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Hugo Chavez a Porto Alegre: «Bisogna andare oltre al capitalismo»
di Alan Woods (In Defence of Marxism, www.marxist.com)
1 febbraio 2005
Traduzione
di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova
“Mi
convinco ogni giorno di più, non ho più alcun dubbio nella mia mente, e come
molti intellettuali hanno detto: è necessario andare oltre al capitalismo.
Tuttavia, il capitalismo non può essere superato nel quadro del capitalismo
stesso, ma per mezzo del socialismo, il vero socialismo, con l’uguaglianza e la
giustizia. Io sono convinto che questo si può realizzare in modo
democratico – ma non con il genere di democrazia imposta da
Washington.” — PresidenteHugo Chavez
Il 30 gennaio scorso, al momento della sessione di chiusura del Forum Sociale
Mondiale di Porto Alegre, in Brasile, il Presidente del Venezuela, Hugo Chavez,
ha fatto un discorso. Egli ha fornito nuove indicazioni sul corso attuale della
rivoluzione Bolivariana. Questo discorso, riportato su www.venezuelanalysis.com, merita di essere
studiato da tutti i lavoratori e dai giovani che aspirano ad un cambiamento
rivoluzionario.
La rivoluzione Bolivariana ha cominciato come una rivoluzione nazionale
democratica, il cui obiettivo era la liberazione del popolo Venezuelano da una
oligarchia corrotta che giocava il ruolo di agenzia locale dell’imperialismo.
La tendenza marxista ha sempre fermamente difeso la rivoluzione Bolivariana
contro i suoi nemici gemelli: l’oligarchia e l’imperialismo. Nello stesso
tempo, abbiamo sistematicamente spiegato che, per allontanare i pericoli che la
minacciano e avanzare verso la vittoria finale, la rivoluzione deve
necessariamente rovesciare la dominazione dei capitalisti e dei proprietari
terrieri.
La recente nazionalizzazione di “Venepal” e il decreto sulla riforma agraria
rappresentano una svolta del processo rivoluzionario in direzione di un
confronto decisivo con i suoi nemici. Queste misure rivoluzionarie sono state
accolte con entusiasmo dai contadini e dai lavoratori. Tuttavia, queste hanno anche provocato il
furore dei reazionari a Washington e in tutto il mondo. I nemici della
rivoluzione si preparano ad una nuova controffensiva. E il solo modo di
metterli sotto scacco, è di infliggere loro un colpo decisivo.
Ma ecco, sorge un problema. È ben noto che certi membri della direzione del
Movimento Bolivariano non condividono proprio l’entusiasmo di Chavez per la
rivoluzione, e che alcuni dei suoi consiglieri non apprezzano le sue incessanti
critiche pubbliche rispetto all’imperialismo americano. È anche chiaro che Chavez non si lascia
affatto impressionare da tali consiglieri. In riferimento alle raccomandazioni
di alcuni di questi, egli ha affermato che « della gente pretende che noi
non dobbiamo dire o fare cose che possono irritare quelli di Washington »,
poi ha citato l’eroe dell’indipendenza dell’Argentina, José de San
Martin : «Siamo liberi, senza preoccuparci di ciò che dicono gli altri!»
Queste parole sono decisamente caratteristiche di Chavez. Si tratta di un uomo
di grande coraggio e di una grande onestà. Si è mostrato implacabile con
l’imperialismo americano. Ha imputato la responsabilità delle cattive relazioni
tra il Venezuela e gli Stati Uniti alle « aggressioni costanti » di
questi ultimi. Ha criticato la Segretaria di Stato americana, Condoleezza Rice,
che recentemente ha dichiarato che Chavez era « una forza negativa nella
regione. » Ha aggiunto che le relazioni fra gli Stati Uniti e il Venezuela
resteranno cattive fino a quando l’Amministrazione Americana perseguirà la sua
politica di aggressione. Ha affermato che « la forza più deleteria al
mondo, oggi, è il Governo americano. »
Il Presidente ha criticato il governo americano per avere demandato ad altri
paesi di esercitare pressioni sul Venezuela, riguardo alla crisi con la
Colombia, a proposito del sequestro di guerriglieri a Caracas, nel dicembre
scorso. « Nessuno ha risposto al loro appello…loro, ogni giorno che passa,
sono sempre un po’ più isolati.» Chavez ha aggiunto che l’imperialismo americano
non era invincibile. « Ricordatevi del Vietnam, considerate la resistenza
in Iraq e a Cuba, e considerate ora il Venezuela!»
Il leader Bolivariano ha sottolineato che il Venezuela era preparato a
difendersi, armi alla mano, da qualsiasi aggressione, ed ha precisato che era
attualmente in corso la modernizzazione dell’arsenale e delle risorse delle
forze armate del Venezuela. Ma ha anche precisato che questo veniva fatto
nell’obiettivo di difendere la sovranità del paese : « Il Venezuela
non attaccherà nessuno – ma non aggredite il Venezuela, perché ci
troverete preparati a difendere la nostra sovranità e il progetto che noi
portiamo avanti. »
Come Simon Bolivar, questo altro grande leader della rivoluzione nazionale
democratica in America latina, Hugo Chavez ha compreso che la rivoluzione non
ha la possibilità di trionfare se resta isolata in un unico paese. Perciò, ha
pubblicamente dichiarato che Trotsky aveva ragione contro Stalin, quando
spiegava che la rivoluzione non poteva risultare vincente in un quadro di uno
Stato isolato. Allo stesso modo, ha pubblicamente affermato che l’obiettivo era
di estendere la rivoluzione Bolivariana a tutti i paesi dell’America latina
– andando anche oltre.
Nel suo discorso del 30 gennaio, Chavez ha puntato l’attenzione sulla recente
creazione della catena televisiva satellitare latino-americana “TeleSur”
« che ci permetterà di parlare, usando il nostro linguaggio, della realtà
vissuta dalla nostra gente.» Ha aggiunto che TeleSur sarà a disposizione del
popolo, non dei governi. Il Presidente Venezuelano a fatto visita alla comunità
agricola di Lagoa do Junco stabilitasi a Tapes dal Movimento dei Senza Terra
(MST), in Brasile. Dopo la sua visita, ha tenuto una conferenza stampa in
presenza di più di 120 testate giornalistiche, nella quale ha criticato il
governo Americano, che pretende di dirigere la lotta contro il terrorismo, ma
se la prende con la democrazia in Venezuela. Tutto questo non è proprio
opportuno per attirargli la simpatia di Washington !
Un appello internazionalista
Malgrado la linea aggressiva e le molteplici provocazioni dell’imperialismo
americano, il Presidente del Venezuela fa sempre attenzione a distinguere
nettamente il popolo americano dai suoi dirigenti. Dopo aver sottolineato che
nessun impero è durato in eterno, Chavez ha previsto che « un giorno,
l’imperialismo americano finirà per essere rovesciato sotto gli effetti della
sua stessa interna degradazione. Allora, il grande popolo di Martin Luther King
sarà alla fine liberato. Il grande popolo degli Stati Uniti è nostro fratello,
e io lo saluto!»
Il presidente ha proseguito : « Noi dobbiamo ricominciare a parlare
di uguaglianza. Il governo americano parla di libertà, ma mai di uguaglianza.
L’uguaglianza non interessa proprio a loro. La loro concezione della libertà è
distorta. Il popolo americano, di cui noi condividiamo i sogni e gli ideali,
deve liberarsi. Il loro è un paese di eroi, di sognatori, di lottatori, di
gente come Martin Luther King e Cesar
Chavez. »
Poi ha continuato : « Noi non possiamo attendere una fase di 10 anni
di crescita economica prima di ridurre la povertà, grazie all’effetto stillicidio, come suggeriscono le teorie
neoliberali.» Chavez ha rimproverato l’accordo sulla Zona di libero scambio
delle Americhe (ZLEA), promosso dagli Stati Uniti: « La ZLEA, è la morte.
Quello che hanno ottenuto, è una serie di mini-ZLEA , visto che
l’imperialismo americano non è stato tanto potente da imporre il modello
neocoloniale della ZLEA. »
Chavez ha reso omaggio alla collaborazione con Cuba che, come molti paesi
dell’America Centrale, ha ricevuto petrolio venezuelano a prezzi inferiori a
quelli del mercato, in cambio di assistenza nei settori della sanità,
dell’educazione e dell’agricoltura, fra gli altri. Ha spiegato che circa 20.000
medici cubani lavorano in Venezuela in cliniche gratuite situate nei quartieri
poveri, e che il Venezuela utilizzava un metodo cubano di insegnamento della
lettura approvato dall’UNESCO, grazie al quale 1,3 milioni di Venezuelani hanno
appreso a leggere e a scrivere. Ha spiegato che il Venezuela utilizza vaccini
cubani, cosa che permette ai bambini di essere protetti contro alcune malattie
come le epatiti.
A proposito di Cuba, Chavez ha aggiunto : « Cuba e il Venezuela
seguono ciascuno il loro cammino. Ma noi ci rispettiamo, noi concludiamo degli
accordi e noi progrediamo nell’interesse dei nostri popoli.» Ha affermato che
qualsiasi aggressione contro uno dei due paesi dovrebbe essere respinta dalla
resistenza dell’altro, « in quanto noi siamo uniti, in spirito, dal
Messico fino alla Patagonia. »
« Quando l’imperialismo si sente debole, ricorre alla forza bruta. Gli
attacchi contro il Venezuela sono un segnale di debolezza, di debolezza
ideologica. Oggi, quasi nessuno difende più il
neoliberismo. Sono
già tre anni che Fidel [Castro] e il sottoscritto siamo i soli a formulare
queste critiche, al momento delle riunioni presidenziali. Noi ci sentiamo
isolati, come se noi fossimo degli infiltrati in queste riunioni. »
Chavez ha proseguito : « Considerate la repressione all’interno degli
Stati Uniti, incarnata dal Patriot Act,
che costituisce una legge repressiva diretta contro i cittadini americani.
Hanno messo in prigione un gruppo di giornalisti che rifiutavano di rivelare le
loro fonti. Non hanno voluto permettere ai giornalisti di prendere le foto dei
corpi dei soldati americani, molti di costoro sono Latinos, che ritornavano
dall’Iraq. Questi sono i segnali della debolezza di Goliath. »
« Il Sud esiste ancora!..Il futuro del Nord dipende
dal Sud. Se non si permette che arrivi un mondo migliore, se ci areniamo, e se,
di fronte ai fucili dei Marines americani e alle bombe omicide del Signor Bush,
non c’è nel Sud coordinazione e organizzazione per resistere all’offensiva
dell’imperialismo, di modo che la dottrina Bush sia imposta al mondo, il Sud
verrà distrutto. »
In riferimento alla debole ed insufficiente regolamentazione delle attività
industriali, Chavez ha avvisato che il riscaldamento climatico ci riserverà
delle catastrofi, se non agiremmo con rapidità. Ha continuato aggiungendo che
prima che sopravvengano tali avvenimenti, potrebbero avvenire dappertutto delle
ribellioni, « perché i popoli non vogliono accettare passivamente il neoliberalismo e il colonialismo. »
«Il capitalismo deve essere superato. »
Comunque, la parte più interessante del suo discorso è stata quella dove ha
affermato che era necessario ricorrere agli sforzi nazionali democratici per la
trasformazione socialista della società: « Mi convinco ogni giorno di più, non ho più alcun dubbio nella mia
mente, e come molti intellettuali hanno detto: è necessario andare oltre al
capitalismo. Tuttavia, il capitalismo non può essere superato nel quadro del
capitalismo stesso, ma per mezzo del socialismo, il vero socialismo, con
l’uguaglianza e la giustizia. Io sono convinto che questo si può realizzarein modo democratico –ma non
con il genere di democrazia imposta daWashington.»
Queste parole marcano la prima indicazione chiara di una svolta decisiva nella
rivoluzione Bolivariana. Fino allora, Chavez non aveva mai parlato di
superamento dei limiti del capitalismo. Ma il corso reale degli avvenimenti ha
posto il problema sempre più nettamente : la vittoria della rivoluzione
nazionale democratica è impossibile senza intaccare la proprietà privata dei
mezzi di produzione, vale a dire senza assumere misure decisive per espropriare
i proprietari terrieri, i banchieri e i capitalisti. La sola speranza di successo della rivoluzione Venezuelana
risiede nella sua trasformazione in rivoluzione Socialista.
Ma il modello del cosiddetto « socialismo reale », che ha fallito in
Unione Sovietica, non esercita alcuna attrazione sulle masse del Venezuela
profondamente impregnate di spirito democratico. Quello che bisogna fare è un
ritorno alle tradizioni democratiche della Rivoluzione d’Ottobre, al programma
di Lenin e di Trotsky. Questa è la sola garanzia di vittoria! A questo
proposito, Chavez ha affermato : « Noi dobbiamo reinventare il
socialismo. Che non può essere il tipo di socialismo che esisteva in Unione
Sovietica. Il socialismo emergerà con lo sviluppo di nuovi sistemi basati sulla
cooperazione, e non sulla competizione.»
Il Presidente ha puntualizzato che il Venezuela tenta di mettere in atto una « economia sociale » :
« È impossibile, nel quadro del capitalismo, di risolvere i gravi problemi
inerenti alla povertà della maggioranza della popolazione mondiale. Noi
dobbiamo andare oltre il capitalismo. Ma noi non possiamo affidarci al
capitalismo di Stato, che è una perversione simile a quella esistente nell’Unione
Sovietica. Noi dobbiamo riappropriarci del socialismo in quanto tesi e in
quanto progetto – ma di un nuovo tipo di socialismo, un socialismo
umanitario, che ponga sopra di tutto gli uomini, e non le macchine o lo Stato.
È questo il dibattito che noi dobbiamo promuovere attraverso il mondo, e il
Forum Sociale Mondiale è un buon posto per fare questo. »
Il socialismo è democratico, o non è! Prima di tutto, il controllo e
l’amministrazione del sistema industriale, della società e dello Stato devono
stare ovviamente nelle mani della classe operaia. È il solo mezzo per evitare la formazione di una
burocrazia – questo abominevole cancro sul corpo dello Stato operaio
– e di assicurarsi che le masse facciano propria la rivoluzione e si
identifichino con essa fin dall’inizio. La partecipazione attiva dei lavoratori
è la condizione primaria del socialismo.
Chavez ha aggiunto che, malgrado la sua ammirazione per il
rivoluzionario Argentino Che Guevara, considera i metodi del Che come
inapplicabili. « L’idea di uno, due, tre Vietnam non ha funzionato, in
particolare in Venezuela. » Questo è esatto. L’obiettivo del Che, quello
dell’espansione della rivoluzione in tutta l’America latina, era corretto e
necessario. Ma disgraziatamente la sua tattica era
sbagliata. Questa
è sfociata nella sua tragica morte, che ha privato la rivoluzione di una guida
eccezionale.
Risulta necessario trarre lezioni dalla storia e parlare chiaramente :
durante decine di anni, in America latina, la tattica della guerriglia si è
saldata con tutta una serie di sconfitte. La
rivoluzione Cubana ha preso di sorpresa gli imperialisti americani. Ma costoro
hanno imparato la lezione. Di conseguenza, ogni volta che un « foco »
– un « focolaio » rivoluzionario – è apparso, gli americani
si sono dati premura di schiacciarlo prima che potesse svilupparsi – come
si è visto con la sorte tragica del Che in Bolivia.
La guerriglia è stata un valido aiuto necessario alla rivoluzione operaia nei
paesi come la Russia zarista o la Cina, o dove esisteva una condizione
contadina molto diffusa. Ma questo non è il caso dell’America Latina, dove la
grande maggioranza della popolazione vive nelle città. La cosiddetta
«guerriglia urbana» non è niente altro
che terrorismo individuale sotto un altro nome. Questa tattica è sempre stata
rifiutata dai marxisti, in particolare dai marxisti russi dell’epoca di
Lenin. Questa tattica conduce invariabilmente alla sconfitta – e i popoli
del Venezuela, dell’Argentina, d’Uruguay e della Colombia lo sanno bene per
averne fatto la dura esperienza.
La grande carta buona in mano alla rivoluzione Venezuelana
consiste nel fatto di essere essenzialmente una rivoluzione urbana – che
gode di un sostegno importante nelle campagne – che si appoggia
sull’attivismo delle masse, in particolare della classe operaia e dei suoi
alleati naturali: i poveri delle città, i disoccupati, la gioventù
rivoluzionaria, le donne e gli intellettuali progressisti.
La lotta parlamentare ed extra-parlamentare
Alcuni irrecuperabili settari pensano che la lotta parlamentare non può giocare
alcun ruolo nella rivoluzione. Questo dimostra che costoro non capiscono nulla
di rivoluzioni, e poco di tutto il resto. I bolscevichi russi prendevano molto
sul serio la lotta parlamentare, e abilmente organizzavano le rivendicazioni
democratiche e le rivendicazioni sociali ed economiche della classe operaia,
collegandole all’idea della presa del potere.
Questo è il solo mezzo di costruire una base di massa, di mobilitare le
masse e, quindi, di creare le condizioni oggettive di un capovolgimento
rivoluzionario. Non esiste altra via possibile.
La rivoluzione Bolivariana si è innescata su un piano
elettorale e ha inflitto colpi su colpi ai controrivoluzionari, culminando con
la magnifica vittoria del referendum dell’agosto 2004. In questo modo, ha
potuto attirare a sé il sostegno delle masse.
Ma la lotta non è certamente terminata.
Seguendo una legge dialettica, la lotta parlamentare alla fine deve
trovare una sua risoluzione all’esterno del parlamento. I riformisti e i
cretini parlamentari, questo non lo comprendono ! È per questo che costoro
guidano il movimento sempre alla sconfitta – come abbiamo visto in Cile
nel 1973. Se l’ala riformista e filo borghese del movimento bolivariano avranno
la prevalenza, la medesima sorte attende il popolo del Venezuela.
Detto questo, gli elementi riformisti e filo borghesi non
hanno ancora vinto la partita. Il movimento Bolivariano è sotto la pressione
delle masse, che esigono che la rivoluzione proceda, che infligga colpi
decisivi ai suoi nemici. Le masse vogliono il potere. I lavoratori pretendono
la nazionalizzazione delle imprese e i contadini la ridistribuzione delle
terre, per finirla con il potere dei grandi proprietari terrieri. Questo è un
fatto decisivo! Contrariamente a quello che pretendono i riformisti, la
rivoluzione non è terminata. La rivoluzione è appena agli inizi!
Qualsiasi siano i limiti del movimento Bolivariano, le sue
incertezze, le sue contraddizioni, le sue ambiguità e la sua mancanza di un
programma chiaramente espresso, il movimento ha il merito innegabile di avere
impegnato le masse nella lotta, di aver organizzato, mobilitato e inspirato
milioni di oppressi che, fino a quel momento, non erano mai stati organizzati.
Si tratta di un grandioso risultato! E l’uomo che ha fornito l’ispirazione a
questo magnifico movimento, che gli ha fornito una direzione e una bandiera si
chiama Hugo Chavez.
Coloro che denigrano Chavez, che ne sminuiscono il ruolo o attaccano i marxisti
autentici che lo sostengono, (pur conservando la loro indipendenza politica e
organizzativa), dimostrano di essere completamente incapaci di capire le
rivoluzioni e il ruolo che in queste devono giocare i marxisti. Non bisogna
criticare o brontolare ai margini del movimento, ma partecipare attivamente alle
lotte, fianco a fianco con i lavoratori più consapevoli e con la gioventù
rivoluzionaria, spiegando con pazienza quello che risulta necessario, spingendo
il movimento sempre più avanti. Tutto il resto non è che la sterile impotenza
del settarismo.
Marx sottolineava che un passo in avanti del movimento
operaio nella realtà vale un centinaio di programmi corretti (e Marx conosceva
perfettamente l’importanza di un programma corretto).
Ugualmente, Lenin affermava che, per le masse, un’oncia di esperienza vale una
tonnellata di teoria ( e Lenin non ha mai sottostimato l’importanza della
teoria!). Le masse Venezuelane hanno ben appreso dall’esperienza di questi
ultimi anni, e quindi hanno assunto una grande sicurezza. Soprattutto, hanno
acquisito un senso molto vivo della democrazia. Non
sopportano più metodi burocratici ed autocratici. Questa è una garanzia
molto forte contro i pericoli di un futuro Stato totalitario. In queste
condizioni, sarebbe impossibile, o per lo meno molto difficile, imporre una
dittatura di tipo staliniano. Quello che è all’ordine del giorno, è uno Stato
democratico fondato sul lavoro – come lo Stato Sovietico instaurato da
Lenin e Trotsky nell’Ottobre 1917, prima della sua degenerazione burocratica.
Per una Federazione Socialista dell’America latina!
Nel suo discorso, Chavez ha citato la frase di Marx che Trotsky richiamava
spesso: « Per avanzare, ogni rivoluzione ha bisogno della frusta della
controrivoluzione. » Chavez ha enumerato le molteplici azioni tentate
dall’opposizione e dall’amministrazione americana per sottrargli il potere.
« Ma noi abbiamo resistito, ed ora passiamo all’offensiva. Per esempio, la
nostra industria petrolifera è in piena ripresa […]. Nel 2004, abbiamo
orientato 4 miliardi di dollari provenienti dai fondi petroliferi verso
investimenti sociali, l’istruzione, la sanità, i piccoli crediti, la casa, a
vantaggio dei poveri fra i poveri. I neoliberisti definiscono sperpero tutto
questo. Ma questo non è sperpero, visto che consente ai poveri di vincere la
povertà.» Ed ha aggiunto che « prima, la ricchezza se ne andava fuori dal
Venezuela, od era solo profitto per i ricchi.»
Chavez ha criticato le privatizzazioni: « La privatizzazione fa parte del
piano neoliberista ed imperialista. La salute non può essere privatizzata, in
quanto è un diritto umano fondamentale, allo stesso titolo dell’educazione,
dell’acqua, dell’elettricità e di tutti gli altri servizi pubblici. Questi non
possono essere abbandonati nelle mani del capitale privato, che schernisce i
diritti del popolo.» Tutto ciò è molto vero. Bisogna lottare contro le
privatizzazioni. Ma la soluzione più efficace consiste nella formulazione di un
progetto di autentica produzione socialista, sotto il controllo democratico e
amministrativo della classe operaia.
Sicuramente, nel discorso di Chavez sono presenti alcuni
elementi con i quali i marxisti non
sarebbero d’accordo.
Chavez ha difeso il Presidente del Brasile, «Lula» Da Silva, che è stato invece
severamente criticato dalla sinistra latino-americana, e accolto da vivaci
dissensi al momento del suo discorso al Forum Sociale Mondiale. Messa da parte
la naturale reticenza che prova un invitato a criticare il suo ospite, Chavez
considera i leaders come Lula in Brasile, Kirchner in Argentina, o ancora i
nuovi dirigenti in Uruguay, come potenziali alleati nella lotta contro
l’imperialismo americano. Allo stesso modo esprime il suo riferimento
favorevole al Presidente della Russia,
Vladimir Putin.
Non c’è nulla di scorretto nel fatto di tentare di utilizzare sul fronte
diplomatico tutte le aperture per tentare di sbrecciare il muro di isolamento
diplomatico che Washington sta cercando di costruire attorno al Venezuela. Al contrario : il governo di
Chavez è obbligato a farlo. Fin tanto che la rivoluzione rimane isolata, Chavez
è obbligato a cercare di instaurare relazioni commerciali e diplomatiche con
gli Stati che non gli sono ostili. Ma non potrà contare fermamente e
indefinitamente su questi punti di sostegno diplomatico. E immaginarsi, come
fanno alcuni, che la rivoluzione Bolivariana possa continuare, grazie a tali
sostegni, è come marciare direttamente verso l’abisso. Questi punti di sostegno
possono crollare – o trasformarsi nel loro contrario – nello spazio di 24
ore.
L’unico sostegno affidabile della rivoluzione Bolivariana consiste nei milioni
di lavoratori e di contadini oppressi dell’America latina, così come il
movimento operaio del mondo intero. La rivoluzione Bolivariana può già contare
sulla simpatia di milioni di persone. Se dimostra di essere in grado di
prendere la rotta decisiva per spezzare le catene dell’imperialismo e per
mettere un termine definitivo alla schiavitù del capitalismo, questa passiva
simpatia si trasformerà in azione militante. L’imperialismo americano sarà
privato della possibilità di intervento, in quanto in ogni parte del mondo
dovrà far fronte a movimenti di contrapposizione, invece che ad un solo
movimento all’interno dei propri confini.
Per due secoli la borghesia latino-americana ha tradito gli ideali
rivoluzionari di Simon Bolivar. Questi ideali non si tradurranno in realtà fino
a quando i lavoratori del Venezuela e di tutta l’America Latina non prenderanno
nelle loro mani il potere. Quello di
cui hanno necessità è un esempio coraggioso. Con le armi di una politica e di
programmi corretti, il Venezuela può loro fornirlo.
Alan Woods (In Defence of Marxism,
www.marxist.com)
1 febbraio 2005
Traduzione di Curzio Bettio di
Soccorso Popolare di Padova