviato su fondi militari e sulla milizia Interhamwe.
Un’analisi dettagliata delle carte, dei conti e della corrispondenza del
governo, condotta in Ruanda nel 1996-97 dall’autore –insieme all’economista
belga Pierre Galand- ha confermato che molti acquisti di armi erano stati
negoziati al di fuori degli aiuti militari governativi, attraverso vari
intermediari e commercianti privati di armi. Tuttavia queste spese, registrate
come spese in buona fede del governo, sono state incluse nel bilancio del
governo, che era sotto la supervisione della Banca Mondiale. Grandi quantità di
machete e altri articoli usati nei massacri etnici del 1994 -considerati
usualmente ‘prodotti civili’- furono importati attraverso i normali canali
commerciali.
Stando ai dati della Banca Nazionale del Ruanda (NBR), alcune di queste
importazioni erano state effettuate in violazione degli accordi firmati con i
finanziatori. Secondo i dati dell’NBR relativi alle importazioni, circa un
milione di machete erano stati importati attraverso vari canali, compreso Radio
Mille Collines, un’organizzazione legata alla milizia Interhamwe, solita
fomentare odio etnico.
Quei fondi erano stati stanziati dai donatori per sostenere lo sviluppo
economico e sociale del Ruanda. Era chiaramente previsto che i fondi non
potessero essere usati per “spese militari per armi, munizioni o altro
materiale militare”. In effetti, l’accordo sui i prestiti della IDA – Banca
Mondiale era ancora più restrittivo. I fondi non potevano essere usati per
importare dei prodotti civili, come carburante, cibo, medicine, vestiti e
scarpe “destinati all’uso militare o paramilitare”. I dati della NBR confermano
tuttavia che il governo Habyarimana utilizzò fondi della Banca Mondiale per
finanziare l’importazione di machete, classificata di routine come importazione
di “prodotti civili”.
Un esercito di esperti e revisori dei conti era stato inviato dalla Banca
Mondiale per verificare i risultati della politica del governo rispetto agli
impegni presi con il contratto di prestito. L’uso di finanziamenti per
importare machete ed altro materiale usato nei massacri di civili non risultò
dal controllo indipendente commissionato da governo e Banca Mondiale secondo
l’accordo di prestito. (IDA Credit Agreement
2271-RW). Nel 1993 la Banca Mondiale decise di sospendere il versamento della
seconda rata del prestito IDA. C’erano, secondo la missione, errori e ritardi
inopportuni nell’attuazione delle riforme richieste. Le misure di libero
mercato erano rimaste indietro, gli obiettivi previsti –compresa la
privatizzazione di beni statali- non erano stati raggiunti. Il fatto che nel
paese fosse in corso una guerra civile non era nemmeno menzionato. Mai ci si
preoccupò del modo in cui i soldi venivano spesi.
Mentre la seconda tranche del finanziamento IDA fu bloccato
dalla Banca Mondiale, i soldi versati nel 1991 erano depositati in un conto
speciale presso la Banque Bruxelles Lambert di Bruxelles. Questo conto rimase
aperto e accessibile al regime precedente (in esilio), due mesi dopo i massacri
etnici dell’aprile 1994.
In seguito alla guerra civile, la Banca Mondiale inviò una
missione a Kigali per redigere un cosiddetto ‘rapporto di completamento’ del
prestito. Questo era un esercizio di routine, concentrato su problemi
macroeconomici piuttosto che politici. Nel rapporto si ammetteva che “lo sforzo
bellico ha portato il governo [precedente] ad aumentare nettamente la spesa,
ben oltre gli obiettivi fiscali fissati dal SAP”. L’appropriazione indebita di
denaro della Banca Mondiale non veniva nominata. Il governo Habyarimana veniva
invece elogiato per aver “fatto importanti e genuini sforzi… specialmente nel
1991… per ridurre lo squilibrio finanziario domestico ed estero, eliminare le
distorsioni che impediscono la crescita dell’esportazione e la
differenziazione, ed introdurre meccanismi di mercato per l’allocazione delle
risorse…” I massacri di civili non erano neppure menzionati. Dal punto di vista
dei finanziatori non era successo niente. Infatti i ‘rapporto di completamento’
della Banca Mondiale non ammisero l’esistenza di una guerra civile che nel
1994.
Nel 1995, appena un anno dopo i massacri etnici del 1994, i
creditori esteri del Ruanda ebbero qualche discussione con il governo dell’RPF
retto dai Tutsi circa il debito usato dal precedente regime per finanziare i
massacri. L’RPF decise di riconoscere pienamente la legittimità dei ‘debiti
odiosi’ del 1990-94. L’uomo forte dell’RPF, vicepresidente Paul Kagame, [ora
presidente] diede istruzione al governo di non interessarsi dell’argomento né
contattare la Banca Mondiale. Sotto la pressione di Washington, l’RPF non
sarebbe entrato in alcun tipo di negoziato, tanto meno in un dialogo informale
con i finanziatori.
La legittimità dei debiti della guerra non è mai stata messa
in discussione. Invece i creditori hanno messo a punto delle procedure che ne
assicurino il rimborso in tempi brevi. Nel 1998, in una riunione speciale dei
finanziatori a Stoccolma, fu istituito un fondo fiduciario internazionale di
55,2 milioni di dollari sotto la bandiera della ricostruzione del dopoguerra.
In effetti, questi soldi non erano destinati al Ruanda. Erano stati messi da
parte per appianare i ‘debiti odiosi’ con la Banca Mondiale (vedi IDA),
l’African Development Bank e il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo
(IFAD).
In altre parole, il ‘denaro fresco’ –che alla fine il Ruanda
dovrà rimborsare- veniva prestato per permettere al Ruanda di onorare i debiti
usati per finanziare i massacri. Vecchi prestiti si trasformavano così in nuovi
debiti sotto la bandiera della ricostruzione. Ci si era ripuliti dei ‘debiti
odiosi’, erano scomparsi dai libri contabili. Le responsabilità dei creditori
venivano cancellate. Inoltre, si poneva come condizione l’accettazione di una
nuova ondata di riforme di stampo FMI-Banca Mondiale.
Un’amara medicina economica fu imposta sotto la bandiera della
‘ricostruzione e riconciliazione’. Infatti il pacchetto di riforme
post-belliche del Fondo Monetario Internazionale era nettamente più rigoroso di
quello imposto allo scoppio della guerra civile nel 1990. Mentre salari e
impiego erano sprofondati a livelli abissali, l’FMI richiedeva il congelamento
degli stipendi degli impiegati statali e una riduzione massiccia di insegnanti
e operatori sanitari. L’obiettivo era di ‘ristabilire la stabilità
macroeconomica’. Fu lanciata la riduzione del pubblico impiego. La paga degli
impiegati statali non poteva eccedere il 4,5 % del PIL mentre i cosiddetti
‘impiegati pubblici senza qualifica’ (soprattutto insegnanti) dovevano
scomparire dal libro paga dello Stato.
Nel frattempo, il reddito pro capite del paese era precipitato
da 360 $ prima della guerra a 140 $ nel 1995. I proventi statali venivano usati
per appianare il debito estero. I debiti di Kigali col Paris Club venivano
prolungati in cambio di riforme per il libero mercato. Le rimanenti ricchezze
dello Stato vennero cedute per quattro soldi a compratori esteri.
Il governo dell’RPF retto dai Tutsi, invece di richiedere la
cancellazione del ‘debito odioso’ del Ruanda, accolse a braccia aperte le
istituzioni di Bretton Wood. Occorreva l’approvazione del FMI per poter
potenziare l’esercito.
Nonostante le misure di austerità, la spesa militare continuò
a crescere. Si ripeteva ciò che era avvenuto nel 1990-94. I fondi di sviluppo
concessi a partire dal 1995 non furono utilizzati per finanziare lo sviluppo
economico e sociale del paese. I fondi esteri venivano ancora una volta deviati
sul potenziamento dell’esercito, questa volta dell’Armata Patriottica Ruandese
(RPA). Questo potenziamento avvenne nel periodo immediatamente precedente lo
scoppio della guerra civile nell’ex-Zaire.
A seguito dell’insediamento in Ruanda di un regime favorevole
agli Stati Uniti nel 1994, le forze ruandesi e ugandesi addestrate dagli USA
intervennero nell’ex-Zaire, roccaforte dell’influenza francese e belga sotto la
presidenza di Mobutu Sese Seko. È ampiamente documentato che le forze speciali
USA – specialmente i berretti verdi del 3° gruppo delle Forze Speciali, di
stanza a Fort Bragg, NC – avevano attivamente addestrato l’RPA. Questo
programma era la continuazione del supporto segreto e degli aiuti militari
forniti alla RPA prima del 1994. A sua volta, l’esito tragico della guerra
civile in Ruanda aveva posto le premesse per la partecipazione delle forze
dell’Uganda e della RPA ruandese alla guerra civile in Congo:
“Washington ha fornito aiuti militari all’esercito di Kagame,
mentre le forze speciali USA ed altro personale militare hanno addestrato
centinaia di soldati del Ruanda. Ma Kagame e colleghi avevano già altri piani.
Mentre i berretti verdi addestravano l’RPA, quest’ultima stava addestrando
segretamente dei ribelli dello Zaire… [In] Ruanda, gli ufficiali USA
dipingevano il loro aiuto all’esercito come quasi esclusivamente destinato alla
formazione sui diritti civili. Ma la formazione delle forze speciali
comprendeva anche altri aspetti, come il combattimento… Centinaia di soldati e
ufficiali vennero arruolati nei programmi di addestramento USA, sia in Ruanda
che negli Stati Uniti… Guidati dalle forze speciali USA, i ruandesi studiarono
tecniche mimetiche, movimento di piccole unità, tecniche di guida della truppa,
sviluppo dei gruppi di soldati, [ecc.]… E mentre l’addestramento procedeva,
degli incontri si svolgevano regolarmente tra ufficiali USA e Kagame ed altri
maggiorenti del Ruanda per discutere della minaccia continua subita dal governo
[ruandese precedente, in esilio] dall’interno dello Zaire… Chiaramente,
l’argomento degli incontri Ruanda-militari USA era passato dalla costruzione
dei diritti umani a come combattere un’insurrezione… Con il supporto di
Museveni [presidente ugandese], Kagame elaborò un piano per appoggiare un
movimento ribelle nello Zaire orientale [capeggiato da Laurent Desiré Kabila]…
L’operazione fu varata nell’ottobre 1996, poche settimane dopo il viaggio di
Kagame a Washington e il termine dell’addestramento da parte delle forze
speciali USA… Una volta scoppiata la guerra [in Congo], gli Stati Uniti
fornirono ‘assistenza politica’ al Ruanda… un ufficiale dell’ambasciata USA a
Kigali si recò varie volte nello Zaire orientale per allacciare contatti con Kabila.
I ribelli avanzarono in poco tempo. Spazzando via l’esercito dello Zaire con
l’aiuto delle forze ruandesi, essi marciarono attraverso il terzo paese
africano per estensione in sette mesi, con poche battaglie significative.
Mobutu scappò dalla capitale Kinshasa nel maggio 1997, e Kabila prese il
potere, cambiando il nome del paese in Congo…Gli ufficiali USA negano che
personale militare USA fosse presente con le truppe ruandesi in Zaire durante
la guerra, sebbene dei rapporti ufficiosi di consulenza americana circolassero
nella regione sin dai primi giorni di guerra.
L’oggetto del contendere di queste operazioni militari in
Congo erano le enormi miniere dello Zaire meridionale e orientale comprendenti
riserve strategiche di cobalto, di importanza cruciale per l’industria militare
americana. Durante la guerra civile, svariati mesi prima della caduta di
Mobutu, Laurent Desire Kabila, di base a Goma, nello Zaire dell’est, rinegoziò
i contratti di gestione delle miniere con varie società americane ed inglesi,
compresa American Mineral Fields (AMF), una società che ha sede nella città
natale di Bill Clinton, Hope, Arkansas.
Tornati nel frattempo a Washington, i funzionari del FMI
erano impegnati nella revisione della situazione macroeconomica dello Zaire. Non
fu perso tempo. Il programma economico del post-Mobutu era già stato deciso. In
uno studio pubblicato nell’aprile 1997, un mese scarso prima della fuga del
presidente Mobutu Sese Seko, l’FMI raccomandò di “interrompere l’emissione di
valuta completamente ed immediatamente”. Pochi mesi dopo la presa di potere a
Kinshasa, al nuovo governo di Kabila fu imposto dal FMI il congelamento degli
stipendi pubblici allo scopo di “ripristinare la stabilità macroeconomica”.
Erosa dall’iperinflazione, la paga media di un dipendente pubblico era scesa a
30.000 New Zaire (NZ) al mese, l’equivalente di un dollaro USA.
Le richieste del FMI corrispondevano al mantenimento
dell’intera popolazione in condizioni di povertà estrema. Esse preclusero sin
dall’inizio una ricostruzione economica sensata, contribuendo così ad
alimentare la guerra civile in Congo in cui si contano quasi 2 milioni di
caduti.
Per concludere, la guerra civile in Ruanda fu una lotta
all’ultimo sangue per il potere politico tra il governo Hutu di Habyarimana,
sostenuto dalla Francia, e il Fronte Patriottico Ruandese (RPF) dei Tutsi,
sostenuto economicamente e militarmente da Washington. Rivalità etniche furono
usate deliberatamente per il conseguimento di obiettivi geopolitici. Sia la CIA
che i servizi segreti francesi ne erano coinvolti.
Secondo Bernard Debré, che fu ministro per la cooperazione
nel governo di Henri Balladur:
“Ciò che si dimentica di dire è che se da un lato c’era la
Francia, dall’altro c’erano gli americani, che armarono i Tutsi e indirettamente
gli ugandesi. Non voglio definirla una prova di forza tra francesi e
anglosassoni, ma occorre dire la verità.”
In aggiunta all’aiuto militare provvisto alle fazioni in
guerra, il flusso di fondi per lo sviluppo giocò un ruolo importante nel finanziare
il conflitto. In altre parole, il debito estero di Uganda e Ruanda venne
deviato sul supporto di militari e paramilitari. Il debito estero dell’Uganda
aumentò di oltre 2 miliardi di dollari, ad un ritmo nettamente maggiore di
quello del Ruanda (un aumento di circa 250 milioni di dollari dal 90 al 94). In
retrospettiva, l’RPA – finanziato dall’aiuto USA e dal debito dell’Uganda – era
molto meglio addestrato ed equipaggiato delle Forces Armées du Rwanda (FAR)
fedeli al presidente Habyarimana. Sin dall’inizio l’RPA aveva un netto
vantaggio militare sulle FAR.
Secondo la testimonianza di Paul Mugabe, che fu membro
dell’alto comando delle RPF, il Maggiore Generale Paul Kagame ordinò di persona
l’abbattimento dell’aereo del presidente Habyarimana, allo scopo di prendere in
mano in controllo del paese. Egli era pienamente consapevole che l’assassinio
di Habyarimana avrebbe scatenato un genocidio contro i civili Tutsi. Le forze
dell’RPA erano perfettamente dispiegate a Kigali quando si verificarono i
massacri, ma non fecero nulla per prevenirli:
“La decisione di Paul Kagame di abbattere l’aereo del
presidente Habyarimana fu il catalizzatore di un dramma senza precedenti nella
storia del Ruanda, e il Maggiore Generale Paul Kagame prese questa decisione
con piena consapevolezza. L’ambizione di Kagame ha causato lo sterminio di
tutte le nostre famiglie: Tutsi, Hutu e Twa. Abbiamo perso tutti.
L’insediamento di Kagame mise milioni di Hutu, molti dei quali innocenti, nelle
mani dei capibanda del genocidio. Alcuni ingenui in Ruanda hanno acclamato
Kagame come il loro salvatore, ma il tempo ha dimostrato che era egli stesso la
causa delle nostre sventure e sofferenze… Può Kagame spiegare al Ruanda perché
inviò Claude Dusaidi e Charles Muligande a New York e Washington per fermare
l’intervento delle forze ONU, che aveva lo scopo di proteggere il popolo del
Ruanda dal genocidio ? Ricordiamo tutti che il genocidio durò tre mesi,
nonostante Kagame affermasse di poterlo fermare nel giro di una settimana dal
disastro aereo. Può spiegare il Maggiore Generale Paul Kagame perché chiese al
MINUAR di lasciare immediatamente il Ruanda mentre l’ONU esaminava la
possibilità di aumentare le sue truppe in Ruanda per fermare il genocidio ?
La testimonianza di Paul Mugabe sull’abbattimento dell’aereo
di Habyarimana per ordine di Kagame è corroborata da informazioni e documenti
dei servizi segreti, presentati all’inchiesta parlamentare francese. Il
Maggiore Generale Paul Kagame era uno strumento di Washington. La perdita di
vite umane in Africa non costituì un problema. La guerra civile in Ruanda ed i
massacri etnici erano parte integrante della politica estera USA, messa a punto
secondo precisi obiettivi strategici ed economici.
Nonostante le buone relazioni diplomatiche tra Parigi e Washington
e l’apparente unità dell’alleanza militare occidentale, si trattò di una guerra
non dichiarata tra Francia ed America. Attraverso il supporto delle forze
ugandesi e ruandesi e l’intervento diretto nella guerra civile in Congo,
Washington ha anche una responsabilità diretta per i massacri etnici compiuto
nell’est del Congo, incluse varie migliaia di persone che morirono nei campi
profughi.
I dirigenti USA erano pienamente al corrente che una
catastrofe era imminente. Infatti, quattro mesi prima del genocidio, la CIA
avvertì con una lettera confidenziale il Dipartimento di Stato USA che gli
accordi di Arusha sarebbero saltati e che “se le ostilità dovessero
ricominciare, perderebbe la vita più di mezzo milione di persone.”
Quest’informazione fu nascosta alle Nazioni Unite: “fu solo dopo la fine del
genocidio che l’informazione fu passata al Magg. Gen. Dallaire [responsabile
delle forze ONU in Ruanda].”
L’obiettivo di Washington era di rimpiazzare la Francia,
screditare il governo francese (che sosteneva il regime di Habyarimana) e
stabilire un protettorato anglo-americano in Ruanda sotto l’egida del Magg. Gen. Paul Kagame. Intenzionalmente, Washington non fece nulla per prevenire i
massacri etnici.
Quando fu creata una forza ONU il Magg. Gen. Paul Kagame
volle ritardare il suo dispiegamento, dichiarando che avrebbe accettato una
forza di pace soltanto quando l’RPA avesse avuto il controllo di Kigali. Kagame
“temeva [che] la forza ONU di oltre 5.000 persone che era stata proposta…
[potesse] intervenire per impedire la loro [RPA] vittoria”. Nel frattempo il
Consiglio di Sicurezza decise di posticipare l’intervento dopo una delibera e
un rapporto del segretario generale Boutros Boutros Ghali.
Il genocidio in Ruanda del 1994 ha perseguito degli obiettivi
prettamente strategici e geopolitici. I massacri etnici costituirono un colpo
maldestro alla credibilità della Francia, e questo colpo permise agli USA di
stabilire una postazione neo-colonialista in Africa centrale. Da insediamento
coloniale tipicamente franco-belga che era, Kigali, la capitale del Ruanda, è
diventata nettamente anglo-americana sotto il governo RPF retto da Tutsi
provenienti dall’esilio. L’inglese è diventato la lingua dominante tra governo
e settore privato. Molti esercizi privati appartenuti agli Hutu vennero
espropriati nel 1994 da Tutsi di ritorno dall’esilio. Questi ultimi avevano
trascorso l’esilio nell’Africa anglofona, in USA e Gran Bretagna.
L’Armata Patriottica del Ruanda (RPA) funziona in inglese e
Kinyarwanda; l’università, legata in passato a Francia e Belgio, funziona in
inglese. Mentre l’inglese diventa una lingua ufficiale insieme al francese e al
Kinyarwanda, l’influenza politico-culturale della Francia va lentamente
scomparendo. Washington è diventata il nuovo protettore coloniale di un paese
francofono.
Altri paesi francofoni dell’Africa sub-sahariana hanno
firmato accordi di cooperazione militare con gli USA. Questi paesi sono
candidati da Washington a seguire l’esempio del Ruanda. Nel frattempo
nell’Africa occidentale francofona il dollaro USA va rapidamente sostituendo il
franco CFA, legato ad un accordo con il tesoro francese.
Note (numerazione come nel capitolo originale)
19. Redatto nel 1999, il seguente testo corrisponde alla
parte seconda del capitolo 5 della seconda edizione di The Globalization of
Poverty and the New World Order. La prima parte del capitolo pubblicato nella
prima edizione fu scritta nel 1994. La parte seconda risulta in parte dai
risultati di uno studio dell’autore, condotto insieme all’economista belga
Pierre Galand, sull’uso del debito estero del Ruanda nel 1990-94 per finanziare
militari e paramilitari.
20. Africa Direct, documenti sottoposti al tribunale ONU per
il Ruanda, http://www.junius.co.uk/africa-direct/tribunal.html Ibid.
21. Africa's New Look, Jane's Foreign Report, August 14,
1997.
22. Jim Mugunga, Uganda foreign debt hits Shs 4 trillion, The
Monitor, Kampala, 19 February 1997.
23. Michel Chossudovsky e Pierre Galand,
L'usage de la dette exterieure du Rwanda, la responsabilité des créanciers,
mission report, United Nations Development Program and Government of Rwanda,
Ottawa and Brussels, 1997.
24. Ibid
25. Ibid
26. Ibid, le importazioni registrate sono dell’ordine dei
500.000 kg, circa un milione di machete.
27. Ibid
28. Ibid. Si veda anche la schedule 1.2 del Development
Credit Agreement con l’ IDA, Washington, 27 June 1991, CREDIT IDA 2271 RW.
29. Chossudovsky and Galand, op cit
30. Ibid.
31. Ibid.
32. World Bank completion report, citato in Chossudovsky and
Galand, op cit.
33. Ibid
34. Ibid
35. Si veda World Bank, Rwanda sul sito
http://www.worldbank.org/afr/rw2.htm.
36. Ibid, corsivo aggiunto.
37. Il tetto massimo di impiegati pubblici fu fissato a
38.000 per il 1998, mentre era di 40.600 nel 1997. Si veda la ‘lettera di
intenti’ del Governo del Ruanda inclusa la copertina indirizzata
all’amministratore delegato del FMI Michel Camdessus, IMF, Washington,
http://www.imf.org/external/np/loi/060498.htm , 1998.
38. Ibid.
39. Lynne Duke: Africans Use US Military Training in
Unexpected Ways, Washington Post. July 14, 1998; p.A01.
40. Musengwa Kayaya: U.S. Company To Invest in Zaire, Pan
African News, 9 May 1997.
41. International Monetary Fund, Zaire Hyperinflation
1990-1996, Washington, April 1997.
42. Alain Shungu Ngongo, Zaire-Economy: How to Survive On a
Dollar a Month, International Press Service, 6 June 1996.
43. Si veda Therese LeClerc, "Who is responsible for the
genocide in Rwanda?", World Socialist website at
http://www.wsws.org/index.shtml , 29 April 1998.
44. Paul Mugabe, The Shooting Down Of The Aircraft Carrying
Rwandan President Habyarimama, testimonianza presso la International Strategic
Studies Association (ISSA), Alexandria, Virginia, 24 April 2000.
45. Linda Melvern, Betrayal of the Century, Ottawa Citizen,
Ottawa, 8 April 2000.
46. Ibid
47. Scott Peterson, Peacekeepers will not halt carnage, say
Rwanda rebels, Daily Telegraph, London, May 12, 1994.
Fonte:
http://globalresearch.ca/articles/CHO305A.html
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