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Chavez
nazionalizza Venepal, sotto controllo operaio
"Vogliamo liberarci dal
capitalismo"
di Jorge Martin
(da www.lariposte.com)
Il 19 gennaio, nella sala Ayacucho del palazzo presidenziale di Caracas, Chavez
ha firmato, alla presenza di lavoratori e dirigenti sindacali della Venepal, il
decreto n. 3438, che espropria i padroni della Venepal. Ora l'azienda sarà
gestita congiuntamente dai lavoratori e dallo Stato.
E' una vittoria importantissima per gli operai della Venepal. Ma è anche un
grande passo in avanti per la rivoluzione bolivariana. Venepal è uno dei
principali produttori venezuelani di carta e cartone. La fabbrica è situata a
Moron, nello stato molto industrializzato di Carabobo. In passato, l'azienda
dava lavoro a 1.600 persone, controllava il 40% del mercato nazionale e
figurava tra le più importanti di questo settore in America latina. Tuttavia, i
suoi vecchi dirigenti l'anno condotta a perdere progressivamente porzioni di
mercato e di guadagni. Nell'aprile 2002, contemporaneamente al colpo di stato
fallito contro Chavez, alcuni dei suoi principali azionisti hanno assistito
alla cerimonia d'intronizzazione del "presidente" golpista Pedro
Carmona. In seguito, durante la serrata padronale di dicembre 2002-gennaio 2003,
i lavoratori hanno dovuto lottare contro i tentativi dei dirigenti di
paralizzare la fabbrica.
A luglio 2003, i proprietari hanno dichiarato fallimento. In risposta, i
lavoratori hanno occupato la fabbrica e cominciato ad assicurarne la produzione
sotto controllo operaio. Rowan Jimenez, un militante sindacale membro del
comitato d'azione, spiega come, durante l'occupazione "i lavoratori hanno
organizzato la produzione, battuto ogni record di produttività e ridotto gli
sprechi ad un livello inedito". Dopo 77 giorni di lotta, giunse una
tregua, ma non durò molto. Il 7 settembre 2004, l'azienda ha cessato ogni
attività e la lotta dei lavoratori è ricominciata.
Fin dall'inizio della lotta, i lavoratori hanno sostenuto la rivendicazione,
proposta dall'ala marxista del movimento bolivariano – la Corrente Marxista
Rivoluzionaria – della nazionalizzazione dell'impresa sotto controllo operaio.
Vi furono molte manifestazioni a Moron e a Caracas, e sono state organizzate
azioni di solidarietà da parte di lavoratori di altre imprese, in particolare
dai salariati che, nella regione di Carabobo, sono associati nella nuova
confederazione sindacale UNT.
Finalmente, il 13 gennaio, dopo molti mesi di lotta, quando una delegazione di
lavoratori della Venepal si è recata a
Caracas per chiedere una soluzione, l'Assemblea nazionale ha dichiarato che
Venepal e le sue infrastrutture dipendevano "dall'utilità pubblica e
dall'interesse generale". Quella decisione prefigurava il decreto 3438
firmato qualche giorno dopo da Chavez. È stato il risultato della lotta e della
resistenza dei lavoratori della Venepal che hanno sollecitato e ottenuto il
sostegno della popolazione locale. Nel discorso pronunciato durante la
cerimonia della firma del decreto, in presenza di molti lavoratori e dirigenti
sindacali dell'UNT, Chavez a spiegato "Noi creiamo in questo modo un nuovo
modello di società, e per questo sono arrabbiati a Washington [...] Il nostro
modello di sviluppo implica un cambiamento nell'apparato produttivo, la classe
operaia dev'essere unita, e deve imparare e
partecipare".
Di fronte a Chavez, è andato alla tribuna il lavoratore più anziano della
Venepal. Ha descritto i quattro mesi di sciopero ed evocato i sacrifici che
avevano dovuto sopportare. Edgar Peña, segretario generale del sindacato dei
salariati della Venepal, ha spiegato come i lavoratori avevano allestito un
progetto che dimostra che l'impresa poteva essere vantaggiosa e che ciò poneva
le basi di una espropriazione. Peña ha chiesto inoltre che la Guardia nazionale
assicuri la protezione degli impianti, poiché certi avversari non rinunceranno
all'idea di sabotarli. Infine, egli ha spiegato che quando ricomincerà la
produzione, tra qualche settimana, i primi prodotti saranno destinati ai
programmi sociali del governo – le "Missioni" – "a vantaggio
della classe operaia".
Nel suo intervento, Chavez ha dichiarato che il capitalismo è un modello che si
basa sulla schiavitù, "e questo spiega la collera di Washington. Sono
arrabbiati perché vogliamo liberarci dal capitalismo; nello stesso modo erano
in collera, molti anni fa, a causa delle idee di Simon Bolivar".
In riferimento alle recenti critiche di Condoleeza Rice sul Venezuela, Chavez
ha detto che sul mercato ci sono ottime medicine contro l'ulcera, "per
coloro che ne avessero bisogno". Ha aggiunto che se qualcuno è contrariato
per ciò che accade in Venezuela "dovrà farci l'abitudine, poiché nessuno
c'impedirà di proseguire la rivoluzione".
Chavez ha aggiunto: "nel nostro modello, il ruolo della classe operaia è
fondamentale, ed è questo che lo differenzia dal modello capitalista. [...] Il
capitalismo cerca di annientare i lavoratori, mentre noi realizziamo un
processo di liberazione dei lavoratori. È questo che irrita Washington".
Ha poi sottolineato il fatto che "è necessario cambiare i rapporti di
produzione".
Parafrasando Lenin, Chavez ha detto che "il capitalismo neoliberista è lo
stadio supremo della follia capitalista". Poi "in Venezuela siamo in
guerra. Ma la nostra guerra non consiste nell'invasione di altri paesi, oppure
nel violare la loro sovranità. Siamo in guerra contro la miseria e la
povertà".
Chavez ha spiegato che l'acquisizione delle imprese da parte dello Stato tende,
da una parte, ad abolire le condizioni di sfruttamento in cui il modello
capitalista ha sottomesso i lavoratori, e, dall'altra parte, a sviluppare la
capacità industriale del paese. Ha aggiunto che le imprese nazionalizzate non
dovevano essere considerate come elementi di un capitalismo statale, ma
piuttosto una forma di co-gestione tra i lavoratori e lo Stato. "Non
dobbiamo avere paura dei lavoratori, poiché sono l'anima delle imprese".
Chavez ha inoltre annunciato "il controllo" di un'impresa per la
lavorazione del mais, e di tutte le principali industrie di Guyana, che
comprendeva, tra l'altro, le grandi fabbriche siderurgiche della SIDOR.
Chavez ha dichiarato che "l'attuale espropriazione della Venepal è una
misura eccezionale [...] non abbiamo confiscato le terre; esse restano di chi
le possiede", ha poi chiaramente indicato che "confischeremo tutte le
imprese chiuse o abbandonate. Tutte". "Invito tutti i dirigenti
operai a seguire questa via", ha aggiunto. Un chiaro appello ai lavoratori
che si sono impegnati nelle occupazioni delle fabbriche in luglio-agosto 2003:
CNV, Fenix, Industrial de Perfumes, CODIMA, ecc.. I lavoratori di quelle
imprese hanno già ricominciato le mobilitazioni.
Tutto ciò costituisce senza dubbio un grande passo nella buona direzione. Ma
bisogna estendere, ormai, questa politica ad ogni settore dell'economia che si
trova sotto il controllo dei grandi gruppi capitalisti e dell'imperialismo. Il
progetto dovrà includere, tra gli altri, il sistema bancario (largamente
dominato da due multinazionali spagnole), il settore delle telecomunicazioni
(controllato da multinazionali americane) ed il settore della distribuzione
alimentare (nelle mani di alcune imprese venezuelane dirette da noti golpisti).
Ciò dev'essere fatto, come per la Venepal, sotto il controllo operaio. In
questo modo, l'insieme dell'economia potrebbe essere pianificato in funzione
dei bisogni della maggioranza della popolazione. È la sola maniera di garantire
la vittoria finale della rivoluzione. Se non supera il quadro di una sola
impresa, il controllo operaio non può, a lungo termine, regolare i problemi.
Grazie alla propria esperienza, la rivoluzione bolivariana si è scontrata con
il muro del capitalismo. Per vincere la guerra contro la miseria e la povertà,
ormai essa deve abbattere quel muro e intraprendere la via di un'economia
socialista democraticamente pianificata.
21/01/05
traduzione di Lorenzo Mazzucato
Notiziario del Circolo PRC "25 Aprile" Parigi
Per contatti: rifondazione.paris @libertysurf.fr
Sito WEB:
http://rifondazione75.samizdat.net