da
Latinoamerica e dintorni, Aprile-Maggio 2005
Negroponte e la “diplomazia” americana
Sebbene tuttora immobilizzati nel “pantano iracheno”, gli Usa si preparano a
nuove operazioni militari nello scacchiere mediorientale. Siria ed Iran sono
già oggetto delle mire di Washington, mentre i neocon repubblicani sembrano più
che mai determinati a chiudere la partita contro “centrali del terrore e stati
canaglia”, più o meno minacciosi. E non a caso, la vera “perla” del secondo
mandato di G.W. Bush alla Casa Bianca è stata la nomina di John Negroponte,
diplomatico di carriera e già ambasciatore in Iraq, a capo di tutta
l’intelligence statunitense.
La nuova carica di Direttore Nazionale delle quindici agenzie di spionaggio
(tra cui spicca la CIA) conferisce a Negroponte poteri quasi illimitati, tanto
che il nuovo gerente dovrà rispondere dell’operato dei servizi al solo Bush,
potendo così godere di una larga autonomia che lo allontanerà il più possibile
dalla sfera di controllo di Pentagono e Congresso. E a lui dovrà riferire
persino il capo della CIA, l’austero Porter Goss.
Ma chi è davvero John Dimitri Negroponte? Il suo passato di “uomo della
diplomazia Usa” è costellato da complotti e nefandezze degne di un vero
professionista dell’intrigo internazionale. Nato a Londra sessantacinque anni
fa da genitori russo-americani, il nostro uomo si è fatto le ossa in Vietnam,
dove è stato funzionario politico all'ambasciata americana dal 1964 al 1968 “al
culmine della guerra, nel momento in cui si verificarono esecuzioni
extragiudiziali e gravissime violazioni dei diritti umani, tra cui i massacri
perpetrati dalla tristemente famosa “Tiger Force” della 101° Divisione
Aviotrasportata dell'Esercito”.*
Fin da principio per le sue credenziali di uomo scaltro e risoluto, John D.
riesce facilmente a distinguersi agli occhi dei falchi dell’amministrazione
repubblicana. Interventismo e determinazione nel perseguire gli obiettivi
assegnati sono qualità che tutti gli riconoscono. Ciò gli assicura rapidi
successi in carriera: Kissinger e Nixon lo adorano, e nel 1980 Ronald Reagan lo
nomina addirittura Consigliere alla Sicurezza, missione che dovrà dividere con
Colin Powell.
Un anno dopo, il nostro uomo viene inviato a Tegucigalpa (Honduras) in veste di
ambasciatore, al fine di "assicurare il flusso degli aiuti
statunitensi" vitali per questo paese che era "la base per la guerra
occulta del presidente Reagan contro il governo sandinista del Nicaragua."
** In Honduras, in effetti, i mercenari “contras” erano armati e addestrati da
specialisti statunitensi per compiere incursioni in territorio nicaraguense;
queste cosiddette “operazioni militari” erano spesso dirette contro obiettivi
civili (cooperative agricole, scuole, ospedali e centri abitati) allo scopo di
indebolire le strutture logistiche ed assistenziali locali, la cui distruzione
avrebbe presto portato il Paese al collasso. Il timore di Washington era che il
Nicaragua sandinista si sarebbe presto trasformato in una seconda Cuba.
A questa aggressione ignobile il Nicaragua “rispose in modo corretto, come uno
Stato rispettoso della legge: nel 1984 portò il caso contro gli Stati Uniti
alla Corte Internazionale di Giustizia, a L’Aia. La corte ordinò agli Stati
Uniti di smettere con "l'uso illegale della forza" […] e di pagare
sostanziali risarcimenti. Ma Washington ignorò la corte, e pose il veto a due
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nelle quali si
appoggiava la decisione e si richiedeva con forza a tutti gli stati di
rispettare la legge internazionale.” **
Il nome di Negroponte risulta anche nei voluminosi dossier dell’inchiesta sullo
scandalo “Iran-Contras”, relativo al traffico clandestino di armi tra il paese
degli ayatollah e gli Stati Uniti, i cui proventi furono utilizzati dagli
stessi americani per finanziare la guerra contro il Nicaragua.
Ma i sandinisti non erano, evidentemente, l’unico obiettivo della repressione
Usa in Centroamerica.
Negli anni ottanta la CIA creò lo scellerato Battaglione di Intelligence
Honduregno 3-16, che si rese responsabile dell’assassinio di molti oppositori e
dissidenti politici locali. Inoltre “nel 1982, gli Usa avevano negoziato il
libero accesso allo spazio aereo dell’Honduras e insediato un centro di
addestramento militare regionale per le forze dell’America Centrale, con lo
scopo principale di fornire addestramento alle unità dell’esercito del
Salvador. Nel 1994, la Commissione dell’Honduras sui Diritti Umani denunciava
la tortura e la scomparsa di almeno 184 oppositori politici e accusava John
Negroponte di numerose violazioni di diritti umani.” **
Dal canto suo, contando su un bugdet di oltre 77 milioni di dollari in aiuti
(da spendere nelle operazioni di controinsorgenza), nei cinque anni del suo
mandato l’ambasciatore Negroponte amministrò sempre con il pugno di ferro,
tanto da meritarsi l’appellativo di "Proconsole", titolo riservato
prima di lui solo ai potenti governatori dell'epoca coloniale.
Arriviamo così al 1989. La brillante carriera diplomatica di John Negroponte
prosegue con la reggenza dell’ambasciata Usa in Messico. Nel periodo 1989-1993,
in ossequio alle politiche economiche neoliberiste, riesce a condurre in porto
il NAFTA (North American Free Trade Agreement), la cui applicazione ha
provocato - fino ad oggi - “la perdita della terra e dei mezzi di sussistenza
per un milione di messicani ed ha minato i diritti sindacali ed ambientali in
Messico, Canada e Stati Uniti.” **
Nel 2001 il “Proconsole” approda finalmente alle Nazioni Unite, anche qui col
ruolo di ambasciatore. Alla vigilia della Seconda Guerra del Golfo fornisce
prove false sulla presenza in Iraq di “armi di distruzione di massa”, cercando
in tal modo di convincere il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ad avallare
l’intervento militare americano contro il regime di Saddam Hussein.
Qualche mese più tardi, usando l’arma del ricatto politico riesce anche a
strappare a Messico e Cile, inizialmente contrari alla guerra, l’appoggio
militare incondizionato alle operazioni belliche in Iraq. Ed è proprio in
Mesopotamia che John D. svolge l’ultimo mandato di ambasciatore per conto del
governo di George Bush (2004). Il presidente americano ha sempre sostenuto di
voler portare la democrazia in Iraq, e lo ha fatto utilizzando lo stesso
esperto funzionario che fu inviato negli anni ‘80-‘90 in Centroamerica a
dirigere le operazioni di “guerra sporca”.
Andrea “Chile” Necciai
Note:
* “Chi è John Negroponte, ambasciatore Usa in Iraq” - Action Center. Fonte: A.N.S.W.E.R. Coalition (Act
Now to Stop War & End Racism).
** “John Negroponte: dal Centroamerica all'Iraq” di Noam Chomsky - 6
settembre 2004.