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Kiev lancia l'offensiva contro Donetsk, è strage

Marco Santopadre | contropiano.org

27/05/2014

Mentre a Kiev l'oligarca Poroshenko e il figlioccio politico di Angela Merkel, Vitali Klitschko, festeggiavano rispettivamente la vittoria alle elezioni presidenziali di domenica e l'elezione a sindaco della capitale, l'esercito e le bande neonaziste lanciavano ad est un assalto in grande stile contro le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk.

Le notizie dal fronte sono ancora confuse, ma si parla di asprissimi combattimenti e di una offensiva massiccia da parte delle forze fedeli alla giunta golpista appena legittimata dal voto. D'altronde il neoeletto Poroshenko, che in campagna elettorale ha promesso il dialogo con le popolazioni russofone e l'avvio di una riforma federalista dello stato, ha in realtà immediatamente annunciato la ripresa immediata delle operazioni militari contro le repubbliche indipendentiste che non ne riconoscono l'autorità.

Secondo un bilancio provvisorio delle vittime della battaglia per il controllo dell'aeroporto internazionale di Donetsk, i morti nelle ultime 24 ore sarebbero circa 100 (200 secondo l'ufficio stampa della Repubblica insorta), e non solo tra i soldati di Kiev e le milizie popolari, ma anche tra i civili bombardati dalle forze regolari nel tentativo di strappare lo scalo agli insorti. Ieri infatti centinaia di combattenti delle difese popolari del Donbass avevano attaccato e occupato l'aeroporto scatenando la reazione da parte delle forze filogovernative che hanno iniziato a martellare l'intera zona con le armi pesanti e con attacchi aerei, supportate da continui blitz delle forze speciali. Secondo le testimonianze sarebbero almeno cinquanta i civili che hanno perso la vita finora, quasi tutti a causa dei bombardamenti indiscriminati compiuti con elicotteri e caccia nelle zone della città adiacenti all'aeroporto e alla stazione ferroviaria.

Secondo Pavel Gubarev, governatore popolare di Donetsk, un camion che trasportava numerosi miliziani feriti del Battaglione Vostok con la bandiera della Croce Rossa bene in vista sarebbe stato centrato da alcune granate sparate dalle forze regolari, provocando 35 morti e altri 15 feriti.

In un'intervista rilasciata al quotidiano russo Komsomolskaja Pravda, il comandante delle milizie popolari di Slovjansk Igor Strelkov ha affermato che la giunta di Kiev sta procedendo ad un ricambio rapido tra gli uomini inviati nel Donbass per combattere contro gli insorti. Visto che nelle ultime settimane centinaia di militari e in particolare di riservisti si sono rifiutati di sparare ai loro concittadini di Donetsk, Lugansk, Slaviansk e Kramatorsk, e sono aumentate le diserzioni anche nel resto del paese, ora la giunta nazionalista sta procedendo ad una rapida sostituzione dei soldati ucraini con i miliziani reclutati tra le organizzazioni di estrema destra - Settore Destro, ma anche Svoboda e C-14 - e tra le cosiddette "difese di Majdan", alle quali le autorità hanno ingiunto in occasione del voto di domenica di sloggiare dal centro di Kiev e di rimuovere tendopoli e barricate sopravvissute al golpe filoccidentale di febbraio.

Racconta Strelkov: "Il nemico possiede artiglieria pesante, molti carri armati ed ha una supremazia aerea schiacciante". Secondo il 'ministro deglla Difesa della Repubblica di Donetsk, il maggior pericolo è costituito proprio dalle divisione della Guardia Nazionale, egemonizzata dai neonazisti, più che dai militari dell'esercito regolare. I volontari "considerano nemica tutta la popolazione. Sparano a una macchina semplicemente perché la vedono in movimento sull'autostrada, o girano per le strade e aprono il fuoco contro porte e finestre facendo strage di abitanti, come hanno fatto a Kramatorsk. Sparano contro ogni cosa in movimento, pensano che così facendo ristabiliranno l'ordine".

Sulle reti sociali continuano a girare foto di corpi di vittime ammassati e si rincorrono nuove voci di fucilazioni di riservisti e militari che si rifiutano di combattere da parte dei miliziani di estrema destra.



Secondo le notizie diffuse nelle ultime ore si contano alcune vittime anche a Sloviansk, città assediata ormai da mesi. Si tratterebbe di almeno tre civili, tra cui una donna, i cui corpi sono stati mostrati dalle emittenti russe a terra e in un bagno di sangue. A loro andrebbero aggiunti altri due morti tra le difese popolari.

Intanto sul fronte diplomatico i negoziati non registrano particolari progressi, soprattutto a causa dell'intransigenza del governo ultranazionalista ucraino. Il premier Yatseniuk ha affermato che Kiev non si fida abbastanza di Mosca per aprire un negoziato diretto sulla fine degli scontri nelle regioni sud-orientali del paese. "Nelle condizioni attuali, negoziati bilaterali senza al presenza degli Stati Uniti e dell'Unione Europea sono impossibili" ha affermato Arseniy Yatseniuk durante una riunione di governo dimostrando nei fatti che a Kiev a comandare davvero sono Bruxelles e Washington. "Se ci sediamo al tavolo da soli con loro, inevitabilmente bareranno" ha detto Yatseniuk.

Poroshenko ieri ha detto che è disposto a incontrare il presidente russo Vladimir Putin e che un incontro potrebbe avvenire a metà del mese prossimo. Ieri il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva affermato che Mosca è pronta a dialogare con Poroshenko, "ma senza mediatori", ed oggi ha chiesto la fine immediata delle violenze nell'est dell'Ucraina.


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