Laureato in Legge all’università di Belgrado nel 1964.
Fu prima militante e poi dirigente della Lega dei Comunisti della Jugoslavia e poi del Partito Socialista di Serbia, di cui fu tra i fondatori.
A partire dagli anni ottanta era considerato uno dei migliori e più capaci amministratori e funzionario dello Stato della Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia.
Nell’Aprile 1984 fu nominato Segretario della Federazione di Belgrado della Lega dei Comunisti; dal Maggio 1986 al Maggio 1989 fu presidente del Comitato Centrale della Lega dei Comunisti e al primo Congresso del Partito Socialista di Serbia nel Luglio 1990 venne eletto Presidente del Partito, che era nato dall’unificazione della Lega dei Comunisti e dall’Unione degli operai e dei socialisti della Serbia.
Nel Maggio 1989 fu eletto Presidente della Repubblica di Serbia.
Alle prime elezioni multipartitiche in Serbia, avvenute nel Dicembre 1990, Milosevic venne nuovamente eletto Presidente della Serbia.
Dal 23 Luglio 1997 all’Ottobre 2000, egli fu il Presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia e membro del Consiglio Supremo della Difesa della RFJ.
Il suo impegno ed attività sono sempre stati indirizzati alla conservazione e difesa della Jugoslavia e dei suoi più importanti interessi nazionali e di stato, nell’interesse del suo popolo. Sotto la sua direzione, molte importanti riforme economiche e democratiche sono state approvate in Serbia e in Jugoslavia, cercando di difendere gli aspetti sociali legati ai lavoratori, al popolo, la libertà e l’indipendenza del paese.
Il Presidente Milosevic ha sempre svolto un ruolo fondamentale di pilastro per
la pace e stabilità della regione. Egli dette il più importante e cruciale
contributo a tutti gli sforzi per il ristabilimento della pace e della
stabilità nella nostra area, come dimostrato dagli Accordi di pace di Dayton e
Parigi.
Con il mandato del governo federale jugoslavo, egli fu a capo della delegazione jugoslava composta da tre membri provenienti dalla Jugoslavia e tre dalla Repubblica Serba di Bosnia, che andò alle trattative di pace di Dayton in USA nel Novembre 1995. In questa veste fu tra i protagonisti decisivi per intavolare le trattative per la cessazione della guerra in Bosnia e impostare gli accordi di pace, che furono poi firmati a Parigi in Francia, il 14 Dicembre 1995, che sancirono la fine delle ostilità e delle violenze in Bosnia Erzegovina.
Il Presidente Milosevic ha fortemente lavorato nel cercare continuamente
soluzioni di pace al problema del Kosovo Methoija. Ma nel 1999 il governo di
unità nazionale da lui guidato non potè accettare l’occupazione della
Repubblica Federale di Jugoslavia, come fu cercato di imporre attraverso i
cosiddetti accordi di Rambouillet.
Egli ha guidato la resistenza del popolo serbo e jugoslavo, contro l’aggressione della NATO che ha rappresentato una chiara violazione del Diritto Internazionale e un crimine contro la pace.
Nel Marzo 2001 fu arrestato a Belgrado per una serie gravi di accuse, dall’abuso di ufficio, alla corruzione, a omicidi, stragi, concussioni…e altro ancora, il collegio difensivo in vista della scadenza della carcerazione preventiva di 90 giorni e avendo dimostrato l’assoluta mancanza di prove e di testimoni attendibili, chiese la domanda di scarcerazione del Presidente entro il 30 Giugno 2001, come previsto dai Codici giuridici e costituzionali.
Il 28 Giugno in un escalation di pressioni e ricatti esterni verso il nuovo governo serbo, come
comprovato da pubblici documenti, Slobodan Milosevic venne letteralmente rapito
dal carcere di Belgrado e con un blitz di agenti speciali ancora oggi non
identificati, con un atto di violazione e umiliazione arrogante sia della Costituzione
della Jugoslavia e della Serbia, che delle loro leggi di stato e della
sovranità di un paese indipendente.
Venne trasferito prima in una Base militare USA in Bosnia e poi da lì immediatamente portato al Tribunale dell’Aja in Olanda.
Egli fu rapito il giorno di San Vito (Vidovdan), giorno di festa più grande e importante del popolo serbo, in modo da causare una umiliazione nazionale che mai era successa nella storia della Jugoslavia e della Serbia e che mai sarà dimenticata.
Da quel giorno per il Presidente è cominciata l’ultima sua battaglia, come disse in una dichiarazione in aula : “ …Non sono qui davanti ad un Tribunale illegittimo e illegale, che non riconosco, per difendere Slobodan Milosevic, ma solo per difendere la Jugoslavia e la dignità del popolo serbo, e con essi la verità e la giustizia dei popoli, contro l’arroganza e l’arbitrio dei potenti della terra, che hanno devastato e distrutto il mio paese, e umiliato il mio popolo…”.
Una battaglia legale, storica e politica a difesa della dignità e delle ragioni del suo popolo e del suo paese durata incessantemente e instancabilmente per quasi cinque anni. Da quel momento egli ha dedicato tutte le sue forze, le sue competenze, le sue capacità in una sistematica e precisa demolizione di tutti gli impianti accusatori e delle falsità storiche a questi collaterali, che erano insiti nelle milioni di pagine accusatorie e centinaia di testimoni d’accusa, rivelatisi nella maggior parte dei casi inattendibili o addirittura falsi, come documentato nei materiali relativi alle udienze del processo.
Nonostante pressanti appelli dei suoi avvocati e dei medici che lo seguivano,
che richiedevano cure adeguate stante le sue pessime condizioni di salute,
proprio l’arroganza e il disprezzo della vita umana di questo Tribunale
inventato, finanziato e sostenuto dalla Nato e dai governi occidentali
complici, hanno assassinatoSlobodan Milosevic, impedendogli un
elementare diritto umano e civile, che è quello di essere curati per potersi
difendere. Su questi nuovi barbari dei tempi moderni, resterà l’onta di una
sconfitta totale, da un lato giuridica,
visto che dopo quasi cinque anni non erano riusciti a dimostrare una sola
accusa attendibile e provata;
dall’altro un onta morale avendo dimostrato con i propri atti di essere
solamente uno strumento coercitivo nelle mani di pochi paesi ricchi e potenti
dell’occidente, che impongono, decretano e sentenziano sui dstini dwei quattro
quinti dell’umanità.
Il Presidente del Partito Socialista della Serbia, Slobodan Milosevic è morto nella notte dell’11 Marzo 2006, in una cella del carcere di Scheveningen, L’Aja in Olanda, per infarto conseguente all’impossibilità di ricevere cure adeguate; al momento ci sono dettagli da accertare, relativi ad una sua denuncia al governo russo, inviata il giorno prima del decesso, circa un tentativo di avvelenamento, attraverso farmaci, per le sue condizioni letali, medici serbi e periti inviati dal governo russo stanno in queste ore cercando di verificare anche questo.
Lascia, dopo 48 anni vissuti fianco a fianco, la moglie Mira Markovic e due
figli.
Egli è morto lontano dalla sua terra, dal suo paese, dai suoi affetti più cari, dal suo popolo, che solo fino a poche ore prima, aveva ancora fermamente e orgogliosamente difeso dalle menzogne e falsità dei padroni del mondo.
Egli resterà come un simbolo storico del suo popolo, un simbolo di difesa della libertà, della verità, della giustizia, del socialismo serbo e jugoslavo; di difesa dell’indipendenza e dignità nazionali, della resistenza dei popoli all’arroganza e al nuovo fascismo dell’imperialismo.
Un simbolo di onore e dignità, di cui ogni serbo e ogni jugoslavo di oggi e
delle future generazioni potrà sempre esserne fiero, potendo guardare chiunque
negli occhi con orgoglio, e a testa alta di fronte al mondo ed alla storia.
Cercavano e avrebbero voluto un uomo implorante, supino, arreso e vinto, avrebbero voluto un mercante pronto a barattare la propria vita e la propria storia per una manciata di dollari o euro, o un brandello di futuro. Ma si sono trovati davanti un gigante, un patriota e un combattente fiero e in piedi di fronte a loro, che li ha fronteggiati senza tregua e timori, …e hanno perso, loro.
Addio Presidente Slobodan Milosevic, ti rendiamo onore e ti ricorderemo sempre.
Nessuno dimentica, Nulla sarà dimenticato.
Smrt Fazismu, Sloboda Narodu. Morte al fascismo, Libertà al popolo.
A cura di Enrico Vigna, portavoce del Forum di Belgrado, Italia. Marzo 2006