da
http://pilger.carlton.com/print/133403
Nel suo ultimo articolo sul New
Statesman, John Pilger rivisita la prima invasione ‘umanitaria’ in Kossovo. In
particolare descrive, in parallelo con l'invasione dell'Iraq, le false
giustificazioni per l’intervento e per un genocidio senza precedenti.
Assordante silenzio degli invasori ‘umanitari’ del Kossovo
John Pilger
8 Dicembre 2004
Messa la sordina alla prova catastrofica degli anglo-americani in Iraq, il
partito internazionale della guerra “umanitaria" dovrebbe essere chiamato
a dare conto dell’ampiamente dimenticata crociata in Kossovo (secondo Tony
Blair, mezzo esemplare per “fare avanzare la libertà”). Come ora tocca all’Iraq
di venir smembrato dalle forze imperialiste, così avvenne alla Jugoslavia, uno
stato multi-etnico, che fu l’unico a rifiutare ambo gli schieramenti nella
guerra fredda.
Menzogne madornali come quelle attuali di Bush e Blair, vennero usate da
Clinton e Blair per preparare l’opinione pubblica ad un attacco illegale, non
provocato, su un paese europeo. Come per la preparazione all'invasione
dell'Iraq, la copertura mediatica nella primavera del 1999 consisteva in una
serie di false giustificazioni, ad iniziare dalla richiesta del Segretario
della Difesa US, William Cohen: “abbiamo appena visto sparire un migliaio di
vecchi soldati albanesi… che possono essere stati assassinati”. David Scheffer,
l'ambasciatore US per i crimini di guerra, annunciò che “circa 225.000 di etnia
albanese tra i 14 e i 59 anni potevano essere stati uccisi…” Blair invocò
l'Olocausto e lo spirito della II Guerra Mondiale e la stampa britannica
accolse la sua indicazione. "Fuga dal genocidio," titolava il Daily
Mail. "Un’eco dell'Olocausto," facevano coro il Sun e il Mirror.
Nel Giugno del 1999, finiti i bombardamenti, squadre di giudici internazionali
cominciarono a sottoporre il Kossovo ad un esame minuzioso. L’FBI arrivò per
investigare in quella che fu definita “la più grande scena delittuosa della
storia dell’FBI”. Dopo alcune settimane, non avendo trovato una sola fossa
comune, l’FBI tornò a casa. Anche la squadra forense spagnola ritornò a casa;
il suo responsabile era furente perché lui ed i suoi colleghi si sentivano
strumentalizzati dalla macchina propagandistica di guerra, perché anche loro
non avevano trovato proprio nessun eccidio di massa.
Nel novembre 1999, il Wall Street Journal pubblicò i risultati di una sua
propria inchiesta, abbandonando “l’ossessione delle fosse comuni”. Al
contrario, “alcuni investigatori furono condotti a vedere gli estesi campi di
sterminio, soprattutto delle aree dove
era stato attivo l’Esercito separatista Liberazione del Kossovo”. Il Journal
concludeva che la Nato aumentò le sue richieste su campi di morte serbi quando
vide la stampa indirizzarsi verso la storia opposta: civili uccisi dalle bombe
della Nato. “In Kossovo ci fu una guerra crudele, amara, selvaggia, ma non un
genocidio”
Un anno più tardi, il Tribunale Internazionale dei Crimini della Guerra- un
organismo appositamente allestito dalla Nato- annunciò che il conto finale dei
corpi di combattenti dei due schieramenti trovati nelle fosse comuni del
Kossovo era di 2.788, inclusi i serbi e i rom assassinati dall’Esercito
albanese di Liberazione del Kossovo. Gli argomenti usati dai governi US e
britannico, ripresi dai giornalisti, erano invenzioni, come le famose armi di
distruzione di massa in Iraq. Clinton e Blair parlavano di "campi di
stupro" serbi mentre affermavano che la Nato non bombardava mai
intenzionalmente i civili.
Nel codice chiamato ‘Stage Three’, gli obiettivi civili della Nato includevano
trasporti pubblici, ospedali, scuole, musei, chiese. James Bissell,
ambasciatore canadese a Belgrado durante l'attacco, afferma: "Tutti
sapevano che la Nato, in un paio di settimane, era passata allo Stage Three,
Altrimenti non avrebbero bombardato i ponti e le piazze di mercato la domenica
pomeriggio".
L’Esercito di Liberazione del Kossovo era cliente della Nato. Sette anni prima,
l’UCK era stata segnalata dal Dipartimento di Stato come un’organizzazione di
tagliagole terroristi, in lega con Al Qaida; ma il Segretario degli Esteri,
Robin Cook, permise loro di chiamarlo al suo cellulare. Lo scorso Aprile il
general-maggiore del comando Onu nei Balcani, Lewis MacKenzie, scrisse: “i
kossovari albanesi ci strumentalizzano come uno Stradivari. Noi abbiamo
sovvenzionato e sostenuto indirettamente la loro campagna violenta per
l’epurazione etnica del Kossovo. Noi, nei primi anni Novanta, non li abbiamo
mai biasimati per essere dei seminatori di violenza e oggi continuiamo a
ritrarli come vittime designate, nonostante l'evidenza al contrario."
La miccia per bombardare la Jugoslavia è stata, secondo la Nato, il rifiuto
della delegazione serba di firmare alla conferenza di pace di Rambouillet.
Quello che non viene quasi mai segnalato è che l'accordo di Rambouillet aveva
un Allegato B segreto, che la delegazione di Madeline Albright aveva inserito
all'ultimo giorno. Questo esigeva l'occupazione militare dell'intera
Jugoslavia, un paese con amari ricordi dell'occupazione Nazista. Come il
Ministro del Foreign Office Lord Gilbert ha ammesso in seguito ad una
Commissione scelta della difesa, l’Allegato B fu inserito intenzionalmente per
provocare un rifiuto dal governo di Belgrado. Come caddero le prime bombe, il
parlamento eletto di Belgrado, che includeva alcuni dei più fieri oppositori di
Milosevic, lo respinse con un voto schiacciante.
Ugualmente rivelatore è un capitolo che tratta esclusivamente dell'economia del
Kossovo. Che richiedeva un’economia di “libero mercato" e la
privatizzazione di tutti i beni statali. Come lo scrittore dei Balcani Neil
Clark ha notato: “ Quella jugoslava era l'ultima economia nell’Europa
centro-meridionale a non essere colonizzata dal capitale occidentale. Erano
ancora predominanti le imprese a proprietà sociale, nella forma di autogestione
dei lavoratori inaugurata da Tito. La Jugoslavia deteneva il possesso pubblico
di petrolio, miniere, industrie automobilistiche e del tabacco, con il 75%
dell’industria di proprietà statale o sociale”.
Nel 1999, al vertice di Davos dei capi neo-liberal, Blair sgridò Belgrado, non
per la sua conduzione in Kossovo ma per
aver rifiutato di abbracciare pienamente la "riforma"
economica. Nella campagna di bombardamento che seguì, sono state le imprese di
proprietà statale piuttosto che luoghi militari ad essere designate come
bersaglio. La distruzione Nato di solo 14 riserve militari jugoslave, si
confronta con il bombardamento di 372 centri industriali, inclusa la fabbrica
di macchine Zastava, che ha lasciato migliaia di disoccupati. Nessuna fabbrica
straniera o di proprietà privata è stata bombardata"
Costruito sulla base di questa colossale bugia, il Kossovo è oggi un “libero
mercato”di droga e prostituzione, violento e incriminato dall’amministrazione
Onu. Più di 200.000 serbi, rom, bosniaci, turchi, croati ed ebrei hanno subito
dall’UCK l’epurazione etnica, mentre le forze della Nato restavano inerti.
Secondo l’Onu le squadre mercenarie dell’UCK hanno bruciato, saccheggiato,
demolito 85 tra chiese e monasteri Ortodossi. Ma i tribunali sono corruttibili:
"Hai sparato ad una nonna serba di 89 anni?" ironizza un ufficiale
della narcotici dell’Onu. "Buon per te. Esci di galera."
Anche se la Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza riconosce il Kossovo come parte integrante
della Jugoslavia e non autorizza l'amministrazione Onu a svendere nulla, alle
compagnie multinazionali sono offerte in affitto per 10 o 15 anni, industrie e
risorse della provincia, incluse le enormi miniere di Trepca, tra i giacimenti
minerali più ricchi nel mondo. Dopo che
Hitler le conquistò nel 1940, le miniere provvidero il 40% del piombo per le
fabbriche di munizioni tedesche. A controllare questa "futura
democrazia"(Blair) razziata, criminale e ora quasi etnicamente epurata,
stanno 4.000 soldati statunitensi nella base permanente, di 775 acri, di Camp
Bondsteel.
Nel frattempo il processo a Milosevic procede in farsa, non diversamente dal
precedente show dell’Aia: quello di Lockerbie. Milosevic un tempo è stato anche
un banchiere, considerato come l’uomo dell'Ovest che era pronto a perfezionare
le “riforme economiche” richieste da Fmi, Banca Mondiale e Comunità europea; a
quel prezzo, lui rifiutò di cedere la sovranità. L'impero non si aspettava
niente di meno.
Pubblicato nel Nuovo Statista - www.newstatesman.co.uk
Traduzione dall’inglese Bf